Perché diciamo no
Israele è un aereo in
picchiata
«Darei la mia vita per
fermare un kamikaze, ma basta con le esecuzioni mirate che hanno ucciso migliaia
di civili, basta con il terrore contro milioni di palestinesi chiusi da un Muro,
accerchiati, sotto coprifuoco e privi di tutto»
YONATHAN SHAPIRA *
pilota israeliano, firmatario dell'appelloal «rifiuto di partecipare alle
esecuzioni miratenei Territori occupati» del 24/9/2003.Il testo è stato
letto recentementeall'università Ben Gurion di Tel Aviv,ed è pubblicato sul
sito di «Yesh Gvul»(«C'è un limite», il sito dei pacifisti israeliani).Yonathan
Shapiro sarà presente alParlamento europeo il 9 marzo prossimo.(a cura di
Luisa Morgantini, traduzione italiana a cura di Gabriella Pozzobon)
Sono uno dei promotori e firmatari
della lettera dei piloti israeliani. Qualche settimana fa ero ancora un pilota
attivo e capo di una squadra d'elicotteri dell'aeronautica israeliana. La
vigilia dell'ultimo Yom Kippour, il Comandante mi ha convocato per annunciarmi
che ero stato dimesso dalle mie funzioni per avere annunciato che non avrei più
obbedito ad ordini illegali e immorali. Negli ultimi mesi, il Comandante
dell'aeronautica ha fatto il giro delle basi e delle squadre di volo per
annunciare che una grande e potente organizzazione sostiene il nostro gruppo e
che l'esercito ha tutte le intenzioni di scoprirla e denunciarla al mondo
intero. Voglio rivelare l'identità di quest'organizzazione potente: è
un'organizzazione praticamente in ginocchio nella quale siamo cresciuti e dalla
quale siamo stati educati, cioè le Forze Israeliane della Difesa (Fid) che si
ispirano a due dei valori fondamentali, la dignità umana («Ogni essere umano
dev'essere rispettato indipendentemente dalla sua razza, dalla sua religione,
dalla sua nazionalità, dal suo genere, dal suo statuto o rango sociale») e la
purezza delle armi («Il soldato non utilizzerà le proprie armi né il proprio
potere se non per raggiungere l'obiettivo, secondo l'importanza di tal fine e
deve conservare la propria umanità anche durante la battaglia. Il soldato non
utilizzerà le proprie armi né il proprio potere per far del male a persone che
non sono soldati, combattenti o prigionieri e farà tutto ciò che è in suo
potere per impedire un'aggressione alle loro vite, ai loro corpi o alle loro
proprietà»). La notte tra il 22 e il 23 luglio 2002. Era tardi, la squadra
F-16 era alla base. La squadra mobilitata è composta da un pilota e un
navigatore. Rotta su Gaza. Attesa dell'ordine d'attacco. L'ordine arriva. Le
bombe vengono lanciate. Atterraggio. Rapporto e ritorno. La routine. In quella
specifica missione è stata lanciata una bomba di una tonnellata (ciò equivale
a cento bombe suicide) su una casa nel quartiere Al-Daraj di Gaza, uno dei
quartieri più popolati. In quest'azione 14 persone sono state uccise e 150
ferite. Quattro famiglie, 9 bambini, 2 donne e due uomini sono stati ammazzati
dalla squadra dell'aviazione che ha eseguito la missione e centrato il segno in
pieno, credendo di difendere gli Israeliani. Ecco, invece, cosa ha detto Dan
Halutz (il Comandante delle Forze Aeree) parlando della suddetta missione: «Dichiaro
che tutto quanto è stato fatto in questa missione, secondo la mia morale è
giustificato». Rivolgendosi ai piloti ha ribadito «dormite bene questa notte,
avete eseguito la missione alla perfezione». Quella notte, però, non abbiamo
dormito bene, come non abbiamo dormito bene il 31 agosto 2002 quando Daraghmeh
è stata annientata e 4 bambini sono rimasti uccisi. Oppure l'8 aprile 2003
quando Al-Arabib e Al-Halabi sono state sterminate e con coloro 2 bambini e 5
adulti. O il 10 giugno 2003, durante un tentativo di annientare Rantissi, una
bambina, una donna e 5 uomini sono stati ammazzati. Non abbiamo dormito bene
nemmeno l'11 giugno 2003 quando Abou Nahel è stata rasa al suolo e altre 2
donne e 5 uomini hanno perso la vita e nemmeno il 12 giugno 2003, dopo l'attacco
a Yasser Taha dove un bambino di un anno, una donna e 5 uomini sono morti. Tre
mesi prima, dopo un blitz di cinque attacchi, due persone ricercate sono state
uccise ma con loro sono state annientate anche altre 12 persone innocenti. Il
Ministro Effi Eitam e gli ufficiali altolocati dell'aviazione non amano
l'espressione Palestinesi innocenti, preferiscono chiamarli dei passanti. In
quell'azione sono state uccise 211 persone e circa la metà erano dei passanti.
