"Berlusconi"
di Marco Travaglio e Peter
Gomez
Lettera di
presentazione di Gianni Vattimo
Caro Collega,
il breve testo che troverà in
allegato è una sommaria presentazione del personaggio che, secondo le regole
della rotazione, occuperà nel prossimo semestre il posto di presidente del
Consiglio Europeo. Questa presentazione è stata preparata da due giornalisti
italiani, Marco Travaglio e Peter Gomez, che da tempo seguono le vicende
politiche e giudiziarie di Silvio Berlusconi e ne scrivono sulla stampa
italiana. Non sempre, però, queste vicende sono conosciute adeguatamente negli
altri Paesi dell'Unione. So bene che proprio in questi giorni, in occasione
dell'inizio del "semestre italiano", molta stampa europea ha fornito
più informazioni del solito sul discusso personaggio. Ma siccome si attribuisce
agli italiani, anche ai partiti di opposizione, l'intenzione di contribuire al
"successo" del semestre europeo del nostro premier, io diffondo questo
opuscolo informativo proprio perché non intendo contribuire in alcun modo a
tale successo. Anzi, credo che un vero successo dell'Italia, e anche
dell'Europa, si possa realizzare solo riducendo al minimo il danno che la
democrazia, l'indipendenza dell'Europa dagli Usa, la libertà di informazione,
la lotta contro la corruzione, possono ricevere dalla presidenza europea di
Silvio Berlusconi. Una conoscenza dettagliata e, nonostante le apparenze,
obiettiva, della sua storia affaristico-politico-giudiziaria può, spero,
servire a questo scopo.
Un cordiale saluto
Gianni Vattimo
VITA DI
BERLUSCONI. CRONOLOGIA
1936.
Nasce a Milano il 29 settembre, primo di tre figli (due maschi e una femmina) di
Luigi Berlusconi, impiegato alla Banca Rasini, e Rosa Bossi, casalinga.
1954. Prende
la maturità classica al liceo salesiano Copernico e s'iscrive all'Università
Statale, facoltà di Giurisprudenza. A tempo perso, vende spazzole elettriche
porta a porta, fa il fotografo ai matrimoni e ai funerali, suona il basso e
canta nella band dell'amico d'infanzia Fedele Confalonieri (anche sulle navi da
crociera).
1957. Primo
impiego saltuario nella Immobiliare costruzioni.
1961. Si
laurea in legge con 110 e lode, a Milano: tesi sugli aspetti giuridici del
contratto pubblicitario, e vince una borsa di studio di 2 milioni messa in palio
dalla concessionaria Manzoni. Evita, non si sa come, il servizio militare. E si
dà all'edilizia, acquistando un terreno in via Alciati, grazie alla garanzia
fornitagli dal banchiere Carlo Rasini, che gli procura anche un socio, il
costruttore Pietro Canali. Nasce la Cantieri Riuniti Milanesi.
1963. Fonda
la Edilnord Sas: soci accomandanti Carlo Rasini e il commercialista svizzero
Carlo Rezzonico (per la misteriosa finanziaria luganese Finanzierungesellschaft
für Residenzen Ag). Nel 1964 apre un cantiere a Brugherio per edificare una
città-modello da 4 mila abitanti. Nel 1965 è pronto il primo condominio, di
cui però non riesce a vendere nemmeno un appartamento. Poi, non si sa come,
riesce a venderlo al Fondo di previdenza dei dirigenti commerciali.
1965. Sposa
Carla Elvira Dall'Oglio, genovese, che gli darà due figli: Maria Elvira (1966)
e Piersilvio (1969).
1968. Nasce
l'Edilnord 2, acquistando terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano 2.
1969. Brugherio
è completa con 1000 appartamenti venduti.
1973. Fonda
la Italcantieri Srl, grazie ad altre due misteriose fiduciarie ticinesi, la
Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (amministrata
dal finanziere Ercole Doninelli). Acquista ad Arcore, grazie ai buoni uffici
dell'amico Cesare Previti, la villa Casati Stampa con tutti i terreni ad Arcore,
a prezzo di superfavore. Previti infatti è pro-tutore dell'unica erede dei
Casati Stampa, la contessina dodicenne Annamaria, e contemporaneamente amico di
Silvio e in affari con lui.
1974. Grazie
a due fiduciarie della Bnl, la Servizio Italia e la Saf, nasce l'Immobiliare San
Martino, amministrata da un ex compagno di università, Marcello Dell'Utri,
palermitano. In un condominio di Milano 2 nasce una tv via cavo, Telemilano 58,
che passerà ben presto all'etere col nome di Canale 5. Berlusconi si
trasferisce con la famiglia a villa Casati, affiancato dal boss mafioso Vittorio
Mangano, assunto in Sicilia da Dell'Utri come "fattore", cioè come
amministratore della casa e dei terreni. Mangano lascerà Arcore soltanto un
anno e mezzo - due anni più tardi, in seguito a due arresti e a un'inchiesta a
suo carico per il sequestro di un ospite della villa amico di Berlusconi.
1975. Le
due fiduciarie danno vita alla Fininvest. Nascono anche la Edilnord e la Milano
2. Ma Berlusconi non compare mai: inabissato e schermato da una miriade di
prestanomi dal 1968 al 1975, quando diventa presidente di Italcantieri, e al
1979, quando assumerà la presidenza della Fininvest.
1977. Appena
divenuto Cavaliere del Lavoro, acquista una quota dell'editrice de Il
Giornale, fondato nel 1974 da Indro Montanelli.
1978-1983.
Riceve circa 500 miliardi al valore di oggi, di cui almeno una quindicina in
contanti, per alimentare le 24 (poi salite a 37) Holding Italiana che compongono
la Fininvest, di cui si ignora tutt'oggi la provenienza. Sono gli anni della
scalata di Bettino Craxi, segretario del Psi dal 1976, al potere e della sua
ascesa al governo.
1978. Si
affilia alla loggia massonica deviata e occulta "Propaganda 2" (P2)
del maestro venerabile Licio Gelli, a cui è stato presentato dal giornalista
Roberto Gervaso. Tessera numero 1816. Di lì a poco comincerà a ricevere
crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche con
alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare, con commenti
di politica economica, al "Corriere della Sera", controllato dalla P2
tramite Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. La P2 verrà poi sciolta, in quanto
"eversiva", con un provvedimento del governo Spadolini.
1980. Berlusconi
fonda, con Marcello Dell'Utri, Publitalia 80, la concessionaria pubblicitarie
per le reti tv. Conosce l'attrice Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini,
che recita in uno spettacolo al teatro Manzoni di Milano senza veli. Se ne
innamora. La nasconde per tre anni in un'ala segreta della sede Fininvest in Via
Rovani a Milano. Poi la donna rimane incinta e nel 1984, sempre nel segreto più
assoluto, partorisce in Svizzera una bambina, Barbara. Berlusconi la riconosce.
Padrino di battesimo, Bettino Craxi.
1981.
I giudici milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, indagando sui traffici
del bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona, trovano gli elenchi degli
affiliati alla loggia P2. Ma Berlusconi non subisce danni dallo scandalo che
travolge il governo, l'esercito, i servizi segreti e il mondo del giornalismo.
1982.
Berlusconi acquista l'emittente televisiva Italia 1 dall'editore Edilio Rusconi.
1984.
Berlusconi acquista l'emittente Rete 4 dalla Mondadori: ormai è titolare di tre
network televisivi nazionali, e può entrare in concorrenza diretta con la Rai.
Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, sequestrano gli impianti che
consentono le trasmissioni illegali di programmi in
"interconnessione", cioè in contemporanea su tutto il territorio
nazionale. Craxi vara un decreto urgente (il primo "decreto Berlusconi")
per legalizzare la situazione illegale. Ma il decreto non viene convertito in
legge perché incostituzionale. Craxi ne vara un altro (il secondo "decreto
Berlusconi"), minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni
anticipate in caso di nuova bocciatura del decreto. E nel febbraio '85 il
decreto sarà approvato, dopo che il governo avrà posto la questione di
fiducia.
1985.
Berlusconi divorzia da Carla Dell'Oglio e ufficializza il legame con Veronica,
che gli darà altri due figli: Eleonora (1986) e Luigi (1988). Le seconde nozze
verranno celebrate, con rito civile, nel 1990, officiante il sindaco socialista
di Milano Paolo Pillitteri, cognato di Craxi. Testimoni degli sposi, Bettino e
Anna Craxi, Confalonieri e Gianni Letta.
1986.
Berlusconi acquista il Milan Calcio e ne diviene presidente (nel 1988 vincerà
il suo primo scudetto). Intanto fallisce l'operazione La Cinq in Francia, che
chiuderà definitivamente i battenti nel '90. E' Jacques Chirac a cacciarlo dal
suolo francese, definendolo "venditore di minestre".
