ADESSO BASTA! RITIRATE I CAPPELLANI MILITARI DALL'IRAQ.LA RICHIESTA ALLA CEI DI SACERDOTI E LAICI

32616. PADOVA-ADISTA. Sul massacro di Falluja ad opera delle forze armate statunitensi è calato un silenzio assoluto, anche da parte della Chiesa italiana. Questo silenzio "è peccato" e rischia di essere interpretato come complicità e "connivenza" con gli oppressori. Per questo motivo, l'associazione Beati i costruttori di pace ha preso l'iniziativa di rivolgere un appello ai vescovi italiani perché parlino: "noi vi supplichiamo - si legge - di dire da pastori una parola di pietà per i morti, di consolazione per i sopravvissuti e di condannare il peccato di chi continua ad uccidere".
Ma, insieme alla parola, ai vescovi è chiesto un segno forte e visibile: ritirare i cappellani militari "che in questo momento sono assieme ai soldati italiani, di fatto parte della coalizione responsabile di quanto sta avvenendo". L'appello, cui hanno già aderito, tra i primi, don Albino Bizzotto, don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, don Andrea Gallo, don Vinicio Albanesi, è stato già sottoscritto da decine di preti, religiosi e religiose, e centinaia di laici. Si può aggiungere il proprio nome alla lista contattando i Beati i costruttori di pace: tel. 0498070522, e-mail: beati@libero.it. Di seguito il testo integral
e.


Cari fratelli Vescovi,
in Iraq è stata superata la soglia della stessa guerra "preventiva". A Falluja si è rotto ogni argine alla barbarie. Siamo in presenza non di una occupazione militare, ma di una distruzione totale, programmata e sistematica: un numero impressionante di uccisi, cimiteri a cielo aperto, impedimento di portare i soccorsi e i rifornimenti necessari ai superstiti, rase al suolo case, luoghi sacri, edifici d'arte. Per gli iracheni sciiti Falluja è città sacra. Urbicidio.
È possibile conoscere la realtà soltanto a operazioni concluse e da un'unica fonte pilotata.
È la crudeltà dei fatti che produce fondamentalismo non le parole.
Come credenti, uniti alle sorelle e ai fratelli delle altre confessioni cristiane, ci siamo impegnati con grande varietà di modi (veglie, preghiere, digiuno, assemblee, manifestazioni) prima perché la guerra non iniziasse, come anche il Papa ha inutilmente supplicato, anche con azioni dirette di mediazione, poi perché cessasse. Accogliendo e facendo nostro l'invito di Giovanni Paolo II, abbiamo invocato e fatto pressione, perché la comunità internazionale rientrasse nelle regole del diritto offeso e ripudiato, ridando autorità all'Onu.
Sull'orrore di Falluja è calato un "tacere" impressionante, di fronte al quale la società civile che ancora sente un fremito di coscienza vive la grande sofferenza della vergogna e dell'impotenza.
Non possiamo rassegnarci. Non possiamo più tacere! Il nostro Dio ascolta il grido dei bambini, delle donne, dei civili trucidati senza distinzione. Il nostro silenzio rischia di essere interpretato da parte di tutti i crocefissi come connivenza con i crocefissori. Questo silenzio è peccato. Siamo chiamati ad aver fiducia nel "Regno di giustizia, di amore e di pace" del Crocefisso e denunciare il regno di potenza, di distruzione e di morte.
Noi vi supplichiamo di dire da pastori una parola di pietà per i morti, di consolazione per i sopravvissuti e di condanna per il peccato di chi continua ad uccidere, generando odio e vendetta di cui si nutre il terrorismo senza fine. Ribadite la scelta responsabile della nonviolenza, del dialogo e del diritto per raggiungere la riconciliazione e la pace tanto desiderate.
Vi chiediamo, come Conferenza Episcopale Italiana, un segno semplice, eloquente, comprensibile dalle folle di poveri, sfiniti dalla violenza indiscriminata: ritirate i cappellani militari, che in questo momento sono assieme ai soldati italiani, di fatto parte della coalizione responsabile di quanto sta avvenendo.
"Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra": Parola di Dio della prima domenica di Avvento.
Sono tante le persone, anche quelle che non appartengono alla comunità ecclesiale, che aspettano con ansia un vostro gesto di verità e di coraggio.
Forza e pace nella fede. Vi salutiamo con grande cordialità.

Padova, 23.11.04


Don Achille Rossi, don Adriano Peracchi, don Alberto Bruzzolo, don Albino Bizzotto, don Alvidio Bisognin, don Andrea Gallo, don Angelo Dal Santo, don Antonio Ruccia, don Carlo Molari, don Claudio Borghi, don Dino D'Aloja, don Fabio Lazzaro, don Federico Bollettin, don Fernando Fiscon, don Flavio Gobbo, don Gianfranco Formenton, don Gianni Gambin, don Lidio Foffano, don Livio Destro, don Luigi Bortignon, don Luigi Ciotti, don Lucio Mozzo, don Luigi Renna, don Paolo Farinella, don Pierpaolo Peron, don Romeo Penon, don Vinicio Albanesi, don Vittorio Gnoato, fr. Claudio Parotti, fr. Nicola Bortoli, p. Alex Zanotelli, p. Angelo Cavagna, p. Claudio Gasbarro, pp. Comunità Comboniani, p. Dario Bossi, p. Franco Nascimbene, p. Giorgio Antonino Butterini, p. Giorgio Poletti, p. Renzo Busana, suor Evelina Savini, p. Carlo Uccelli, p. Valentino Incampo, don Gianni Fazzini, don Giorgio De Checchi, Amicimonfort - Procura Miss. Monfortani, fr. Salvatore Mancino, don Vittorio Gnato, don Carmine Miccoli