Il Peccato originale

pagine tratte da:"Tonificanti profumi di eresia" (quaderno di Viottoli n°4) in cui Tolmino Mazzinelli introduce al pensiero di padre Tissa Balasuriya presentando alcune riflessioni sul libro "Mary and human liberation"

I presupposti del peccato originale

L’evoluzione della teologia mariana nella Chiesa cattolica è un processo di oltre quindici secoli, dai primi Padri, attraverso il concilio di Efeso fino alla dichiarazione dogmatica dell’Assunzione del 1950. La mariologia è intimamente legata allo sviluppo della cristologia, riguardante il ruolo e l’identità di Gesù Cristo nel piano divino della salvezza. La teologia cristiana della salvezza si è sviluppata sulla base della condizione umana, dedotta da una lettura dei primi tre capitoli della Genesi, alla luce della predicazione apostolica su Gesù come salvatore universale, specialmente nelle epistole di Paolo (Rom. cap. 5). I primi tre capitoli della Genesi furono interpretati letteralmente come una verità storica. Da ciò si deduceva:

1.  Uno stato di giustizia originale per l’umanità.

2.  Una caduta da questo stato a causa del peccato.

3.  L’incapacità dell’umanità a redimere se stessa dalla privazione della grazia di Dio, richiesta per la salvezza.

4.       Trasmissione del peccato originale mediante la procreazione umana e il suo impatto sull’intelletto e sulla volontà.

5.  Effetti del peccato: concupiscenza e morte.

6.  Necessità di un redentore divino-umano: Gesù Cristo.

7.  Redenzione mediante la morte di Gesù.

8.  Il ruolo del battesimo in relazione al peccato originale.

9.  Maria esente dal peccato originale e conseguenze per la teologia mariana e spiritualità cattolica.

10.       Il ruolo della Chiesa come dispensatrice di grazia.

Tutti questi aspetti della teologia cristiana dipendono dalla comprensione tradizionale della storia della creazione e dalla interpretazione dei testi biblici sul peccato originale, dai presupposti ideologici e dallo sviluppo teologico. Una volta elaborati, questi insegnamenti acquistano la forza di tradizione, considerata poi come fonte di rivelazione nella Chiesa cattolica.

L’ Autore qui dichiara di non avere difficoltà ad accettare il peccato originale nel senso di una inclinazione al male che noi tutti sperimentiamo, sia  come individui che come società. Ciò che egli contesta è l’ipotesi di un peccato originale come presupposto dalla teologia tradizionale, secondo cui gli essere umani nascono in una situazione di alienazione da Dio a causa del peccato originale dei progenitori. Questa dottrina si presta a diverse obiezioni:

1.    Nelle sue fonti: non è presente nell’ A.T. Questo non fa nessuna affermazione riguardante la trasmissione della colpa ereditaria di Adamo ed Eva all’interno del genere umano. Vi sono dei testi che si riferiscono alla tendenza universale dell’uomo al peccato e raccontano come il peccato era presente nella storia della Genesi, ma la sostanza è ben diversa dalla successiva definizione teologica del peccato originale, resa esplicita dal Concilio di Trento. Il concetto di uno stato soprannaturale e di una caduta che non può essere redenta da un pentimento, non può essere dedotta dall’A.T. Sarebbe strano che il Dio della Bibbia, che parlava al popolo ebreo mediante i profeti e gli scrittori sacri, non avesse rivelato una cosa così importante sulla condizione umana. A meno che non si pensi che le vie del Signore non sono le nostre vie e che la rivelazione è graduale e progressiva. Il popolo ebreo non capì che il racconto della Genesi implicava una caduta per cui esso non potesse raggiungere il suo eterno destino senza un divino redentore.  Gli Ebrei aspettavano un redentore della loro razza; ma pensavano che l’ osservanza della Torah fosse sufficiente a ottenere loro l’ eterna beatitudine.

2.  Ma soprattutto Gesù, che insegnò chiaramente in che cosa consistesse la santità e la bontà, non parlò del peccato originale. Egli non parlò della sua missione ministeriale in chiave di redenzione. Una simile idea implicherebbe il concetto che si debba pagare lo scotto a qualcuno che tiene schiava l’umanità. Ma Dio non può essere obbligato a nessuno, tanto meno a Satana. E quantunque Gesù chiamasse alla fede e alla fiducia in Lui e nel suo messaggio, ciò non può costituire la base per la dottrina del peccato originale e della redenzione da questo.

L’ insegnamento di Gesù riguardante la salvezza umana è che noi dobbiamo amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi. Le condizioni  per la salvezza sono stabilite chiaramente nel suo insegnamento sul l’ultimo giudizio in Matteo 25: ciò che rende una persona buona santa è una condotta onesta e non cose meramente esterne.