1988. Il
governo De Mita annuncia la legge Mammì sul sistema radiotelevisivo. Che in
pratica fotografa il duopolio Rai-Fininvest, senza imporre al Cavaliere alcun
autentico tetto antitrust. Berlusconi acquista la Standa. La legge verrà
approvata nel 1990.
1989-1991. Lunga
battaglia fra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della Mondadori, la
prima casa editrice che controlla quotidiani (La Repubblica e 13 giornali
locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e tutto il settore libri. Grazie
a una sentenza del giudice Vittorio Metta, che il tribunale di Milano riterrà
poi comprata con tangenti dall'avvocato Previti per conto di Berlusconi, il
Cavaliere strappa la Mondadori al suo concorrente. Una successiva mediazione
politica porterà poi alla restituzione a De Benedetti almeno di Repubblica,
Espresso e giornali locali. Tutto il resto rimarrà a Berlusconi.
1990.
Il Parlamento vara la legge Mammì, fra le polemiche: Berlusconi può tenersi
televisioni (nel frattempo è entrato anche nel business di Telepiù) e
Mondadori, dovendo soltanto "spogliarsi" de Il Giornale (che viene
girato nel '90 al fratello Paolo).
1994. Berlusconi,
ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scandalo di Tangentopoli, entra
direttamente in politica, fonda il partito di Forza Italia, vince le elezioni
politiche del 27 marzo alla guida del Polo delle Libertà e diventa presidente
del Consiglio. Il 21 novembre viene coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti alla
Guardia di Finanza. Il 22 dicembre è costretto a dimettersi, per la mozione di
sfiducia della Lega Nord, che non condivide più la sua politica sociale e preme
per la risoluzione del conflitto d'interessi.
1996.
Berlusconi, indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in bilancio,
frode fiscali e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si
ricandida alle elezioni politiche, ma perde. Vince il candidato del
centrosinistra (Ulivo), Romano Prodi. Trascorrerà 5 anni all'opposizione, alle
prese con una serie di inchieste giudiziarie e di processi, conclusi con diverse
condanne in primo grado, poi trasformate in prescrizioni e (raramente) in
assoluzioni in appello e in Cassazione.
2001. Il
15 maggio vince le elezioni alla guida della Casa delle Libertà e torna alla
presidenza del Consiglio.
La vita e la carriera
dell'imprenditore Silvio Berlusconi, nonostante le biografie autorizzate che il
protagonista ha fatto pubblicare o propiziato nel corso degli anni con fini
auto-agiografici, rimane costellata di buchi neri e di domande senza risposta.
Piccolo riepilogo degli omissis più inquietanti.
1) La
Edilnord Sas è la società fondata nel 1963 da Silvio Berlusconi per costruire
Milano 2. Soci accomandatari (quelli che vi operano), oltre al futuro Cavaliere,
sono il commercialista Edoardo Piccitto e i costruttori Pietro Canali, Enrico
Botta e Giovanni Botta. Soci accomandanti (quelli che finanziano l'operazione)
il banchiere Carlo Rasini, titolare dell'omonima banca con sede in via dei
Mercanti a Milano, e l'avvocato d'affari Renzo Rezzonico, legale rappresentante
di una finanziaria di Lugano: la "Finanzierungesellschaft für Residenzen
Ag", di cui nessuno conoscerà mai i reali proprietari. Si tratta comunque
di gente molto ottimista, se ha affidato enormi capitali a Berlusconi, cioè a
un giovanotto di 27 anni che, fino a quel momento, non ha dato alcuna prova
imprenditoriale degna di nota.
2)
Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per tutta la vita, da
semplice impiegato a direttore generale, ecco la risposta di Michele Sindona
(bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e riciclatore di denaro mafioso) al
giornalista americano Nick Tosches, che nel 1985 gli domanda quali siano le
banche usate dalla mafia: "In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A
Milano una piccola banca in piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove -
ripetiamo - Luigi Berlusconi, padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita,
fino a diventarne il procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti
noti mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore Enea,
Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come fattore nella
villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.
3)
Il 29 ottobre 1968 nasce la Edilnord Centri Residenziali Sas (una sorta di
Edilnord 2): stavolta, al posto di Berlusconi, come socio accomandatario c'è
sua cugina Lidia Borsani, 31 anni. E i capitali li fornisce un'altra misteriosa
finanziaria luganese, la "Aktiengesellschaft für Immobilienanlagen in
Residenzentren Ag" (Aktien), fondata da misteriosi soci appena 10 giorni
prima della nascita di Edilnord 2. Berlusconi da questo momento sparisce nel
nulla, coperto da una selva di sigle e prestanome. Riemergerà solo nel 1975 per
presiedere la Italcantieri, e nel 1979, come presidente della Fininvest. Intanto
nascono decine di società intestate a parenti e figuranti, controllate da
società di cui si ignorano i veri titolari. Come ha ricostruito Giuseppe Fiori
nel libro "Il venditore" (Garzanti, 1994, Milano), Italcantieri nasce
nel 1973, costituita da due fiduciarie ticinesi: "Cofigen Sa" di
Lugano (legata al finanziere Tito Tettamanzi, vicino alla massoneria e all'Opus
Dei) e "Eti A.G.Holding" di Chiasso (amministrata da un finanziere di
estrema destra, Ercole Doninelli, proprietario di un'altra società, la Fi.Mo,
più volte inquisita per riciclaggio, addirittura con i narcos colombiani).
4)
Nel 1974 nasce la "Immobiliare San Martino", amministrata da Marcello
Dell'Utri e capitalizzata da due fiduciarie del parabancario Bnl: la Servizio
Italia (diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf (Società Azionaria
Finanziaria, rappresentata da un prestanome cecoslovacco, Frederick Pollack,
nato nientemeno che nel 1887). A vario titolo e con vari sistemi e prestanome,
"figlieranno" una miriade di società legate a Berlusconi e ai suoi
cari: a cominciare dalle 34 "Holding Italiana" che controllano il
gruppo Fininvest. Secondo il dirigente della Banca d'Italia Francesco Giuffrida
e il sottufficiale della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, consulenti tecnici
della Procura di Palermo al processo contro Marcello Dell'Utri per concorso
esterno in associazione mafiosa, queste finanziarie hanno ricevuto fra il 1978 e
il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502 miliardi di lire e 250 milioni di euro
di oggi), in parte addirittura in contanti e in assegni "mascherati",
dei quali tuttoggi "si ignora la provenienza". La Procura di Palermo
sostiene che sono i capitali mafiosi "investiti" nel Biscione dalle
cosche legate al boss Stefano Bontate. La difesa afferma che si tratta di
autofinanziamenti, anche se non spiega da dove provenga tutta quella liquidità.
Lo stesso consulente tecnico di Berlusconi, il professor Paolo Jovenitti,
ammette l'"anomalia" e l'incomprensibilità di alcune operazioni
dell'epoca.
5)
Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino,
ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel
1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d'autore, parco
di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due
piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un
pro-tutore, l'avvocato Cesare Previti, che è pure un amico di Berlusconi,
figlio di un suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una società del
gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa
villa con annessi e connessi viene pagata circa 500 milioni dell'epoca: un
prezzo irrisorio. E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di
alcune società immobiliari non quotate in borse, così che, quando la ragazza
si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una
carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le
azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito. Una sentenza del
Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari
del presidente", che raccontava l'imbarazzante transazione.
6)
Nel 1973 Berlusconi, tramite Marcello Dell'Utri, ingaggia come fattore (ma
recentemente Dell'Utri l'ha promosso "amministratore della villa") il
noto criminale palermitano, pluriarrestato e pluricondannato Vittorio Mangano.
Il quale lascerà la villa solo due anni più tardi, quando verrà sospettato di
aver organizzato il sequestro di Luigi d'Angerio principe di Sant'Agata, che
aveva appena lasciato la villa di Arcore dopo una cena con Berlusconi, Dell'Utri
e lo stesso Mangano. Mangano verrà condannato persino per narcotraffico (al
maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino) e, nel 1998, all'ergastolo per
omicidio e mafia.
7)
Il 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconi si affilia alla loggia Propaganda 2 (P2),
presentato al gran maestro venerabile Licio Gelli dall'amico giornalista Roberto
Gervaso. Paga regolare quota di iscrizione (100 mila lire) e viene registrato
con la tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625. La
partecipazione al pio sodalizio gli procaccerà vantaggi di ogni genere: dai
finanziamenti della "Servizio Italia" di Graziadei ai crediti facili e
ingiustificati del Monte dei Paschi di Siena (di cui è provveditore il piduista
Giovanni Cresti) alla collaborazione con il "Corriere della Sera"
diretto dal piduista Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei piduisti
Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani.
