Rev.do Don Vitaliano,
il 13 Ottobre dell'anno 2002 [sic (*)] ti ammonivo formalmente esortandoti a
modificare il tuo comportamento che arreca turbamento alla comunione ecclesiale
ed è motivo di scandalo per i fedeli.
Il 03 Luglio 2001 procedevo ad una seconda ammonizione canonica. Purtroppo,
neanche dopo questo ulteriore provvedimento è mutata la tua condotta,
certamente sconveniente al tuo stato di Chierico e non confacente al tuo
ministero di Parroco.
Hai continuato a dissentire pubblicamente dal Magistero dei Pastori, prendendo
più di una volta posizioni contro i pronunciamenti della Sede Apostolica.
Perseveri nella frequenza di "centri" e "associazioni" ben
noti per la diffusione di idee in contrasto con la dottrina e l'insegnamento
della Chiesa e che non rifuggono neanche dalla violenza.
Inoltre, nonostante i ripetuti richiami, continui a trascurare i tuoi doveri
parrocchiali, anche in contrasto con le disposizioni emanate dai competenti
Uffici della nostra Curia.
Considerata l'inefficacia degli interventi di cui sopra, sono venuto nella
determinazione di dover procedere a norma del Diritto Canonico, alla tua
rimozione dall'Ufficio di Parroco.
Pertanto, compiuta l'istruttoria a norma dei cann. 1742-1745 del CIC, e tutto
esaminato insieme ai due Parroci a ciò designati,
DECRETO
la tua RIMOZIONE dall'Ufficio di Parroco della Parrocchia di S. Giacomo
Apostolo in S. Angelo a Scala. Al momento non ritengo di doverti assegnare altro
ufficio ecclesiastico. L'Abbazia Territoriale provvederà al tuo sostentamento
con una pensione.
A seguito del seguente provvedimento ti asterrai dall'esercizio di qualsiasi
funzione legata all'Ufficio di Parroco sin qui ricoperto, lascerai libera "quam
primum" la casa parrocchiale e consegnerai tutto quanto appartiene alla
Parrocchia al Reverendo Don Luciano Martino Porri nominato Amministratore
Parrocchiale della stessa Parrocchia.
Il Signore, per intercessione della Vergine SS.ma, Regina di Montevergine, ti
illumini così che possa ravvederti e vivere il tuo sacerdozio come si conviene
e nella piena comunione con i sacri Pastori.
Curia Abbaziale di Montevergine, 22/11/2002
(*) la data è evidentemente sbagliata. Quella corretta
è 13 ottobre 2001
Premessa
Don Vitaliano Della Sala fin dai primi anni di seminario ha avuto un tenore di
vita tutto suo, molto particolare: sempre insofferente di ogni norma, di ogni
disposizione e di ogni regolamento. Tre esperimenti di seminario (Benevento,
facoltà teologica di Capodimonte, seminario interregionale di Posillipo) sono
miseramente naufragati. Egli stesso, in questi ultimi tempi, se ne fa un vanto
in diverse interviste televisive e giornalistiche.
Dati i suoi comportamenti variabili e contrastanti, mescolando sacro e profano,
viene il sospetto che in lui vi sia una doppia personalità che si manifesta in
una sorta di alienazione del giudizio e nell'assenza di coscienza religiosa.
Egli stesso afferma di sentire in sé fortemente il desiderio di "essere
prete ad ogni costo" (esempio della madre fervente cattolica) e la spinta
laica ed anticlericale derivante dalla figura paterna e dal movimento di circoli
comunisti frequentati da adolescente. Dirà: "Non è colpa mia se mi
ritrovo con la sinistra anziché con la destra".
