Wojtyla,
il Papa che ha fallito
Una
voce critica Il teologo cattolico dissidente Hans
Küng indica le undici contraddizioni che avrebbero segnato il Pontificato di
Giovanni Paolo II, costringendo milioni di credenti a una drammatica «crisi di
speranza»
Predica
il dialogo ma ha isolato la Chiesa. Le sue idee di fede e di morale hanno
cancellato il Concilio Vaticano II
La
situazione della Chiesa Cattolica è seria. Il
Papa è gravemente malato e merita ogni compassione. Ma la Chiesa deve vivere.
Per questo, nella prospettiva di un’elezione papale, ha bisogno di una
diagnosi, di una sincera analisi svolta dal suo interno. Delle terapie si potrà
discutere dopo.
Gli
oltre venticinque anni di Pontificato di Karol Wojtyla
sono stati una conferma delle critiche che già avevo espresso dopo un anno del
suo Pontificato. Secondo la mia opinione, egli non è il Papa più grande ma il
più contraddittorio del XX secolo. Un Papa dalle molte, grandi doti, e dalle
molte decisioni sbagliate! La sua «politica estera» ha preteso da tutto il
mondo conversione, riforma, dialogo. Però, in tutta contraddizione, la sua «politica
interna» ha puntato alla restaurazione dello status quo ante Concilium, a
impedire le riforme, al rifiuto del dialogo intra- ecclesiastico e al dominio
assoluto di Roma. Questa contraddizione si evidenzia in undici ambiti
problematici. Riconoscendo gli aspetti positivi di questo Pontificato, mi
concentrerò quindi sui suoi aspetti critici e contraddittori.
Prima
contraddizione.
Giovanni
Paolo II predica i diritti degli uomini
all’esterno ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e
soprattutto alle donne.
Il Vaticano, un tempo nemico convinto dei diritti dell’uomo ma ben disposto
oggi a immischiarsi nella politica europea, continua a non poter sottoscrivere
la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa: troppi canoni
del diritto ecclesiastico romano, assolutistico e medioevale, dovrebbero prima
essere modificati. La separazione dei poteri, principio fondamentale del diritto
moderno, è sconosciuta alla Chiesa Cattolica romana, nel cui comportamento non
vi è nessuna lealtà: nei casi di disputa l’autorità vaticana funge nel
contempo da legislatore, accusa e giudice.
Seconda
contraddizione.
Grande
ammiratore di Maria,
il Wojtyla predica gli ideali femminili, vietando però alle donne la pillola e
negando loro l’ordinazione.
Per molte donne cattoliche tradizionali (soprattutto le donne appartenenti a
ordini religiosi), l’aspetto più apprezzato di questo Papa è il suo
respingere le donne moderne, in quanto le ha escluse da tutte le consacrazioni
più importanti e considera la contraccezione appartenente alla «cultura della
morte ». Tuttavia, molte delle donne che partecipano alle manifestazioni di
massa del Papa, rifiutano la dottrina papale che si oppone ai metodi
contraccettivi.
Terza
contraddizione.
Questo
Pontefice predica contro la povertà di massa
e l’indigenza nel mondo ma, al tempo stesso, con la sua posizione in merito al
controllo delle nascite e all’esplosione demografica, si è reso colpevole di
questa indigenza.
In occasione dei suoi numerosi viaggi e anche di fronte alla Conferenza delle
Nazioni Unite su Popolazione e Sviluppo tenutasi al Cairo nel 1994, questo Papa
ha preso posizione contro l’uso della pillola e del profilattico e, pertanto,
potrebbe essere ritenuto responsabile più di qualsiasi uomo di Stato della
crescita demografica incontrollata in alcuni Paesi e del dilagare dell’Aids in
Africa.
Quarta
contraddizione.
Karol
Wojtyla propaganda una figura sacerdotale maschile
caratterizzata dal celibato ed è, quindi, il principale responsabile della
catastrofica carenza di sacerdoti, del collasso dell’assistenza spirituale in
molti Paesi e dello scandalo della pedofilia nel clero, ormai venuto alla luce.
Agli uomini che si sono dichiarati pronti al servizio sacerdotale nelle comunità
viene proibito il matrimonio. Questo è solo un esempio di come anche questo
Papa abbia ignorato la dottrina della Bibbia e la grande tradizione cattolica
del primo Millennio in cui non vi era alcuna legge sul celibato per i sacerdoti.
