SUL DOCUMENTO VATICANO CHE ESCLUDE I GAY DAL SACERDOZIO

LA PURGA VATICANA CONTRO I GAY
 di Gerard Thomas
Riflessione diffusa sul sito Internet beliefnet.org del sacerdote gay americano che si firma con lo pseudonimo Gerard Thomas, di cui Adista ha già pubblicato un testo sul trattamento riservato ai gay nella Chiesa (v. Adista n. 50/05).

Il recente documento vaticano concernente l'ingresso dei gay nei seminari cattolici e negli ordini religiosi si è rivelato molto peggiore di quanto ci si aspettasse. Contrariamente a quanto hanno sostenuto alcuni media che hanno puntato l'attenzione sul bando dai seminari dei gay "sessualmente attivi" (tutti coloro che accedono ai seminari – gay o etero – devono rispettare il celibato) e sulla questione dei gay "transitori" (un altro modo di parlare degli uomini "fondamentalmente" eterosessuali), il documento ha un obiettivo più semplice ed esteso: la condanna di ogni uomo che si riconosce come gay. Il documento stigmatizza esplicitamente tutti coloro che hanno "profonde e radicate tendenze omosessuali".
Si tratta di un divieto di portata molto ampia, come non è difficile immaginare.
Il documento avrà un effetto duraturo su tre gruppi di uomini. In primo luogo, indipendentemente da come verrà applicato o interpretato o letto dai superiori e dai rettori dei seminari, questo documento avrà l'effetto immediato di allontanare ogni gay che si riconosce come gay. Ogni gay emozionalmente maturo farà verosimilmente di più che riconoscere in sé "profonde e radicate tendenze omosessuali", per usare le parole del documento. Per qualche ragione la maggior parte dei media ritiene invece che la "notizia" sia la condanna vaticana dei gay "attivi" o dei gay "transitori".
Non si coglie assolutamente il punto. Una onesta lettura del documento rivela che il Vaticano sta semplicemente estromettendo i gay. L'"applicazione" delle direttive del documento, persino di quella parte dove si afferma che i rettori sono in ultima istanza responsabili dei loro seminaristi, sarà sostanzialmente svuotata di senso per questa semplice ragione: pochi gay emozionalmente maturi che hanno fatto domanda in questi giorni vorranno ancora entrare.
Gli unici gay che entreranno lo faranno mentendo o nascondendosi. Questo è un modo pessimo di preparare un seminarista per la sua futura vita da prete, e porta alla reviviscenza di un clima che tutti avevano voluto eliminare per sempre: i seminari repressivi e terrorizzanti in cui la sessualità era un argomento tabù.
(Stranamente, il documento contraddice anche il Catechismo della Chiesa cattolica, il quale non afferma solo che i gay dovrebbero rispettare il celibato, ma anche che "possono" farlo).
In secondo luogo il documento stabilisce che i rettori e i direttori spirituali sono ora obbligati – in coscienza – a domandare agli uomini già in seminario e inseriti nei programmi di formazione di allontanarsi. Ciò va molto oltre quello che ci si aspettava. E, senza dubbio, questo fatto assume i contorni di una vera e propria "purga". Quegli stessi uomini che precedentemente hanno incoraggiato altri a seguire la propria vocazione sono ora chiamati a sbatterli fuori.
Non posso nemmeno immaginare cosa passa per la testa dei miei amici gay e celibi nei seminari. Cosa dovrebbero fare?
Purtroppo tutto ciò finisce per impedire una discussione libera e produttiva sulla sessualità delle persone, cosa che sarebbe fondamentale per capire come affrontare una vita nel celibato con integrità.
In terzo luogo, le affermazioni contenute nel documento secondo le quali i gay sarebbero incapaci in sé di rapportarsi agli uomini e alle donne è una delle cose più offensive che abbia mai letto in un documento della Chiesa. Si dice che i gay – e per estensione anche i preti gay celibi che esercitano il ministero da tempo – sono semplicemente incapaci di relazionarsi con altri esseri umani. Dopo anni di servizievole esercizio – dopo aver ascoltato confessioni, battezzato bambini, preparato coppie al matrimonio, sostato accanto ai letti dei malati e dei morenti – ai preti gay viene detto che non capiscono le persone e non possono relazionarsi con esse.
Il recente documento è spaventoso nella sua mancanza di comprensione per l'esperienza vissuta dei preti gay celibi e degli uomini e delle donne gay in generale. Per usare la terminologia ufficiale della Chiesa, esso costituisce una ragione di "scandalo", una cosa che farà perdere alle persone la fiducia nella Chiesa. Prima o poi nel futuro la Chiesa cattolica dovrà scusarsi per aver parlato senza pietà di un intero gruppo di persone. Dov'è alla fine il messaggio di Gesù in questo documento? Dov'è il suo messaggio di inclusione, di incoraggiamento e di amore? Non c'è.
Per me questo documento è causa di profonda tristezza, per gli uomini che non entreranno mai in seminario, per quelli che si sentiranno costretti a lasciarlo dopo anni di meditazione e preghiera, e per quei preti gay celibi che proveranno una grande angoscia per il trattamento riservato loro dal Vaticano. E mi rattristo anche per i fedeli che saranno privati di una cosa molto semplice: di uomini buoni.

ADISTA n° 86 del 10.12.2005