Andrea Del Col, L’INQUISIZIONE IN ITALIA, Dal XII al XXI secolo, 2006, Oscar Mondadori, p. 850, euro 15.50
La storia dell’Inquisizione in Italia dalle sue origini medievali fino alla metabolizzazione dei nostri giorni nella attuale Congregazione per la Dottrina della Fede
(1-12-2006)
da ItaliaLaica - Giornale dei laici italiani - www.italialaica.it
Recensione di Maria Mantello
A Verona, il 13 febbraio 1278 più di 200 catari venivano arsi vivi. Andrea Del
Col parte da qui per ripercorrere la storia dell’Inquisizione in Italia dalle
sue origini medievali fino alla metabolizzazione dei nostri giorni nella attuale
Congregazione per la Dottrina della Fede. Il libro si sofferma in particolare
sul periodo che va dal 1542 (anno di nascita dell’Inquisizione Romana,
presieduta personalmente dal papa) al 1761 (ultima esecuzione ordinata
dall’Inquisizione a Roma). Ma è l’intera macchina inquisitoriale ad essere
analizzata nella sua capacità di adattarsi alle diverse epoche storiche e alle
diverse situazioni politiche, passando per il Concilio Vaticano II, fino al
perdono chiesto da Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000. Un
perdono, che per i suoi mille distinguo tra uomini di Chiesa ed
Istituzione-Chiesa è sembrato più una “eterna autossoluzione”. Del Col si
occupa da molti decenni di Inquisizione. L’ha studiata analizzando un ingente
materiale d’archivio, che utilizza in questo libro. Ne emerge un quadro chiaro
e rigoroso dell’attività inquisitoriale, che certamente non fa sconti alla
Chiesa cattolica che l’ha promossa e perseguita con ogni mezzo. E sono i
numeri a parlare, che sottolineano come in Italia i morti per reati d’opinione
(questa sarebbe oggi la terminologia corretta per designare dissenso, apostasia
ed eresia) erano in media 6 all’anno. Ma quelli che non finivano al rogo: o
erano decapitati, o erano condannati a terminare i loro giorni in prigione.
Poiché poi, quanti incorrevano nei rigori inquisitoriali perdevano diritti
civili e patrimonio, si comprende come attraverso i “Tribunali della Santa
Inquisizione” la Chiesa esercitasse un vero e proprio controllo sull’intera
società, alimentando anche delazioni e spergiuri, dettati da ogni sorta di odii
e rivalse. Il libro, accanto alle persecuzioni più famose: dai catari ai
dolciniani; da Bruno a Campanella a Galilei, non tralascia di parlare delle
angherie e condanne a morte subite da ebrei, omosessuali, protestanti.
Un’attenzione particolare è dedicata alla caccia alle streghe: milioni di
donne perseguitate. La Chiesa cattolica in nome di una presunta idea di umanità,
coincidente con quella di cristiano-cattolico da lei stessa definita, infliggeva
così sistematicamente morte e torture, ovviamente nel nome di Cristo (Christi
nomine). Una contraddizione, se si pensa al principio dottrinario della carità
cristiana. Ecco allora c’è da chiedersi se eretica non sia stata la Chiesa.
Lo stesso autore se lo chiede di fronte ai tanti che si appellavano proprio alla
carità cristiana. È il caso, ad esempio di un povero fabbro sloveno, Ambrogio
Castenario, che ai suoi aguzzini aveva il coraggio di ricordare: <
L’Inquisizione ha seminato morte e tortura per ben sei secoli. Inquisitori
integerrimi come il cardinale Bellarmino, o papa Pio V sono stati proclamati
santi. Si può allora pensare che i Tribunali del Santo Uffizio siano stati un
incidente di percorso legato a qualche isolato prelato? Sarebbe una grossolana
operazione giustificazionista, dettata più da esigenze ideologiche che
storiche.
La macchina inquisitoriale fu ideata, realizzata e controllata dalla Chiesa
cattolica, che agì con perseveranza e sistematicità. Questa macchina fu
sconfitta dall’illuminismo, che pose l'individuo e la sua libertà a principio
e norma. Sarebbe bene ricordarserlo, visto che le pretese religiose di controllo
politico e sociale non sono stati mai dismesse. Oggi non ci sono più roghi, ma
in nome della difesa e della propagazione della fede, la Chiesa non ha mai
rinunciato a lanciare i suoi anatemi, pretendendo leggi in linea con la propria
visione del mondo ed ottenendo privilegi di ogni sorta. Soprattutto quando trova
nei funzionari dello Stato i propri utili strumenti.