LA PROPAGANDA DEI MEDIA E L’INSEGNAMENTO SCOLASTICO RIPRODUCONO UNA VISIONE DEL MONDO A USO E CONSUMO DELL’OCCIDENTE
Questo articolo firmato da John Pilger, giornalista di origine australiana pluripremiato per il suo lavoro in vietnam e cambogia, È stato pubblicato sul sito internet www.resistir.info. Titolo originale: "a luta pela memoria nas sociedades livres"
Come funziona il controllo del pensiero nelle società che si dicono libere?
Perché giornalisti famosi sono tanto ansiosi, quasi per riflesso
incondizionato, di minimizzare la colpevolezza di leader politici come Bush e
Blair che condividono la responsabilità dell’attacco non provocato a un
popolo indifeso, della devastazione della sua terra e dell’ucci-sione di
almeno 100mila persone, in gran parte civili, dopo aver cercato di giustificare
questo crimine atroce con menzogne comprovate? Perché un reporter della Bbc
descrive l’invasione dell’Iraq come "una vendetta di Blair"? Perché
le emittenti radiofoniche e televisive non hanno mai associato Gran Bretagna e
Stati Uniti al terrorismo? Perché tali comunicatori privilegiati, con accesso
illimitato ai fatti, si sono allineati nel descrivere un’elezione non
controllata, non verificata, illegittima, cinicamente manipolata, effettuata
sotto una brutale occupazione, come "democratica" e con l’immacolato
proposito di essere "libera e giusta"?
Sarà che non leggono la storia? O la storia che conoscono, o che preferiscono
conoscere, è soggetta a tali amnesie ed omissioni da produrre una visione del
mondo attraverso uno specchio morale unilaterale? Questa medaglia di una sola
faccia assicura che la maggior parte dell’umanità sia trattata in base alla
sua utilità per "noi", la sua necessità o meno, il suo merito o
demerito dal nostro punto di vista. Un esempio: la nozione di curdi
"buoni" in Iraq e di curdi "cattivi" in Turchia. La
convinzione infallibile del fatto che "noi" nell’Occidente dominante
abbiamo modelli morali superiori ai "loro". Uno dei "loro"
dittatori (spesso un nostro vecchio cliente, come Saddam Hussein) uccide
migliaia di persone ed è descritto come un mostro, un secondo Hitler. Quando
uno dei nostri leader fa lo stesso, è trattato, nella peggiore delle ipotesi,
come Blair, in termini shakespeariani. Coloro che uccidono persone con autobombe
sono "terroristi"; coloro che uccidono molte più persone con bombe
cluster sono i nobili occupanti di un "pantano".
L’amnesia storica può diffondersi rapidamente. Appena dieci anni dopo la
guerra del Vietnam, che io seguii come giornalista, un sondaggio negli Stati
Uniti rivelò che un terzo degli americani non riusciva a ricordare quale parte
il loro governo avesse appoggiato. Questo mostra il potere insidioso della
propaganda dominante sul fatto che la guerra fosse essenzialmente un conflitto
di "buoni" vietnamiti contro "cattivi" vietnamiti, in cui
gli americani erano stati "coinvolti" per portare la democrazia al
popolo del Vietnam del sud che affrontava la "minaccia comunista".
Tali supposizioni false e disoneste permeano la copertura dei media, con
onorevoli eccezioni. La verità è che la guerra più lunga del XX secolo fu
condotta contro il Vietnam, del nord e del sud, comunista e non comunista, dagli
Stati Uniti. Fu un’invasione non provocata della patria e della vita dei
vietnamiti, come l’invasione dell’Iraq. L’amnesia assicura che, mentre le
morti, relativamente poche, degli invasori sono costantemente riconosciute, la
morte degli oltre cinque milioni di vietnamiti è consegnata all’oblio.
Quali sono le radici di questo fenomeno? Certamente, la "cultura
popolare", specialmente i film di Hollywood, può determinare cosa e quanto
poco ricordiamo. L’educazione selettiva in età precoce svolge la stessa
funzione. Mi hanno inviato una guida per studenti di storia contemporanea
internazionale, ampiamente utilizzata, riguardo al Vietnam e alla guerra fredda.
Il suo contenuto è appreso da ragazzi delle scuole britanniche dai 14 ai 16
anni che si preparano per il critico esame Gcse. Riguarda la comprensione di un
periodo storico fondamentale, che dovrà influenzare il modo in cui leggeranno
le notizie di oggi sull’Iraq e su altro.
