Franco
Barbero era un sacerdote, cacciato dal Vaticano per le sue prese di posizione
contro la morale sessuale. A lui scrivono centinaia di religiosi.
“Noi
preti, la Chiesa e le donne”. E-mail di amore e sofferenza
Paolo Griseri,
da: “la Repubblica”, 1/2/2004, pag. 25
Scrivono,
si sentono in colpa, accusano la chiesa cattolica di ipocrisia. Ma soprattutto
soffrono in silenzio, condannati dalla tonaca, dai voti e talvolta
dall'indigenza a una dura clandestinità. «Quello che appare ogni giorno sul
monitor deI mio computer - dice Franco Barbero - è un autentico oceano di
sofferenza». La sofferenza di scoprire l'amore per una donna dopo aver promesso
eterna fedeltà a Dio e alla sua chiesa. Fino al 14 marzo 2003 anche Franco
Barbero era un prete: quel giorno il Vaticano lo ha cacciato dal sacerdozio
proprio per le sue prese di posizione contro la morale sessuale propugnata dalle
gerarchie cattoliche.
Così
la pietra dello scandalo che la chiesa aveva scartato è diventato il
confessionale telematico dei tanti sacerdoti italiani alle prese con il loro
inconfessabile problema. «Scrivono a tutte le ore deI giorno e della notte -
racconta Barbero - in cerca di una risposta, di una parola di serenità in tanto
dolore».
Un
sacerdote di Napoli, 41 anni, racconta il suo tragico Venerdì Santo, il giorno
in cui la chiesa commemora la Passione di Gesù:
«Caro don Franco, il Venerdì santo di oggi, scusa la bestemmia, mi sono
visto io in Croce. Mentre svolgevo la liturgia c'era davanti a me la donna che
mi ama. Piangeva e sono sicuro che piangeva per me. Mi ha telefonato e ml ha
detto: "Don Luciano, sei tu il crocifisso"».
Accusano
la gerarchia di non sapere o non voler comprendere. Si dibattono come pesci
nella rete, schiacciati tra i dovere della castità e i loro sentimenti: «Sono
andato dal cardinale - scrive un prete del Lazio – ma lui non capiva nulla. Mi
sa che intende la chiesa come un'azienda che congela il cuore. Ma io mi sono
innamorato di Laura e andrò avanti». Talvolta cercano solidarietà
impossibili: «Voglio restare prete ma ho paura che scoprano che amo Maria. Uso
tanti psicofarmaci e passo le notti insonni. Ne ho parlato con un confessore che
non capiva. Allora ho scelto un altro sacerdote perché sapevo che anche lui è
innamorato di una donna. Ma lui ha fatto finta di non esserlo ed è stato ruvido
con me». Vite doppie, clandestinità senza prospettive che portano
all'abbrutimento: «Caro don Franco, tu parli di una chiesa della libertà che
non esiste. Io ho incontrato tanta ipocrisia. A 38 anni so solo fare sesso e non
ho mai imparato ad amare».
Non
c'è solo la solitudine. C'è anche, spesso, la paura di tradire il proprio
mondo, l'immagine di sé, di infangare con il proprio comportamento la chiesa
stessa. Si firma «prete miserabile» l' autore di una delle missive più
sconvolgenti: «Mi sento come un ladro, costretto a fuggire in continuazione da
tutto e da tutti ogni giorno. Il peggio è che godo di una buona fama. Sono
stimato da tutti in quanto prete. L'idea che un giorno la cosa possa essere nota
(ci frequentiamo da sei anni con Anna) mi fa morire di spavento. Penso a mia
madre, a tutti coloro che mi conoscono e mi stimano. Penso al danno che farei
alla mia chiesa». In questa condizione l'amore per una donna è vissuto come
una droga alla quale non si riesce a dire di no: «C’è una forza occulta che
mi spinge e alla quale non posso resistere». La donna come tentazione malefica:
dalla Genesi in poi c'è una letteratura sull'argomento. E c'è chi rischia di
soccombere. Una mail disperata, spedita all'una di notte: «Sto per concludere
la mia giornata di prete e ho fatto l'amore con una donna in camera mia sotto il
Crocifisso. Mi sento sporco e peccatore. Non so se arriverò a domani».
