31150. WASHINGTON-ADISTA. "Il
no ai condom uccide" è lo slogan della campagna mondiale di pressione
"Condom4life" (condom per la vita) tesa a modificare l'aggressivo
atteggiamento del Vaticano contro la disponibilità e l'accesso ai preservativi.
L'organizzazione "Catholics for a Free Choice" (Cattolici per una
libera scelta, Cffc) ha promosso nella giornata del 30 novembre, alla vigilia
della giornata mondiale della lotta all'Aids, questa prima campagna globale per
sollecitare i vescovi cattolici a porre fine al divieto di usare il
preservativo. Lo slogan è apparso su internet, su tabelloni pubblicitari e sui
principali quotidiani negli Stati Uniti, Europa, Africa, Asia e Sud America, in
uno sforzo di sensibilizzazione pubblica mondiale sui devastanti effetti del
divieto dei vescovi cattolici.
"Il Vaticano e i vescovi nel mondo hanno significative responsabilità
nella morte di migliaia di persone a causa dell'Aids.(…) Per le persone che
seguono la politica del Vaticano e per gli operatori sanitari cattolici
costretti a negare l'uso dei preservativi, il divieto dei vescovi è un
disastro" ha dichiarato Frances Kissling, presidente della Cffc.
Gli annunci pubblicitari della campagna sono stati intensificati nei Paesi a
forte percentuale cattolica o a larga diffusione del virus, come Messico,
Filippine, Kenia, Sud Africa, Cile e Zimbabwe, denunciando la pressione da parte
dei vescovi sui governi e sulle Nazioni Unite per restringere l'accesso ai
preservativi e mettendo in evidenza la disinformazione attuata dalla Chiesa
quando sostiene che il condom causa l'Aids invece che prevenirlo.
"Quando i preti pregano contro l'uso dei contraccettivi - ha affermato Peter
Piot, direttore dell'Unaids (il programma delle Nazioni Unite per l'Hiv-Aids)
- commettono un grave errore che costa vite umane. Non chiediamo alla Chiesa di
promuovere la contraccezione, ma semplicemente di smetterla di vietarne
l'uso". "Ora è tempo che i governi europei facciano pressioni sui
vescovi per modificare la loro politica di negazione della vita", ha
dichiarato Elfriede Harth, rappresentante europea di Cffc.
31151. QUELIMANE-ADISTA. Il
presidente del Mozambico Joaquim Chissano ha infranto uno dei principali
tabù legati all'Aids parlando pubblicamente della necessità di una campagna
per incrementare l'uso del preservativo. Durante un discorso tenuto nella
provincia di Zambezia, in occasione della giornata mondiale della lotta
all'Aids, sabato 1 dicembre, il presidente Chissano ha affermato che bisogna
parlare della contraccezione ovunque, "nelle scuole, nelle chiese, in
casa". "Sono favorevole al condom da un punto di vista morale, come
protezione", ha sottolineato il presidente.
Nella stessa occasione il ministro della sanità Aida Libombo ha
suffragato le parole del presidente affermando che il silenzio attorno all'Aids
deve essere rotto. "Nei nostri ospedali il 50% dei letti è occupato da
persone sieropositive - ha aggiunto Libombo - e dobbiamo accettare che il modo
più efficace di prevenire l'infezione è di essere fedeli al partner e, se non
ne siamo capaci, di usare il condom nei rapporti sessuali occasionali".
Un'ammissione delle conseguenze negative nella lotta all'Aids dell'atteggiamento
vaticano sulla sessualità è venuto dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc),
riunitosi a Nairobi dal 25 al 28 novembre per una consultazione sull'attuale
situazione del virus in Africa. I 120 partecipanti alla consultazione,
rappresentanti di Chiese e organizzazioni ecumeniche dell'Africa, dell'Europa e
del Nord America, si sono impegnati ad attuare con urgenza un "piano
d'azione" comune per fronteggiare il diffondersi dell'Aids in Africa,
riconoscendo che le Chiese hanno contribuito, "involontariamente",
alla diffusione del virus. "La nostra difficoltà nell'indirizzare le
problematiche relative al sesso e alla sessualità ci ha spesso impaurito
nell'affrontare in maniera onesta e realistica le questioni legate
all'educazione sessuale e alla prevenzione dell'Hiv", si legge nel
"piano d'azione", che prescrive, inoltre, corsi di formazione per
leader ecclesiastici di tutti i livelli al fine di rompere il silenzio attorno
all'Hiv/Aids e impegna le Chiese e gli enti collegati nella promozione della
prevenzione e del test volontario sull'Hiv. Il piano d'azione raccomanda,
inoltre, un cambiamento del linguaggio usato in tutti gli ambiti ecclesiali onde
evitare la stigmatizzazione delle persone sieropositive, che Agnes Abuom,
uno degli otto presidenti del Wcc, ha condannato come un "peccato e una
discriminazione contraria al volere di Dio".
"Abbiamo sentito l'angoscia dell'Africa", ha dichiarato il rev. Sam
Kobia, direttore della sezione del Wcc che si occupa delle problematiche
legate all'Hiv/Aids; "siamo stati ispirati dal coraggio e dalla dignità
delle persone che convivono con l'Hiv/Aids. Abbiamo confessato il nostro
silenzio in quanto Chiesa e le nostre azioni che hanno contribuito alla
diffusione della malattia e della morte".