UNIONI DI FATTO E FAMIGLIA: UN'OPPOSIZIONE CHE NON C'È
Le posizioni espresse da Romano Prodi sul tema dei
"diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del
matrimonio" a sostegno della proposta di legge presentata da 161
parlamentari dell'Unione, hanno suscitato la reazione dell'Osservatore Romano,
che è sceso in campo in difesa della famiglia, "la realtà naturale alla
quale sono naturalmente inclini l'uomo e la donna" (corsivi nel testo!), e
ha accusato Prodi di voler "relativizzare e ideologizzare la realtà della
famiglia".
Non c'è da stupirsi. Il Vaticano e la Conferenza episcopale italiana (Cei)
hanno scelto il terreno della morale per esercitare direttamente quell'influenza
politica che non è più affidata, in Italia, alla presenza di un partito
cattolico come la DC, che era uno strumento di collateralismo, ma anche uno
spazio di mediazione e quindi di autonomia della politica. Ora gli interessi
della gerarchia cattolica vengono fatti valere direttamente di fronte
all'elettorato e alle forze politiche.
Sarebbe miope vedere in questa strategia il semplice tentativo di recuperare un
peso politico scemato negli anni. La posta in gioco è molto più alta, e quindi
tanto più consapevole e forte deve essere la risposta. Sono in gioco
l'autonomia della politica e del diritto, il pluralismo delle convinzioni etiche
che si riconoscono nel patto democratico, l'affermazione dei diritti della
persona, la libertà della ricerca scientifica, il rapporto tra religione e
società democratica. Si tratta di una riscossa contro la modernità e le sue
acquisizioni.
Nella fattispecie, la questione è molto semplice: il riconoscimento delle
unioni di fatto, etero o omosessuali, rientra nella sfera di autonomia della
politica e del diritto e non lede il diritto – sacrosanto – di altri
cittadini di vivere il matrimonio come un sacramento le cui regole sono dettate
dal proprio magistero. Così come l'aver depenalizzato comportamenti sessuali un
tempo sanzionati non lede il diritto di chi crede che sia meglio essere casti o
il propagandare l'uso del profilattico contro l'Aids non lede il diritto di chi
pensa invece di dover praticare l'asti-nenza. Viceversa, pretendere che sia
sancita come universale e "naturale" - cioè non storicizzabile -
quella che in realtà altro non è che la visione confessionale cattolica del
matrimonio e della sessualità, significa discriminare tutti quelli che questa
visione non seguono.
È poi veramente singolare l'afferma-zione dell'Osservatore Romano, che
rimprovera a Prodi di fare un "tentativo di relativizzare e ideologizzare
la famiglia". Delle due l'una: se si relativizza una cosa, non la si può
ideologizzare; se la si ideologizza, certamente non la si relativizza, cioè non
la si consegna al relativo della storia e delle scelte umane, ma se ne fa un
assoluto. Non ho dubbi su chi stia ideologizzando che cosa. La
"famiglia" è per il Vaticano e per la Cei un assoluto. Chi invece
conosce il sesso e la famiglia per esperienza personale (gioiosa ma anche
complicata come tutte le realtà umane), ne parla certamente in modo più laico,
proprio perché sa che la grandezza di queste buone realtà della vita va colta
tutta nella concreta - e dunque contraddittoria - realtà della storia.
Non si tratta di attentare alla famiglia, ma i suoi molti problemi non si
risolvono facendone una parola d'ordine ideologica da brandire. Conosco la
risposta: non si tratta di ideologia, ma di difendere la verità. Ma la verità
non sta nella natura, né nelle morali che i cristiani hanno sviluppato nella
storia, ma nell'annuncio dell'amore di Dio per tutte le creature. Se le chiese
si occupassero meno di egemonizzare culture, influenzare politiche e
regolamentare la vita dei cittadini, e più di raccontare di Dio, renderebbero
un migliore servizio alla verità. Si testimonia anche con la vita: i cristiani
lo facciano allora con l'esempio personale e non con il tentativo di rendere
egemoni le proprie convinzioni, limitando i diritti e le libertà di chi queste
convinzioni non condivide.
* decano della Facoltà valdese di teologia di Roma