Helmut Fischer.  I cristiani hanno un solo Dio o tre?,  Claudiana ,Torino 2010, pagg. 132, Euro 12.

 

A volte  in poche pagine è possibile condensare in modo chiaro e preciso una ricerca durata decenni. Questa “impresa” è riuscita al vecchissimo teologo protestante Autore di questo volumetto quanto mai prezioso. Se posso esprimere una mia emozione a lettura ultimata,ho ritrovato perfetta coincidenza con le pagine che ho più volte scritto e ripreso in questi ultimi trent’anni. L’Autore, senza trascurare la vicenda storica che portò alla formulazione della dottrina trinitaria, approfondisce specialmente con singolare competenza il dato biblico e la storicità e contingenza del linguaggio chiaramente ellenistico in cui nacquero le “confessioni di fede”.

I  risultati della sua ricerca sono oggi largamente condivisi: “La chiesa antica non considerò ancora questi dogmi principi teorici intramontabili, bensì Simboli o Credi” (pag. 97). Questo significa che le formulazioni dogmatiche e i termini usati in esse non devono essere considerati assoluti e insostituibili. I cristiani vissuti prima del Concilio  di Costantinopoli del 381 e di Calcedonia del 451, che parlavano di Dio e di Gesù con altre metafore,  non erano “cristiani minori”.  “ Le tribù germaniche che professavano la loro fede cristiana in forma ariana  furono per secoli  cristiani di serie B?” ( pag. 112).  “Per la fede cristiana, una dottrina o un dogma non può mai essere vincolante, perché la fede non è un contenuto prescritto in una determinata forma linguistica, ma è il rischio di una vita vissuta  con e per lo Spirito di Gesù……La dottrina della Trinità è il risultato della riflessione teologica nell’orizzonte concettuale e nel sistema terminologico del pensiero neoplatonico del IV secolo. Questa impresa è stata utile, a quel tempo…Questo tentativo contingente …non può comunque essere imposto per tutto il futuro quale presupposto obbligatorio per la vera fede cristiana. Tramontata la cultura ellenistica, tutte le formulazioni della dottrina  della Trinità perdono la loro plausibilità. Ciò appare molto presto  nella parte latina occidentale della chiesa. In linea di massima, ogni cultura e ogni  generazione riceve nuovamente il compito di formulare la comprensione cristiana di Dio nell’orizzonte concettuale del suo tempo, così che essa corrisponda sia alle fedi vissute sia alla possibilità conoscitive dei contemporanei…. Non si può pretendere neanche per la dottrina della Trinità formulata dalla chiesa antica un’obbligatorietà eterna, quasi fosse una base immutabile.   Ogni affermazione teologica è e resta storicamente condizionata” (pag. 113). Questa storicità del pensiero, della conoscenza e della comunicazione umana non può essere abrogata  da nessun dogma (pag. 112).

Detto in sintesi, noi crediamo in  Dio, non nella Trinità con tutto il suo apparato dottrinario e linguistico. Non esiste nessun  “mistero della santissima Trinità”; esiste, invece, il “mistero” di  Dio. La dottrina della Trinità non è affatto misteriosa: se ne conoscono lo sviluppo, l’evoluzione storica, le varie ipotesi linguistiche, i percorsi filosofici e culturali, le “influenze” politiche. Io confesso  la mia fede  in Dio. Le formule sono strumenti e modalità contingenti, storiche, ma esse non sono la fotografia della realtà di Dio.

“ Per i teologici che riescono a decodificare la formula trinitaria, essa resterà una importante testimonianza di fede. Tuttavia, quale espressione della fede cristiana nella nostra cultura del secolo XXI , essa non può più essere  valida” (pag. 116),almeno nel senso di necessaria e vincolante come base e oggetto della fede cristiana stessa.

Intanto non è irrilevante annotare con rigore biblico che a Gesù non sarebbe mai venuto in mente di collocarsi come seconda persona della Trinità! In nessuna parte della Bibbia c’è traccia di questa dottrina ellenistica . Nonostante tutte le peripezie esegetiche, non si trova una sola pezza d’appoggio per questo sistema concettuale estraneo ai due Testamenti.

L’Autore lentamente ci conduce fuori dalla prigione dogmatica e ci sollecita a pensare Dio nel nostro tempo, con le categorie concettuali a noi contemporanee.

Noi, “ fondamentalmente, possiamo parlare di Dio solo metaforicamente, più precisamente con le metafore contingenti del tempo in cui viviamo” (pag. 116), come altri cristiani hanno fatto nel loro tempo.

Non si tratta, dunque, di trasportare nei secoli un pacchetto dottrinario intangibile, ma di raccogliere la testimonianza della creatività  della chiesa antica  e di fare oggi la nostra parte: dire Dio oggi. Il tutto per farGli posto nella vita: il che è sempre l’essenziale della fede.

E poi…...ecco la storiella divertente. Da poche settimane è morta Adriana Zarri, una donna credente la cui testimonianza resterà preziosa per molti di noi. Per lei la dottrina trinitaria era un assoluto, un dato di fede irrinunciabile. Un pomeriggio del 1984 venne a Pinerolo a trovarmi per un più che accorato richiamo alla “ unanime tradizione della chiesa”. Mi rimproverò aspramente e mi aggredì verbalmente con una violenza che mi lasciò di stucco: “ Tu ti ergi con arroganza e presunzione contro la struttura trinitaria che è essenziale alla fede cristiana. O si è trinitari o si è eretici”. A nulla valsero i miei ricorsi all’ampia bibliografia sull’argomento. Rimanemmo sempre buoni amici…..purchè non si arrivasse a parlare di Trinità. Di tanto in tanto mi raggiunse ancora con le sue affettuose e preoccupate telefonate trinitarie, poi mi considerò uno irrecuperabile, fuori strada.

Forse ora,  tra le braccia di Dio, anche la cara Adriana avrà capito che il mistero di Dio non sta tutto nella scatoletta trinitaria, metafora illustre ma anche contenitore scoppiato, come centinaia di studi documentano senza mezzi termini.

Spero che molte persone possano leggere questo volumetto che, a mio avviso, rappresenta anche uno strumento prezioso per la “rilettura” di tutta la tradizione cristiana.

                               Franco Barbero