QUANTI ROGHI IN NOME DI DIO. E’ USCITO “IL LIBRO NERO DEL CRISTIANESIMO”.
Gli autori (Jacopo Fo, Malucelli e Tomat) passano in rassegna tutti i crimini della chiesa in questi due mila anni. La storia arriva fino all’attuale papa. La recensione di Frau per la Repubblica riporta anche alcuni esempi interessanti , tra cui l’elenco cinquecentesco delle tariffe per l’assoluzione dei peccati.
Quanti
roghi in nome di dio
di SERGIO FRAU
Un
Papa e un papà... Il Papa è lui: Karol Wojtyla, Pontefice Massimo di Roma, il
quale del resto ha già chiesto scusa più di un volta per tutto quel che di
sbagliato la sua chiesa ha combinato in quasi duemila anni di vita. Il papà è
Fo Dario, classe 1926, Nobel per la Cultura 1997, che ha spalancato i suoi
archivi per fornire allegati, documenti, e prove di tutte quelle scuse.
E sì, hanno deciso di entrare nel dettaglio: e siccome a far le pulci alla
chiesa i Fo si sono preparati da generazioni già da quel nonno di Dario, il
Bristìn, la brace, che andava in giro con il carretto in Piemonte a vender
frutta e storiacce anticlericali; ma anche dalla famigliona teatrante di Franca,
i Rame, compagnia che metteva in scena persino Giordano Bruno e Galileo, pur di
ricordare alle piazze dell’Emilia e Lombardia che non c’è mai una sola
verità ecco che ora Fo Jacopo, rampollo di quelle due dinastie mangiapreti, e
gli altri due ricercatori che con lui hanno lavorato, Laura Malucelli e Sergio
Tomat, si sono trovati mezzo lavoro già fatto, da mettere solo in bella copia.
Per l’altra metà hanno frugato ovunque: libri, tesi di laurea, documenti
ufficiali... Ne è nato un dossier decisamente rompiscatole, Il Libro Nero del
Cristianesimo si chiama. Sono 350 pagine veloci veloci (Edizioni Nuovi Mondi,
lire 35.000). Di fatto un raccapricciante bignamone che mette in fila, come in
processione una via l’altra tutte le vittime dell’integralismo cristiano da
cui l’attuale Papa ha voluto prendere le distanze.
A fine lettura, sembra proprio di aver appena assistito a uno di quegli
strabilianti cortei papalini che il Cassini nel ‘600 incideva su rame:
colossali serpentoni di ecclesiastici, e dignitari, e nobili che snodandosi per
Roma, tra San Pietro e San Giovanni presentavano ben ordinato per gerarchia il
mondo che accompagnava il pontefice quando lasciava il Vaticano per qualche
pompa magna in giro per la sua città. Invece che del Cassini, però, questo che
percorre il libro sembra piuttosto un corteo firmato Bosch, tali sono gli orrori
che fa sfilare.
Fra’ Dolcino che proprio papà Dario estrasse dal dimenticatoio facendone uno
dei suoi pezzi da battaglia divenne capo degli Apostolici nel 1300: nel 1307 era
già sul rogo dopo che gli avevano inciso gli arti fino all’osso e strappato
via i genitali...
Il rogo di Giordano Bruno la vergogna di cui nessuno, però, finora, si è
ancora scusato è del 1600. Giovanna d’Arco andò in fumo nel 1431, ma almeno,
lei, nel 1909 l’hanno fatta santa. E Savonarola bruciato nel 1498, allora? Che
ancora aspetta una vera riabilitazione.
Grandi nomi, tutti questi, che giganteggiano a scandire però una lunga, lunga
teoria di martiri anonimi del cristianesimo. Un kolossal, ma anche un horror,
con tanto di scene di massa... Tipo la benedizione impartita alla Tratta dei
Neri, o tutte quelle conversioni forzate, obbligatorie se non si voleva essere
uccisi. Tra uno e l’altro e quell’altro ancora, dei grandi nomi che tutti
conoscono, ecco infatti sfilare a decine, a centinaia di migliaia in alcuni
periodi, a milioni tutti insieme i fantasmi fabbricati dalle stragi della fede
impazzita. Spesso gran brutta gente, certo...
Froci, mignotte, streghe ridotti in cenere su quei roghi dove venivano sparse
erbe aromatiche in modo che l’odor di bruciato non desse troppo fastidio a chi
andava ad assistere allo spettacolo. (Da qui, da allora racconta il libro il
termine finocchi per dire omosessuali, visto che di quella spezia, con loro, ne
fu bruciata assai). E rimangono negli occhi certe torture, raccontate attraverso
verbali d’epoca, roba e tecniche demoniache usate proprio per combattere
Satana. Una per tutte, una vecchietta delle Prealpi sopra Imperia, sospettata di
stregoneria, di cui grazie ai verbali di quel 1588, è possibile seguire passo
passo torture e agonia, appesa come fu per giorni e giorni in attesa di una
confessione che non riuscirono a strapparle.
