IL CIRCOLO "VIZIOSO": PER LE ACLI DI BOLOGNA IL "DON MILANI" NON ESISTE. O NON DEVE ESISTERE?

32599. IMOLA-ADISTA. Espulsi. Anzi, come si dice all'interno dell'associazione, non più "aggregati" alle Acli. Si conclude così, con una laconica lettera, datata 15/10 (ma recapitata il 27), a firma del segretario organizzativo delle Acli provinciali di Bologna, Carlo Gentili, la vicenda del circolo "don Milani" di Imola, le cui attività, il 14 maggio scorso, erano state "sospese", e "con effetto immediato", dalla presidenza provinciale, "in attesa - era scritto in una lettera indirizzata al circolo il 17/5 - di chiarire la contrarietà della vostra azione associativa con gli artt. 1 e 4 dello Statuto" (v. Adista n. 47/04).


Accusati: ma di che?
Un'accusa quanto mai vaga e generica, visto che gli artt. 1 e 4 dello Statuto delle Acli definiscono i principi e le finalità dell'associazione, e quindi non configuravano nessuna violazione specifica. E infatti nessuno, tra gli aclisti del "Don Milani", ha mai capito bene di che cosa esattamente la struttura provinciale li accusasse. Si era dapprima ipotizzato (anche per alcune dichiarazioni rilasciate dal presidente provinciale delle Acli bolognesi Francesco Murru all'Ansa) ad una polemica che, durante la campagna elettorale per le recenti amministrative, aveva contrapposto il circolo "don Milani" ad un altro circolo imolese, il "Circolo comunale", che aveva concesso l'utilizzo della propria sede, con tanto di simbolo delle Acli (ripreso nelle foto pubblicate su vari quotidiani locali), per la presentazione di una lista civica di centrodestra che riuniva sotto un unico simbolo An, l'Udc, Lega ed una lista autonomista. Poi, però, un'intervista resa al nostro settimanale da Murru aveva chiarito che a "motivare" il provvedimento di sospensione temporanea delle attività del circolo "Don Milani" c'erano altre ragioni: il fatto, ad esempio, che molti degli aclisti del "Don Milani" facessero parte di una comunità di base, e che Murru ritenesse che le attività del circolo Acli non fossero ben distinte da quelle della CdB; ma, soprattutto, che il circolo "don Milani" nel febbraio 2003 avesse duramente criticato il Comune di Imola per il finanziamento e la concessione del patrocinio ad un opuscolo antiabortista stampato a cura del Movimento per la vita in collaborazione con altre associazioni cattoliche (che conteneva frasi del tipo: "Le donne che hanno abortito presentano serie psicosi"). Nel prendere posizione contro l'opuscolo, il circolo diffuse una nota che suscitò polemiche all'interno delle Acli: "Vorremmo - scrissero - che quanti sostennero la battaglia del referendum sull'aborto non dimenticassero le ragioni forti e positive che indussero gran parte del mondo cattolico ad unirsi al mondo laico per vincere questa battaglia di libertà e civiltà".
Un episodio lontano, che era già stato affrontato dall'ex presidente provinciale Roberto Landini. E comunque, in questi ultimi mesi, nessuna accusa è stata mai, in nessuna sede, formalmente rivolta al circolo "Don Milani". Tanto che, proprio per questa ragione, il presidente del "don Milani" Giovanni Galli aveva più volte chiesto, anche per iscritto, al presidente delle Acli provinciali, Murru, di conoscere con esattezza i "capi di imputazione" che avevano causato la sospensione delle attività del suo circolo, per poter predisporre un'adeguata memoria difensiva. In una sua recente lettera, del 4 ottobre scorso, Galli aveva scritto a Murru di essere ancora in attesa di una convocazione da parte della presidenza provinciale o di una visita del presidente provinciale ad Imola, per chiarire una volta per tutte la vicenda. Ma non è arrivata né la convocazione, né, tantomeno, la visita. Al loro posto, poche righe firmate dal segretario organizzativo delle Acli provinciali di Bologna, su carta intestata e protocollata: "Le comunico, a seguito di delibera presa all'unanimità dal consiglio provinciale Acli, tenutosi il 30 settembre c. a., che l'ex Circolo Don Milani non è stato aggregato alla struttura provinciale Acli di Bologna. Pertanto La diffido ad utilizzare il nome ed il marchio Acli. Tanto Le dovevo e porgo cordiali saluti. Il Segretario Organizzativo Carlo Gentili".