I quadri si sono ridotti, il reclutamento è fermo e fra poco, non solo
nell’area di lingua tedesca, quasi due terzi delle parrocchie rimarranno senza
sacerdote e la stessa celebrazione domenicale dell’eucarestia non potrà più
essere assicurata, nemmeno con l’importazione di parroci e il raggruppamento
delle parrocchie in «unità spirituali». Il clero fedele al celibato è dunque
in crescente pericolo di estinzione. Gli scandali della pedofilia verificatisi
dagli Stati Uniti all’Austria hanno inoltre gravemente danneggiato la sua
credibilità, portando sull’orlo della bancarotta grandi diocesi negli Stati
Uniti.
Quinta
contraddizione.
Il
Papa polacco ha praticato un numero elavatissimo di canonizzazioni,
ma al tempo stesso ha ignorato l’inquisizione attuata nei confronti di
teologi, sacerdoti e membri di ordini malvisti dalla Chiesa.
I devoti, strumentalizzati politicamente e commercialmente con spese ingenti e
conseguenti profitti per la Curia, sono soprattutto pie suore, fondatori di
ordini religiosi o Papi come l’antidemocratico, antisemita, autoritario Papa
Pio IX (controbilanciati dalla canonizzazione di Giovanni XXIII). Devoti sono
divenuti anche l’imperatore asburgico Carlo I e il ben poco pio fondatore
dell’Opus Dei Josémaria Escrivá.
Uomini e donne (anche donne appartenenti a ordini religiosi) che si sono
distinti, per il loro pensiero critico e per la loro energica volontà di
riforme, sono stati invece trattati con metodi da Inquisizione. Come Pio XII
fece perseguitare i più importanti teologi del suo tempo, allo stesso modo si
comportano Giovanni Paolo II e il suo Grande Inquisitore Ratzinger con
Schillebeeckx, Balasuriya, Boff, Bulányi, Curran, Fox, Drewermann e anche il
Vescovo di Evreux Gaillot e l’Arcivescono di Seattle Huntington. Nella vita
pubblica mancano oggi intellettuali e teologi cattolici della levatura della
generazione del Concilio. Questo è il risultato di un clima di sospetto, che
circonda i pensatori critici di questo Pontificato. I vescovi si sentono
governatori romani invece che servitori del popolo della Chiesa. E troppi
teologi scrivono in modo conformista oppure tacciono.
Sesta
contraddizione.
Il
Papa elogia spesso e volentieri gli ecumenici,
ma al tempo stesso ha pesantemente compromesso i rapporti con le Chiese
ortodosse e con quelle riformiste ed evita il riconoscimento dei suoi funzionari
e dell’eucarestia.
Il Papa avrebbe dovuto consentire — come suggerito in molti modi dalle
commissioni di studio ecumeniche e come praticato direttamente da tanti parroci
— le messe e l’eucarestia nelle Chiese non cattoliche e l’ospitalità
eucaristica.Avrebbe anche dovuto ridurre l’eccessivo potere esercitato dalla
Chiesa nei confronti delle Chiese dell’Est e delle Chiese riformiste e avrebbe
dovuto rinunciare all’insediamento dei Vescovi romano- cattolici nelle zone
delle Chiese russe- ortodosse. Avrebbe potuto, ma non ha mai voluto. Ha voluto
invece mantenere e ampliare il sistema di potere romano. La politica di potere e
di prestigio del Vaticano è stata mascherata da discorsi ecumenici pronunciati
dalla finestra di Piazza San Pietro, da gesti vuoti e da una giovialità del
Papa e dei suoi cardinali che cela in realtà il desiderio di «sottomissione»
della Chiesa dell’Est sotto il primato romano e il «ritorno» dei protestanti
alla casa paterna romano-cattolica.
Settima
contraddizione.
Come
Vescovo suffraganeo e poi Arcivescovo di Cracovia,
Karol Wojtyla ha preso parte al Concilio Vaticano II. Una volta diventato Papa,
ha però disprezzato la collegialità del Pontefice con i Vescovi decretata
proprio al Concilio.
