Viviamo
ormai nella più esplicita, grave violazione di ogni norma, giuridica e morale.
Siamo sotto il governo (o il basto) di un signore che calpesta la Costituzione
del nostro Paese ogni giorno. Un signore che, in base alle leggi vigenti in
Italia, non avrebbe nemmeno potuto essere candidato al Parlamento e che è
divenuto - con la complicità delle opposizioni - addirittura capo del governo,
incaricato di rappresentarci in Europa e nel mondo.
E questa vergogna nazionale si aggiunge ai danni inferti all'ordinamento
democratico e morale del Paese.
Ma dove il guasto che si sta producendo rischia di divenire irreparabile è sul
terreno dell'informazione. Il signore in questione dispone ormai del controllo
del 95% dell'emittenza televisiva e, con la cosiddetta "legge Gasparri"
(in realtà non si tratta di una vera legge ma di un arbitrio perpetrato da una
maggioranza impropria del Parlamento italiano, che agisce anch'essa violando le
norme della dialettica democratica e approvando a ripetizione leggi che
contrastano con la Costituzione) si è assicurato un'ulteriore estensione non
solo dei profitti dell'azienda personale e familiare, ma anche del possibile
controllo di altre quote del settore informativo, televisivo, radiofonico,
pubblicitario, editoriale.
In queste condizioni non è possibile affrontare democraticamente le prossime
scadenze elettorali. Poiché non si può considerare democratica una
consultazione politica in cui una delle parti in lizza dispone del controllo
dell'informazione dell'intera collettività e, dunque, può falsare il risultato
inducendo erronee, distorte, bugiarde informazioni sulla situazione del Paese, e
su quella internazionale.
Ma non si tratta soltanto delle prossime competizioni elettorali, cioè delle
prossime campagne elettorali. In realtà questa deformazione del clima
informativo del Paese sta già agendo nel profondo dell'Italia. Sta agendo da
ormai quasi due decenni, e ha già prodotto guasti evidenti nel clima politico,
ed etico, della collettività di cui facciamo parte. Informazione e
comunicazione televisiva sono diventate in alto grado indecenti e insopportabili
a una vasta parte di pubblica opinione. Esse non rispettano i più elementari
criteri di pluralismo. Il livello della parzialità e della faziosità sta
toccando vertici orwelliani. E tutto questo nella più totale impunità.
L'emergenza informativa è questa. Se non si ferma l'azione demolitoria di
questo individuo, i rischi per la democrazia diventeranno una catastrofe
irreversibile, tale da impedire ogni possibilità di futuro ricambio
democratico.
In queste condizioni non sarà possibile ingaggiare un reale dibattito nel
Paese. Milioni di persone senza difesa potranno essere sballottate dove costoro
ritengono utile, gettate nel panico, o nel terrore, sottoposte a ogni possibile
provocazione mediatica. Se ne deduce che un qualunque risultato elettorale, in
queste condizioni, non potrà rispettare la volontà popolare e dovrà essere
considerato invalido in partenza.
L'Osce e altri organismi europei hanno già stabilito un importante precedente,
bollando come non democratiche le elezioni parlamentari russe: con l'argomento
decisivo che esse sono state effettuate in condizioni di sostanziale e
pesantissima disparità nell'accesso alla comunicazione televisiva. È un
responso che, se vale per la Russia, vale in misura identica per l'Italia.
Occorre che l'opinione pubblica democratica si ponga il problema, con estrema
urgenza, di dotarsi di mezzi di comunicazione di massa capaci, come minimo, di
costituire un punto di riferimento per la maggioranza del Paese, costretta a
subire questo arbitrio.
da ADISTA del 20.12.2003