Comportamenti
Di qui la sua condotta riprovevole e la sua insensibilità ai ripetuti richiami
o ammonimenti rivoltogli; il coraggio-violenza di mettere fuori della sua chiesa
parrocchiale il suo ordinario in visita fraterna. Di qui il suo ergersi a
supremo giudice di tutto e di tutti come da tempo ha fatto e continua a fare con
discorsi e interviste rilasciate alla stampa e alle varie tv locali e nazionali
in aperta sfida al suo ordinario. Di qui la sua abilità a rilasciare
dichiarazioni anche spinte e poi a fingere di cascar dalle nuvole, ad affermare
di non averle mai rilasciate o attribuendole ai giornalisti o ad altre persone.
Rapporti con la Chiesa
Sconvolgente e scandaloso rimane il discorso tenuto a Roma nella giornata del World
Gay Pride 2000 in cui arriva a sostenere: che esiste un'altra Chiesa.
"Ma sono qui anche a testimoniarvi che esiste un'altra Chiesa oltre quella
del Vaticano", che ci sono "personaggi compromessi con regimi
dittatoriali e sanguinari che invece nella Chiesa fanno carriera". Accusa
"l'arcivescovo di Lima, un vescovo dell'Opus Dei"; "il card. Pio
Laghi, una carriera fatta sul sangue dei desaparecidos in Argentina; "il
card. Sodano, diventato addirittura segretario di stato facendo carriera sul
silenzio delle stragi di Pinochet in Cile; " il card. Ruini..."
Perciò "la Chiesa (di Roma, il Vaticano) deve cominciare:
- a riflettere su di voi, su cosa significa essere gay
- a confrontarsi con voi
- a non considerarvi né peccatori, né gay, né diversi..."
Seguono poi tre "Guai a voi..." contro gli uomini del Vaticano...
Dall'alto della sua autoesaltazione si è spinto perfino a sporgere denunzia
contro il cardinale Biffi (assolto con formula piena) e a persistere nel
sostenere la denunzia anche su RaiTv 1 ne "Il caso" di Biagi in
diretta tv.
Nei giorni immediatamente seguenti al Gay Pride di Roma ha osato
addirittura giudicare e disapprovare, sia pure con parole vellutate, il S. P.
Giovanni Paolo II che aveva espresso il suo dolore per la giornata dei gay. Don
Vitaliano si dichiarava dispiaciuto per le parole del Sommo Pontefice e
concludeva: "È come un papà che sbaglia!". Proprio da questa
posizione di antagonismo, di anti-Chiesa che egli mantiene e difende con
pervicacia con grande disorientamento dei fedeli non solo nel ristretto ambito
di questa abbazia territoriale, ma anche di tutta Italia, don Vitaliano:
- ha osato contro il can. 908 organizzare nella sua parrocchia di S. Angelo a
Scala una solenne concelebrazione con un pastore valdese il giovedì santo del
2001;
- si è creduto autorizzato - senza il nulla osta dell'Ordinario del luogo - a
celebrare l'Eucarestia sui binari di una stazione nel suo viaggio con i giovani
dei centri sociali diretti a Praga e fermati dalla Polizia.
Egli quindi si è costituito paladino di un tipo di Chiesa alternativa alla
Chiesa gerarchica che offende pubblicamente nei numerosi centri sociali
notoriamente d'ispirazione comunista (più precisamente di Rifondazione: di qui
la sua amicizia con l'onorevole Bertinotti e con il segretario provinciale che
in ogni occasione corre in aiuto di Don Vitaliano e del rappresentante dei no
global di Napoli, signor Caruso, che minaccia dimostrazioni contro l'abate
Nazzaro se lo allontana dalla parrocchia) e nei raduni no global quali Praga,
Napoli, Genova... tanto da essere proclamato il "Cappellano" dei
centri sociali e dei no global.
