ROMA -
Mentre la Chiesa americana ha denunciato lo scandalo e il Vaticano ha lanciato
la linea dura, in Italia i predatori di sesso infantile rimangono sommersi e
sono ancora protetti dal silenzio. Eppure nel nostro paese il fenomeno dei preti
pedofili esiste. Anche se non ci sono dati ufficiali e complessivi che ne
fotografano la portata; anche se, ogni volta che una piccola vittima ha osato
puntare il dito su qualcuno di loro, tutto è stato sminuito o stemperato nel
tempo. Quando non è finito addirittura nel nulla.
"Una realtà sommersa di cui non conosciamo né la gravità né la
consistenza numerica, un tabù difficile da intaccare", conferma Antonio
Marziale, sociologo e presidente dell'Osservatorio sui diritti dei Minori.
"Tempo fa un ex prete rivelò su un giornale di provincia che la Chiesa
pagava abitualmente gli avvocati per la difesa dei preti accusati di pedofilia.
Noi cercammo subito di contattarlo per saperne di più, ma quello si chiuse a
riccio e non ci fu nulla da fare".
Ad offrire uno squarcio aberrante del fenomeno
dei preti pedofili è però internet. "Proprio in queste ore abbiamo
scoperto sul web una sorta di Chiesa cattolica virtuale all'interno della quale
si trova un forum che fa proselitismo fra cattolici pedofili conclamati",
rivela Marziale.
"I messaggi sono a livello internazionale, ma una parte consistente sono in
lingua italiana". E, quanto a pedofilia on line, questa non è la sola
iniziativa multimediale denunciata dall'Osservatorio. "E' stata individuata
una "Associazione preti pedofili" che cerca via internet soci e
simpatizzanti. La pagina è stata ideata da qualcuno che si firma Padre Filippo
- sottolinea Marziale - e, poiché l'immissione in rete è precedente al
conclave-denuncia indetto dal Papa con i prelati americani, non si presta a
speculazioni. Noi ci siamo arrivati seguendo le performance di personaggi
aderenti all'Associazione".
Dal web alla realtà. Che cosa accade quando un
prete viene denunciato per molestie sessuali? O quando viene condannato? Uno
sguardo sui casi italiani prova che troppo spesso, sia al nord che al sud del
paese, la preoccupazione dello scandalo fa scempio della giustizia e mette a
tacere le coscienze. E che spesso il prete accusato o giudicato, al di là delle
sacrosante preoccupazioni di garantismo, continua la sua opera sacerdotale come
se niente fosse accaduto.
Come nel recente caso del parroco di San Giuliano Milanese, condannato a quattro
anni e mezzo con rito abbreviato anche per aver comprato il silenzio della sua
vittima. Nonostante la sentenza, il sacerdote svolge tuttora il suo sacro ruolo
nella stessa parrocchia. Mentre è stato almeno sospeso dal ministero
sacerdotale Don Marco, prete della Val di Susa al quale vennero trovate in casa
foto polaroid che lo ritraevano in pose oscene con due ragazzini. Ammise:
"Frequentavano l'oratorio e all'inizio erano solo piccoli amici. Poi ho
cominciato ad accarezzarli, sempre meno castamente". Condannato a quattro
anni e mezzo con le attenuanti generiche per aver risarcito i famigliari delle
vittime, è rimasto in circolazione ed è ora in attesa della sentenza della
Cassazione.
Non sempre però si arriva al giudizio. Le
cronache raccontano che più spesso la Chiesa fa quadrato intorno ai sospetti e,
a volte, sono anche i fedeli a proteggere i sacerdoti. Sono loro i primi a non
credere alle affermazioni delle piccole vittime.
In Sicilia, a Partinico, il paese si divise quando padre Margarito Reyes
Marchena fu spedito in Messico perché accusato da quattro ragazzini. Lui si era
sempre detto innocente, in sua difesa si era mosso il vicario generale della
diocesi di Monreale e 1500 firme in suo favore erano state consegnate al
magistrato.
E' rimasto invece addirittura al suo posto, nella sua parrocchia dello stesso
piccolo paese del Chianti, il sacerdote di 65 anni accusato di aver abusato di
un ragazzino oligofrenico al quale sembra regalasse camicie in cambio di
rapporti sessuali. Il processo si deve ancora celebrare e tra i testimoni ci sarà
il cardinale Silvano Piovanelli, ex arcivescovo di Firenze. Già in passato
l'anziano sacerdote era stato accusato di molestie sessuali. Eppure, sebbene
trasferito da una parrocchia all'altra, mai la Curia aveva ritenuto di dover
avvisare i fedeli.
Ma se i preti predatori la fanno franca, a pagare sono spesso le vittime. Il
trauma dell'abuso segna le loro vite di ragazzini o ragazzine e a volte non
reggono al peso di non essere creduti. In Calabria, in un paese nei pressi di
Soverato, mentre su un anziano frate sospettato di aver dedicato attenzioni
morbose ad una sua pronipote dodicenne è calato il silenzio, la bambina abusata
ha tentato il suicidio. Maria (il nome è di fantasia) si è tagliata le vene
dei polsi. Per fortuna l'ha trovata in tempo sua madre e si è salvata.
Un'altra storia: in Liguria Don Pino, ex parroco settantenne di Santa Margherita
Ligure, fu accusato di atti di libidine su una ragazzina di quattordici anni,
ora ventenne e suora di clausura. Lei, la chiameremo Teresa, si era sempre
rifiutata di confermare i fatti. In paese, per lui che si dichiarava innocente,
erano state raccolte un migliaio di firme e tutti avevano puntato il dito sulla
vittima e sulla sua famiglia. Finché, durante un'udienza in tribunale Teresa,
sconvolta, rivelò che Don Pino aveva una cicatrice sotto l'ombelico. L'aveva
vista quando il prete l'aveva portata in canonica per "confessarla".
Don Pino venne considerato colpevole, ma non gli accadde nulla. La querela era
stata "tardiva". Condannato civilmente a pagare trenta milioni, il
sacerdote non ha ancora onorato la sentenza. Intanto Teresa è fuggita dal mondo
e si è chiusa in convento.
"Un anno fa sono stato al centro di una violenta polemica perché avevo
sostenuto in un articolo che dentro la Chiesa esiste il problema della
pedofilia", chiosa Pietro Forno, magistrato storico del pool milanese che
si occupa delle violenze sui minori "ora però il fenomeno sta
emergendo". Forno racconta di aver spesso tentato di indagare in ambienti
cattolici. E dice: "Ci siamo trovati a operare in un settore molto coperto
in cui è difficile svolgere indagini. Di recente - racconta - mi sono dovuto
occupare di un sacerdote accusato di molestie. Durante l'inchiesta convocai i
superiori ecclesiastici come persone informate dei fatti. Sostennero che non
sapevano nulla e non ho elementi per credere il contrario. Ricordo però con
chiarezza che da parte loro non ebbi alcuna percezione di sdegno. Adesso ci sono
state le parole del Papa e forse d'ora in poi le cose cambieranno".