Sono montagne i corpi straziati. Eretici, certo... Templari, Catari
(all’incirca un milione i loro morti), i Patarini, i Valdesi (nel 1350, ne
furono bruciati 150 in un solo giorno) , gli Albigesi...
Del resto che per la libertà di culto non buttasse granché bene, lo si era
capito da subito, fin dall’inizio, dai primissimi imperatori dopo Costantino.
Nel 391 Teodosio, convinto da Sant’Ambrogio di Milano, mise fuori legge tutti
i culti pagani: ne chiuse i templi e li requisì. Neppure due secoli dopo
Giustiniano, il giusto Giustiniano, stretto com’era tra fede e politica, fece
dello stadio di Bisanzio un vero e proprio mattatoio.
E’ del 1229 il Concilio di Tolosa che istituisce la Santa Inquisizione. E’
Gregorio IX che ne affida la gestione a Domenicani e a Francescani. E’
Innocenzo IV che pensa bene, a metà del XIII secolo, di renderla più
efficiente autorizzando la tortura. E’ poi, tra Cinque e Seicento, che la
Ruota dell’Inquisizione si mette a girare a più non posso stritolando a
migliaia, con un’efficienza parossistica, le sue vittime.
Mica solo sangue e roghi, in nome di Dio. Anche censure. La più paradossale?
Quella che puntò a frenare, a bloccare la circolazione della Bibbia appena
tradotta in tedesco da Lutero e, sulla sua scia, in varie lingue nazionali da
altri religiosi. Una relazione di prelati inviata al Papa nel 1533 avverte: «Debbono
farsi tutti gli sforzi acciocché si permetta il meno possibile la lettura del
Vangelo... Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di
quello sia permesso leggere a chicchesia. Finché gli uomini si contentarono di
quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono. Ma quando si volle
leggere di più, cominciarono a decadere. Quel libro, insomma (Il Vangelo, cioè.
ndr), è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi i turbini e
quelle tempeste per le quali è mancato poco che noi fossimo interamente
perduti. Ed invero, se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente, e poi
confronta le istruzioni della Bibbia con quel che si fa nelle nostre chiese, si
avvedrà subito che la nostra dottrina è molte volte diversa e, più spesso
ancora, ad essa contraria...».
I tre autori del Libro Nero si sono voluti portare avanti: ci hanno schiaffato
dentro anche qualcosina del papa attuale che a loro avviso potrà esser utile a
qualche papa futuro per chiedere nuove scuse... Due beatificazioni soprattutto:
una appena fatta, quella di Pio IX; l’altra quella di Pio XII, ancora sulla
rampa di lancio, ma già accompagnata da mille polemiche. Scrivono: «Pio IX fu
l’ultimo Papa Re: amministrò Roma con il pugno di ferro; si oppose a ogni
democratizzazione; instaurò la pena di morte per i ribelli; condannò con il
Sillabo ogni liberalismo; vietò la politica ai cattolici; tenne ben chiusi gli
Ebrei nel ghetto... Beato lui? Una follia».
Altre parole di fuoco per Pio XII: «Prima di diventare Papa prestava servizio
in Germania (e quindi era ben informato di chi fossero i nazisti). Firma
l’ordine di scioglimento di ogni organizzazione politica cattolica tedesca
spianando così la strada a Hitler. Non si accorge che i nazisti iniziano a
massacrare ebrei, zingari, omosessuali. Blocca l’Enciclica del suo
predecessore Pio XI, incentrata sulla condanna al razzismo. E non si accorge
neppure che deportano gli Ebrei romani. Non si accorge dei massacri e delle
torture. Non si accorge, neppure, di quei frati francescani che gestiscono,
mitra alla mano, uno dei campi dove i nazisti slavi massacrarono più di un
milione di serbi....». Per chiudere con una rasoiata di famiglia: «E sì: Pio
XII doveva, davvero, essere un tipo un po’ distratto...»
le tariffe da pagare per l’assoluzione dei peccati
Leone X era un Medici, famiglia di banchieri. Con lui il bilancio delle
indulgenze subì un’impennata. Suoi piazzisti percorsero l’Europa vendendo
«lettere di indulgenza». E’ del 1517 la Taxa Camarae, l’elenco delle
tariffe per l’assoluzione dei peccati. Ecco un esempio.
«L’ecclesiastico che incorresse in peccato carnale sia con suore, sia con
cugine, nipoti o figliocce, sia, infine, con un’altra qualsiasi donna, sarà
assolto, mediante il pagamento di 67 libbre, 12 soldi. Se l’ecclesiastico
oltre al peccato di fornificazione chiedesse di essere assolto dal peccato
contro natura o di bestialità, dovrà pagare 219 libbre, 15 soldi. Ma se avesse
commesso peccato contro natura con bambini o bestie e non con una donna, pagherà
solamente 131 libbre, 15 soldi»