Sotto le mentite spoglie di slogan accattivanti, inneggianti al servizio dei
poveri e degli emarginati, Don Vitaliano è purtroppo caduto prigioniero di quel
meccanismo ideologico perverso che identifica la Chiesa Gerarchica (qualificata
sprezzantemente come Vaticano) con la Chiesa dei ricchi e degli oppressori perché
prevalga la "Chiesa dei poveri e degli oppressi". Egli stesso si
ritiene oppresso e perseguitato dal suo Ordinario, dai suoi confratelli
sacerdoti e dalla Chiesa. Sa presentarsi, quindi, al suo pubblico e alla stampa
come vittima di oscure macchinazioni e intrighi.
- E non si tratta soltanto di aperta disobbedienza verso i Superiori
ecclesiastici ("Non obbedisco", così inizia una lettera al suo
ordinario e poi trasmessa alla stampa) ma di un suo credo deviato e deviante.
- Di conseguenza Don Vitaliano in contrapposizione tra la Chiesa ricca del
Vaticano e la "Chiesa dei poveri" incoraggia a non versare alla Chiesa
cattolica l'8 per mille ma alla Chiesa Valdese.
E questo in evidente contraddizione - una delle tante - con sé stesso in quanto
egli vive con i proventi del tanto deprecato 8 per mille che gli vengono
versati, ogni mese, dall'istituto centrale per il sostentamento del Clero.
Etica
E sul binario di questa sua logica Don Vitaliano anche sul piano etico si
dissocia all'insegnamento della Chiesa soprattutto in materia sessuale
sostenendo, anche in Tv, l'uso dei contraccettivi. All'indomani dell'incontro in
Vaticano dell'Episcopato americano con il sommo pontefice in cui si è
condannato il comportamento pedofilo da parte del clero, Don Vitaliano si è
subito inserito nell'argomento per dire il suo "avevo ragione" e per
definire (dall'alto della sua autorità) "i seminari case chiuse per soli
uomini". Se poi si passa alla così detta etica professionale che pure si
osserva in campo sociale e civile, c'è da notare il suo modo di agire molto
spesso in contrasto con il suo sacerdozio, il suo modo di vestire, il suo
linguaggio non solo irrispettoso delle persone ma semplicemente e sfacciatamente
volgare (una volta si diceva da carrettiere) e circola la voce addirittura di
espressioni irriguardose e vere bestemmie contro la Beata Vergine (vogliamo
pensare che siano, appunto, solo voci messe in giro da malevoli!).
Rapporti con l'ordinario e la curia
Tenendo conto di quanto sopra detto, l'Abate Ordinario maggiormente a partire
dal Gay Pride ha richiamato più volte Don Vitaliano. Ha usato verso di
lui, appellandosi all'insegnamento di San Benedetto, più "la misericordia
che la giustizia".
Le esortazioni paterne, il tempo che gli viene concesso perché rifletta e si
converta, diventano solo opportunità di provocazioni ulteriori e occasioni per
procurarsi sostenitori e difensori nella sua parrocchia (in cui, però, ci sono
anche persone che mal sopportano la sua condotta) e soprattutto nel vasto campo
delle sue attività extrasacerdotali e nel campo di quei circoli che, pur
dicendosi cristiani, in realtà mal sopportano la Chiesa Cattolica e le si
oppongono.
Gli insistenti richiami dell'Ordinario, però, cadono su un terreno arido e
risultano inefficaci tanto da costringerlo a inviargli una prima e poi una
seconda ammonizione canonica. Il comportamento con il suo ordinario è stato
sempre ambiguo e contraddittorio. Don Vitaliano dichiara di compiere ogni sforzo
per rimanere in perfetta comunione con il suo Ordinario, con la Curia diocesana,
ma in realtà non si attiene né ai consigli né alle disposizioni che gli
vengono impartite (ammonizioni). Nei rapporti con i confratelli sacerdoti si
dimostra sempre giudice inflessibile con atteggiamenti, è ovvio, distanti dalla
fraternità e dalla collaborazione. Anzi, qualche volta, ha osato scrivere
lettere accusatorie nei confronti di qualche confratello rivelatesi, poi,
infondate.