Questo Pontefice ha più volte dichiarato la sua fedeltà al Concilio, per poi
tradirlo nei fatti attraverso la sua «politica interna». I termini conciliari
come «aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica» sono stati
sostituiti da parole quali «restaurazione, magistero, obbedienza,
ri-romanizzazione ». Il criterio per la nomina dei Vescovi non è affatto lo
spirito del Vangelo e l’apertura mentale pastorale, bensì la fedeltà
assoluta verso la condotta romana. I sostenitori del Papa tra i vescovi di
lingua tedesca come Meisner, Dyba, Haas, Groer e Krenn sono solo gli sbagli più
eclatanti di questa politica pastorale devastante, la quale fa pericolosamente
scivolare in basso il livello morale e intellettuale dell’episcopato. Un
episcopato reso ancor più mediocre, rigido, conservatore e servile, è forse
l’ipoteca più pesante di questo lunghissimo Pontificato.
Ottava
contraddizione.
Questo
Papa ha cercato il dialogo con le religioni del mondo,
ma contemporaneamente ha disprezzato le religioni non cristiane definendole «forme
deficitarie di fede».
In occasione dei suoi viaggi o «preghiere di pace», il Papa ha radunato con
piacere attorno a sé dignitari di altre chiese e religioni. Non vi erano
tuttavia molte tracce reali della sua preghiera teologica. Anzi, il Papa si è
presentato in sostanza come un «missionario » di vecchio stampo.
Nona
contraddizione.
Il
Papa polacco ha assunto la funzione di rappresentante
della fede in un’Europa cristiana, ma il suo ingresso trionfale e la sua
politica reazionaria hanno involontariamente favorito l’inimicizia nei
confronti della Chiesa, se non addirittura l’avversione contro il
Cristianesimo stesso.
La campagna di evangelizzazione del Papa, il cui punto centrale è rappresentato
da una morale sessuale ben poco adeguata ai tempi, ha discriminato soprattutto
le donne: quelle che in questioni controverse, quali la contraccezione,
l’aborto, il divorzio, l’inseminazione artificiale hanno dimostrato di avere
opinioni diverse da quelle della Chiesa, sono state definite portatrici di una
«cultura della morte». Attraverso interventi politici— come è accaduto in
Germania contro il Parlamento e l’episcopato nel caso del conflitto sul tema
della gravidanza —, la Curia romana ha dato l’impressione di rispettare poco
la separazione giuridica tra Stato e Chiesa. Il Vaticano cerca (attraverso il
gruppo parlamentare del Partito Popolare europeo) di esercitare delle pressioni
anche sul Parlamento Europeo, incentivando l’ingaggio di osservatori
particolarmente vicini alle idee di Roma per questioni relative alla
legislazione sull’aborto. Invece di farsi ovunque fautrice di soluzioni
ragionevoli che consentano la mediazione, la Curia romana con i suoi proclami
acutizza di fatto a livello mondiale la polarizzazione tra oppositori e
sostenitori dell’aborto, moralisti e libertini.
Decima
contraddizione.
Come
carismatico comunicatore e «star» mediatica, questo
Papa fino alla sua veneranda età ha fatto presa in particolare sui giovani, ma
si è appoggiato soprattutto ai «nuovi movimenti» di origine italiana, all’Opus
Dei di casa in Spagna e a un pubblico acritico e fedele del Pontefice. Tutto ciò
è sintomatico del rapporto del Papa con la laicità e della sua incapacità di
dialogare con un pubblico critico.
I grandi raduni mondiali dei giovani sostenuti a livello regionale e
internazionale, sotto la sorveglianza della gerarchia dei nuovi movimenti laici
(Focolare, Comunione e Liberazione, St. Egidio, Legionari di Cristo, Regnum
Christi, etc.), hanno attirato e attirano centinaia di migliaia di giovani.
Molti di essi volonterosi, troppi del tutto acritici. Il carisma personale di
Wojtyla è quasi più importante dei contenuti da lui trasmessi. Le domande che
i giovani avevano posto al Papa e che, in occasione del suo primo viaggio in
Germania, lo avevano messo in serio imbarazzo, in seguito non sono state più
consentite. Le associazioni cattoliche di giovani, che non si trovano sulla
linea del Vaticano, vengono disciplinate e messe alla fame dall’ordine romano
attraverso il ritiro di finanziamenti da parte dei vescovi locali. Inoltre viene
messa in discussione la fiducia un tempo accordata all’ordine dei gesuiti:
prediletti dai Papi precedenti, ora vengono percepiti come sabbia negli
ingranaggi della politica di restaurazione del Papa a causa delle loro qualità
intellettuali, dei loro teologi critici e delle opzioni teologiche di
liberazione. Invece Karol Wojtyla, già ai tempi in cui era ancora arcivescovo
di Cracovia, concesse la piena fiducia all’associazione segreta Opus Dei,
potente sia dal punto di vista finanziario che in termini di influenze, ma
antidemocratica e in passato compromessa con regimi fascisti.
