Massimo
Cacciari: "Ma tace sui diritti calpestati di alcuni miliardi di
persone"
di Gianluca Luzi
ROMA
- "Deluso, direi. Non trovo nessunissimo passo avanti". La delusione
del professor Cacciari - che ha appena finito di leggere il documento
sull'impegno politico dei cattolici - non deriva tanto dall'insistenza su temi
quali l'aborto, l'eutanasia e il matrimonio, scontati trattandosi di un
documento del Vaticano. E nemmeno dal fatto che "si ribadiscono alcuni
principi che fanno parte dell'insegnamento tradizionale della Chiesa da secoli:
cioè che la politica debba far riferimento a valori assoluti". La Chiesa
"questo professa e ha sempre professato", e del resto "io non
sono di quelli che pensano che il Papa non dovrebbe essere il Papa o Ratzinger
non dovrebbe essere Ratzinger".
E allora cos'è che non le è piaciuto?
"Se il cristiano deve impegnarsi nella società bisogna partire con
un'analisi corretta di questa società. Non si può dire: "Le attuali
società democratiche nelle quali lodevolmente tutti sono resi partecipi della
gestione della cosa pubblica". Questa è un'immagine parodistica. Le
democrazie attuali funzionano in modo che tutti siamo pressoché esclusi da una
partecipazione attiva, che significa capacità di decidere sulle cose
importanti".
Un punto centrale del documento è l'irriducibile avversione al relativismo
etico.
"Io credo che sia ora di finirla con questo relativismo. Ma dove lo vedono?
Qui c'è una egemonia culturale, il problema è che esiste un pensiero unico
dominante".
Ma probabilmente il documento vaticano se la prende con i comportamenti.
I comportamenti sono la conseguenza del tutto logica di questo pensiero unico.
Che è perfettamente individualistico, che vede nella capacità e nella potenza
tecnico-scientifica la risoluzione di tutti i mali, che vede l'economia al
comando. Da questo pensiero unico derivano tutti i comportamenti. L'effetto è
politeistico, ma il dio è assolutamente uno. Le cose che loro denunciano sono
l'effetto di questa unità, di questo totale monoteismo".
Non la sorprenderà l'elenco dei temi tabù per il cattolico impegnato in
politica?
"È molto indicativo l'ordine delle questioni quando si giunge al concreto.
Secondo me andrebbe completamente rovesciato. Si inizia con le leggi civili in
materia di aborto e di eutanasia, poi i diritti dell'embrione umano, la
questione del matrimonio con l'anatema sull'unione tra persone di sesso uguale,
quindi la questione eterna della libertà di educazione e il diritto alla libertà
religiosa. Infine "come non vedere il grande tema della pace". Ma è
possibile un ordine di questo tipo in un documento del genere? Andrebbe
completamente rovesciato: dovrebbe cominciare dalla pace, poi i diritti
calpestati di qualche miliardo di persone, i diritti calpestati della Terra, il
modello di sviluppo. Tutte cose su cui la Chiesa è intervenuta più volte, ma
che qui sono totalmente taciute".
Ma sarebbe impensabile che non si parlasse di aborto ed eutanasia in un
documento del genere.
"È evidente che nella dogmatica cattolica questi elementi ci devono
essere, ma quello che conta è l'ordine, l'enfasi, dove cade l'accento. Come in
una musica è l'accento che conta, sono le pause, noti le note prese una a una.
E questo spartito è assolutamente lampante: in un documento che parla di
impegno umano come si fa a non mettere per primo il fatto che di questi diritti
umani, di questa morale naturale non godono tre quarti dei nostri
fratelli?".
Come interpreta il passaggio sulla pace?
"Secondo me, a leggere bene, c'è una riserva grande come una casa rispetto
alle ultime cose che ha detto Wojtyla. L'unica cosa che dice è questa:
"Una visione irenica e ideologica tende a volte a secolarizzare il valore
della pace, mentre in altri casi si cede a un sommario giudizio etico
dimenticando la complessità delle ragioni in questione".
Cosa vuoi dire? Che c'è pace e pace?
"Appunto. Ce l'ha con i pacifisti che secolarizzano il valore della pace.
Come si può interpretare se non come una riserva rispetto al no nudo e crudo di
Wojtyla alla guerra? La pace viene declinata solo in queste forme, all'ultimo
punto dell'elenco: senza fare cenno ai pericoli di guerra attuali, a differenza
di quello che il papa va predicando da un mese e più. Mani avanti per quando
scoppierà la guerra: non dimenticate, fratelli, la complessità delle ragioni
in questione. Non dimenticate che c'è il terrorismo, e che non può essere
sconfitto soltanto con la buona volontà, i diritti umani, l'economia risolvendo
le contraddizioni sociali ...".
da "la Repubblica" del 17 gennaio 2003