SECONDE NOZZE..CRISTIANE
intervista a Franco Barbero
D. .Riprendo una intervista che iniziai con lei due anni fa (Viottoli n. 5, pag. 23 ). Sono maturate posizioni nuove sulla possibilità delle seconde nozze cristiane?
R. -Direi piuttosto che molti/e divorziati/e e Separati/e stanno maturando una nuova coscienza. Essi/e acquistano la consapevolezza che, finito un amore, Dio non li vuole condannare ad una solitudine mortificante, mortifera. Purtroppo sono numerosissime le persone credenti che si sentono ancora vincolate e bollate dalle dure dichiarazioni e dalle disumane richieste del magistero cattolico.
D. -Lei davvero pensa che siano ancora molti a dar retta al magistero?
R. -Penso davvero che siano comunque ancora troppi. Altri disobbediscono, ma spesso in cattiva coscienza. Altri non riescono ancora a interiorizzare il fatto che tra Dio e gerarchia spesso c'è una distanza invalicabile. Anzi, molte volte nella storia fu necessario, per la fedeltà al vangelo, andare nella direzione opposta a quella "comandata" dalla gerarchia.Molti cattolici sono ancora prigionieri della mediazione gerarchica e non hanno mai potuto fare esperienza di una fede cristiana in aperto dissenso con il potere ecclesiastico. Pensano che " senza papa" si è sulla cattiva strada. ..
D. -Ma... Qualcosa si muove o no?
R. -Eccome che qualcosa si muove. Le donne, in gran quantità, non accettano più le discriminazioni vaticane e si ribellano in prima persona, esplicitamente, dichiaratamente, e lo fanno in nome della fede. Questo "prendersi " la responsabilità e la libertà in nome della fede è straordinariamente positivo.
Questo coraggio di ribellarsi va colto come segno, testimonianza dell'evangelo di Gesù. C'è persino qualche vescovo che si è lasciato
contagiare.., e persino molti teologi.
R. -Prima di tutto vorrei dire che sta crescendo il numero di persone che avvertono la presenza amica di Dio anche nel momento in cui decidono di rompere un matrimonio. Infatti spesso ci vuole un alto grado di sensibilità morale, un coraggio non indifferente, per rompere un matrimonio che è diventato un contenitore vuoto, una "convivenza" tenuta in piedi dall'abitudine, dalla paura di trovarsi
solo/a.. dal timore della condanna del clan familiare, da una malsana educazione a sopportare l'insopportabile, da un malinteso senso dì responsabilità verso i figli.
Dio non è in questi momenti il giudìce o il sorvegliante, ma forse semplicemente la presenza amica, accompagnatrice, che ispira coraggio e fiducia. Dio ci raggiunge anche (e, a volte, particolarmente) nelle nostre sofferenze.
D. .Lei parla spesso di questo Dio accompagnatore...
R -E' una metafora ebraica che mi affascina. Essa fuoriesce da mille pagine della Bibbia. Dio è una compagnia scomoda perchè ci fa uscire da tutti i nostri nascondigli e ci invita, ci sollecita a "venire fuori " e ci spinge nella mischia della vita.
Molti uomini e molte donne separate o divorziate lo hanno capito: "Se nella nostra vita rispunterà un amore, la possibilità di ricostruire una relazione d'amore, Dio ci sorriderà, la riscalderà, ci accompagnerà". Dio non sopporta chi vuole imporre ad altri il ghiaccio di una solitudine "maledetta". Egli ci accompagna nella nostra vita anche nella difficile arte del far tesoro dei nostri errori... e ci libera dalle "catene" del passato:
D. -Dunque... ?
R. -Dunque... ribellarsi può essere bello, può essere evangelico, può essere necessario. E' importante camminare con Dio verso un nuovo futuro... "in barba" a tutte le gerarchie. Ciò che conta è non cessare mai di interrogarsi, dì confrontarsi, di lasciarsi avvolgere dall'amore di Dio, dì ascoltare la Sua voce, e non proibirsi un nuovo amore.
Serena Corfù
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