8)
Il 24 ottobre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della
Guardia di Finanza nella sede dell'Edilnord Cantieri Residenziali. Si spaccia
per un "un semplice consulente esterno" addetto "alla
progettazione di Milano 2". In realtà è il proprietario unico della
società, intestata a Umberto Previti. Ma i militari abboccano e chiudono in
tutta fretta l'ispezione, sebbene abbiano riscontrato più di un'anomalia nei
rapporti con i misteriosi soci svizzeri. Faranno carriera tutti e tre. Si
chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo e Alberto Corrado. Berruti, il
capopattuglia, lascerà le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare
per la Fininvest come avvocato d'affari (società estere, contratti dei
calciatori del Milan, e così via). Arrestato nel 1985 nello scandalo Icomec (e
poi assolto), tornerà in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi
nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi verrà eletto
deputato per Forza Italia e condannato in primo e secondo grado a 8 mesi di
reclusione per favoreggiamento. Gallo risulterà iscritto alla loggia P2.
9)
Il 30 maggio 1983 la Guardia di Finanza di Milano, che sta controllando i
telefoni di Berlusconi nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga,
redige un rapporto investigativo in cui si legge: "E' stato segnalato che
il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti
dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane (Lombardia e Lazio).
Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni in Costa Smeralda
avvalendosi di società di comodo aventi sede a Vaduz e comunque all'estero.
Operativamente le società in questione avrebbero conferito ampio mandato ai
professionisti della zona". Per otto anni l'indagine, seguita inizialmente
dal pm Giorgio Della Lucia (poi passato all'Ufficio istruzione, da anni imputato
per corruzione in atti giudiziari insieme al finanziere Filippo Alberto
Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex socio di Marcello Dell'Utri) langue,
praticamente dimenticata. Alla fine, nel 1991, il gip milanese Anna Cappelli
archivierà tutto.
10)
Il terzo, seccante incontro ravvicinato fra il Cavaliere e la Legge risale al 16
ottobre 1984. Tre pretori, di Torino, Roma e Pescara, hanno la pretesa di
applicare le norme che regolano l'emittenza televisiva e che il Cavaliere ha
deciso di aggirare, trasmettendo in contemporanea gli stessi programmi su tutto
il territorio nazionale. I tre magistrati fanno presente che è vietato, non si
può e bloccano le attrezzature che consentono l'operazione fuorilegge. Il
Cavaliere oscura le sue tv, per attribuire il black out ai giudici, poi scatena
il popolo dei teledipendenti con lo slogan "Vietato vietare",
opportunamente rilanciato dallo show del giornalista piduista Maurizio Costanzo.
Lo slogan viene subito tradotto in legge dal presidente del Consiglio Bettino
Craxi. Il quale abbandona una visita di Stato a Londra per precipitarsi in
Italia e varare un decreto legge ad personam ("decreto Berlusconi")
che riaccende immediatamente le tv illegali del suo compare. Lo scandalo è
talmente enorme che, persino nel pentapartito, qualcuno non ci sta. E il decreto
viene bocciato dall'aula come incostituzionale. Due dei tre pretori reiterano il
sequestro penale delle attrezzature utilizzabili oltre l'ambito locale. Così
Craxi partorisce un secondo decreto Berlusconi, agitando davanti ai riottosi
partiti alleati lo spauracchio della crisi di governo e delle elezioni
anticipate, in caso di mancata conversione in legge. Provvederà poi lo stesso
Caf a legalizzare il monopolio illegale Fininvest sulla televisione commerciale
con la legge Mammì, detta anche "legge-Polaroid" per l'alta fedeltà
con cui fotografa lo status quo.
TUTTI I
PROCESSI DI BERLUSCONI
Bugie sulla loggia P2
(falsa testimonianza)
La Corte d'appello di Venezia,
nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al
Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è
coperto dall'amnistia del 1989. Interrogato sotto giuramento Berlusconi aveva
detto: "Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo
comunque che è di poco anteriore allo scandalo […]. Non ho mai pagato una
quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta". Berlusconi però si
era iscritto alla P2 nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e aveva pagato la sua
quota. Così i giudici della Corte d'appello di Venezia scrivono: "Ritiene
il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità […],
smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni
rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate
[…]. Ne consegue quindi che il Berlusconi ha dichiarato il falso",
rilasciato "dichiarazioni menzognere" e "compiutamente realizzato
gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza". Ma
"il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia".
Tangenti alla Guardia di
Finanza (corruzione)
I grado:
condanna a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente
attenuanti generiche).
Appello:
prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione
con formula dubitativa (comma II art.530 c.p.p) per la quarta. Nelle motivazioni
si legge: "Il giudizio di colpevolezza dell'imputato poggia su molteplici
elementi indiziari, certi, univoci, precisi e concordanti, per ciò dotati di
rilevante forza persuasiva, tali da assumere valenza probatoria".
Cassazione:
assoluzione. La motivazione contiene due riferimenti alla classica insufficienza
di prove. La Cassazione non può entrare dichiaratamente nel merito, né dunque
annullare la sentenza precedente con formula dubitativa: deve emettere un
verdetto secco (conferma oppure annulla). Ma nella motivazione i giudici della
VI sezione penale rimandano esplicitamente all'"articolo 530 cpv":
dove "cpv" significa "capoverso", cioè comma 2 ("prova
contraddittoria o insufficiente"). A 12 righe dalla fine, a scanso di
equivoci, i supremi giudici hanno voluto essere ancora più chiari. Si legge
infatti: "Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza
probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato
dalla Corte d'appello...".
All Iberian 1
(finanziamento illecito ai partiti)
I grado:
condanna a 2 anni e 4 mesi per i 21 miliardi versati estero su estero, tramite
il conto All Iberian, a Bettino Craxi.
Appello:
il reato cade in prescrizione, ma c'è: "per nessuno degli imputati emerge
dagli atti l'evidenza dell'innocenza".
Cassazione:
prescrizione confermata, con condanna al pagamento delle spese processuali.
Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: "Le operazioni societarie e
finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato
alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [Craxi] furono realizzate
in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di
Berlusconi quale proprietario e presidente. […] Non emerge negli atti
processuali l'estraneità dell'imputato".
All Iberian 2
(falso in bilancio)
Processo sospeso in attesa che
sulla legittimità delle nuove norme in materia di reati societari approvate dal
governo Berlusconi si pronuncino l'Alta Corte di giustizia europea e la Corte
costituzionale italiana. Se le eccezioni sollevate da vari tribunali verranno
respinte, il reato sarà dichiarato prescritto.
Medusa Cinema (falso
in bilancio)
I grado:
condanna a 1 anno e 4 mesi (10 miliardi di fondi neri che, grazie alla
compravendita, vengono accantonati su una serie di libretti al portatore di
Silvio Berlusconi).
Appello:
assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il
collegio è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto di come, nel
corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato)
gli abbia versato 10 miliardi di lire in nero. Scrivono i giudici: "La
molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie
rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l'impossibilità di
conoscenza sia dell'incremento sia soprattutto dell'origine dello stesso".
Cassazione:
sentenza d'appello confermata.
Terreni di Macherio
(appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio)
I grado:
assoluzione dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale (per 4.4 miliardi
di lire pagati in nero all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa
di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto),
prescrizione per i falsi in bilancio di due società ai quali
"indubbiamente ha concorso Berlusconi".
Appello:
confermata l'assoluzione dalle prime due accuse. Assoluzione anche dal primo dei
due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane ma è coperto da amnistia.
Cassazione:
in corso.
Caso Lentini
(falso in bilancio)
I grado:
il reato (10 miliardi versati in nero al Torino Calcio in occasione
dell'acquisto del giocatore Luigi Lentini) è stato dichiarato prescritto grazie
alla nuova legge sul falso in bilancio.
Appello:
in corso.
Consolidato gruppo
Fininvest (falso in bilancio)
Il gip Fabio Paparella ha
dichiarato prescritti, sulla base della nuova legge sul falso in bilancio, i
1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati dal gruppo Berlusconi
su 64 off-shore della galassia All Iberian (comparto B della Fininvest). Il pm
Francesco Greco ha presentato ricorso in Cassazione perché la mancata
fissazione dell'udienza preliminare gli ha impedito di sollevare un'eccezione
d'incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive comunitarie delle
nuove norme sui reati societari e con il trattato dell'Ocse.
Lodo Mondadori
(corruzione giudiziaria).
Grazie alla concessione delle
attenuanti generiche il reato - che in primo grado ha portato alla condanna di
Cesare Previti - è stato dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano
e dalla Corte di Cassazione. Nelle motivazioni della Cassazione, tra l'altro, si
legge: "il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle
attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è
diventato presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non
appare per nulla incongruo…".
Sme-Ariosto (corruzione
giudiziaria)
A causa dei continui
"impedimenti istituzionali" sollevati da Berlusconi e dei conseguenti
rinvii delle udienze, la posizione del premier è stata stralciata dal processo
principale. Ed è stato creato un processo parallelo, che però Berlusconi ha
sospeso fino al termine del suo incarico (o sine die, in caso di rielezione o di
nomina ad altra carica istituzionale) facendo approvare a tempo di record il
Lodo Maccanico, proprio alla vigilia della requisitoria, delle arringhe e della
sentenza, e a 40 mesi dall'inizio del dibattimento.
