I
"FANTI MISSIONARI" DELLA CHIESA CATTOLICA. POLEMICHE SUL NUOVO
CALENDARIO DELL'ORDINARIATO MILITARE in
collaborazione con le Pontificie opere missionarie"
32642.
ROMA-. Aerei da combattimento che sorvolano croci, messe da campo a cui
partecipano battaglioni in armi, soldati in tuta mimetica che offrono doni ai
bambini: sono alcune delle immagini del calendario 2005 dell'Ordinariato
militare d'Italia, quest'anno realizzato in collaborazione con le Pontificie
opere missionarie. In copertina, un primo piano in abiti vescovili
dell'ordinario militare, mons. Angelo Bagnasco, con una fotografia di una messa
da campo sullo sfondo e la scritta "Il Signore vi benedica e vi
protegga"; in basso, le firme dei promotori dell'iniziativa: Ordinariato
militare in Italia e Pontificie opere missionarie.
"Ci
lascia sconcertati l'iniziativa intrapresa dall'Ordinariato militare in Italia
di produrre e diffondere un calendario in collaborazione con le Pontificie opere
missionarie", commenta Pax Christi in una nota. "Più volte abbiamo
espresso la nostra convinzione che l'assistenza spirituale e pastorale che va
garantita agli uomini e alle donne arruolati nelle forze armate può avvenire ad
opera di sacerdoti che svolgono il loro servizio ministeriale al di fuori
dell'esercito, senza indossare divise, senza assumerne i gradi e soprattutto
senza godere dei medesimi privilegi riservati alle autorità militari (come
invece spetta ai cappellani militari, ndr). Ma a lasciarci particolarmente
costernati è l'abbinamento e l'allusione fuorviante e diseducativa,
antievangelica, strumentale e violenta che emerge dall'accostare la figura del
missionario a quella del cappellano militare e del militare stesso. Non c'è un
solo passo del Vangelo in cui il Cristo sembra dare una pur lontana
giustificazione all'uso della forza. Al contrario sono frequenti i brani che
esortano alla nonviolenza e la indicano chiaramente come un distintivo cristiano".
"Ai responsabili dell'Ordinariato militare in Italia e delle Pontificie
opere missionarie - prosegue la nota - chiediamo di aiutarci a cogliere il senso
di questa operazione e di indicarci se davvero ritengono che l'Ad gentes possa
realizzarsi affiancandosi alle armi e al loro potenziale di morte, ovvero se
ritengono possibile rispondere indossando gli anfibi della guerra all'invito del
maestro di annunciarlo a piedi scalzi".
Di analogo tenore il comunicato del Gim (Giovani impegno missionario), il 'ramo
giovanile' dei missionari comboniani: "Ci sentiamo confusi per via di un
magistero contraddittorio e riconosciamo che le posizioni favorevoli alla guerra
e alla difesa dei nostri interessi sono contrarie al Vangelo. Continuiamo ad
insistere con i nostri vescovi perché ritirino i cappellani militari
dall'Iraq" (un appello ai vescovi in tal senso, sottoscritto da preti e
religiosi, è stato pubblicato su Adista n. 85/04). "Come missionari
rifiutiamo l'uso dell'espressione 'Missione di pace' riferita all'azione
dell'esercito. Conosciamo l'ambiguità della presenza militare in tanti Paesi
del mondo e - insieme alla rivista 'Nigrizia' - denunciamo la militarizzazione
stessa dell'aiuto e della cooperazione. Nella storia dei Paesi in cui viviamo
troppo spesso la Chiesa è stata al fianco dello Stato e la croce è stata
affiancata alla spada. Troppo spesso l'espressione 'Dio vi benedica' ha coperto
violenze e intolleranza. Non crediamo in un Dio che benedice l'uso delle armi;
la Parola di Dio e la vita di Gesù lo rinnegano".
ADISTA
n° 1 - 8/1/2005