Domenica 3 marzo, nella rubrica Parabole che da tempo Adriana Zarri, cattolica e credente, tiene su Il manifesto, è uscita una sua rude contestazione all'opera di un sacerdote di Pinerolo, Franco Barbero, che oltre ad essere impegnato nel sociale, è animatore di comunità cristiane ecumeniche e biblista teologo scrittore. C'è un precedente, di cui ha dato conto il quotidiano La stampa. Poco tempo fa don Barbero è stato diffidato dal continuare la sua opera di testimonianza e di ricerca all'interno della chiesa cattolica dal suo vescovo, su probabile spinta del Vaticano.
Adriana Zarri, più anziana del sacerdote, con un passato di libera ricerca teologica e di contestazione attiva di posizioni ufficiali della gerarchia ecclesiastica, ci ha stupito e addolorato: emette sbrigative sentenze sugli errori teologici e di comportamento di Franco Barbero, esortandolo ad uscire dalla chiesa.
Non ci interessa entrare in questo livello della contestazione e la invitiamo a leggere con attenzione e a meditare con umiltà la risposta pubblica che il sacerdote ha dato attraverso internet a tutti i punti del comunicato del vescovo. In questo testo "Per una chiesa della convivialità delle differenze" c'è la descrizione di un cammino di fede e di ricerca religiosa che non è solo di Franco Barbero; è anche quello di tante piccole realtà, come la nostra, che lo stanno facendo da anni. Alcune di queste comunità, e la nostra è fra queste, conoscono il lavoro di Barbero, oltre ai suoi libri, ed hanno avuto il suo aiuto nell'esegesi biblica e nell'approfondimento religioso; per noi infatti la lettura e la meditazione del primo e del secondo Testamento sono l'asse portante del nostro rapporto con Dio.
Ci preme quindi esprimerci chiaramente su una delle accuse di Adriana Zarri a questo sacerdote e lo facciamo con delle domande.
Che cosa intendiamo oggi, qui, in questo mondo "occidentale e cristiano" noi , cristiani credenti, con l'espressione "cammino di fede" ?
Con quali modalità di comportamento, privato e pubblico, possiamo in questo cammino praticare la nostra ricerca religiosa ?
Vale allo stesso modo, quest'ultima domanda, per preti e laici ?
Che ruolo hanno, in questo cammino, i dogmi che la tradizione cattolica attraverso la catechesi ufficiale ci presenta "non tradotti" nell'unico linguaggio che possediamo, quello della comunicazione quotidiana ma anche della preghiera, cioè della nostra relazione con Dio ?
Siamo d'accordo con Franco Barbero quando scrive che oggi "la narrazione della fede sta superando una visione dogmatica" e pensiamo che nelle personali e comunitarie risposte che daremo a queste domande ci sia una preziosa possibilità di futuro per la fede cristiana.
Da un gruppo di cristiani milanesi ci giunge attraverso internet una conferma. Eredi della prassi instaurata da Carlo Maria Martini e in attesa del nuovo vescovo, si sono espressi in un documento"Per un cammino comunitario verso il nuovo vescovo della diocesi ambrosiana". Questi credenti rispondono alle nostre domande con quattro punti fermi e progetti da continuare. Ecco il primo:
"L'ascolto della Parola di Dio, mediante la lettura e la meditazione del primo e del secondo Testamento, deve mantenersi al centro della vita di fede, personale e comunitaria, non subordinato a precettistiche di ogni tipo, ad arroccamenti su proprie certezze, all'efficientismo nell'organizzazione e nelle iniziative pastorali, a scapito della centralità di ogni donna e di ogni uomo."
Comunità Cristiana di Base di Chieri
5 marzo 2002