Stefano Sodaro

KESHI

Preti sposati nel diritto canonico orientale

Prefazione di Dimitri Salachas

FPE-Franco Puzzo Editore

Trieste 2000

£. 39.000

"Keshi" in lingua Tigrigna, la lingua dell’Eritrea, significa "prete sposato" ed Eritrea ed Etiopia costituiscono, assieme all’Egitto, una delle stupefacenti realtà di inculturazione del messaggio cristiano non soltanto nella liturgia e nella spiritualità africane autoctone, ma anche nel diritto ecclesiale proprio delle Tradizioni Orientali, cui anche le Chiese dell’Africa Orientale appartengono. Il "Keshi" è il prete sposato, mentre l’ "Abba" è il prete monaco, o celibe.

Il volume espone la ricerca condotta dall’autore per la tesi di laurea discussa presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Siena sul tema "L’ammissione al Presbiterato degli uomini sposati nel diritto delle Chiese Orientali Cattoliche", relatore il Prof. Giovanni Minnucci.

Il dato normativo che consente l’ordinazione presbiterale degli uomini sposati nel diritto canonico orientale può costituire un luogo teologico di "inveramento" dello stesso ordinamento della Chiesa, attraverso l’assunzione, all’interno dell’esperienza giuridica della Comunità Ecclesiale, della complessa realtà dell’amore coniugale testimoniata dalla vita concreta di un prete cattolico. La constatazione giuridica della possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati secondo il diritto canonico orientale può avere implicazioni più ampie del mero rilievo disciplinare -che comunque il volume intende indagare nei suoi molteplici aspetti- coinvolgendo delicate questioni ecumeniche, pastorali ed inerenti alla stessa spiritualità del sacerdozio e del matrimonio.

Il presbitero legittimamente coniugato nelle Chiese d’Oriente, che sono in comunione piena e perfetta con la Sede del Vescovo di Roma, attua nella propria persona questa singolare compresenza di una duplice realtà ecclesiologica e di rilevanza sociale: la dedizione al ministero del prete e la scelta di vita familiare.

Quali sono le possibilità concesse dal diritto della Chiesa a questa figura di sacerdote, inedita per la Chiesa latina occidentale? Quale la storia?

Ma anche: quali le prospettive dal punto di vista giuridico-canonistico? Arriveremo ad un momento in cui anche in Occidente vi sarà un duplice clero, celibe di rito latino e coniugato di rito orientale? Vi

sono ostacoli insormontabili a tale prospettiva? Il diaconato permanente non presenta già anche nella Chiesa Latina la figura di un membro del clero sposato? Che cosa riserva il futuro? Una realtà così attuale come l’immigrazione non potrebbe porre alla pastorale anche problemi di tale natura? Domande aperte, cui il libro cerca di rispondere a partire da una riflessione di fondo: il sacerdote cattolico sposato d’Oriente si incammina con gioia e fatica sul sentiero impervio del rapporto tra "Eros" e "Agape" e tale rapporto deve d’altra parte confrontarsi con l’assetto normativo che il diritto canonico presenta. Quali allora gli itinerari possibili?

Forse i tempi sono maturi perché la riflessione giuridica sui presbiteri uxorati cattolici delle Chiese Orientali esca dal cono d’ombra in cui è stata confinata e con rispetto e discrezione prospetti almeno quale "quaestio disputata" la disciplina ecclesiastica orientale sul sacerdozio conferito agli sposati.

Stefano SODARO (1968) si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Siena, lavora a Milano presso la Direzione Generale della Winterthur Assicurazioni Spa, e vive a Trieste, dove ha compiuto gli studi liceali classici, è stato Presidente Provinciale delle Acli, di cui ha curato per tre anni il Servizio per l’Ascolto della Parola, ed attualmente è membro del Consiglio Pastorale Diocesano e della Commissione Diocesana "Giustizia e Pace". Fa parte della redazione del mensile "Mosaico di Pace" promosso dal Movimento Internazionale per la Pace "Pax Christi".

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