L’ultima
trasgressione nel libro «Mio Dio, perché?»
L’abbé
Pierre confessa: «Ho ceduto al sesso»
Il frate francese,
93 anni, racconta di aver sperimentato il desiderio in «relazioni passeggere»
e dice sì ai preti sposati
PARIGI - E’ il
personaggio più amato dai francesi. E’ il testimone vivente di un
cristianesimo solidale, al servizio dei poveri. Spesso scomodo per le autorità
e il buon senso comune. Ma l’ultima «trasgressione» dell’Abbé Pierre esce
dall’ambito della denuncia sociale per sfiorare tabù del nostro tempo e dogmi
della fede: la sessualità e il matrimonio dei preti, il sacerdozio delle donne,
le unioni omosessuali, il rinnovamento della Chiesa. Il suo libro «Mio Dio,
perché?» può suscitare scandalo o venire letto come un proclama teologico, ma
è la confessione serena di un frate cappuccino che racconta di aver
sperimentato il desiderio sessuale, di un pastore d’anime che a novantatré
anni s’interroga sui misteri della fede e sul senso del peccato, soprattutto
di un uomo che continua a riconoscersi nel cammino incerto e difficile dei
propri simili. Per questo rischia di far rumore nell’opinione pubblica e nel
mondo cattolico più che nella gerarchia.
«Ho
deciso molto presto di dedicare la mia vita a Dio e agli altri -
racconta il fondatore di Emmaus, la comunità che da decenni si dedica agli
esclusi dalla Francia dell’"égalité", poveri, clandestini,
disoccupati, immigrati - ma il voto di castità non elimina il desiderio
sessuale. Anch’io ho talvolta ceduto, in modo passeggero, senza relazioni
stabili con una donna». «Ho però avvertito - aggiunge - che il desiderio
sessuale, per essere pienamente soddisfatto, deve esprimersi in una relazione
d’amore, tenera, fiduciosa. Per questo vi ho rinunciato. Avrei reso infelici
le donne e sarei stato lacerato nella mia scelta di vita». Ma una relazione
d’amore stabile è contraria alla missione del sacerdozio? L’Abbé Pierre
ricorda che Gesù scelse un apostolo sposato, Pietro, e un apostolo celibe,
Giovanni, e che per due secoli venne mantenuta questa prassi nella Chiesa, prima
che fosse imposto il celibato. «Conosco preti che vivono con una donna da molti
anni e che continuano a essere dei buoni preti. Per la Chiesa è una questione
cruciale». Tanto più che - nota l’Abbé Pierre - in molte altre confessioni
il matrimonio è permesso.
Se ai
preti dovrebbe essere consentito di avere una moglie e una
famiglia, il che peraltro favorirebbe le vocazioni, non si vede perché non
consentire il sacerdozio delle donne. Sull’argomento, l’Abbé Pierre
dichiara semplicemente di non capire il divieto riaffermato da Giovanni Paolo II
e da papa Ratzinger: «Non è mai stato avanzato alcun argomento teologico
decisivo che dimostri che il sacerdozio delle donne sarebbe contrario alla fede».
L’Abbé Pierre attribuisce questa chiusura a una secolare tradizione
maschilista, legata alla dominazione di un modello patriarcale che considera
l’uomo superiore alla donna. Non regge nemmeno l’argomento che Gesù fosse
un uomo nell’incarnazione terrena e nel suo tempo: come divinità non può
essere né uomo, né donna. Secondo la regola che lo spirito non è mai giovane
abbastanza, il vecchio frate disserta anche sull’attualità culturale e
cinematografica, commentando il «Codice da Vinci» e la teoria del rapporto fra
Gesù e Maria Maddalena, considerata blasfema dalla gerarchia.
L’Abbé
Pierre è anche qui disarmante nel ridurre all’essenziale la
fede e l’impegno del credente: «Non c’è nulla che mi spinga a credere che
fosse così, ma non c’è nessun argomento teologico che lo possa negare. Come
Dio che si è fatto uomo ha probabilmente conosciuto il desiderio sessuale, come
tutti gli uomini. Non è detto che l’abbia soddisfatto». Altro argomento tabù
affrontato nell’intervista-confessione (curata dal giornalista Frédéric
Lenoir, Le Monde des religions),
è l’unione fra omosessuali. L’Abbé Pierre dà una risposta di
straordinaria sensibilità e modernità, sostenendo in sostanza il
riconoscimento di un legame civile. Il «matrimonio» è concetto radicato nella
coscienza collettiva come unione fra un uomo e una donna: «perché non
utilizzare il termine alleanza?». E ancora: la psicologia sociale può dare
risposte all’eventualità di genitori dello stesso sesso o di un solo
genitore, anche se sappiamo che «il modello classico non è necessariamente
indice di benessere ed equilibrio per i figli».
Infine,
l’Abbé Pierre confida le proprie attese dal pontificato di
Benedetto XVI. «Non mi stupirei se prendesse decisioni liberali sulla comunione
per i divorziati risposati o sul sacerdozio di uomini sposati anziani, che
abbiano già cresciuto i propri figli. Certamente non cambierà posizione sulle
donne e continuerà a condannare l’omosessualità». L’ultima riflessione, a
leggerla bene, è forse la più trasgressiva: «Mio Dio, fino a quando durerà
questa tragedia? In tutte le religioni si dice che la vita ha un senso, ma
quanti miliardi di uomini che vivono nella paura, nel bisogno, nel dolore non
hanno nemmeno la possibilità di meditare su questo senso?».
Massimo Nava
Il Corriere della sera 28 ottobre 2005