Proprio per allontanare Don Vitaliano dalla sua molto prevalente attività di
rappresentante dei centri sociali e no global, tenendo conto della sua
affermazione di giustificazione rivolta al suo Ordinario: "Mi sono dato al
sociale perché non ho niente da fare in parrocchia" (05/07/2001), si è
tentato di inserirlo nell'attività della pastorale diocesana offrendogli
compiti di responsabilità: cancelliere, assistente nella Consulta per la
scuola, responsabile del turismo e tempo libero. In precedenza si era dimesso da
assistente diocesano di AC. Un rifiuto ad ogni proposta.
Egli, anzi, si è autoisolato. Ha reso la sua parrocchia praticamente
autonoma-autocefala e ha proclamato che "la parrocchia è una struttura
burocratica". Di conseguenza, si è staccato dall'organizzazione diocesana
e ha creduto di poter esimersi dall'avere rapporti con la Curia. Quindi: niente
trasmissione di transunti, di messe binate e trinate, nessuna richiesta di
autorizzazione - eccetto per i matrimoni - niente raccolta di offerte per le
diverse giornate obbligatorie o per altre circostanze impreviste (alluvioni,
terremoti...). Insomma un personaggio complesso "difficile da
gestire". Egli stesso lo ha dichiarato in qualche intervista.
L'autonomia di cui sopra gli è utilissima, anzi indispensabile, per dedicarsi
liberamente (il senso di libertà che da ragazzo ammirava nel padre!) ad attività
"sociali". Ma è una frenetica attività di partecipazione a
manifestazioni di ogni genere organizzate dai centri sociali o dai no global o
da Rifondazione. Così tante da suscitare la curiosità di alcuni corrispondenti
di giornali che si chiedono: "Quanto tempo dedica alla preghiera Don
Vitaliano? Come trova il tempo per la recita del breviario? Quanto tempo dedica
alle confessioni? E il catechismo quando l'insegna?...".
Egli fa parte di un vero e proprio movimento. Anzi è la "voce" più
ascoltata, uno dei portavoce più autorevoli, il più richiesto e ricercato da
giornalisti e tv. È un personaggio. "Don Vitaliano/l'Irpinia ha il suo
personaggio" titolava un giornale. E lui se ne compiace! Chi fa parte di
questo movimento? Tutto quel mondo giovanile (e anche non più tanto giovane!)
che vuol creare un movimento di massa che comprenda: chi non ha paraocchi, il
qualunquista, il radicale, le tute bianche, i compagni di rifondazione e anche i
ds, i giovani dei centri sociali contestatori, ecc...
È questo il mondo in cui don Vitaliano, con il suo "colletto bianco da
prete" anche quando indossa la maglia con l'immagine di Che Guevara o porta
la stella rossa, in sui si trova a suo agio, data l'ideologia che ha assorbito
nell'adolescenza. È questo il mondo che gli lascia la parte di primo attore e
lui l'accetta, sempre perché porta il colletto bianco. Questo - anche se dice
di vergognarsi di portarlo perché lo porta pure il card. Ruini, il card. Sodano
ecc. (cfr. discorso del Gay Pride) è un lasciapassare, un salvacondotto
che gli torna utilissimo nelle situazioni pericolose in cui va a cacciarsi.
È naturale, quindi, vederlo in prima fila a Praga o a Napoli, a Lecce come a
Genova, in Kosovo o in Messico (da dove fu espulso a vita) dove è ritornato nel
2001 nonostante l'Abate Ordinario glielo avesse proibito per telefono (cfr
lettera del Vicario all'Ordinario).