Sme-Ariosto (falso
in bilancio)
In seguito all'entrata in
vigore delle nuove norme sul diritto societario, questo capo d'imputazione
contestato a Berlusconi per il denaro versato - secondo l'accusa- ad alcuni
giudici, è stato stralciato. Il processo è fermo in attesa che l'Alta Corte di
giustizia europea si pronunci sulla conformità tra le nuove regole e le
normative comunitarie. Ma, anche in caso di risposta positiva per i giudici,
resterà bloccato per il Lodo Maccanico. Come tutti gli altri procedimenti
ancora in corso a carico di Silvio Berlusconi.
Diritti televisivi
(falso in bilancio -?- e frode fiscale)
Indagini preliminari in corso
alla Procura di Milano (pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale), a carico di
numerosi manager del gruppo, più il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri
e il titolare Silvio Berlusconi, il quale - secondo l'ipotesi accusatoria -
avrebbe continuato anche dopo l'ingresso in politica nel '94 ad esercitare di
fatto il ruolo di dominus dell'azienda. Oggetto dell'indagine: una serie di
operazioni finanziarie di acquisto di diritti cinematografici e televisivi da
majors americane, con vorticosi passaggi fra una società estera e l'altra del
gruppo Berlusconi, con il risultato di far lievitare artificiosamente il prezzo
dei beni compravenduti e beneficiare di sconti fiscali previsti dalla legge
Tremonti, approvata dal primo governo dello stesso Berlusconi per detassare gli
utili reinvestiti dalle imprese. Un presunto falso in bilancio che i magistrati
valutano in circa 180 milioni di euro nel 1994.
Telecinco
(violazione delle leggi antitrust e frode fiscale in Spagna)
Il giudice anticorruzione di
Madrid Baltasàr Garzòn Real, dopo aver chiesto nel 2001 al governo italiano di
processare Berlusconi o, in alternativa, di privarlo dell'immunità in modo di
poterlo giudicare in Spagna, non ha ancora ricevuto risposta. Per questo il
procuratore anticorruzione Carlo Castresana, nel maggio 2002, ha pregato Garzòn
di rivolgersi di nuovo alle autorità italiane. Berlusconi in Spagna è accusato
- insieme a Marcello Dell'Utri e ad altri dirigenti del gruppo Fininvest - di
aver posseduto, grazie a una serie di prestanomi e di operazioni finanziarie
illecite, il controllo pressoché totalitario dell'emittente Telecinco eccedenti
rispetto ai limiti dell'antitrust spagnola, negli anni in cui il tetto massimo
era del 25 per cento delle quote azionarie.
Mafia
(concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco)
Indagini archiviate a Palermo
su richiesta della Procura per scadenza dei termini massimi concessi per
indagare.
Bombe del 1992 e del 1993
(concorso in strage)
Le inchieste delle Procure di
Firenze e Caltanissetta sui presunti "mandanti a volto coperto" delle
stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) sono
state archiviate per scadenza dei termini d'indagine. A Firenze, il 14 novembre
1998, il gip Giuseppe Soresina ha però rilevato come Berlusconi e Dell'Utri
abbiano "intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti
criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato". Cioè con
il clan corleonese che da vent'anni guida Cosa Nostra, con centinaia di omicidi
e una mezza dozzina di stragi. Aggiunge il giudice fiorentino che esiste
"una obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto
ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza
Italia]: articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero
del garantismo processuale asseritamente trascurato dalla legislazione dei primi
anni 90". Poi aggiunge che, nel corso delle indagini, addirittura
"l'ipotesi iniziale [di un coinvolgimento di Berlusconi e dell'Utri nelle
stragi] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità". Ma
purtroppo è scaduto "il termine massimo delle indagini preliminari"
prima di poter raccogliere ulteriori elementi.
Il gip di Caltanissetta
Giovanni Battista Tona ha scritto: "Gli atti del fascicolo hanno ampiamente
dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini
appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario
modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]. Ciò di per sé legittima
l'ipotesi che, in considerazione del prestigio di Berlusconi e Dell'Utri, essi
possano essere stati individuati dagli uomini dell'organizzazione quali
eventuali nuovi interlocutori". Ma "la friabilità del quadro
indiziario impone l'archiviazione".
C'è, infine, la sentenza
della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, che il 23 giugno 2001 ha
condannato 37 boss mafiosi per la strage di Capaci: nel capitolo intitolato
esplicitamente "I contatti tra Salvatore Riina e gli on. Dell'Utri e
Berlusconi", si legge che è provato che la mafia intrecciò con i due
"un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico".
Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, "il progetto politico di Cosa Nostra
sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze
con nuovi referenti della politica e dell'economia". Cioè a "indurre
nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che,
attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui
Cosa Nostra aveva beneficiato".
TUTTO CIÒ
CHE PENSO DI BERLUSCONI
di Umberto Bossi, ministro
delle Riforme Istituzionali del governo Berlusconi
Silvio Berlusconi era il
portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il più
efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva
cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica
facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto
impomatato fra le nuvole azzurre?
Berlusconi è bollito. E' un
povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue
anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il caporale D'Alema con la
sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è
morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La trattativa Lega-Forza Italia se
l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai
fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse
caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno,
anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E'
molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è
una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi è l'uomo della
mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra
sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord. La Fininvest è nata da Cosa
Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un
mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che
Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di
Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi?
Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti
a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli
erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di
Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca
lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di
Cosa Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue
radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi
nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo
dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia
quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di
migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia
della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a
metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho
abbattuto.
Quel brutto mafioso guadagna
soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il
fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo
una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia
ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di
riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38
holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a
Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano.
Forza Italia è stata creata
da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In
televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per
bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della
mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani,
soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare
nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord.
Berlusconi ha fatto ciò che
ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge
Mammì.
Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti.
Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e
c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si
squaglierebbe in poche ore.
Incontrare di nuovo Berlusconi
ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di
farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio
magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il
maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far
rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi
politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia.
La "Padania" chiede
a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più
a fondo, con quelle carogne legate a Craxi.
Io con Berlusconi sarò il
guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se
quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo,
il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa.
Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo
Kid?
Ma vi pare possibile che uno
che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello
piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora
riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.
Bisogna che
Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i
bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di
tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è
ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che
dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due
secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del
Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e
scaraventano tutto nel Lambro.
Berlusconi, come presidente
del Consiglio, è stato un dramma.
Quando è in ballo la
democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i
tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del
cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del
detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele
via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da
Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv
per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del
mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta
via anche i paracarri.
Se cade Berlusconi, cade tutto
il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché
sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per
questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore
sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a
scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un
problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento,
Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra
società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì
non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà
sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con
Berlusconi, è la Storia che litiga con lui.
(le frasi contenute nel
testo sono state pronunciate testualmente da Umberto Bossi fra il 1994 e il
1999, cioè durante le tensioni del primo governo Berlusconi, dopo la rottura
fra Bossi e Berlusconi nel dicembre 1994 e prima della loro riappacificazione
alla fine del 1999. Le date esatte delle dichiarazioni, tratte da giornali
quotidiani e agenzie di stampa, sono le seguenti: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5
aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13
agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo
1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25
agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre
1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)
(indice)
"Io dico sempre cose
sincere, anche perché non
ho memoria e dimenticherei le bugie. Come
ci si può fidare di chi usa la menzogna come mezzo
della lotta politica? La gente deve fidarsi solo
di chi dice la verità" (Silvio
Berlusconi, 2-3-94)
Indro Montanelli, il più
grande giornalista italiano scomparso nel 2001, lo conosceva bene, avendolo
avuto per 15 anni come editore. E diceva: "Silvio Berlusconi è un
mentitore professionale: mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da
credere alle sue stesse menzogne". Una pulsione incontenibile e
irrefrenabile, quella del presidente del Consiglio italiano verso la menzogna.
Persino in Tribunale. Infatti, il 22 ottobre 1990, la Corte d'Appello di Venezia
l'ha riconosciuto colpevole di aver mentito ai giudici sotto giuramento:
"Il Berlusconi - si legge nella sentenza - deponendo avanti il Tribunale di
Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi
del contestato delitto": cioè la falsa testimonianza, a proposito della
sua iscrizione alla loggia massonica P2. Il reato, accertato, fu dichiarato
estinto grazie a una provvidenziale amnistia approvata nel 1989. Negli Stati
Uniti la menzogna (specie se giurata dinanzi a un giudice) comporta l'immediato
impeachment: il colpevole lascia la Casa Bianca. In Italia, entra a Palazzo
Chigi. E, naturalmente, continua a mentire. Come prima e più di prima. Quello
che segue è un piccolo catalogo ragionato delle bugie berlusconiane.
