UN MULLAH IN VATICANO

IN OCCASIONE DEL XXV DI PONTIFICATO, QUESTO ARTICOLO DEL "GUARDIAN", DECISAMENTE CONTROCORRENTE, HA FATTO IL GIRO DEL MONDO

 

QUESTO ARTICOLO, A FIRMA DI POLLY TOYNBEE, È STATO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO INGLESE "THE GUARDIAN" (16/10/03). TITOLO ORIGINALE: "FALSE PAEANS TO THE POPE".

 

Il panegirico è già cominciato. Cose straordinarie vengono scritte questa settimana a proposito del papa e del suo 25esimo giubileo, ma si tratta di meri assaggi del grande banchetto di adulazioni che avrà luogo senz’ombra di dubbio quando il pontefice si scrollerà di dosso la sua mitra di mortale.
È stupefacente che perfino l’assennata e misurata pagina di commento del Financial Times abbia ospitato ieri un monumentale peana in segno di devozione. Nella storia bimillenaria della Chiesa - ha scritto Gerard Baker - solo due papi si sono guadagnati il soprannome "Magno": "Per la sua capacità di comando ed autorevolezza in tempi così difficili, sarebbe quanto mai opportuno che Karol Wojtyla, l’umile sacerdote polacco, finisse per essere ricordato come Giovanni Paolo Magno". Tale stupefacente sentire va di pari passo con la sprezzante frecciata rivolta di prammatica contro i critici, secondo la quale "il papa rimane, anche in questi anni di decadenza, una delle grandi figure più odiate dalle autonominatesi élite progressiste". Affermazione presuntuosa e spiazzante, quest’ultima, secondo cui i liberal costituirebbero un élite mentre il vescovo di Roma, con tanto di trono e triregno, sarebbe solo un umile sacerdote; ma rimane il fatto che sì, il papa è una figura odiata, e a ragione.
Assisteremo a beatificazioni ed elogi all’indi-rizzo di un pontefice ultraconsevatore, imbevuto del miope ethos della Chiesa polacca, attualmente purtroppo risorgente in tutto il suo nazionalismo, antisemitismo e antifemminismo. Giovanni Paolo II verrà giustamente lodato per la sua ferrea opposizione al comunismo e per il supporto dato a Lech Walesa. È ormai entrato a far parte del crescente numero di miti storici quello che attribuisce all’audacia dell’estrema destra occidentale il merito di aver isolatamente provveduto alla demolizione della cortina di ferro – l’asse Reagan, Thatcher, Wojtyla – e che cancella utilmente il ruolo delle socialdemocrazie, oppostesi ad essa altrettanto vigorosamente.
Un’Europa occidentale sempre più secolarizzata ignora in maggioranza gli strani rituali e convincimenti ancora praticati da una minoranza in rapida diminuzione. Vecchie congregazioni svaniscono e il reclutamento dei sacerdoti è in crisi. Il Vaticano è poco di più di un luogo storico rinomato per la sua bellezza, un caratteristico simulacro del passato assimilabile ai templi shintoisti giapponesi. Può quindi sembrare eccentrico scaldarsi tanto a proposito di una fede moribonda, ancora di più "odiarla".
Tuttavia, l’illuminante puntata di "Panorama", il programma di Steve Bradshaw, di questa settimana è giunta giusto in tempo a fare da promemoria. Visitando le Filippine, il Nicaragua e il Kenya, Bradshaw ha scoperto come i catastrofici effetti del magistero ecclesiastico sulla contraccezione siano causa di una mortalità dilagante in Asia, Africa e America Latina. Ovunque andasse, si trovava di fronte il pugno di ferro della Chiesa. In un villaggio keniota dove stava morendo un terzo della popolazione, questa aveva impedito la distribuzione di preservativi. Non contenta della semplice predicazione, l’istituzione ecclesiastica conta su energici strumenti politici e, soprattutto, sul potere del mito. In tutti e tre i Continenti, comunità a maggioranza cattolica ripetevano la bugia vaticana secondo cui i preservativi presenterebbero porosità tali da lasciar passare il virus dell’Aids. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, ha spiegato che il comitato scientifico del Vaticano aveva le prove di tale affermazione ma, nonostante le promesse, non le ha mai rese pubbliche. Nello stesso tempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lotta, senza successo, per eliminare questa onnipresente menzogna.
Nessuno è in grado di calcolare quante persone sono state falcidiate dall’Aids come conseguenza del potere di Wojtyla, quante donne sono morte inutilmente durante il parto, quanti bambini hanno sofferto la fame in famiglie troppo numerose e povere per garantire loro un sostentamento. Ma è ragionevole supporre che queste vittime non calcolate, invisibili, silenziose eguaglierebbero nel numero quelle di qualsiasi tiranno o dittatore che si rispetti. Un computo che finirebbe per consegnarci un’aura di delusione più che di malvagità, ma poco importa a chi è morto. Tutto ciò impedisce ai nauseanti sermoni sulla pietà del papa di passare indisturbati. Un articolo pieno di ammirazione comparso su queste pagine non menzionava affatto l’Aids.