È proprio perché porta il colletto da prete e mai altro distintivo
ecclesiastico, che so! "una crocetta" (solo nei mesi scorsi lo si è
visto, in foto, con una piccola croce sopra la scritta di una maglia "non
sarò mai come mi volete", chiara risposta ai tentativi dell'arciv. Nunnari
e del suo Ordinario Abate Nazzaro intenti a recuperarlo pienamente alla sua
missione sacerdotale) che don Vitaliano attira l'attenzione ed è diventato il
"profeta di una Chiesa diversa", il liberatore di colui che risolve
tutti i problemi del mondo che frequenta.
In proposito, si stralciano alcune frasi del volumetto di "Zulù -
Persico" compagno di Vitaliano in Messico.
Ecco: "Con l'aiuto di don Vitaliano - nel senso che lui passa per la
versione laica dell'eterno padre perché qua 'con l'aiuto del Signore' non si
usa"... (pag. 47)... "Come don Vitaliano volle - di nuovo lui,
incarnazione della Provvidenza... don Vitaliano è il mio jolly per piazzarmi a
dormire...". "Fuori del suo paese invece (ns.n.: don Vitaliano) non è
così rispettato. È molto criticato sia dai vertici della Chiesa sia in abito
di movimento" (pag. 52). E continua: "Lui (don Vitaliano) si gestisce
questa situazione (ns.n.: creatasi in seguito alla prima ammonizione canonica di
cui riporta il contenuto a modo suo) ma se a lui un giorno il Vescovo gli toglie
la tonaca, è come se lo uccidesse, perché lui ama esser prete anche se non
crede a tutte le cazzate che stanno intorno alla figura di prete"(pag. 53).
In questo ambiente in cui si trova a vivere così spesso non è che ci tenga a
mostrarsi prete.
Parlando di omosessualità, continua Zulù: "mi dice anche che noi preti e
suore siamo esseri umani. E come conferma comincia a raccontarmi una serie di
barzellette sulla religione cattolica..." E su questo conclude: "Altre
barzellette non le posso rivelare ché non vorrei mai che spretassero don
Vitaliano per colpa mia" (pag.54).
Insomma il movimento, le tv, la stampa, strumentalizzano don Vitaliano e don
Vitaliano strumentalizza il suo sacerdozio. E allora è evidente che don
Vitaliano fin dal giorno del Gay Pride di Roma (luglio 2000) si rende
conto che il suo agire può dare origine a un intervento dell'Autorità
ecclesiastica; però non si ravvede, anzi dichiara: "Mi puniscano pure, ma
ne è valsa la pena..." È da questo giorno che esplode il fenomeno
mediatico Vitaliano Della Sala.
Ripetutamente annunzia ai giornali che per lui può arrivare la
"sospensione a divinis" ma non ne tiene conto. Anzi ci scherza su come
il gatto col topo. Difatti, nonostante le due ammonizioni canoniche egli giunge
sarcasticamente a sbeffeggiare il suo Ordinario inventando un vino particolare,
il "Don Vitaliano Doc-G8 / Rosso a divinis" e inventa l'ultima
pennellata nella controetichetta. E qualche mese più tardi in contrapposizione
all'Abate riceve nella sua parrocchia i "Femminielli" a cui consente
"tammurriate" e canti nella chiesa.
In tutto questo contesto così vario e complesso bisogna inserire i suoi
incontri con l'Ordinario diocesano - sempre paziente e fiducioso in un
ravvedimento - le sue contestazioni anche scritte. A gennaio (2001) in un
consiglio presbiterale convocato dietro richiesta di don Vitaliano, afferma di
voler cambiare diocesi perché non può accettare di vedere la sua libertà così
limitata (dalla prima ammonizione): "se non mi togliete l'ammonizione,
cambierò, mi dovrò trovare un altro vescovo, un'altra diocesi"
(l'assemblea finì in modo tempestoso per le sue accuse calunniose contro i
morti e i vivi). Quando più tardi, alcuni mesi dopo, gli viene offerta la
possibilità di andare nella diocesi dell'arcivescovo Nunnari o egli stesso
annunzia che gli sono state fatte proposte di esperienze in Brasile o in Africa
(lo aveva già fatto intendere in una sua dichiarazione alla stampa),
l'Ordinario diventa "suo persecutore". Allora è bene chiarire:
Don Vitaliano, nonostante le sue continue sottolineature, nelle sue lettere
ufficiali dichiara la sua assoluta fedeltà alla sua missione di pastore
(richiesta avanzata dalle due ammonizioni); pure lo vediamo continuamente in
giro ad interessarsi di ben altro... (è indagato per il G8 di Genova, altro che
vino doc G8!).