BERLUSCONI GIOVANE
"La mia carriera
canora (come cantante sulle navi da crociera, ndr) è cominciata con una tournée
in Libano" (7-6-1989). Ma secondo
Giuseppe Fiori, suo biografo non autorizzato, Berlusconi non è mai stato in
Libano.
"Al 'Gardenia' (un
locale notturno, ndr) di Milano, come poi sarebbe avvenuto a Parigi, dopo aver
cantato mi buttavo in pista per ballare con le bionde" (ibidem).
Ma Berlusconi non ha mai suonato a Parigi.
"Ho studiato due anni
a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali
della capitale" (8-7-1989). Ma
Berlusconi non ha mai studiato alla Sorbona: semmai alla Statale di Milano.
"A Parigi facevo il
canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il Cus di Milano"
(luglio 1989). Parigi a parte, esistono seri dubbi sui titoli sportivi
conquistati dal Cavaliere in canoa.
BERLUSCONI INCAPPUCCIATO
"Non ricordo la data
esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore
allo scandalo. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mi è stata
richiesta" (27-9-1988, al Tribunale di
Verona). Berlusconi s'iscrisse alla P2 nei primi mesi del 1978 e pagò
regolarmente la quota di iscrizione di 100 mila lire. Di qui la falsa
testimonianza.
"Basta con questa
storia della P2: l'ho già detto, ricevetti la tessera per posta e non pagai
neppure la quota d'iscrizione"
(10-3-94). Ma, come ha testimoniato anche Licio Gelli, gran maestro
venerabile della loggia P2, "Berlusconi ha fatto la normale iniziazione
alla loggia P2".
BERLUSCONI IMPRENDITORE
"Il signor Berlusconi
ha lavorato, ha rischiato, ha pagato le tasse e non ha mai chiesto alcuna lira
di contributi allo Stato" (22-5-95).
Ma la Fininvest è sotto processo per evasione fiscali di centinaia di miliardi;
e ha ricevuto contributi pubblici, tanto per l'editoria (5 miliardi e rotti
all'anno per Il Giornale, intestato al fratello Paolo, altrettanti per Il
Foglio intestato alla moglie Veronica), quanto per la cassa integrazione
alla Standa e alla Mondadori.
"La legge Mammì ci ha
tolto la metà del fatturato" (La
Stampa, 24-5-95). All'epoca della legge Mammì (che nell'agosto 1990 ha
regolamentato il sistema radiotelevisivo italiano), le dimensioni del gruppo
erano pressappoco le stesse del '95.
"La Mammì ci ha
costretti a vendere i quotidiani e ci ha impedito di tenere le pay tv"
(La Stampa, 24-5-95). I quotidiani erano uno solo: il Giornale (subito
passato al fratello Paolo); le pay tv non esistevano ancora, visto che Tele+ è
nata il 20 ottobre '90.
"E' una falsità, una
cosa senza senso dire che dietro il signor Berlusconi ci sia Craxi. Non devo
nulla a Craxi e al cosiddetto Caf, e non rinnego nulla di ciò che ho fatto"
(a Mixer, Rai2, 21-2-94). Ma era stato lo stesso Berlusconi a confessare, il
13-9-93, in un raro lampo di sincerità, di aver licenziato l'anchor man
Gianfranco Funari su ordine di Craxi ("Non è un mistero - aveva ammesso il
Cavaliere - che Berlusconi è sempre stato schiavo del Principe, e in più di
un'occasione ho dovuto tenerne conto. Un anno fa, se ricordate bene, io stavo
aspettando le concessioni televisive...").
BERLUSCONI CANDIDATO
"Tutti mi chiedono di
candidarmi. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la
scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente
mestiere. Un partito di Berlusconi non c'è stato, nè ci sarà mai" (13-9-93).
Due mesi dopo nasce ufficialmente Forza Italia e Berlusconi si candida alla
presidenza del Consiglio.
"Se fonderò un
partito? Ho sempre dichiarato il contrario, sarà la ventesima volta che lo
ripeto. Lo scrive chi ha interesse a mettermi contro gli attuali protagonisti
della politica. E perciò farà finta anche stavolta di non leggere la mia
smentita, per cui mi toccherà di ripeterla per la ventunesima volta e chissà
per quante altre volte ancora" (Epoca,
23-10-93). Come sopra.
"Il mio presunto
partito esiste soltanto sulle pagine di alcuni giornali"
(alla commissione Bilancio della Camera, 26-10-93). Come sopra.
BERLUSCONI PREMIER/2
"Il nostro futuro
ministro della Giustizia è la dottoressa Parenti"
(6-2-94). Invece sarà Alfredo Biondi.
"Credo che al
ministero dell'Interno ci sia bisogno di una persona esperta... di un
nonno" (La Stampa, 20-4-94). Infatti
offre il ministero al pm Antonio Di Pietro (44 anni), ma questi rifiuta, e
allora Berlusconi nomina il leghista Roberto Maroni (39 anni).
"Siamo orientati ad un
governo molto snello, magari con meno sottosegretari: sarebbe una bella rottura
con il passato" (12-4-94). I
sottosegretari saranno 39, rispettivamente 3 e 4 in più rispetto ai precedenti
governi Ciampi e Amato.
"Il criterio per
l'assegnazione dei ministeri sarà assolutamente meritocratico, nessuna
spartizione delle poltrone" (19-4-94).
Infatti, per esempio, la latinista Adriana Poli Bortone andrà alle Risorse
Agricole.
"Questo governo è
schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica
intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non
verrà mai messa in discussione l'indipendenza dei magistrati"
(al Senato, 16-5-94). In 7 mesi di vita, il governo Berlusconi metterà
quotidianamente in discussione l'indipendenza dei giudici e approverà in tutta
fretta il "colpo di spugna" di Biondi, detto anche "decreto
salvaladri", che vieta l'arresto per i reati di corruzione, concussione,
finanziamento illecito e falso in bilancio.
"Falcone e Borsellino
hanno dato la vita contro la mafia. E' nel loro nome che il governo si sente
vincolato a proseguirne l'opera. Sarebbe suicida abbassare la guardia contro la
criminalità. Bisogna invece dotare di strumenti migliori la polizia e la
magistratura" (al Senato il 16 e alla
Camera il 18-5-94). Il primo governo Berlusconi e la sua maggioranza tenteranno
di smantellare la legislazione voluta (e pagata con il sangue) da Falcone e
Borsellino: carcere duro per i boss (41-bis), legge sui pentiti, supercarceri
nelle isole e così via.
"Vi assicuro che non
ci sarà il condono edilizio"
(30-5-94). "Nel Consiglio dei ministri o altrove non ho mai pronunciato
la parola 'condono'. Sono i giornali che vogliono farci apparire come gli altri
governi" (23-6-94). Un mese dopo il suo governo varerà il condono
edilizio, e subito dopo quello fiscale.
"Alla Rai non sposterò
nemmeno una pianta" (29-3-94). "Mai
mi occuperò di questioni televisive, per non dare l'impressione di voler
favorire i miei affari, anzi starò più dalla parte della Rai che della
Fininvest" (30-5-94). Pochi giorni dopo, Berlusconi destituisce
anzitempo l'intero consiglio d'amministrazione della Rai, per nominarne uno
nuovo di sua fiducia, con appositi direttori di rete e tg. E proclama: "E'
certamente anomalo che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico
televisivo contro la maggioranza che ha espresso il governo del Paese. Questa
Rai non piace alla gente: me l'ha detto un sondaggio. Il governo se ne occuperà
tra breve" (7-6-94).
"Le nonne, le mamme e
le zie d'Italia stiano tranquille: non sarà toccata una lira delle pensioni
attuali" (10-9-94). Poco dopo
Berlusconi tenta una riforma che taglia drasticamente le pensioni, poi bloccata
da una manifestazione sindacale con oltre un milione di persone e dalla
dissociazione del suo ministro del Lavoro Clemente Mastella, nonché del partito
alleato Lega Nord che lascia il governo e lo rovescia.
BERLUSCONI OPPOSITORE
"La par condicio ha
danneggiato gravemente il Polo delle libertà"
(20-4-95). L'Osservatorio dell'università di Pavia sulle televisioni
dimostra, ininterrottamente dal 1995, che i politici più presenti sulle reti
televisive sono Berlusconi e i suoi uomini.
"Pochi ricordano che
la Thatcher ha privatizzato qualunque cosa, tranne che la British Telecom"
(Liberal, 4-4-95). Ma è vero il contrario. Scrive infatti Margaret Thatcher
nella sua autobiografia ("Gli anni di Downing Street", Sperling &
Kupfer, 1994, pag.577): "British Telecom fu il primo servizio pubblico ad
essere privatizzato. Più di qualsiasi altra, la sua vendita pose le basi del
capitalismo ad azionariato popolare in Gran Bretagna... Fui più che soddisfatta
quando nel novembre 1984… British Telecom fu finalmente privatizzata".