C'è
un filo di speranza in questo oceano di sofferenza? Franco Barbero mostra
un'ultima lettera scritta da un ragazzo trentenne della Toscana: «Ho appena
lasciato il ministero per amore di questa donna e ho troncato tutte le amicizie
precedenti. Adesso ti dico il mio dolore: in tutto questo tempo ho perso
Qualcuno per strada e questo Qualcuno è proprio Colui che di tutte queste
sofferenze non ha colpa alcuna: Dio. Non sono più riuscito a pregare, ho perso
per strada l'amore più bello. E come se avessi bisogno di stare un po' lontano
anche da Lui perché l'ho messo insieme a quella istituzione che mi ha ucciso.
Ora il mio amore, la donna con cui vivo, mi dice che è tempo di pensare insieme
a Dio».
Alcune testimonianze:
Il sorvegliato
“Mi
sento un sorvegliato speciale e già mi trovo confinato. Sento che la prossima
volta, con il prossimo sgarbo del mio superiore, mi tornerà il tormento. Eppure
nel mio cuore voglio diventare prete” (seminarista, 27 anni, Roma).
Tu mi ami…
“Patricia
sono contento che tu ami un prete e che nella tua dichiarazione d’amore tu mi
abbia detto: ti amo come uomo e come prete “ (don Salvatore, prete sposato).
La periodicità
“Caro
don Franco, sono un francescano e ho capito che la castità è periodica. La
periodicità e la saltuarietà appartengono a tutti i quattro conventi in cui ho
vissuto finora” (frate francescano, quarantenne).
Mi sento sporco
“Caro
don Franco, tu parli di una chiesa della libertà che non esiste. Dove sono la
misericordia e la tenerezza di cui mi fai cenno? A 38 anni io so solo fare sesso
e non ho mai imparato ad amare. E’ vero, io mi sento sporco ma ‘Loro’ non
sono puliti” (prete, emiliano).
Il pane
“Caro
don Franco, bisogna inventarsi qualche iniziativa per guadagnarsi il pane. Tu
fai bei discorsi però se non hai da mangiare sei costretto alla parrocchia”
(sacerdote, 42 anni, abruzzese).
La chiesa
azienda
“Sono
andato dal cardinale che non capiva nulla. Mi sa che per lui la chiesa è
un’azienda che congela il cuore. Io di vivere gelato ne ho abbastanza. Mi sono
innamorato di Laura e andrò avanti” (prete, 37 anni, Roma).
Non c’è
guerra
“Finalmente
ho trovato un lavoro. Continuerò a fare il prete come dici tu. Ci sposteremo da
questa città. Tra donna e Vangelo non c’è guerra. Gesù trattava con lo
stesso affetto le donne e gli uomini” (Giuseppe, 40 anni).
Lei mi ha
guarito
“
Ho vissuto 27 anni con Luisa e sono triste e depresso perché lei è morta. Mi
ha tanto amato e mi ha guarito dalla depressione. Se Roma non capisce diventerà
maestra di ipocrisia” ( sacerdote, 50 anni, piemontese).
In camera mia
“Sto
per concludere la mia giornata di prete e ho fatto l’amore con una donna in
camera mia sotto il Crocifisso. Mi sento sporco e peccatore. Non so se arriverò
a domani” (prete anonimo, ore 1.05 di notte).
La congiura
“Ho
63 anni e vivo in parrocchia. Da 19 anni vivo con una donna ma anche lei, come
me, è povera. Così anche la povertà congiura contro di noi. Non so dirti che
cosa faremo ma io non l’abbandono” (sacerdote anziano, lombardo).