L’ insegnamento di Gesù può essere praticato da ognuno ed è indicato  nel Discorso della montagna: Gesù non disse che la grazia di Dio è negata a qualcuno o che è basata sui sacramenti della Chiesa. Parimenti i Vangeli non dicono che Gesù ha fatto del battesimo una condizione per essere suoi discepoli. La conversione esigita da Gesù è un cambiamento di vita. La conversione che caratterizzava la missione di Gesù era profonda e non portava al rito del battesimo. Se Gesù avesse visto le disastrose conseguenze della dottrina del peccato originale, ne avrebbe certamente messo in guardia i suoi discepoli.

3.Ma neanche dall’insegnamento apostolico si può dedurre la dottrina Il del peccato originale come si è sviluppata nei secoli successivi. Perfino gli insegnamenti di Paolo, che più si presterebbero a una interpretazione del peccato originale, furono elaborati per spiegare che cosa significa la redenzione, la riconciliazione e il rinnovamento per mezzo di Gesù Cristo. Ma Paolo stesso dice chiaramente che tutti, Giudei e Gentili, possono essere “ giustificati” con la fedeltà alla loro coscienza.  Il che è ben diverso dalle successive elaborazioni dei pensatori cristiani circa il peccato originale e la necessità del battesimo per la remissione di questo peccato ereditario.

 

Su questa medesima dottrina, l’Autore obietta che essa manca di coerenza interna. Infatti:

1)  Se vi era giustizia originale, vuoI dire che le passioni erano sotto il controllo della ragione. Ma allora, come potevano Adamo ed Eva cadere e peccare contro Dio? ,

2)  Come si può conciliare la punizione di tutta l’umanità per un atto dei progenitori con la giustizia di Dio che è amore?

3)  Se i battezzati sono dei privilegiati, questa dottrina va contro ciò che scrive Paolo: non c’ è differenza tra le persone presso Dio (Rom 2,11).

4)         Se poi la grazia di Dio è efficace per tutti gli uomini di buona volontà, il battesimo non dovrebbe essere così necessario per la salvezza. 

Questa dottrina è ingiusta per i non battezzati, che sono la maggioranza dell’ umanità. Essi sono colpevoli di un peccato che non hanno commesso personalmente. Conclusione: l’intera dottrina del peccato originale è fondata su asserzioni derivanti da un pensiero filosofico particolare del Medio Evo dell’Europa occidentale sulla persona umana, natura e soprannatura che non è necessariamente valido per tutti i tempi e luoghi.

Ne consegue:

1. Discriminazione delle donne

L’interpretazione della Genesi data dai Padri, specialmente Agostino, era che la donna fosse la causa della caduta, la tentatrice, la complice di Satana e la distruttrice del genere umano. Si venne alla identificazione di Eva col male. I teologi maschi e il.clero furono i responsabili del perpetuarsi di questa denigrazione delle donne attraverso i secoli. Questa semplicistica e dannosa interpretazione del racconto della Genesi mette in questione le origini del testo della stessa Genesi, le dichiarazioni di Paolo sul ruolo di Gesù Cristo nella redenzione e la designazione di Maria come seconda Eva. Ci si domanda infatti se questi sviluppi siano il frutto dei presupposti ideologici e della conclamata superiorità e dei pregiudizi del maschio. La dottrina del peccato originale fu inoltre antisessuale, perché le relazioni sessuali portavano alla vita una persona che era nemica di Dio. Si associò così il peccato in modo preminente alla sessualità, trascurando gli altri peccati, come quelli di ingiustizia e abuso di potere. Questo atteggiamento antisessuale fu associato a un atteggiamento antifemminista, specialmente presso il clero che era maschile, e dominò il pensiero della Chiesa e il suo ministero.

2. Negatività della natura e del mondo

L’interpretazione del racconto della Genesi sulla caduta causò un atteggiamento di opposizione alla natura e al mondo, considerati maledetti da Dio. Ciò è contrario al nostro concetto della bontà di Dio e anche a parecchi passi della Scrittura. Questo atteggiamento non contribuì certo alla gioia dei cristiani per la bellezza della creazione. Al contrario portò a trascurare la natura e l’ecologia.

3. Discriminazione nei confronti delle altre religioni

Questa dottrina insegnava che l’umanità era in tale stato di peccato che solamente Gesù Cristo e i suoi meriti potevano operare la salvezza. Ciò significava, da una parte, che ognuno era chiamato alla conoscenza di Gesù Cristo come salvatore, dall’altra ad appartenere alla Chiesa cattolica. 

Questo dogma implicava che Gesù, universale salvatore, conferiva le grazie meritate da lui, attraverso la Chiesa da lui fondata. E la Chiesa operava ciò mediante i sacramenti. Il battesimo toglieva la macchia del peccato originale, ma non la concupiscenza. Questa pretesa della chiesa a essere il veicolo dell’eterna salvezza ha due conseguenze che l’ Autore contesta:

a)         La religione istituzionale pretende di avere il potere di mediare la salvezza al di là di questa vita. Anche se noi accettassimo che la salvezza viene operata da Cristo, non ne consegue che noi dobbiamo pensare che Gesù Cristo ha bisogno della Chiesa per essere mediatore di salvezza. Sia Gesù Cristo che Paolo parlano di un diretto rapporto tra Dio e gli essere umani. In ultima analisi, la santità e la salvezza si risolvono tra Dio e la coscienza di una persona (Mt. 25; Rom. 2).