"Non so se avrò
voglia di tornare a Palazzo Chigi. Troppo faticoso. La presidenza del Consiglio
non la reputo essenziale, non ho questa ambizione personale"
(10-2-95). "Non mi ritengo indispensabile. Sono assolutamente favorevole
ad un tecnico a Palazzo Chigi, io potrei restare leader del Polo in cabina di
regia" (13-4-95). "Adesso che si torna al teatrino della
politica, diventa inutile che io resti in pista. Meglio tornare a curare le mie
aziende" (31-5-95). "Il ruolo di regista delle riforme, come
leader del Polo in Parlamento, è un ruolo che mi attira molto di più di quello
di presidente del Consiglio" (10-10-95). Silvio Berlusconi avrà sempre
un solo candidato per Palazzo Chigi: Silvio Berlusconi.
BERLUSCONI EDITORE
"Noi non abbiamo
giornali- partito. Noi non teorizziamo né tantomeno pratichiamo l'informazione
come strumento di ricatto politico. I nostri sono eccellenti prodotti
editoriali, non fabbriche di consenso o, quel che è peggio, di calunnie, di
derisione, di disprezzo… Non ho mai usato né mai userò i miei mezzi di
comunicazione per scatenare campagne di aggressione contro un concorrente, né
diffamare chi non è d'accordo con me. Lascio questi metodi ad altri"
(Epoca, 20-10-93). Chiunque conosca giornali e tv berlusconiani sa che,
almeno dopo l'entrata in politica di Berlusconi, sono stati trasformati in
formidabili strumenti di attacco, aggressione e spesso anche di diffamazione per
i magistrati e gli avversari politici del loro proprietario.
BERLUSCONI RICANDIDATO
"Dal 1995, passata
all'opposizione dopo il golpe politico-giudiziario, mentre fischiavano le
pallottole delle procure politicizzate, Forza Italia…"
(da "Una storia italiana", l'autobiografia illustrata di Berlusconi
inviata in 20 milioni di copie a tutte le famiglie italiane nell'aprile 2001, in
piena campagna elettorale). Forza Italia passò all'opposizione perché, il 21
dicembre '94, Berlusconi salì al Quirinale e si dimise da presidente del
Consiglio: la Lega Nord gli aveva revocato l'appoggio, votando mozioni di
sfiducia insieme al Ppi di Rocco Buttiglione e al Pds di Massimo D'Alema. Le
procure non c'entrano nulla.
"Io non ho nulla a che
vedere con All Iberian e non possiedo società off-shore all'estero"
(Silvio Berlusconi, 15-3-2000). La Cassazione ha già accertato definitivamente
che All Iberian è interamente controllata dalla Fininvest. Tant'è che i suoi
conti esteri venivano aperti dal tesoriere centrale del gruppo Berlusconi,
Giuseppino Scabini. All Iberian è una società off-shore con sede all'estero
(isole del Canale), come le altre 63 scoperte dal pool di Milano e confermate
dalla società di revisione internazionale Kpmg.
"Le nostre holding
erano intestate ai nostri consulenti perché si faceva così, era tutto normale:
le trovavamo già pronte negli studi professionali specializzati" (26-4-2001).
Le 34 holding "Italiana 1,2,3,4 eccetera" che stanno dietro alla
Fininvest sin dalla fine degli anni 70 e le altre società della galassia
berlusconiana nascono quasi tutte senza il nome di Berlusconi, ma intestate a
prestanome: una cinquantina fra parenti, amici, casalinghe baresi, disoccupati
calabresi, elettricisti, malati terminali colpiti da ictus, persino un
cecoslovacco nato nel 1887. Tutto normale?
"Nessun mistero sulle
origini delle mie fortune: ho cominciato con la liquidazione di mio padre: 30
milioni" (26-4-2001). Poi, però,
fra il 1978 e il 1983 Berlusconi si ritrovò in tasca 113 miliardi (degli anni
70, pari ad almeno 250 milioni di euro odierni). In parte giunti in contanti.
Sulla provenienza di quel fiume di denaro, Berlusconi non ha mai voluto spiegare
nulla. Nemmeno quando, nel novembre 2002, il Tribunale di Palermo che sta
processando il suo braccio destro Marcello Dell'Utri (parlamentare europeo e
italiano, già condannato per false fatture e frode fiscale e imputato per
mafia, calunnia ed estorsione), si è recato in trasferta a Palazzo Chigi per
interrogarlo. In quell'occasione, alle domande sulle origini di quei quattrini e
sulle ragioni che lo indussero a ospitare in casa sua per due anni un boss
mafioso del calibro di Vittorio Mangano, con mansioni di "stalliere" o
di "fattore", il premier ha Berlusconi ha risposto: "Mi avvalgo
della facoltà di non rispondere". E i giudici sono ritornati a Palermo a
mani vuote.
BERLUSCONI PREMIER/2
"Meno tasse per
tutti" (slogan elettorale di
Berlusconi, maggio 2001). Le tasse degli italiani resteranno le stesse, anzi
aumenteranno per l'incremento sostanzioso dei tributi regionali e comunali, in
conseguenza dei tagli ai trasferimenti governativi a comuni e regioni. Il 13
novembre 2001, in visita a Granada (Sagna), Berlusconi e il suo ministro
dell'Economia Giulio Tremonti comunicano che "i conti pubblici non sono
ancora a posto", dunque di ridurre le tasse non se ne parla. Così come
della riforma delle pensioni, promessa in campagna elettorale alla Confindustria.
Che subito protesta.
"Non ho mai detto che
la civiltà occidentale è superiore all'Islam. E' colpa di una sinistra
irresponsabile che diffonde notizie false sul mio conto"
(7-9-2001). In realtà Berlusconi, soltanto il giorno prima, ha dichiarato
testualmente in una conferenza stampa dalla Germania: "Noi dobbiamo essere
consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al
benessere e al rispetto dei diritti umani e religiosi. Cosa che non c'è nei
paesi dell'Islam... Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica
e quella nostra sullo stesso piano… La libertà non è un patrimonio della
civiltà islamica… La nostra civiltà deve estendere a chi è rimasto indietro
di almeno 1400 anni nella storia i benefici e le conquiste che l'Occidente
conosce… C'è una singolare coincidenza fra gli islamici e gli anti-global
nella loro opposizione all'Occidente". Poi l'incidente diplomatico
internazionale, le proteste della Lega Araba ("posizioni razziste"),
l'imbarazzo dell'Occidente impegnato nel tentativo di coinvolgere nella lotta al
terrorismo fondamentalista delle Due Torri i paesi islamici moderati. Così il
Cavaliere è costretto alla smentita, cioè all'ennesima bugia.
"Ho fatto
un'esposizione sommaria della legge finanziaria e ho trovato un'ottima
accoglienza sia da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes" (10-10-2001).
Così Berlusconi al termine di un incontro ufficiale a Bruxelles con il
presidente Romano Prodi e gli altri membri della Commissione europea. Senonché
Prodi cade dalle nuvole: "Non ne abbiamo neanche parlato". Anche
Solbes lo smentisce: "Non ho espresso alcun giudizio sulla finanziaria
italiana, la valuterò insieme al patto di stabilità". Berlusconi è
costretto alla retromarcia: "Io ho illustrato l'azione del mio governo,
Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio". Poi, in conferenza stampa,
se la prende con il "club della menzogna della sinistra" che gli
attribuirebbe frasi mai dette.
"La tv pubblica è
interamente nelle mani della sinistra, e anche la tv privata si sbilancia a
sinistra" (30-1-2002, a Le Figaro).
Appena tornato al governo, Berlusconi, che già detiene il monopolio assoluto
della televisione commerciale (Canale 5, Italia 1, Rete 4), nomina suoi uomini
al vertice delle tre reti pubbliche Rai (presidente Antonio Baldassarre,
direttore generale Agostino Saccà). Costoro allontanano dal video i due
giornalisti più famosi della Rai, sgraditi al premier - Enzo Biagi e Michele
Santoro - nonché il comico Daniele Luttazzi, anche lui inviso al Cavaliere.
Poi, quando il primo consiglio di amministrazione si dimette agli inizi del
2003, Berlusconi riunisce gli alleati in casa propria per decidere i nuovi
consiglieri, facendo infuriare addirittura i presidenti delle due Camere, che
rifiutano di ratificare le nomine. Alla fine, viene creato un nuovo Cda Rai
formato da 4 esponenti del centro-destra e uno solo del centro-sinistra. Anche
il direttore generale, amico di Berlusconi e del fratello Paolo, è di stretta
obbedienza governativa.
"Comprare Alessandro
Nesta (difensore della Lazio e della Nazionale, ndr) per il Milan? Sono cose che
non hanno più nulla di economico, di morale. Nel calcio abbiamo sbagliato
tutti, ora basta" (23-8-2002). L'indomani
il Milan di Berlusconi annuncia l'acquisto di Nesta, avvenuto da almeno una
settimana.