Dichiara di fare ogni sforzo per rimanere in perfetta comunione con il suo
ordinario, con la Curia e con tutta la comunità diocesana (le stesse
affermazioni contenute in una sua lettera degli anni '80), ma in realtà rifiuta
ogni collaborazione e praticamente si isola e si esclude da ogni atto di
perfetta comunione (cfr. quanto detto in precedenza). Precisa di essere
disponibile a lasciare la parrocchia (infatti è in contatto, come afferma, con
due missionari che gli offrono la possibilità di fare un'esperienza diversa o
in Africa o in Brasile, perché è una occasione buona per provare a liberarsi
decisamente dalle piovre mediatiche locali e nazionali che lo strumentalizzano
in ogni modo), e dopo aver ottenuto il consenso si protesta
"perseguitato" dal suo ordinario.
Dice di non trovarsi più a suo agio nel polverone che si è sollevato e avvolge
la sua persona, il suo nome, la sua attività e di essere disposto a volerne
uscire, e poi scrive alla Congregazione per il Clero una lettera colma di falsità...
(è un'altra caratteristica del personaggio Vitaliano: cattiva coscienza o
completa incoscienza e irresponsabilità). In diversi momenti chiede notizie del
suo ricorso a seguito della seconda ammonizione scritta, mentre sa bene che
l'ordinario con lettera del 28/07/2001 ha ribadito la sua ferma volontà di
ritenere valida sia la seconda ammonizione sia il decreto di ingiunzione della
penitenza di un mese di ritiro (mai fatto). L'ordinario, infatti, dopo aver
personalmente consegnato il ricorso di don Vitaliano nelle mani del segretario
della Congregazione per il Clero, inviò due lettere di notifica nelle quali
confermava la sua volontà nei confronti di don Vitaliano anche dopo il ricorso.
Le due lettere di notifica erano indirizzate:
Alla Congregazione per il Clero
Al carissimo parroco don Vitaliano Della Sala
Conclusione
Sembra proprio che don Vitaliano Della Sala sia ormai prigioniero di logiche non
solo di tipo sociale (lo afferma anche nella sua lettera al Cardinale della
Congregazione per il Clero), ma anche di dissociazione dalla fede e dalla
comunione gerarchica della Chiesa (che difatti combatte). Tutto questo
comportamento di don Vitaliano è divenuto ormai motivo e occasione di grave
turbativa non solo nell'ambito della Chiesa locale dell'Abbazia territoriale e
delle circonvicine diocesi, ma di tutta la Chiesa italiana e, pare, anche estere
(giornalisti olandesi venuti ad intervistarlo). Il suo sacerdozio si è mutato
in canale pernicioso per corrodere l'integrità della Fede, della morale e
l'unità dei fedeli con i loro Pastori. Don Vitaliano si è posto ormai in
contrasto scandaloso con la Chiesa che è stata madre nel battesimo e anche nel
Sacerdozio. Pertanto la rimozione urgente dall'ufficio di parroco è un
provvedimento ormai inevitabile per il bene delle anime, per la pace nell'unità
e per il suo stesso ravvedimento".
L'Abate Ordinario + Tarcisio Giovanni Nazzaro osb; i parroci Consultori; Mons.
Giovanni Graziano; Don Guido M. Santoro; il Cancelliere Mons. Vittorio Guerrillo