Undicesima
contraddizione.
Giovanni
Paolo II ha offerto nel 2000 una pubblica confessione
dei peccati per gli errori della Chiesa nel passato, senza però trarne alcuna
conseguenza pratica.
La confessione dei peccati ampollosa e barocca inscenata a San Pietro per gli
errori della Chiesa è rimasta vaga e ambigua. Il Papa ha chiesto perdono solo
per gli errori dei «figli e delle figlie della Chiesa» ma non per quelle del
«Santo Padre», per quelle della Chiesa stessa e dei gerarchi presenti. Il Papa
non ha mai preso posizione in merito agli intrighi delle varie sedi della Curia
in affari mafiosi e ha contribuito più all’occultamento che alla rivelazione
di scandali e crimini (Banca Vaticana, il «suicidio» di Guido Calvi,
l’omicidio avvenuto nell’ambiente del corpo delle guardie svizzere...).
Anche con la rivelazione degli scandali della pedofilia dei clericali, il
Vaticano è stato straordinariamente titubante. Nonostante alcune richieste, il
Papa non ha mai dato udienza ad alcuna vittima. Anzi, ha riempito di elogi un
insigne criminale nel corso di una fastosa cerimonia al Vaticano: il messicano
Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo (500 sacerdoti e
2.000 seminaristi) e del movimento laico Regnum Christi, diventato ormai
concorrente ancora più conservatore dell’Opus Dei.
Conclusioni.
Per
la Chiesa cattolica questo Pontificato si rivela,
nonostante i suoi aspetti positivi, una grande speranza delusa, in fin dei conti
un disastro, perché Karol Wojtyla, con le sue contraddizioni, ha profondamente
polarizzato la Chiesa, allontanando i suoi innumerevoli uomini e gettandoli in
una crisi epocale.
Contro tutte le intenzioni del Concilio Vaticano II, il sistema romano
medioevale — un apparato di potere caratterizzato da tratti totalitari — è
stato restaurato grazie a una politica personale e dottrinale tanto astuta
quanto spietata: i vescovi sono stati uniformati, i padri spirituali
sovraccaricati, i teologi dotati di museruola, i laici privati dei diritti, le
donne discriminate, le iniziative popolari dei sinodi nazionali e delle chiese
ignorati. E poi ancora scandali sessuali, divieti di discussione, dominio
liturgico, divieto di predica per i teologi laici, esortazione alla denuncia,
impedimento dell’eucarestia. Di tutto questo è forse colpevole «il mondo»?
La
grande credibilità della Chiesa Cattolica,
cioè quella ottenuta da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, ha lasciato
il posto a una vera e propria crisi della speranza. Questo è il risultato della
profonda tragicità personale di questo Papa: la sua idea cattolica di stampo
polacco (medioevale, controriformista e antimoderna), in qualità di Pontefice
Karol Wojtyla l’ha voluta portare anche nel resto del mondo cattolico. Si è
però verificato il contrario di ciò che egli sperava: la Polonia stessa è
stata travolta dal moderno sviluppo secolare e, dopo la sostituzione
dell’alleanza elettorale in carica fino al 2001, Solidarnosch, si appoggia
sempre meno alle idee di fede e di morale promosse dal Pontefice.
Quando verrà il momento, il nuovo Papa dovrà decidere di affrontare un cambio di rotta e dare alla Chiesa il coraggio di nuove spaccature, recuperando lo spirito di Giovanni XXIII e l’impulso riformistico del Concilio Vaticano II. «Videant consules», i consoli vogliano fare in modo che la Repubblica non subisca danni, si diceva nell’antica Roma. «Videant cardinales», i cardinali vogliano fare in modo si dovrebbe dire nella Roma di oggi che la Chiesa non subisca danni.
(Traduzione
del Gruppo Logos)
Hans
Küng
3.2005