Quale genere di sicurezza abbiamo avuto in cambio? Attacchi su attacchi, noi con
i nostri Apache e loro con i loro attacchi suicida. Una danza folle. Nemmeno
quella notte abbiamo dormito e abbiamo deciso di scrivere questa lettera:
«Noi, piloti di riserva dell'aviazione che siamo stati educati nei valori del
sionismo, del sacrificio e del contributo allo stato d'Israele, abbiamo sempre
servito in prima linea, pronti a compiere qualsiasi missione difficile o facile
al fine di proteggere lo stato d'Israele e di rafforzarlo.
Noi piloti veterani e attivi che abbiamo servito e serviamo lo stato d'Israele
per lunghe settimane ogni anno, rifiutiamo d'obbedire ad ordine d'attacchi
immorali e illegali che lo Stato d'Israele sferra nei territori occupati.
Noi che siamo educati ad amare lo Stato israeliano e a contribuire all'impresa
sionista, noi rifiutiamo di prendere parte ad attacchi dell'aviazione su
concentrazioni popolate da civili.
Noi, per i quali le Fid (Forze israeliane di difesa, l'esercito israeliano, ndt)
e l'aviazione sono parti integranti di noi stessi, rifiutiamo di continuare a
fare del male a civili innocenti. Questi attacchi sono illegali e immorali e
sono il risultato diretto dell'occupazione attuale che corrompe tutta la società
israeliana. La continuazione dell'occupazione sferra un colpo mortale alla
sicurezza d'Israele e alla sua forza morale. Noi che serviamo in qualità di
piloti attivi - combattenti, istruttori per la prossima generazione di piloti -
dichiariamo che continueremo a servire nelle Fid e nell'aviazione per qualsiasi
missione che servirà a difendere lo Stato d'Israele». Abbiamo parlato a più
di un centinaio di piloti, tra i quali comandanti veterani dell'aviazione,
molti hanno avuto paura di firmare ma hanno sostenuto la nostra idea e, come
previsto, non c'è stata nessuna fuga di notizie sulla lettera. E' importante
dire chi ha firmato la lettera, è il momento di conoscere i traditori che hanno
aiutato i terroristi. Inizio con i piloti attivi: il Maggiore Yotam; il Capitano
Tomer, pilota attivo d'Apache; il Capitano Ran, pilota attivo di F-16; il
Capitano Zur, navigatore combattente attivo; il Capitato Alon, navigatore attivo
di F-16; il Capitano Amnon, pilota attivo di Blackhawk; il Capitano Yonathan,
pilota attivo di Blackhawk; il Capitano Asaf, pilota attivo di Blackhawk; il
Tenente Colonnello Eli, pilota attivo di F-15 e istruttore di combattimento alla
scuola di volo; il Brigadiere Generale Yiphtah Spector, pilota di combattimento
e istruttore attivo alla scuola di volo. Altri venti veterani hanno sottoscritto
l'iniziativa, combattenti che hanno prestato servizio durante le guerre
d'Israele, di cui certe erano più o meno giustificate. Tra questi piloti, il
Colonnello e Dottore Yigal Shohat, pilota di combattimento, già fatto
prigioniero in Siria, destinato in seguito all'aviazione in qualità di medico
capo; il Tenente Colonnello Yonathan Shahar, pilota di combattimento e
