ORTENSIO DA SPINETOLI, Io credo. Dire la fede adulta, Edizioni La Meridiana, Molfetta 2012, pagg. 344, € 18.

 

Il noto biblista cattolico, riprendendo il discorso teologico avviato nel suo prezioso volume “Bibbia e catechismo” (Paideia Editrice, pagg. 400, Brescia 1999), ripercorre i nodi e i cardini della fede cristiana per evidenziare la storicità e la relatività dei linguaggi.

Mentre il Catechismo ufficiale cattolico sembra un contenitore di certezze e di dogmi, l’Autore ne mette in risalto l’eccessiva fissità ed assertività. Una fede adulta deve assumere il linguaggio che parli all’uomo e alla donna di oggi e mettere al centro la prassi di Gesù e non un elenco di dottrine cui dare un assenso intellettuale.

L’Autore riprende e rielabora molti dei contenuti già sviluppati nei libri precedenti ed esprime il convincimento che solo una profonda rivisitazione degli enunciati in cui la fede è predicata può parlare agli uomini e alle donne di oggi.

Resta il fatto che negli ultimi 50 anni, dopo le aperture conciliari, la chiesa gerarchica ha ripreso il cammino del gambero.

L’esegesi non ha grande diffusione nel popolo di Dio e si avverte un ritorno al letteralismo che àncora la fede al tradizionalismo. Costantemente l’Autore segnala la distanza tra testo biblico e parola di Dio: una consapevolezza necessaria per una fede adulta.

Le ultime cento pagine sono dedicate ai temi della morte e della risurrezione vista come raggiungimento della pienezza, come felicità definitiva.

Il libro è soprattutto una aperta confessione di fede dell’Autore che invita il lettore ad intraprendere un cammino di rinnovamento e di conversione.

Senza trascurare la riflessione teologica (anzi l’Autore avanza anche parecchie ipotesi personali del tutto discutibili), qui viene sottolineata la centralità della prassi del regno di Dio, un “fare” che decide di troppe parole dette senza la concretezza della sequela di Gesù.

Spero che molti lettori e lettrici possano leggere queste pagine che ispirano apertura, fiducia, speranza nel Dio della vita.

                                                                                  Franco Barbero