L’ Autore chiama ciò puro religionismo, in cui una o più religioni, come organizzazioni, pretendono di poter mediare la salvezza eterna dopo la morte. Questa è una pretesa invalida, perchè la salvezza è un mistero di un rapporto di una persona con l’ Assoluto trascendente, ossia Dio.

b)         Il secondo aspetto della discriminazione riguarda le persone di fede diversa dal cristianesimo. Sebbene ora la Chiesa affermi la possibilità di salvezza attraverso altre religioni, tuttavia il rimedio contro il peccato originale rimane esclusivamente in e attraverso la Chiesa, grazie

ai meriti di Gesù Cristo. Questo concetto del peccato originale è legato a un concetto di Dio che non può essere accettato dalle altre religioni.  In Asia l’idea di una umanità che nasce alienata .dal creatore sembra essere una concezione abominevole della divinità: è in contraddizione con la no-zione di un Dio giusto e amabile. Il concetto di una salvezza solo nella Chiesa portò a eccessi missionari perfino nei santi. San Francesco Saverio dichiarava che egli era in cerca di anime da salvare col battesimo e con l’appartenenza alla chiesa, altrimenti sarebbero andate all’inferno.

 

4. Accentuazione sbagliata sulla missione.

Gesù predicò il regno di Dio e la conversione alla giustizia. La conversione che egli richiedeva era un personale e interno cambiamento del cuore e una conseguente trasformazione delle umane relazioni e strutture della società: una conversione dall’ egoismo e dall’ odio all’altruismo e all’amore. Ma .attraverso i secoli e dopo che la Chiesa ebbe il potere, il principale oggetto della missione dei cristiani fu la conversione degli individui e dei popoli alla Chiesa. La cristianità venne centrata sulla Chiesa, non su Gesù, su Dio o sull’uomo. I primi cristiani in realtà intesero la conversione piuttosto in termini di integrità e la salvezza in termini di una radicale trasformazione sociale, come si legge in Atti 2,42-47. Ma, col passare dei secoli, si sviluppò una ecclesiologia

che asseriva che Gesù Cristo, il redentore, aveva affidato alla Chiesa la continuazione della sua missione redentiva sulla terra sino alla fine dei tempi. In conseguenza la Chiesa accampò il diritto e si sentì obbligata a portare tutti i popoli dentro alla sua comunità di fede. Nello stesso tempo reclamò la suprema autorità spirituale sulla terra, si considerò infallibile come guida in materia di fede e di morale. Il clero della Chiesa poteva assolvere dai peccati o anche rifiutare di farlo, legando le persone per l’ eternità.

Questa prospettiva rese la Chiesa autoritaria e intollerante ed esercitò un potere non solo spirituale, ma anche temporale e politico.

Considerando i funesti effetti di questa dottrina del peccato originale, dobbiamo domandarci se questa interpretazione stessa non è il peccato originale della teologia tradizionale cattolica. Una teologia che vuole affrontare la sfida di una società dominata dai maschi e ingiusta, deve ripensare seriamente i suoi presupposti e le sue conseguenze in teoria e nella vita pratica e spirituale. La Maria della vita reale e anche quella della Scrittura non può essere ricuperata senza mettere in questione questo peccato originale della mariologia. E questa è un’ importante sfida per la liberazione di Maria…

L’ incarnazione rappresenta la continua “ divinizzazione” degli essi umani: Gesù non è venuto per pagare a Dio il prezzo per redimere l’umanità  dalla schiavitù di Satana. Il peccato, incluso il peccato originale, è inteso come personale e collettivo, individuale e sociale. Il peccato originale

non è negato ma è interpretato come umana tendenza al peccato, attrattiva dell’egoismo in ogni creatura umana dalla nascita e nello stesso tempo come peccato sociale nelle strutture della società.

Il ruolo redentivo di Gesù è visto come inclusivo, sia della conversione individuale dall'egoismo sia come cambiamento delle relazioni e strutture sociali, cosicchè esse divengano portatrici dei valori terreni: amore, verità, giustizia e pace. La sofferenza e la morte di Gesù furono una conseguenza della sua missione, perché si opponeva alla mentalità e alle strutture del suo tempo. Il valore redentivo della morte di Gesù dev’essere inteso non come espiazione al Padre, ma piuttosto come un modo di mostrare la via di salvezza dal peccato, pagando il prezzo della sua vita per la verità, giustizia, amore e dignità umana ed uguaglianza in un dato ambiente sociale e fondando un movimento di servizio e di amore verso gli altri, anche a costo della morte per mano degli oppositori.

Tutto ciò indica che la redenzione deve includere lo sforzo umano per trasformare le persone e le strutture della società, perché questa sia in accordo coi valori del regno di Dio, testimoniato e presentato da Gesù.