comandante di volo durante la guerra dei Sei giorni; il Tenente Colonnello Abner
Raanan, pilota di combattimento che ha ricevuto il Premio Israel per la
sicurezza e per avere sviluppato dei sistemi di armi intelligenti; il Professor
Motti Peri, pilota d'elicottero, oggi Direttore della Facoltà d'Economia
dell'Università d'Ebraico; il Professor Nahum Karlinski, pilota di
combattimento e storico all'Università Ben Gourion; il Tenente Yoel Pieterberg,
pilota di prova superiore nell'aviazione, uno dei fondatori della prima squadra
Apache, leader della squadra Cobra durante la guerra del Libano, ha ricevuto una
medaglia dal Capo di Stato Maggiore, è uno dei pianificatori ed esecutori della
missione Karin; il Capitano Moshe Bukeyi, pilota di trasporto, citato per il suo
coraggio durante la guerra del Sinae; il Maggiore Hagai Tamir, pilota di
combattimento e architetto, eminente stagiaire durante i corsi di formazione dei
piloti di Dan Halutz. Due settimane dopo la pubblicazione della lettera dei
piloti è apparso un rapporto nel supplemento del giornale Yedioth Aharonoth,
Seven Days: cinque comandanti di brigata e colonnelli dell'esercito, fotografati
in uniforme e armati, hanno espresso il loro sostegno a Sharon, ai coloni e alla
politica d'annientamento. In questa occasione (...) il Ministro della difesa non
li ha chiamati sostenitori del terrorismo e non ha decretato sul fatto che essi
si esprimessero in uniforme. Perché ? Perché rappresentano il consenso. Perché
sostengono il Governo. Un governo che ogni giorno diventa sempre meno
democratico e sempre più dittatoriale.
Se si chiede ad un cittadino che vive in uno Stato che è diventato una
dittatura in quale momento è successo, non potrà rispondere poiché è un
processo che cresce senza rendersene veramente conto. Certi elementi però non
si possono nascondere, ad esempio, qualche mese fa il Capo di Stato Maggiore ha
dichiarato che ogni membro del Hamas è da annientare. Vorrei riportarvi la
risposta del Portavoce del Procuratore dell'esercito in merito alle denunce
contro le Fid dieci anni fa. Nel 1993, quando dichiarò che il ruolo dell'«Unità
Mista `Aravim» (infiltrati, ndt) non era quello di sterminare: le Fid
escludono totalmente questa rivendicazione... non hanno mai praticato né
praticheranno mai una politica d'annientamento intenzionale verso dei ricercati.
Il principio di riconoscere che la vita è sacra è un valore fondamentale delle
Fid. E' sempre stato così e non ci saranno cambiamenti. Se ci basiamo su questa
dichiarazione non abbiamo forse già oltrepassato la linea rossa? Oppure si può
ancora continuare un po' ? Molte persone sostengono che non abbiamo oltrepassato
la linea e che per ora non possiamo rifiutarci ....dobbiamo continuare ad
obbedire. Questa situazione mi ricorda la linea rossa dell'acqua del mare di
Galilea: ogni volta che l'acqua oltrepassa la linea rossa del lago dobbiamo
intervenire per abbassarne il livello.
