Rosa Maria Massari "In-cammino" €10                         

 

(Il ricavato della vendita dei libri sarà destinato al progetto contro la dispersione scolastica realizzato dall'associazione Robe Dell'Altro Mondo)

 

 

PREFAZIONE

 

     Dopo aver letto anche una volta sola le poesie di Rosamaria Massari, la prima impressione che resta vivida è quella di entrare in un ricchissimo mondo interiore, che si dispiega, con la parola – canto, in più dimensioni.

     La prima dimensione, magistralmente resa nella raccolta “Comunione d’amore”, è quella esistenziale, con tutte le sue inquietudini e i suoi contrasti, superati e vinti attraverso una tensione che approda all’armonia del tutto, di cui ogni singolo frammento d’esistenza compone l’insieme. La meta non è raggiunta attraverso concettosità intellettuali, ma piuttosto attraverso una gentile attenzione e premura nel cogliere ogni singolo palpito della vita, come si manifesta nei voli delle farfalle e dei calabroni, nel profumo dei fiori, nella saldezza dei rami, nel brillio del sole sulle foglie. 

     Il misticismo di Rosamaria cioè non è fuga dalla materia, ma abbraccio di ogni piccolo particolare della materia, soprattutto nella sua espressione vitale, risolta in una sintesi suprema  che dà senso anche al proprio “io” inappagato da questo alternarsi cangiante di luci e di ombre: ragioni senza senso / guerre chiamate pace / abusi chiamati virtù.

 

     Nelle due raccolte “Ballate resistenti” e “Odierno umano anomico” la visuale s’allarga dalla dimensione esistenziale a quella relazionale, storico – sociale e anche biblico – religiosa. Il denominatore comune resta sempre uno spirito altamente e profondamente meditativo, che coglie con consapevolezza i drammi e le incongruenze del vivere, cercando tuttavia di mantenere saldo l’obiettivo della speranza.

     Mi sembrano particolarmente interessanti le poesie dove traspare la grande problematicità del mondo moderno: la globalizzazione con le sue vite svendute, la sovrana legge del profitto e la sua avidità rapace che produce le guerre con le sue immani sofferenze e gli incidenti fatali sul lavoro, l’incuria nei confronti della natura, la rovina delle moltitudini per sostenere il benessere e la ricchezza di pochi. Una moltitudine / sprofonda nell’abisso / un gruppo / si leva verso le montagne /alto il canto / sordo il tonfo…

     La meditazione di Rosamaria rifugge da facili consolazioni o da assoluti verbi di verità conclamata e coglie con acuta lucidità le contraddizioni e le ipocrisie di una “civiltà” che, nel momento in cui rivendica la difesa dei diritti umani, anche con “giornate” speciali,  produce morte e desolazione. Posate un lenzuolo sull’anima / un po’ di pudore non guasta! / Risvegliate la compassione / Risvegliate l’indignazione.

     Tuttavia l’esito del suo sentire non sfocia in un nichilismo dissacrante né in un pessimismo cosmico. Rimane desta la speranza nella semplicità della natura che, malgrado tutto, rinnova la vita: sboccerà la primavera! nella capacità d’amore che, nonostante i conflitti,  resiste nel cuore umano: come farò a conciliare / l’odio che sento e il bene che già provo?  E  nella forza della vita che persiste, malgrado tutto, pur in mezzo alle ferite e alle tragedie: Camminare trattenendo lacrime / e sciogliersi nella magia del sorriso / nonostante ustioni e stampelle / protesi e solitudini / e nell’incanto / scoprire che la vita ha un suono: / ed è musica.

 

     La religiosità di Rosamaria -  o meglio, la sua spiritualità – non si esprime attraverso l’adesione a una istituzione o un credo, ma nell’adesione totale a quel Principio vivificatore che si ritrova in tutti gli esseri – nelle piante, negli animali, nell’animo umano – e che si chiama Amore o, che è lo stesso, Dio. Il mistero di Dio è amore / mi abbandono al mistero / alla speranza… Ma si ritrova, nelle sue poesie, anche una rilettura fortemente critica della religiosità biblico – cristiana, con i suoi riti e i suoi dogmi. Come la Pasqua cristiana, ad esempio, in un mondo (cristiano?) che perpetua sacrifici di capretti e di uomini, mentre l’angelo della compassione, che fermò la mano di Abramo, è fuggito e da millenni ci ha abbandonato.

      Oppure l’acutissima rivisitazione del racconto di Genesi, che ha costretto la Donna in uno schema di doveri: la procreazione e la compagnia per l’uomo, o meglio, il suo essere a disposizione solo per lui. Perché si possa riconoscere anche lei come Essere autonomo, parte del tutto, occorre una ri – creazione. E tutto ci sarà restituito / anche la creazione sarà riscritta /  e sarà femminile… Una ri – creazione in cui Dio possa essere anche chiamato Dea. Poiché, in definitiva, tutto è semplicemente Amore: L’amore / tutto avvolge e tutto compie.

 

     Lo stile poetico di Rosamaria colpisce per il suo uso sapiente dell’immagine evocativa, dell’espressione allusiva,  dell’antitesi, del paradosso, della sottile ironia, però rifugge da intellettualismi e da preziosismi letterari, mantenendo una sua semplice linearità anche lessicale. Non manca tuttavia una cura attenta nella scelta della parola che sia piena di senso e che sappia comunicarlo. Il ritmo, soprattutto in alcuni componimenti, ricorda il moto ondoso: s’allarga per seguire il respiro ampio del pensiero e poi gradatamente si restringe, fino a convergere su poche parole o su una sola: quella che dice l’essenziale.

 

     Sicuramente, a successive letture potranno emergere altri significati e altri spunti di riflessione, perché l’opera poetica di Rosamaria Massari è di quelle che inducono a riflettere e che – come si suol dire – “lasciano il segno”.