È scioccante. Afferma che in base all’accordo di Ginevra del 1954 "il
Vietnam era diviso tra nord comunista e sud democratico". Con una sola
frase, la verità è sbrigata. La dichiarazione finale della Conferenza di
Ginevra divideva il Vietnam "temporaneamente" fino all’indizione di
elezioni libere nazionali da tenersi il 26 luglio del 1956. C’erano pochi
dubbi sul fatto che Ho Chi Minh avrebbe vinto e formato il primo governo
democraticamente eletto del Vietnam. Il presidente Eisenhower non aveva
certamente dubbi riguardo a questo: "Non ho mai parlato con una persona
esperta di questioni indocinesi che non fosse d’accordo con me - scriveva -:
l’80% della popolazione avrebbe votato per il comunista Ho Chi Minh come
leader".
Non solo gli Stati Uniti si rifiutarono di permettere all’Onu di amministrare
le elezioni fissate due anni dopo, ma anche il fatto del "democratico"
regime del sud era un’invenzione. Uno degli inventori, il responsabile della
Cia Ralph McGehee, descrive nel suo magistrale libro "Inganni fatali"
(Deadly Deceits) come un brutale mandarino espatriato, Ngo Dinh Diem, fu
importato da New Jersey per fare il "presidente" e come un governo
impostore fu collocato al potere. "Fu ordinato alla Cia – scrive – di
sostenere tale illusione attraverso la propaganda dei media".
Realizzarono elezioni falsificate, salutate in Occidente come "libere e
giuste", con responsabili americani impegnati a fabbricare
"un’affluenza dell’83% malgrado il terrore Vietcong". La guida non
dice niente di tutto ciò, neppure che "i terroristi", che gli
americani chiamavano Vietcong, erano anche persone del sud che difendevano la
loro patria dall’invasione americana e la cui resistenza era di popolo. Per
Vietnam leggasi Iraq.
Il tono di questo opuscolo è dal "nostro" punto di vista. Non c’è
informazione del fatto che esisteva un movimento di liberazione nazionale del
Vietnam; semplicemente quella di "una minaccia comunista",
semplicemente la propaganda che "gli Usa erano terrorizzati dal fatto che
molti altri Paesi potessero diventare comunisti e aiutare l’Urss ed essi non
ne volevano un numero più alto"; semplicemente che il presidente
Johnson "era deciso a mantenere il Vietnam del sud libero dai comunisti"
(il corsivo è nell’originale). Si prosegue rapidamente fino all’Offensiva
del Tet nel 1968, "terminata con la perdita di migliaia di vite americane
– 14mila nel 1969 – in gran parte giovani". Non c’è alcuna menzione
dei milioni di vite vietnamite perse nell’offensiva. E l’America iniziò
solamente "una campagna di bombardamento": non c’è riferimento al
maggior tonnellaggio di bombe mai sganciate nella storia della guerra, a una
strategia militare concepita deliberatamente allo scopo di forzare milioni di
persone ad abbandonare le proprie case e ai prodotti chimici utilizzati in modo
da alterare profondamente e geneticamente l’ambiente, lasciando nella rovina
una terra prima generosa.
Questo opuscolo riflette le deviazioni e le distorsioni dei manuali ufficiali
come il prestigioso manuale di Oxford e Cambridge utilizzato da tutto il mondo
come modello. La sua sezione sulla guerra fredda si riferisce
all’"espansionismo" sovietico e alla "diffusione" del
comunismo, non c’è una parola sulla "diffusione" predatoria degli
Stati Uniti. Una delle sue questioni chiave è: "Quanto effettivamente gli
Usa hanno contenuto la diffusione del comunismo?". Il bene contro il male
per menti non orientate.
"Caspita, una marea di cose potrai imparare qui…", dicono gli autori
dell’opuscolo, "per apprendere in maniera corretta". Caspita,
l’impero britannico non è esistito; non c’è nulla sulle atroci guerre
coloniali che sono state un modello per la potenza che è venuta dopo,
l’America, in Indonesia, Vietnam, Cile, El Salvador, Nicaragua, per nominarne
appena alcune lungo la scia di sangue della moderna storia imperiale di cui
quella in Iraq è la più recente.
E ora l’Iran? I tamburi di guerra sono già partiti. Quante altre persone
innocenti devono morire prima che coloro che filtrano il passato e il presente
si risveglino alla propria responsabilità morale di proteggere la nostra
memoria e le vite degli esseri umani?