Domenica, il papa beatificherà Madre Teresa. Molti anni fa, prima che diventasse famosa, l’ho intervistata in occasione di una visita al suo convento di Londra e abbiamo discusso di contraccezione. Cosa le impediva di vedere gli effetti del suo insegnamento nelle strade di Calcutta, dove i bambini nascevano per morire di fame e miseria? Madre Teresa rispondeva che ogni bambino che viene al mondo è un’altra anima per la gloria di Dio e che questa era la sola cosa che importava, la creazione di anime. La sofferenza? Tutti siamo nati per soffrire.
Tutto ciò viene liquidato dai difensori del papa come qualcosa di secondario, come una questione irritante e non pertinente opportunamente sfruttata da liberal e femministe a mo’ di scusa per attaccare i cattolici. Sul Financial Times, Baker si scrolla di dosso il problema nel seguente modo: "Sussistono senza dubbio motivazioni eccellenti per promuovere il controllo delle nascite in Africa. Ad ogni modo, non è sorprendente che il capo della Chiesa cattolica si rifiuti di sottoscriverle". Evitare di "sottoscrivere" il controllo delle nascite non è la stessa cosa che impedirlo in maniera aggressiva nei diversi Paesi in cui la Chiesa si trova in posizione dominante. La National Secular Society sta portando avanti una campagna finalizzata alla rimozione della Santa Sede dalle Nazioni Unite, dove è l’unica istituzione religiosa ad essere rappresentata.
Scontrandosi con il mondo moderno, le religioni vanno in frantumi sui propri feticci sessuali. Le loro alte ambizioni spirituali sono portate a collidere con la dura realtà dall’ossessione per l’impudicizia del corpo umano. Sesso vuol dire donna, Eva, da sempre responsabile della lussuria di Adamo, da sempre bisognosa di essere assoggettata. Tutte le religioni mediorientali definiscono la propria identità attraverso la fissazione ossessiva sul corpo delle donne – i bagni rituali, l’andare in chiesa, la rasatura del capo, il rifiuto dell’aborto e della contraccezione, il purdah (codice che norma il comportamento e la mobilità delle donne in alcuni paesi islamici, ndt) e il tenere le donne, impure, lontano dall’altare. Questo perverso orrore del sesso femminile condanna le religioni a scontrarsi con la modernità un po’ ovunque, perché per essere moderni bisogna lasciar libere le donne. Alla fine, anche l’Islam dovrà modernizzarsi.
Qualsiasi tentativo di regolamentare il sesso porta a stravaganti ipocrisie. Non è un mistero che un’alta percentuale di sacerdoti sia cattolici che anglicani sono gay e che alcuni dei "celibi" sono molestatori di bambini le cui azioni sono state occultate per anni da quello stesso Vaticano che fa della purezza sessuale l’impossibile pietra angolare della propria identità. È un bizzarro regresso vedere la moderata Chiesa d’Inghilterra dividersi sulla questione dei sacerdoti omosessuali.
I profani sorridono sentendo che il papa ha creato più santi di quanti non ne siano stati canonizzati nei quattro secoli precedenti. Diverte di meno il fatto che abbia nominato 201 cardinali, tutti profondamente conservatori. Riuscirà questa grossolana manipolazione elettorale ad assicurare un successore altrettanto ultraconservatore? I vaticanisti osservano che tutti i papi ci provano, ma il pendolo tende sempre ad oscillare fra conservatori e progressisti. Se questo è vero, c’è da sperare che un papa progressista possa avere in positivo un’influenza tanto grande quanto Wojtyla l’ha avuta in negativo.
In qualche occasione Giovanni Paolo II ha offerto alcuni allettanti esempi di ciò che potrebbe essere un buon Vaticano. Ha preso parte alla campagna contro la pena capitale, pur non avendogli certo assegnato la priorità. Ha rivolto energiche critiche all’avidità capitalista, ma ha sabotato la Teologia della liberazione dei sacerdoti "scalzi" latinoamericani, preferendo invece sostenere la sinistra prelatura dell’Opus Dei.
I cattolici dell’Europa orientale stanno dando battaglia per far includere Dio nella nuova Costituzione europea, e ci attende uno scontro di estrema importanza per decidere se l’Europa debba restringersi alla sola cristianità, escludendo le orde islamiche turche. Tuttavia, per i molti cittadini europei non religiosi, la differenza fra i mullah al di là del Bosforo e il mullah che risiede in Vaticano potrebbe essere difficile da individuare. Quello che conta è tenere gli dei privati fuori dalla sfera pubblica

da ADISTA n° 82 - 15.11.2003