Continuerò a fare il prete

 

intervista a don Franco Barbero a cura di Serena Corfù

 

D) Dunque, don Franco, ora che sono fioccate le minacce da parte del suo vescovo, una solenne sconfessione ... che cosa pensa di fare?

 

R) Ho letto solo alle 21 di oggi, giovedì 14 febbraio il comunicato ... e ho appreso anch'io la notizia da un quotidiano. Un metodo che davvero sorprende ..., ma i metodi gerarchici sono questi ...

Che cosa farò? Continuerò con gioia e fiducia il mio ministero nella comunità cristiana di base di Pinerolo, negli undici gruppi in cui faccio stabilmente il servizio biblico ... e negli incontri di studio in Francia e in Germania, nel movimento "Noi siamo chiesa".

 

D) Come vive la comunità di base di Pinerolo questo momento?

 

R) Credo che la lettera inviata al vescovo, le predicazioni, la catechesi, gli studi di teologia femminista, le celebrazioni, i gruppi biblici stiano a dimostrare che la comunità si pone in atteggiamento di dialogo senza preclusioni e continua il suo cammino senza affanno e senza separarsi dalla chiesa locale. Mi ha sorpreso in questi giorni l'affetto e la pace che leggo nei volti delle sorelle e dei fratelli della comunità. Parlano troppo di me i giornali: ciò che sento essenziale è invece il cammino comunitario, la realtà comunitaria. Che grande dono è alimentare la fede in una comunità

 

D) Lei non ha l'aria di uno che si sente cacciato dalla chiesa oppure io mi sbaglio?

 

R) La chiesa cristiana a mio avviso non è come un palazzo di proprietà della gerarchia per cui tu sei fuori quando ti danno lo sfratto. La chiesa cristiana è là dove si tenta di vivere sui sentieri del vangelo, sulle tracce di Gesù, sotto lo sguardo di Dio. Ho l'impressione che il vescovo in questo caso non distingua accuratamente tra comunione gerarchica e comunione ecclesiale. Il mondo è pieno di gente che è chiesa, che vive la comunione ecclesiale nella sostanza della fede, senza aderire agli insegnamenti del magistero. Quindi mi considero parte della chiesa e non ricevo lo sfratto. Il "padrone di casa" è quel Padre, quella Madre che chiamiamo Dio. Gli altri non posono cacciarci.

 

D) Vedo qui sul tavolo, in questo mucchietto a parte, le lettere di sacerdoti che in questi giorni le hanno espresso solidarietà. Lei ha volutamente coperto le firme, ma le ha numerate. C'è molto di più del numero di preti di una diocesi ...

 

R) Sì, molti preti sono stupendi, li ho pregati di non esporsi troppo. Per questo le loro firme sono al sicuro.

 

D) Lei è coordinatore di una associazione di volontariato il F.A.T., che lavora per il recupero e la risocializzazione dei soggetti tossicodipendenti. Questo ha cambiato qualcosa nelle relazioni con loro?

 

R) Assolutamente nulla. I responsabili del F.A.T. e gli ospiti sono persone tra le quali le discussioni culturali e teologiche sono piene di interesse e, sul terreno etico, le posizioni della gerarchia sono largamente disattese. Le convivenze, la contraccezione, le seconde nozze, la convivialità delle differenze culturali e sessuali sono realtà pacificamente praticate come stile di vita responsabile e aperto alla fiducia nel futuro. Sono scelte dell'associazione compiute con molta ponderatezza.

 

D) Ad un certo punto il vescovo parla di "celebrazioni di pseudo-matrimoni" alludendo, penso, alle coppie gay o lesbiche, a quelle "celebrazioni dell'amore fedele", come le chiama la comunità. Non credevo ai miei occhi: chi può dire ad un altro cristiano che il suo patto d'amore è falso o fasullo?

 

R) Le posso assicurare che queste celebrazioni che continueremo ad ospitare sono molto spesso dei momenti in cui riceviamo una grande testimonianza di fede e di amore. In comunità impariamo a riconoscere nell'amore, nelle sue varie forme, un dono di Dio. Accanto ai molti matrimoni eterosessuali celebriamo anche le liturgie dell'amore lesbico e gay. Come mi piacerebbe che il vescovo partecipasse ad una, due o tre di queste celebrazioni o ancor più al lungo cammino di preparazione ...

 

D) E' vero che Lei non esercita più nessun ministero pastorale riconosciuto? Eppure pochi giorni prima del Natale io ho partecipato ad una celebrazione in una grande parrochia di Pinerolo in cui Lei nel pomeriggio e nella sera ha predicato e addirittura ascoltato alcune confessioni.

 

R) Sì, è proprio così. Evidentemente il vescovo mi pare assai impreciso come quando dice che io nego i misteri principali della fede. Posso dare altre interpretazioni (peraltro comuni a molti teologi e teologhe e per nulla nuove), ma ritengo di non negare proprio nulla dei cardini biblici della nostra fede. Se il vescovo accetterà il dialogo che io e la comunità gli abbiamo ripetutamente richiesto, probabilmente su questi punti potremo trovare parecchie convergenze. Del resto devo dire che, invece, molto persone mi riconoscono un ministero e ogni giorno per parecchie ore, ascolto persone che cercano per poter confidare, parlare, confrontarsi.

 

D) Dal documento del vescovo lei è dipinto come un uomo senza virtù. Il vescovo in queste lunghe righe ha visto in lei solo errori, deviazioni, arroganza, rifiuto del dialogo. Ne viene fuori un orso, un mostro, una persona tutta in negativo. Non ho trovato, non dico un elogio, ma neanche il riconoscimento di qualche buona azione.

 

R) In realtà ... va bene così. Non ho assolutamente virtù da vantare. Se qualcosa di buono qualcuno può trovare in me, ne ringrazio Dio.

 

D) Quali sono i sentimenti per il suo vescovo in questi giorni?

 

R) Gli voglio bene e gli scrissi esattamente un anno fa (una lettera che pubblicherò a suo tempo) che avrei continuato a volergli bene anche se avesse creduto o dovuto prendere decisioni amare nei miei confronti. Anche un vescovo, oltre alle sue convinzioni, ha le sue obbedienze e può succedere che certe decisioni siano in larga misura esecuzioni di ordini venuti dall'alto.

 

D) Non fa certo piacere ricevere certe "lettere" ma le auguro di cuore di mantenere la serenità e l'entusiasmo che ho trovato in lei in tutti questi anni.

 

R) Sì, fare il prete, continuare il ministero è per me fonte di gioia. Non potrei cambiare "mestiere" ... Per me un giorno senza lettura biblica, senza predicazione dell'evangelo ... mi sembrerebbe un giorno senza sole. E' un "mestiere" che non è affatto un mestiere.

Pensi che in questi giorni la nostra piccola rivista "Viottoli" sta per aprire una redazione in Messico dove abbiamo trovato un gruppo redazionale di preti e laici che ci aiuterà a capire la chiesa di base che là opera tra mille difficoltà. Un'altra finestra da cui guardare e ... imparare ... Con l'orecchio teso al grido dei poveri, delle donne, dei marginali. Altro che fuori della chiesa: mi sento dentro con tutto il cuore ...

 

Pinerolo, 14 febbraio 2002