I DIRITTI NEGATI
Sul riconoscimento delle unioni di fatto (tra cittadini
omosessuali, ma non solo), il cattolico democratico Prodi ha scelto una linea
moderata e saggia, da capo di una coalizione vasta che, sulla questione vitale
dei diritti civili, non vuole dividersi, ma neppure paralizzarsi. Si tratta di
dare ai sentimenti, alle aspettative e dunque alla vita quotidiana di molti
italiani almeno un minimo di certezza giuridica, spesso rimediando a
discriminazioni crudeli e stupide, che impediscono a persone che si vogliono
bene, e condividono l'esistenza, di accedere a diritti basilari come la
condivisione del patrimonio, l'eredità, perfino la possibilità di entrare in
un ospedale, per assistere il compagno o la compagna di una vita.
Senza essere respinti come reietti: e capita anche questo, purtroppo. Che questo
proposito dell'Unione (non ovvio, ma perfino prudente rispetto a parecchie
normative europee) abbia suscitato lo scontato disgusto di Roberto Calderoli,
pazienza. Si sa che la maggioranza di governo comprende anche frange così
primitive da definire, con orribile razzismo, "contronatura" la vita
di altre persone. Ma che voci significative di Forza Italia, a partire da Sandro
Bondi, e dei cosiddetti centristi come l'onorevole Follini, abbiano sentito
l'esigenza di definire "nemico della famiglia" e "attempato
zapaterista" Romano Prodi, non fa parte del normale e aspro dibattito
politico. È il segno ulteriore e definitivo che esiste, nella destra cattolica
e nella destra politica, una cecità civile rivendicata, per giunta, come nobile
pregiudiziale etica, che non solo pretende di applicare alle leggi dello Stato
repubblicano (che è di tutti) una morale confessionale, ma bolla di immoralità
e di disgregazione sociale perfino una scelta come i Pacs, fatta propria da
tempo da molta destra liberale europea. A suggello di questo clima,
l'Osservatore Romano, di solito meno rudimentale nei giudizi, scrive che Prodi
"alla ricerca di voti sta lacerando la famiglia", ponendo l'autorevole
cappello della Chiesa in testa alle grida calderoliane e folliniane.
Si badi: i Pacs non equiparano le unioni di fatto al matrimonio, come ha scelto
di fare (legittimamente, e con l'appoggio del suo elettorato) Zapatero. Non
autorizzano adozioni, non parificano lo status di conviventi riconosciuti a
quello di genitori, si limitano a riconoscere legalità e, laddove necessiti,
assistenza pubblica a nuclei familiari differenti dalla famiglia tradizionale.
Semmai, i Pacs allargano l'idea di nucleo familiare anche a famiglie fin qui
inconsuete, ma sostenute dall'identico patto privato di mutuo soccorso e di
condivisione. Dunque, con i Pacs, non "meno famiglia", ma più
famiglie.
Come tutto questo possa "lacerare la famiglia" si spiega solo con
l'impaurita deriva precettistica di un pezzo del mondo cattolico, presa a
pretesto da una destra ex liberale che, in mancanza di cultura autonoma, si
accoda. Proprio "codismo" si chiamava, un tempo, I'oppor-tunistico
ripararsi della destra politica reazionaria all'ombra del tradizionalismo
clericale. I codini odierni (dai quali si è smarcato, ancora una volta,
l'onorevole Fini) considerano "eversivo" dare dignità e uguaglianza
alle libere scelte di loro concittadini. Queste scelte si guardano bene dal
costituirsi come principio esemplare, come modello da imitare, come
"antifamiglia". Non ledono di una virgola le abitudini della presunta
maggioranza tradizionalista, non tolgono nulla ai diritti altrui, non impongono
comportamenti né veti, non allontanano né maledicono, non discriminano né
dividono. Semplicemente, esistono, e chiedono soltanto di essere riconosciute
come legittime, in aggiunta (non in sottrazione) alla solida e consolidata
famiglia tradizionale.
Ma no: la destra teo-con non vuole. Si rinserra nei veti, nel sarcasmo
fessacchiotto sul Prodi "eversore" e "in caccia di voti" (e
pazienza se le due accuse non stanno insieme). Dimentica che i diritti non sono
Ideologia, ma vita vera dei cittadini, delle persone. Dunque politica. Come ha
dimostrato di sapere l'eversore di buon senso Romano Prodi.