"Non capisco tutta
questa fretta per la legge Cirami sul legittimo sospetto (che gli consente di
spostare i suoi processi da Milano a Brescia, ndr)"
(31-7-2002). "La legge sul legittimo sospetto è una priorità per il
governo" (30-8-2002).
"E se in Irak non ci
fossero più armi di distruzione di massa? Come parere personale, non credo che
ci siano più quegli ordigni"
(16-10-2001, al termine di un lungo incontro con Vladimir Putin). "Sono
e resto con Blair, l'alleato più vicino a Bush. Non ho mai detto che Saddam non
ha armi di distruzione di massa. Dico solo che potrebbe avere avuto il tempo di
distruggerle o di metterle da qualche altra parte" (17-10-2002, dopo le
incredule proteste di Londra e Washington).
"Mediaset non farà
alcun ricorso al condono fiscale"
(30-12-2002). Berlusconi smentisce le rivelazioni del quotidiano La
Repubblica, il quale calcola che il condono fiscale contenuto nella legge
finanziaria Berlusconi consentirà al gruppo Mediaset di chiudere la lite col
fisco per il possesso di società off-shore risparmiando multe per 100 milioni
di euro, pari a 200 miliardi di lire. Cinque mesi dopo, il settimanale l'Espresso
scoprirà che Mediaset ha regolarmente fatto ricorso al condono, risparmiando
così circa 120 milioni di euro di imposte.
"Ho assoluta fiducia
nella Cassazione, fiducia che non né mai mancata. Altra cosa sono certi pm che
vogliono un ruolo particolare e imbastiscono processi che finiscono nel
nulla" (26 gennaio 2003).L'indomani la
Cassazione gli dà torto e non sposta i suoi processi da Milano. Lui, il
premier, tuona subito contro i "giudici golpisti".
BERLUSCONI IMPUTATO
"Giuro sui miei cinque
figli che non so nulla di quanto mi viene contestato (le tangenti alla Guardia
di Finanza, ndr). Sono vittima di una grande ingiustizia. Mi dicono che questo
avviso è la risposta a quanto stiamo facendo" (23-11-94).
"E' come se mi avessero mandato un avviso di garanzia accusandomi di non
chiamarmi Silvio Berlusconi. Siccome sono certo di chiamarmi Silvio Berlusconi,
non credo che nessun tribunale giusto al mondo possa condannarmi perché mi
chiamo Silvio Berlusconi. Può esserci una condanna, ma allora non sarà un atto
di giustizia, ma sovversione" (1-12-94). "Io corruttore?
Sarebbe come incolpare suor Teresa di Calcutta, dopo una vita di sacrifici, se
una bambina dell'istituto allungasse una mano per pigliare un quarto di mela dal
fruttivendolo, non per sé, ma per darlo ad un altro" (27-10-95). "Nessuno
si è reso responsabile di corruzione, il capo del gruppo non era minimamente a
conoscenza di quanto gli viene addebitato. Il vero scandalo sta semmai nel fatto
che la mia impresa, come quasi tutte le imprese italiane, sia stata sottoposta a
pressioni concussive da parte di un corpo armato dello Stato... Siamo stati
costretti a pagare da un'associazione a delinquere come la Guardia di Finanza,
da elementi deviati di un corpo armato dello Stato" (16-1-96). Con
buona pace dell'incolpevole prole, due dirigenti Fininvest verranno
definitivamente condannati per corruzione della Guardia di Finanza, un
consulente legale definitivamente per favoreggiamento, i due segretari per falsa
testimonianza in primo e secondo grado, mentre Berlusconi verrà condannato dal
Tribunale per corruzione, dichiarato prescritto (cioè responsabile, ma non più
punibile) dalla Corte d'appello, infine assolto dalla Cassazione. Ma solo per
"insufficienza probatoria".
"Publitalia non ha mai
emesso fatture false, e funziona come un orologio" (31-5-95).
Ma i massimi dirigenti di Publitalia, dal presidente fondatore Marcello
Dell'Utri in giù, hanno patteggiato condanne per decine di miliardi di false
fatture e frodi fiscali.
"Sono pronto a
lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un
rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino
Craxi, diverso da quello della pura amicizia!"
(29-11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al Parlamento
ben due decreti ad personam, i "decreti Berlusconi", per salvare le
televisioni dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai
magistrati) perché trasmettevano illegalmente su tutto il territorio nazionale.
La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione del reato di finanziamento
illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore "All Iberian",
ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi, tra il 1990 e
il 1992, ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha lasciato la vita
politica.
"Non ho mai fatto
alcun attacco alla magistratura" (10-10-95).
"Se c'è una cosa che mi viene addebitata e che non risponde al vero è da
parte mia un giudizio negativo nei confronti dei magistrati"
(25-11-95). "Io sono un grande estimatore della magistratura e l'ho
dimostrato nella mia attività di governo, durante la quale sono sempre stato
vicino ai problemi dei giudici" (7-12-95). "Mi consenta ancora
una volta di esprimere ammirazione verso la magistratura e i giudici"
(23-1-96). Una costante dell'azione politica è l'attacco sistematico,
scientifico, incessante alla magistratura di ogni ordine e grado: dai pm di
Milano (ma anche di Palermo, Napoli, Torino: tutti quelli che si sono occupati
di lui o di sue aziende) ai giudici per le indagini preliminari, da quelli di
tribunale a quelli di appello, su su fino alle sezioni unite della Corte di
Cassazione, massima istanza giurisdizionale del Paese.
"Le inchieste sul mio
gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in politica. Prima non avevo
mai subito nulla del genere" (17-6-2003).
Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest di
Berlusconi, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in
campo" politico. La prima indagine (poi archiviata) sul Berlusconi
imprenditore, per traffico di droga, fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel
1989 poi, sempre a Milano, Marcello Dell'Utri finì per la prima volta sotto
inchiesta per mafia (prosciolto). La tesi della persecuzione politica per via
giudiziaria, già esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così
smontata dal gip Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001:
"Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle
prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie… avevano preceduto e
non seguito la decisione di "scendere in campo"… [Il pool di Mani
pulite ha compiuto, tra] il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93, ben 25 accessi
presso Fininvest e Publitalia". Lo stesso Berlusconi, al momento di entrare
in politica verso la fine del 1993, aveva confidato ai famosi giornalisti Enzo
Biagi e Indro Montanelli (che l'hanno poi raccontato): "Se non entro in
politica, fallisco e mi arrestano".
"E questo potere
arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un
governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra, governo messo
platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a
Napoli mentre presiedeva una Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi, per
assoluta mancanza di fondatezza, in una clamorosa assoluzione molti anni
dopo" (29-1-2003). Berlusconi si
ostina a ripetere che, nel 1994, il suo governo fu rovesciato dall'invio di un
"avviso di garanzia" per le mazzette Fininvest alla Guardia di
Finanza, a Napoli, mentre lui presiedeva un convegno sulla criminalità
organizzata. Si trattava in realtà di un "invito a comparire" (una
convocazione per un interrogatorio), dovuto per legge, che non fu affatto
notificato a Napoli, ma a Roma. E fu preannunciato al telefono all'interessato
la sera prima (21 novembre '94) dai carabinieri. Fu dunque Berlusconi, pur
sapendo di essere sospettato di corruzione, a decidere ugualmente di presiedere
il convegno anche l'indomani (giorno 22), esponendo il buon nome dell'Italia al
ludibrio internazionale. Ai magistrati milanesi, secondo un'informativa dei
carabinieri, risultava che lui, la sera stessa del 21, sarebbe rientrato a Roma
abbandonando il convegno napoletano inaugurato la mattina. Perciò inviarono i
militari per la consegna a Roma, non a Napoli. Quanto alle ragioni della caduta
del governo, quell'atto non ebbe alcuna conseguenza. L'hanno stabilito i
magistrati di Brescia, ai quali Berlusconi aveva presentato un esposto contro i
magistrati milanesi per "attentato agli organi costituzionali" (cioè
al suo primo governo). Nell'ordinanza del giudice Carlo Bianchetti che il 15
maggio 2001 archivia l'inchiesta e assolve il pool di Milano, si legge:
"Alla causazione del cosiddetto "ribaltone" è stata
sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito a presentarsi, dal momento che,
secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione della Lega
Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (decisione che era stata
determinante nella caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre
1994, e perciò due settimane prima; trovava comunque le sue radici in un
insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del Polo delle Libertà
risalente a fine agosto '94, allorché l'on. Bossi era venuto a sapere
dell'intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni anticipate in
autunno".