Quando il mio paese si trova in una situazione simile ad un aereo
che scende in picchiata, ho tre opzioni : posso lanciarmi e lasciare Israele,
posso anche continuare e lasciare l'aereo precipitare provocando la morte di più
persone, oppure posso tirare la manopola, con tutte le mie forze, per
ristabilire la rotta dell'aereo. Noi abbiamo scelto la terza opzione e la gente
ci chiede come abbiamo potuto farlo...... bisogna combattere il terrorismo che
dilaga nelle strade. A costoro rispondo che hanno ragione e che conosco il
terrorismo da vicino. Questi ultimi anni ho fatto volontariato in
un'organizzazione che aiuta i nuovi immigrati, vittime del terrorismo. Ho
aiutato i feriti durante la loro degenza, ho sorretto gruppi d'orfani e membri
di famiglie in lutto. Ogni persona è un mondo a parte e ogni lutto provoca
cerchi di dolori e ferite, proprio come un sasso gettato nell'acqua che forma
una serie di cerchi che si allargano sempre più. Il dolore, la collera, la
speranza. (...) Sì, bisogna combattere questo terrorismo criminale. Se devo
uccidere un kamikaze che sta compiendo una missione terroristica rischiando la
mia vita, sapendo che sto salvando altre vite umane, lo faccio con tutto il
cuore; ma nessuno degli annientamenti, cosiddetti selettivi, sono stati diretti
contro un terrorista in atto (le Fid appoggiano questa tesi). Dobbiamo
combattere i terroristi ma dobbiamo anche combattere per non diventare sempre più
uguali a loro. Le esplosioni degli autobus non giustificano le decisioni di
Sharon, Mofaz e del Capo dell'Aeronautica, Dan Halutz, di uccidere
involontariamente nove bambini nel sonno e di seminare terrore tra un popolo di
milioni di persone che vivono sotto il regno degli accerchiamenti, del
coprifuoco, dei check-point.
Un popolo chiuso dentro mura, nei campi profughi, sotto il mirino dei
fucili di un enorme e spaventoso esercito armato fino ai denti, con aerei a
reazione che attraversano il cielo in continuazione ed elicotteri d'attacco che
lanciano uno dopo l'altro missili sulle automobili, contro le finestre di case
in città sovrappopolate e prive di tutto. Ho detto che sacrificherei di tutto
cuore la mia vita per fermare, anche con il mio corpo, un kamikaze terrorista,
ma credo sia il momento di parlare della coscienza. Abbiamo perso la fiducia in
un sistema che ci chiede di applicare una politica scandalosa e dubbia. Non
crediamo ai dirigenti dello Stato, al Ministro della Difesa e ai nostri
comandanti altolocati quando ci ordinano di lanciare missili in luoghi dove,
questo lo scopriamo sempre dopo, uccideremo donne e bambini. Quando il Capo
dell'Aviazione mente alla stampa, la stampa pubblica falsità; ma quando Dan
Halutz mente ai piloti, cittadini innocenti vengono uccisi, oggi si usa
chiamarli «persone non implicate» (termine tratto da «Terminator»). Un
esercito composto da combattenti che non sono convinti delle ragioni delle loro
azioni è un esercito indebolito. Un pilota in missione deve poter avere fiducia
nel sistema e dev'essere sicuro al 100% che l'esercito ha seriamente esaminato
gli aspetti morali, strategici e tattici più giusti. Il pilota non ha modo di
sapere ciò che si cela dietro il bersaglio che sta mirando e non gli si può
certo chiedere di valutare, in tempo reale, se l'ordine che ha ricevuto è
appropriato o no. E' estremamente difficile, al momento dell'esecuzione. In più,
oggi, i piloti hanno l'obbligo di conoscere le statistiche nauseanti delle
missioni che compiono.
Il 50% delle vittime delle missioni di sterminio selettivo sono dei
civili innocenti. Quando si elimina, intenzionalmente, dal planning e dalle
esecuzioni, la cifra, quasi certa, del 50% di vittime civili, mi dico che le
candide intenzioni dei pianificatori non sono più cosi' candide ma sono
piuttosto macchiate. Voglio citare un articolo recente del portavoce
dell'aviazione in cui dei piloti d'Apache vengono intervistati sul dilemma
interiore. Un pilota, di lunga esperienza, ha dichiarato: «E' probabile che fra
un paio d'anni mi riterrò un idiota per avere oltrepassato la linea rossa». Un
altro ha parlato di un insieme di valori che sono cambiati negli ultimi anni: «Non
avrei mai creduto di poter lanciare dei missili su Jenin, Gaza e Tulkarem, però
l'ho fatto. Mi potrebbero inviare a lanciare missili su Umm El-Fahm (città
araba d'Israele, ndt).... Oggi sembra inverosimile ma potrebbe capitare.
