L'attacco Usa
pronto dal `98
I «falchi»
dell'Amministrazione Bush scrivevano a Clinton: «Guerra all'Iraq, salva il
petrolio»
M. DIN.
«Clinton diverge da Bush sull'Iraq»: così titola The
Washington Post (13 marzo), segnalando una ulteriore frattura provocata
dalla decisione di andare subito alla guerra a costo di scavalcare il Consiglio
di sicurezza dell'Onu. Appena un mese fa lo stesso Clinton, in una intervista a Nbc
Today, sosteneva che «il presidente Bush non ha bisogno di un'altra
risoluzione del Consiglio di sicurezza per usare la forza militare allo scopo di
disarmare l'Iraq». Ora invece è divenuto più prudente: «Dovrebbe essere il
capo-ispettore delle Nazioni unite, Hans Blix, a stabilire la tabella di marcia
cui deve attenersi l'Iraq» e «gli Stati uniti dovrebbero acconsentire a tali
tempi, qualsiasi essi siano». Bill Clinton conferma così la sua inaffidabilità
agli occhi dei «falchi» dell'amministrazione, gli stessi che, quando egli era
presidente degli Stati uniti, gli inviarono, il 26 gennaio 1998, una lettera
aperta in cui chiedevano di «intraprendere una azione militare per rimuovere
Saddam Hussein dal potere» poiché, in caso contrario, «una significativa
porzione delle riserve petrolifere mondiali sarà messa a rischio». «Noi
crediamo - sottolineavano i firmatari - che gli Stati uniti abbiano l'autorità,
sulla base delle attuali risoluzioni dell'Onu, di intraprendere i passi
necessari, compresi quelli militari, per proteggere i nostri vitali interessi
nel Golfo. In qualsiasi caso, la politica americana non può continuare a essere
menomata da una fuorviante insistenza sull'unanimità del Consiglio di sicurezza»
(Letter to President Clinton on Iraq, January 26, 1998). La
lettera - promossa dal Project for the New American Century,
organizzazione «non-profit» costituita nel 1997 con «lo scopo di promuovere
la leadership globale americana» - era firmata dal gruppo di «falchi» che
successivamente è entrato a far parte dell'amministrazione Bush: Donald
Rumsfeld, attuale segretario alla difesa; Paul Wolfowitz, attuale
vice-segretario alla difesa; Peter Rodman, attuale assistente segretario alla
difesa per gli affari della sicurezza internazionale; Richard Armitage, attuale
vice-segretario di stato; John Bolton, attuale segretario di stato per il
controllo degli armamenti; Richard Perle, attuale capo del comitato politico
della difesa; William Kristol, presidente del Project for the New
American Century, oggi consigliere del presidente Bush; Zalmay Khalilzad,
attuale inviato speciale del presidente e ambasciatore presso l'opposizione
irachena; Elliot Abrams, attuale assistente speciale del presidente e direttore
per gli affari del Medio Oriente e Nord Africa. Dietro il gruppo dei firmatari
c'erano Dick Cheney, allora direttore della Halliburton, la maggiore fornitrice
mondiale di servizi per le industrie petrolifere, oggi vice-presidente
nell'amministrazione Bush, e Lewis Libby, suo attuale capo dello staff.
Il vero scopo della strategia perseguita dal gruppo dei «falchi», firmatari
della lettera a Clinton, emerge da un documento pubblicato dal Project for
the New American Century nel settembre 2000. Esso afferma che, «mentre
l'irrisolto conflitto con l'Iraq fornisce l'immediata giustificazione,
l'esigenza di mantenere nel Golfo una consistente forza militare americana
trascende la questione del regime di Saddam Hussein», dato che il Golfo è «una
regione di vitale importanza» in cui gli Usa devono avere «un ruolo permanente»
(Rebuilding America's Defenses, September 2000). Il copione che
ora recita Bush era già stato dunque scritto, prima della sua presidenza, dal
gruppo di «falchi» che domina la sua amministrazione: espressione delle
potenti connections del petrolio e delle armi, dei potenti interessi
politici e strategici che si intrecciano nel mondo sotterraneo della cupola del
potere.
DA "IL MANIFESTO" DEL 18.3.03