"Nel processo Sme non
ci sono né indizi né prove contro di me, c'è solo il teorema della signora
Stefania Ariosto, una mitomane che ha fatto dei pettegolezzi. Per la Sme mi
aspetterei non un processo, ma una medaglia d'oro al valore civile per avere
salvato l'Italia da una svendita di un bene pubblico per 500 miliardi quando ne
valeva 2500". La teste Stefania
Ariosto non parla dell'affare Sme: si limita a raccontare ciò che ha visto e
sentito a proposito di Previti e della corruzione di alcuni giudici romani. In
realtà, nel processo Sme, gli imputati sono sotto accusa per alcuni bonifici
bancari. Il primo riguarda l'industriale Pietro Barilla (deceduto nel '93): il 2
maggio e il 26 luglio 1988 da un conto estero di Barilla partono due accrediti
(1 miliardo e 800 milioni di lire) destinati all'avvocato Attilio Pacifico,
braccio destro dell'avvocato berlusconiano Cesare Previti. Pacifico versa,
secondo l'accusa, 200 milioni in contanti al giudice Filippo Verde, e tramite
bonifico 850 a milioni a Previti e 100 al giudice Renato Squillante. Il secondo
bonifico chiama invece direttamente in causa la Fininvest. Il 6 marzo 1991, dal
conto svizzero "Ferrido", aperto dal capo della tesoreria Fininvest
Giuseppino Scabini, vengono accreditati 434.404 dollari sul conto "Mercier"
di Previti, da dove, un'ora dopo, vengono girati sul conto "Rowena"
del giudice Squillante. Secondo l'accusa, il conto Ferrido (della galassia All
Iberian) era alimentato con fondi personali e familiari di Berlusconi. Di qui
l'accusa, per tutti, di corruzione giudiziaria. Per la Sme (la finanziaria
alimentare dell'Iri), Berlusconi non sventò alcuna svendita: la quota
dell'azienda in vendita da parte dell'Iri era stata valutata 500 miliardi da due
esperti dell'università milanese Bocconi, e dunque Carlo De Benedetti, unico
offerente nel 1985, aveva offerto quella cifra. Poi Berlusconi, su ordine di
Craxi, si intromise nell'affare, rilanciando per un 10% appena: il minimo
indispensabile per entrare in partita. Dunque offrì 550 miliardi, poco più di
De Benedetti, poco meno di un quinto rispetto al valore che oggi egli pretende
di attribuire alla Sme del 1985.
"La magistratura
politicizzata, nel 1992-'93, ha cancellato cinque partiti dalla vita pubblica,
risparmiando i comunisti per portarli al potere".
A parte il fatto che, a Milano, il pool Mani Pulite arrestò e inquisì quasi
l'intero vertice del Pci-Pds, esattamente come quelli dei partiti moderati, va
detto che le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre. Le
vinse Berlusconi, occupando lo spazio lasciato libero dal pentapartito che si
era sciolto per mancanza di voti dopo lo scandalo. Il 24 gennaio 1994, al
momento della sua discesa in campo, il Cavaliere elogiò il pool di Milano per
avere scoperchiato lo scandalo di Tangentopoli: "La vecchia classe politica
è stata travolta dai fatti e superata dai tempi [...]. L'autoaffondamento dei
vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del finanziamento
illegale dei partiti, lascia il paese impreparato e incerto...". E il 6
febbraio rincarò la dose: "Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una
politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che
ruba". Subito dopo tentò di avere nel suo governo i due simboli del pool
di Mani Pulite: Antonio Di Pietro al ministero dell'Interno e Piercamillo Davigo
alla Giustizia. I due, però, rifiutarono. Ma evidentemente, all'epoca,
Berlusconi non li considerava "toghe rosse".
"I magistrati milanesi
abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli
indagati" (30-9-2002). Anche questo
cavallo di battaglia della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai
fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro
ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal
guardasigilli Alfredo Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione
resa nota il 15 maggio '95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati
milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge
nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e
significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a
quelle detenzioni [...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati
[...] dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è
risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese
sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è
possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e
psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti
indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on.
Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi
differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi".
"I magistrati del pool
di Milano avevano come obbiettivo quello di favorire la presa di potere da parte
delle sinistre" (9-5-2003). A parte le
considerazioni già esposte, è interessante leggere la risposta data il 23
ottobre 1996 dal ministro dell'Interno britannico Simon Brown al Parlamento
britannico, per spiegare il diniego opposto al ricorso degli avvocati di
Berlusconi, i quali parlavano di inchieste e reati "politici" per
opporsi alla consegna dei documenti sui conti esteri della galassia All Iberian:
"Se ben capisco l'argomentazione dei richiedenti [la Fininvest], essi
sostengono che l'azione giudiziaria in corso in Italia per donazioni illecite di
10 miliardi al signor Craxi è politica, e che le accuse di falso contabile
[...] sarebbero reato connesso. Le donazioni politiche illegali sono un reato
politico? Non sono d'accordo. A me sembra piuttosto un reato contro la legge
ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo
democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte
alle elezioni [...]. Il reato in questione è stato commesso per influenzare la
politica del governo: non si pagano clandestinamente grosse somme di denaro a un
partito politico senza uno scopo [...]. Non accetto in nessun modo che il
desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione
nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici
e i politici in quel paese, operi in modo tale da trasformare i reati in
questione in reati politici. È un uso scorretto del linguaggio definire la
campagna dei magistrati come improntata a "fini politici", o le loro
azioni nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica. Al
contrario, tutto ciò che ho letto su questo caso suggerisce che la magistratura
stia dimostrando una giusta indipendenza politica dall'esecutivo ed equanimità
nel trattare in modo eguale i politici di tutti i partiti [...]. [Il reato] non
è intrinsecamente politico, né lo diviene nel caso che l'autore del reato
speri di cambiare la politica del governo comprando influenza politica, e
neanche se il potere giudiziario, perseguendo lui, spera di ripulire la
politica. Nessuno degli argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in nulla
che i reati in questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i pagatori
corrotti della politica come i "Garibaldi di oggi", o cercatori di
libertà, o "prigionieri politici".
"I magistrati milanesi
abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli
indagati" (30-9-2002). Anche questo
cavallo di battaglia della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai
fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro
ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal
guardasigilli Alfredo Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione
resa nota il 15 maggio '95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati
milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge
nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e
significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a
quelle detenzioni [...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati
[...] dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è
risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese
sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è
possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e
psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti
indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on.
Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi
differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi".
BERLUSCONI E IL CONFLITTO
D'INTERESSI
"Dire che nell'attività
di governo e politica ci sia stato qualche volta un interesse personale, non
solo del signor Berlusconi, ma anche di altri membri di Forza Italia, è una
vergogna" (14-12-95). "La
vecchia classe politica che facendo politica prendeva soldi. Io posso dire che
per fare politica ne ho spesi parecchi" (15-12-95). Il primo governo
Berlusconi passerà alla storia per due provvedimenti: il decreto Biondi, che
vietava le custodia in carcere per corruzione alla vigilia dell'arresto di Paolo
Berlusconi per corruzione; e la legge Tremonti, che ha fruttato alla Mediaset
dello stesso Berlusconi (Silvio) sgravi fiscali per 243 miliardi.
"Ho dato incarico ai
miei manager di avviare le dismissioni delle mie proprietà"
(23-3-94). "Ho sempre riconosciuto che c'era un'anomalia da sanare...
Sono il primo a proporre una soluzione di separazione drastica tra l'esercizio
dei doveri di governo e l'esercizio dei diritti proprietari" (2-8-94). "Le
mie aziende o le congelo o le vendo. Voglio assolutamente dividere i miei
interessi privati che ho come azionista Fininvest dalla mia attività pubblica
che svolgerò nell'interesse di tutti. Credo che quella del blind trust
americano sia la soluzione ideale" (11-4-94). "Oggi vi annuncio
che ho deciso di vendere le mie aziende, perché credo che qualcuno, quando si
prende un impegno e dentro questo impegno ci sono certe condizioni che sono
ostative allo svolgimento globale dell'impegno, deve avere anche il coraggio di
sacrificarsi... Non sarà facile trovare un compratore, ma andremo in Borsa con
la televisione e terrò una quota assolutamente non di maggioranza"
(23-11-94). "Da novembre ho dato mandato irrevocabile alla Fininvest di
vendere le tv" (18-3-95). "Venderò le tv ad imprenditori
internazionali" (Il Giornale, 1-4-95). "Il conflitto
d'interessi sarà risolto nei primi cento giorni del mio governo"
(5-5-2001). Nove anni dopo il suo primo governo e due anni dopo l'avvio del
secondo, Berlusconi non ha risolto il conflitto d'interessi né tantomeno ha
ceduto alcuna delle sue aziende. Anzi, il 21 dicembre 2001, comunica agli
italiani che "il conflitto d'interessi esiste solo nel senso che le mie
aziende ci hanno rimesso da quando sono entrato in politica al servizio del
Paese". E il 7 maggio 2003, ancora più esplicito: "Il conflitto
d'interessi è una scusa. Tutti vedono bene che non c'è nessun conflitto
d'interessi. Anzi, io non posso fare che cose sfavorevoli al mio gruppo. Non c'è
stata una sola decisione assunta da questa maggioranza e da questo governo che
abbia portato cose a mio favore. Da quando sono sceso in politica, il mio gruppo
ha subìto soltanto danni enormi".