Insostenibili ragioni tecniche
È bastato poco per scoprire che la notizia del voto unanime del consiglio provinciale delle Acli bolognesi contro il circolo "don Milani" non era vera. Infatti, in quel consiglio ad essere approvata all'unanimità è stata solo la lista, preparata dalla presidenza, dei circoli in regola con i versamenti e gli adempimenti previsti e quindi aggregati all'associazione per l'anno 2004-2005. L'assenza in questa lista del circolo "don Milani" è stata spiegata solo con il fatto che il circolo non aveva consegnato i dati sul tesseramento. Ragioni tecniche, dunque, scadenze statutarie che il "don Milani" non avrebbe rispettato. Del resto, difficilmente avrebbe potuto farlo, visto che il circolo aveva inutilmente richiesto varie volte alle Acli provinciali di ricevere le nuove tessere e la modulistica necessaria per procedere al nuovo tesseramento. Inoltre, del caso "don Milani" il Consiglio provinciale riunitosi il 30 settembre non avrebbe nemmeno trattato se non vi fosse stata una precisa richiesta di due consiglieri di minoranza, Giovanni Mascaro e Riccardo Rossi (ex presidente regionale delle Acli dell'Emilia Romagna) che, dopo varie insistenze, hanno saputo dal presidente provinciale Murru che a chiedere una severa punizione contro il circolo imolese era stata nientemeno che la Cei. Ma nessuna sanzione disciplinare è stata decisa in quella sede, né votata alcuna mozione contro il "Don Milani". E se realmente dietro tutta la vicenda ci fosse la longa manus della Cei, Murru (la cui elezione fu fortemente sostenuta da Bobba, v. Adista n. 29/04), con il suo operato non farebbe altro che eseguire, a distanza di molti mesi, un "ordine" di normalizzazione che l'ex presidente provinciale Landini era stato forse restio a mettere in atto.


Di Statuto in Statuto, diminuiscono le garanzie
Nonostante tutto, gli aclisti del "don Milani" non demordono e stanno completando la stesura di un ricorso da presentare al Collegio di Garanzia e dei Probi viri della loro associazione. Ma anche ricorrere contro un provvedimento ritenuto illegittimo e privo di fondamento nelle Acli attuali non è così semplice. L'art. 51 del nuovo Statuto dell'associazione (approvato al Congresso di Torino dell'aprile 2004) non prevede infatti la possibilità per i circoli territoriali di ricorrere contro le proprie strutture provinciali. Le controversie su cui può pronunciarsi il Collegio sono, a norma dell'attuale Statuto, soltanto quelle "tra singoli tesserati, tra tesserati e strutture Acli provinciali o regionali, ovvero tra strutture provinciali tra di loro", oppure "tra le singole strutture provinciali e la corrispondente struttura regionale nonché quelle direttamente insorte tra una di tali strutture e le Acli Nazionali". Di strutture territoriali neanche l'ombra. Al contrario, nel vecchio Statuto (approvato dal Congresso di Bruxelles, nell'aprile 2000), non solo erano previsti due "gradi di giudizio", il Collegio dei probi viri regionale e quello nazionale (art. 50), ma era esplicitamente contemplata (art. 51) la possibilità che il collegio dei probi viri potesse decidere sui ricorsi presentati "da Organi territoriali delle Acli contro provvedimenti degli Organi Provinciali e Regionali".
Insomma, rispetto al passato, lo Statuto offre minori garanzie e tutele ai circoli territoriali. Tutto ciò non ha però scoraggiato gli aclisti del "don Milani", che hanno deciso di far presentare il ricorso al proprio presidente Giovanni Galli, in rappresentanza di tutto il circolo.
Se il ricorso verrà accolto, la decisione finale sullo scioglimento del circolo "Don Milani", sempre a norma di Statuto, arriverà entro 15 giorni dal momento in cui il ricorso sarà depositato.