Forse lanceremo dei missili sugli uffici di Arafat o forse sulle case arabe di
Jaffa...Sono tutte cose che penso che non farei mai, pero' oggi ho lanciato
missili a cento metri dalle persone solo per disperderle, eppure due anni fa non
mi sfiorava nemmeno il pensiero di poter fare cose simili .... Siamo diventati
indifferenti». Certe volte - dice un altro pilota -, ritornando dal briefing,
dopo uno sterminio riuscito, penso che comincia il conto alla rovescia per un
altro attacco. Ultimamente, ho visto molto sangue durante il mio servizio.
Nell'intervallo ho disposto truppe di comando nelle periferie delle città in
Cisgiordania, ho dovuto evacuare dozzine di feriti, ivi compresi soldati delle
Fid (Forze di difesa israeliane) e dei civili, tra cui dei bambini che
riportavano delle orribili ferite. A volte, portiamo i feriti all'ospedale,
puliamo il sangue sul fondo dell'elicottero e ripartiamo per andare a prenderne
altri».
Mi chiedo se siamo veramente tanto ottusi ed ingenui da credere che
possiamo reprimere un milione e mezzo di persone che non hanno più nessuna
paura di morire. Mi chiedo se non stiamo diventando matti anche
noi....Apparentemente sì. Mi sembra di far parte di una società in stato di
psicosi avanzato, una sorta di personalità divisa e che il solo modo per
sopravvivere sia quello di rinchiudersi e di sparire nella nostra propria sfera
e, se c'è qualcosa che dovremmo far saltare in aria, è proprio questa sfera.
Come fare per far saltare la sfera? Semplice, bisogna conoscere i fatti:
Esaminiamo, in breve, che cosa ci è successo negli ultimi tre anni. Nei
Territori 2.289 Palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza
israeliane, tra cui 439 minori di 18 anni; almeno 128 palestinesi sono stati
condannati a morte senza processo; 32 Palestinesi sono stati uccisi da civili
israeliani; 9 stranieri sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane;
196 civili Israeliani sono stati uccisi dai Palestinesi; 180 persone delle forze
di sicurezza israeliane sono stati ammazzata dai Palestinesi; 86 palestinesi
sospettati di collaborazione con Israele sono stati uccisi dagli stessi
palestinesi; 29 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza
palestinesi. In Israele 377 civili, 80 membri delle forze di sicurezza e 32
civili stranieri sono stati ammazzati dai palestinesi dei Territori; 48
palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza. Le Fid confermano che
tra i 2.289 palestinesi uccisi dalle nostre forze di sicurezza, solo 550 erano
armati o combattenti.
Cos'è capitato agli altri 1.739 palestinesi ?
Prima di concludere vorrei descrivervi alcuni momenti, vissuti negli ultimi
due mesi, che fanno venire i brividi . Durante l'intervista relativa al mio
rinvio dall'aviazione ero seduto di fronte al Comandante delle forze armate
dell'aeronautica, l'ho sentito dire e ripetere che tutte le missione effettuate
da noi, ivi comprese le più difficili, erano e sono altamente morali tanto che
anche il professore Asa Kasher è d'accordo. Poco dopo, di sua iniziativa, Dan
Halutz, il Comandante delle forze dell'aviazione, candidato al posto di Vice
Capo di Stato Maggiore, ha declamato, davanti a me, come lui considerava il
valore del sangue: in ordine discendente, partendo dal sangue ebreo fino al
sangue palestinese.
Ho sentito molti soldati di fanteria dire e, per mio dispiacere, l'ho letto
anche in una lettera inviata da uno dei piloti che si oppongono alla nostra
azione, che il nostro eroismo, nell'aviazione oggi non è quello di mettere le
nostre vite a rischio sotto il fuoco delle antiaeree o combattere un aereo
nemico. Il nostro eroismo oggi è quello di sormontare il sentimento
catastrofico che nasce in noi e che ci fa sentire degli assassini professionisti
al servizio dello stato d'Israele. Il nostro eroismo è di alzarsi ogni mattina
con la scelta rinnovata di essere un buon soldato, pronto ad accettare qualsiasi
missione. Una scrollata di spalle per sostituire le responsabilità che pesano
con il sentimento di aver compiuto un gesto di valore per essere riuscito a
portare a termine una difficile impresa: è questo che permette ai piloti di
compiere i peggiori crimini contro l'umanità.