COSA VALE LA VITA PER LA CHIESA SE NON PROIBISCE LE ARMI?
"Non sono gli studenti che garantiscono la
libertà di istruzione, sono i soldati! Non sono i giornalisti che garantiscono
la libertà di stampa, sono i soldati! Non sono i preti che garantiscono la
libertà di fede, sono i soldati! Solo il soldato è pronto a morire e
proteggere il proprio popolo. Anche la Chiesa è stata molto chiara: dobbiamo
difenderci anche se questo significa usare il soldato. Io credo che sia la cosa
giusta ed è per questo che la sopporto e prego che i nostri comandanti prendano
sempre buone decisioni".
Così si è espresso, in una trasmissione de La7 dal titolo "Così è la
vita" di meno di un mese fa, il cappellano cattolico della Base Usaf di
Aviano per giustificare tutto il potenziale di armi, comprese quelle atomiche,
che sono stipate in quella terra friulana. E lo ha fatto - almeno così risulta
dal filmato televisivo - dopo aver celebrato l¹Eucarestia nella cappella della
medesima base, distribuendo la comunione, e dopo la dichiarazione di un
ex-operaio sindacalista della base, ora in pensione, sulla presenza, a suo dire
‘naturale', delle testate atomiche.
Il fatto che sia un ministro ufficiale della Chiesa cattolica nello svolgimento
del suo ministero ad affermare ciò, mi sembra che sia l'aspetto più
inquietante anche della stessa presenza delle armi, perché si vuole manipolare
il Dio di Gesù di Nazaret, rendendolo funzionale ai propri interessi. E ciò
nel momento nevralgico della vita della Chiesa, l'Eucarestia "sorgente e
culmine" della vita cristiana, e in un contesto in cui sempre più tra i
cristiani si sta dicendo: "non possiamo vivere senza la domenica".
Eppure le armi nucleari sono definite dal Concilio Vaticano II "delitto
contro Dio e contro la stessa umanità" che "con fermezza e senza
esitazione deve essere condannato" (Gaudium et spes, 80).
Se poi alla presenza delle atomiche aggiungiamo il terribile dato delle spese
militari nel mondo, pari a mille miliardi (1,000,000,000,000) di dollari di cui
solo 500 da parte degli Stati Uniti, allora lo sconcerto diventa massimo: tutto
questo diventa necessario perché il 30% della popolazione mondiale (di cui
anche noi italiani facciamo parte!) possa usufruire dell'87% delle energie
mondiali, mentre il rimanente 70% degli uomini debbono vivere con il 13% delle
risorse della terra. Ed Aviano è una delle sentinelle più armate di questo
ordine mondiale ("il nostro stile di vita non può essere messo in
discussione").
Mischiare armi, preghiere, privilegi, guerre ed Eucarestia è il massimo della
profanazione. Infatti nella Bibbia c'è scritto: "[11.20] Quando dunque vi
radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. [11.21]
Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e
così uno ha fame, l'altro è ubriaco. [11.22] Non avete forse le vostre case
per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far
vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
... [11.27] Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del
Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. [11.28] Ciascuno,
pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;
[11.29] perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia
e beve la propria condanna" (1Cor 11).
Siamo reduci da un referendum in cui, stando ai numeri, il 75% degli italiani
non ha voluto "mettere la vita ai voti". Come mai di fronte a simili
fabbriche di morte non ci si muove con altrettanta determinazione e passione?
Dove si vedono le nostre associazioni cattoliche diocesane, almeno per ribadire
la problematicità e la gravità di una presenza così terribilmente armata, e
per confutare chi confonde il Dio di Gesù di Nazaret con i propri interessi,
memori di quella terribile frase Gott mit uns? E perché almeno l'episcopato
triveneto non ha mai detto nulla di ufficiale su questo problema?
La rubrica de La7 mi è sembrata l¹attuazione del 1° tempo del famoso film The
day after che descrive quanto Gesù aveva detto duemila anni prima:
"[24.37] Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio
dell'uomo. [24.38] Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio
mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò
nell'arca, [24.39] e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e
inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo" (Mt
24).
Infatti il problema ‘Aviano', in detta trasmissione, è vissuto solo come
fattore economico e un intreccio di pettegolezzi rosa e cronache più o meno
nere. Che in esso si nutra e prosperi un meccanismo che vive e fa vivere neanche
un terzo del-l'umanità preparando e portando la morte in tutto il mondo, ad
iniziare da un possibile terribile autogol frutto di incidente o terrorismo o
guerra, infischiandosi dei diritti del futuro, non interessa proprio niente.
Senz'altro l'invocazione liturgica "a peste, fame et bello libera nos,
Domine" è pregata solo per mantenerci in tranquillità e donare all'umanità
la pace... del cimitero.
* parroco di Vallenoncello, Pordenone
ADISTA n° 49 del 2.7.2005