IN IRAQ SI AFFACCIANO DEMOCRAZIA E LIBERTÀ. L'OSSERVATORE ROMANO CAMBIA LINEA SULLA GUERRA

33090. ROMA-ADISTA. Cambia il papa e cambia anche la linea dell'Osservatore Romano sulla guerra: l'intransigenza mostrata più volte durante gli ultimi mesi del pontificato di Giovanni Paolo II è diventata, nelle ultime settimane, ambiguità, quando non timida approvazione.
In occasione del secondo anniversario dell'attentato di Nassiriya, lo scorso 12 novembre, in cui persero la vita 19 cittadini italiani (17 militari e 2 civili) e decine di iracheni, il quotidiano della Santa Sede pubblica infatti un lungo articolo titolato "Dolorosa memoria e profonda riconoscenza per i caduti di Nassiriya". Se all'inizio c'è un breve passaggio sulla "disumana logica della guerra che fa scempio della vita umana e della sua dignità", in tutto il resto dell'articolo si celebra il "sacrificio" degli "operatori di pace" di Nassiriya, grazie al quale in Iraq oggi si può nuovamente assaporare – dopo la "spietata dittatura di Saddam Hussein" – la democrazia e la "libertà": "un sacrificio, dunque - scrive il quotidiano vaticano -, che con il tempo, in virtù degli sviluppi intervenuti sulla scena politica irachena, acquista rinnovato valore". Si ricordano le parole pronunciate dal card. Camillo Ruini durante l'omelia del funerale, a proposito della "grande e nobile missione dei caduti di Nassiriya, che hanno accettato di rischiare la vita per servire la nostra Nazione e per portare nel mondo la pace". E si ribadisce che "le vittime innocenti di Nassiriya erano andate in missione in Iraq per ristabilire la pace, per aiutare la popolazione locale a voltare pagina, verso la prospettiva di una serena quotidianità". "Quel 12 novembre - prosegue l'Osservatore -, in quella tragica circostanza si è specchiato il sacrificio degli operatori di pace. Il loro sangue è stato versato nell'adempimento di un nobile servizio, diretto a promuovere la pace in un territorio segnato dalle piaghe della dittatura, sfregiato dalla logica della guerra e scosso, con inquietante costanza, dalle violenze del dopoguerra".
Parole e toni ben diversi dal "Mai più" con cui il quotidiano della Santa Sede, nel marzo 2003, titolava a tutta pagina, riprendendo le parole pronunciate da Giovanni Paolo II ("Mai più la guerra") durante un Angelus; o dalla prima pagina - "La follia della guerra" - del 21 marzo, all'indomani dell'inizio dei bombardamenti su Baghdad; o dal duro attacco al governo italiano, il 30 marzo, per aver concesso l'uso delle basi militari alle Forze armate Usai (v. Adista n. 29/03).
Del resto, la linea morbida dell'Osservatore Romano sembra rispecchiare quella di Benedetto XVI che pare ben lontano dal "no alla guerra senza se e senza ma" dell'ultima parte del pontificato di papa Wojtyla. Se Giovanni Paolo II nei suoi ultimi discorsi al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede aveva sempre ribadito con fermezza la sua netta contrarietà alla guerra in Iraq (v. Adista nn. 7/2003, 5/2004), papa Ratzinger, lo scorso 12 novembre, in occasione della presentazione delle Lettere credenziali del nuovo ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Francis Rooney, ha confermato, nel suo discorso, l'alleanza Vaticano-Usa, evitando accuratamente di parlare di guerra e di Iraq, nonostante fosse appena esploso il caso delle bombe al fosforo utilizzate dalle truppe statunitensi durante l'assedio di Falluja: "Il popolo americano si è sempre distinto per la sua generosa solidarietà a favore degli svantaggiati e dei bisognosi di ogni Continente", dice Benedetto XVI al neo-ambasciatore (nostra traduzione dal discorso originale in lingua inglese, ndr). "In un mondo sempre più globalizzato, confido che la vostra Nazione continuerà ad esercitare una leadership fondata su un inalterato impegno per i valori di libertà, integrità e autodeterminazione". Spero, conclude il papa, "che negli anni a venire le nostre relazioni verranno approfondite e consolidate".

ADISTA n° 81 del 26.11.2005