La
milizia virile di un santo fascista
I
fantasmi sessuali del fondatore dell'Opus Dei, una sorta di massoneria
cattolica. Franchista, misogino, amante della guerra, nei suoi scritti è
possibile rintracciare una «libidine testuale» e l'esaltazione di una virilità
niente affatto mite
JUAN
GOYTISOLO*
*Scrittore
spagnolo. Ha appena pubblicato in Francia Foutricomedie (Seuil, Parigi, 2002),
versione spregiudicata e
rabelesiana della vita di Mons. Escriva de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei.
Negli
ultimi sei anni, in Spagna, dopo la vittoria del Partito popolare di José Maria
Aznar, l'Opus Dei, una sorta di massoneria cattolica fondata nel 1928 da
monsignor José Maria Escrivá de Balaguer, a poco a poco si è ripresa il
potere. Molti militanti dell'Opus Dei sono tornati ad occupare importanti
cariche nelle imprese e nel governo. Il che spiega il rinnovato interesse
suscitato dalla divulgazione del Rapporto confidenziale
sull'Organizzazione segreta dell'Opus Dei, redatto nel 1943 dalla
Falange (partito fascista spagnolo), allora impegnata contro monsignor Escrivá
de Balaguer in un'accanita lotta di potere all'interno della dittatura
franchista. In tale rapporto, Escrivá è descritto come un «maldicente»,
dalla vita poco raccomandabile, dalle «parole e atti pieni di
secondi fini»,
e di una «devozione ostentata e lacrimosa, per nulla
naturale, con atteggiamenti leziosi e forzati». Tali accuse non hanno per
nulla ostacolato la folgorante ascesa di monsignor Escrivá, prima sul piano
mondano (il fondatore dell'Opus Dei, «modesto» accumulatore di decorazioni e
di onori, aveva ottenuto dall'amico generale Francisco Franco un titolo
nobiliare: marchese di Peralta), e poi celeste, beatificazione nel 1982 e,
consacrazione suprema, l'ascesa agli onori degli altari il 6 ottobre scorso. Il
lettore curioso della vita del nuovo santo Escrivá troverà in alcune opere e
nelle agiografie curate dall'Opus Dei abbondanti testimonianze delle sue gesta.
Noi disponiamo di tracce non meno rivelatrici del personaggio grazie alle
sequenze filmate di alcune sue apparizioni in Cadillac nera, in atteggiamenti
pieni di grazia. Ma la mia interpretazione personale, in Foutricomédie,
delle massime della sua opera principale, Cammino
- tradotta in oltre quaranta lingue - getta una nuova luce sui fantasmi sessuali
di Escrivá. Il fondatore dell'Opus Dei era indubbiamente, come avrebbe detto
Rabelais, «della tempra di cui sono
fatti i santi».
L'opera
principale del fondatore dell'Opus Dei, Cammino, fu scritta durante la
guerra civile spagnola (1936-1939) e rappresenta un elogio dello spirito
fascista e del dittatore Franco. In uno dei rari incisi autobiografici del
libro, l'autore rievoca i momenti di «nobile e gioioso cameratismo» con gli ufficiali franchisti.
Il libro riflette il fervore franchista dell'epoca («La
guerra è il massimo ostacolo che si innalzi sul cammino facile. Tuttavia,
dovremo amarla - la sottolineatura è mia - come
il religioso ama i suoi discepoli» [311]) e, naturalmente, la
fervida esaltazione del Caudillo Franco («Lasciarti andare? Tu? ...
faresti dunque parte del gregge? Tu sei nato per essere caudillo» [16]. «Caudillos!
... Virilizza la tua volontà perché Dio faccia di te un caudillo». [833]. Ma se questi aspetti
di Cammino e molti altri, come la sua
alta considerazione per il ruolo della donna nella società cristiana («Le
donne non hanno bisogno di essere sapienti, basta che siano cancellate») [946]), hanno fatto l'oggetto
di esegesi da parte degli specialisti di Escrivá, devo deplorare invece
l'assenza di quella che si potrebbe chiamare una lettura della «libidine
testuale» di Cammino, di questa santa sessualità
illustrata nella massima 28: «Mentre il mangiare è
un'esigenza dell'individuo, il procreare è soltanto un'esigenza della specie, a
cui i singoli individui possono sfuggire». Come vedremo poi, «i
singoli individui» che «evitano» la procreazione, da persone
assennate possono trovare in Cammino alcune massime molto
appetitose e sentirsi confortati nei loro desideri e nelle loro sante
aspirazioni sessuali.
Il
fondatore dell'Opus Dei tiene in grande considerazione il vigore della virilità,
e non fa mistero del suo disprezzo per chi ne è sprovvisto, definendolo «dolce
e tenero come le meringhe».
Citiamo qualche esempio: «Abbandona questi gesti e
questi modi frivoli e puerili. Sii virile» (3); «Sii
forte. Sii virile. Sii uomo»
(22); «Non
essere puerile» (49).
Nonostante
queste esortazioni alla saggezza, ci troviamo su una china pericolosa. Non
occorre uno specialista di Freud per apprezzare le metafore che si ripetono
continuamente in Cammino:
«Virilizza la tua Volontà: che con la grazia di Dio sia come uno sperone
d'acciaio»
(615), «Braccio
di ferro potente, avvolto in una guaina di velluto» (397), «Questo
filo saldamente intrecciato che può sollevare pesi immensi» (480) o ancora «Non
dimenticare che tutto quello che è grande, sulla terra, all'inizio era piccolo» (821), e così via dicendo.
Nel
momento in cui tanti preti cattolici sono accusati di pedofilia e di altre «virili»
dissolutezze, la santificazione di monsignor Escrivá può incoraggiare molte di
queste anime tormentate a pregare «con la bramosia del bambino
per i dolciumi, quando ha bevuto una medicina amara» (889). Verosimilmente, le
massime di Mons. Escrivá hanno loro apportato una sorta di lubrificante e di
guida efficace sul loro cammino cosparso di rose e di spine. Per questo motivo -
secondo la proposta delle Suore del Perpetuo Soccorso glorificate nella mia Foutricomédie - il 6 ottobre 2002
festeggeranno con gioia l'ascesa di monsignor Escrivá de Balaguer nelle più
alte sfere celesti.
Da "il manifesto" del 4.10.02 - E' una parte dell'articolo di
Juan Goytisolo dedicato a José Maria Escrivá del Balaguer. Il testo completo
di questo articolo è stato pubblicato
su Le monde diplomatique martedì 15 ottobre