Adista n° 45 del
37920 SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. Scardinare una comune e superficiale visione della preghiera, ridotta a una abitudine o ad una forma di ipocrisia religiosa, per tornare al suo fondamento essenziale, radicato nelle fonti bibliche ma anche nella contemporaneità, di fuoco che anima la vita del profeta/mistico. Fu questo l’intento che, quarant’anni fa, mosse il teologo statunitense Matthew Fox – già frate domenicano, ispiratore della “spiritualità del creato” – a scrivere il saggio On Becoming a Musical, Mystical Bear, poi ripubblicata con il titolo Prayer: a Radical Response to Life. Oggi, quel libro arriva in Italia, rivisto e attualizzato dall’autore, per i tipi di Gabrielli Editori, a inaugurare una nuova collana intitolata “Esh” (termine ebraico per il fuoco nella Parola) concepita proprio con l’obiettivo di rileggere in modo radicale le grandi parole del cristianesimo.
Il testo di Fox, Preghiera. Una risposta radicale all’esistenza (pp. 111, 12 €, in vendita anche presso Adista: tel. 06/6868692; e-mail abbonamenti@adista.it; sito internet www.adista.it), è presentato e tradotto dal suo storico interprete italiano, il teologo anglicano Gianluigi Gugliermetto, che spiega come l’intervento di Fox nella attuale versione consista soprattutto nel riferimento esplicito alla creation spirituality e alle quattro vie che la strutturano.
Il teologo statunitense – autore di numerosi e notissimi volumi, da In principio era la gioia al più recente Compassione (v. Adista Documenti nn. 33/11 e 40/14) – inizia la sua investigazione sul nucleo centrale dalla preghiera definendola in negativo: in base all’insegnamento di Gesù, si può affermare che suo fattore costitutivo non è dire preghiere, non è autoconsolazione, non è fuga mundi, ripiegamento solipstistico, incontro privato con Dio, ma tensione dialettica con la cultura occidentale che è materia della preghiera. Le rivoluzioni della coscienza umana, afferma Fox, dalla rivoluzione copernicana fino a quella tecnologica più recente passando per quella francese, quella industriale, quella einsteiniana, «costituiscono la matrice, il campo stesso e il materiale della preghiera che «avviene come una lotta contro i poteri e i principati spirituali della propria epoca e della propria cultura (dove “spirituale” significa profondo, vivo e reale)».
La preghiera dunque non è acquiescenza ad un contesto socio-culturale: Gesù stesso, pur rispettando la pietà religiosa dei suoi antenati, assunse anche atteggiamenti molto critici, ad esempio, nei confronti dei farisei. Non è nemmeno un modo per cambiare Dio, facendogli una richiesta: «Non è magica, non è un baratto né un commercio. È una presenza amorevole alla quale si risponde con maturità», spiega Fox. Non si tratta di un “parlare con Dio”, insomma, ma di trasformare la vita in una preghiera continua.
Anche la liturgia non è sufficiente a comprendere a pieno la preghiera cristiana, che non è dunque «un mezzo, ma un valore in sé». E qui Fox perviene ad una definizione positiva: essa è «una risposta radicale all’esistenza», intesa come il vivere e il sopravvivere di ogni giorno, con il suo carico di pienezza e di difficoltà. «La matrice, la materia, il materiale della preghiera è la vita stessa», a dimostrazione del fatto che lo spirituale non è immateriale, come invece elaborato dalla civiltà occidentale. La preghiera di Gesù è sempre provocata da situazioni reali di vita. Il termine “radicalità” rimanda a un principio intrinseco di crescita, a qualcosa di molto intimo: «Ciò che è radicale è ciò che custodisco come sacro e davvero mio», un mistero che attraversa l’essere umano e in quanto tale è più grande di lui. In quanto risposta radicale, la preghiera significa dunque «rispondere con larghezza di cuore, con coraggio, agli aspetti qualitativi della vita». «Da un punto di vista personale – spiega il teologo – l’essenza della preghiera, e addirittura delle esperienze mistiche, è una modificazione della propria visione, perché si giunge a vedere ogni cosa nella sua dimensione vitale, si percepiscono i misteri della vita come presenti dentro se stessi e attorno a se stessi».
Un cammino di consapevolezza, dunque, ma anche di libertà, di “lasciar andare”, di ringraziamento e godimento della vita (il significato autentico del misticismo), in ultima analisi di trasformazione, di conversione. In questa prospettiva, la preghiera è profezia, poiché ogni adulto che è chiamato alla preghiera, alla vita dello spirito ha una vocazione profetica: «La giustizia è la prima preoccupazione di coloro che amano la vita», e chi fugge dalla propria vocazione perde tutto. Di qui la conclusione di Fox: «La preghiera adulta – afferma alla fine del libro – non è nient’altro che la vita vissuta al livello del misticismo e della profezia, in un percorso di sempre maggiore approfondimento», lasciandosi alle spalle una religione infantile e in spirito di condivisione con gli altri: «Non soltanto perché siamo troppo deboli per farcela da soli, ma specialmente perché insieme ci si diverte molto di più». (ludovica eugenio)