LA CEI CENSURA PAX CHRISTI: ALLA MARCIA PACIFISTA "OFF LIMITS" PAOLI E PAPISCA
33112. TRENTO-ADISTA. La censura della Conferenza episcopale
italiana si abbatte sulla tradizionale marcia pacifista di Capodanno promossa da
Pax Christi, insieme alla Caritas italiana e all'Ufficio nazionale per il
problemi sociali e il lavoro della stessa Cei. I relatori
dell'incontro-dibattito che precederà la marcia vera e propria - quest'anno in
programma a Trento -, Arturo Paoli e Antonio Papisca, sono stati bocciati dalla
segreteria generale della Cei, da cui dipende l'Ufficio nazionale per il
problemi sociali e il lavoro, e sostituiti con nomi di fiducia del vertice della
Chiesa italiana, senza nessun tipo di confronto con la Commissione che da mesi
lavora alla preparazione della marcia.
L'organizzazione dell'evento, infatti, era stata affidata ad un gruppo di lavoro
locale, in cui, oltre all'Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e
il lavoro, erano rappresentati tutti i soggetti promotori (Pax Christi, Caritas
diocesana, Commissione Giustizia e pace e Ufficio per l'ecumenismo della Diocesi
di Trento, Centro missionario, e alcune associazioni e movimenti laicali
trentinI fra cui Acli, Movimento dei Focolari e Agesci), che aveva messo a punto
il programma della manifestazione, approvandolo all'unanimità: un
incontro-dibattito al palazzetto dello sport di Gardolo e, a seguire, la
fiaccolata verso il duomo di Trento. Erano stati individuati anche i relatori:
Arturo Paoli, piccolo fratello di Charles de Foucauld per oltre 40 anni
missionario in America Latina, e Antonio Papisca, docente di Diritto
internazionale all'Università di Padova; e, a coordinare il dibattito,
Francesco Comina, giornalista e membro di Pax Christi. Il programma è stato poi
inviato a Roma, all'Ufficio nazionale per il problemi sociali e il lavoro della
Cei, per l'approvazione definitiva ma è tornato corretto al mittente. I nomi
dei relatori erano stati cancellati a penna e sostituiti da altri: mons. Mariano
Manzana (trentino, vescovo della diocesi brasiliana di Mossorò) e p. Gabriele
Ferrari (già Superiore Generale dei Missionari Saveriani) al posto di Arturo
Paoli; il politologo Gianni Bonvicini (trentino, direttore dell'Istituto Affari
Internazionali di Roma) al posto di Antonio Papisca; e Umberto Folena,
giornalista di "Avvenire", al posto di Francesco Comina.
La Commissione organizzatrice ha chiesto spiegazioni a don Paolo Tarchi,
direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro,
il quale però non ha fornito alcun chiarimento, rinviando tutto ad un confronto
con i quattro vescovi interessati dall'iniziativa: mons. Luigi Bressan, vescovo
di Trento, mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi
sociali e del lavoro, mons. Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi, e
mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana.
"Un confronto che cercheremo", spiega ad Adista Alberto Conci, che
partecipa al gruppo organizzatore della marcia in qualità di membro di Pax
Christi e della Commissione Giustizia e pace della Diocesi. "Rimane però
un grande problema di metodo: qual è il senso del lavoro di una Commissione
ecclesiale locale come la nostra se poi arrivano delle direttive dall'alto che
non è possibile nemmeno discutere?".
In assenza di spiegazioni si fanno delle ipotesi: "Evidentemente qualcuno
ha voluto zittire le voci di chi crede ancora nella Chiesa del sociale",
taglia corto Luisa Zanotelli, componente del Movimento per la pace e sorella di
p. Alex (L'Adige 26/11). "Forse qualcuno temeva che Papisca avrebbe detto
qualcosa contro la guerra, un qualcosa che alla Chiesa ufficiale non
piace". Sembra poi che alla Cei non siano piaciute alcune cose che Arturo
Paoli va dicendo da qualche tempo a proposito del papato ("la sede di
Pietro è vacante da quando è morto papa Roncalli"; un'affermazione
comparsa anche sulle pagine del n. 6 di "Micromega", nel dialogo sulla
Chiesa fra quattro "preti di frontiera"). Oppure che la Cei abbia
voluto inviare subito un segnale al nuovo coordinatore di Pax Christi (don Fabio
Corazzina che da pochi mesi ha sostituito don Tonio Dell'Olio), per fissare dei
‘paletti' rispetto all'autonomia del movimento.
Non ci saranno comunque rotture, conferma don Corazzina, che però chiede
chiarimenti sul piano del metodo: "una decisione, senza motivazioni, venuta
dall'alto, non è giustificabile". "Spero che il popolo dei laici
possa essere preso sul serio e spero che i nostri vescovi, in futuro, si
esprimeranno in termini comunitari". (luca kocci)
ADISTA n° 85 del 10.12.2005