Un passo indietro
FREI BETTO
L'elezione a papa del cardinale Joseph
Ratzinger è un segnale preoccupante di come la direzione della chiesa cattolica
sia più confusa di quanto ci si poteva immaginare. Il contrario della paura non
è il coraggio, ma la fede. Molti cardinali paiono animati più dalla paura che
dalla fede. Eleggere papa un uomo responsabile dell'ortodossia della chiesa,
capo dell'ex Santo Uffizio, ha rappresentato un gesto di regresso e di difesa di
fronte a un mondo tormentato, che da Roma si aspetta qualcosa di più che
anatemi, censure, scomuniche e segregazioni.
Ratzinger era un teologo moderato, aperto al dialogo inter-religioso e alla
scienza moderna, al contributo dei teologi protestanti per una migliore
comprensione della Bibbia, prima di lasciare la Germania per assumere, a Roma,
la funzione di Grande Inquisitore. Nel periodo in cui ha presidiato la
Congregazione della dottrina della fede, ha punito 140 teologi cattolici, fra
cui Leonardo Boff. La sua ossessione è Nietzsche, il cui fantasma egli
identifica con la cultura post-moderna.
Sembra una facezia ricordare oggi che, nel secolo XIX, il papa Pio IX
(1846-1878) ha condannato la libertà di pensiero e di opinione, l'insegnamento
laico, il progresso e persino la luce elettrica. Per lui, il mondo moderno si
forgiava nelle officine del diavolo. Autore de «L'indice degli errori»,
catalogo di anatemi ecclesiastici, era contro lo stato autonomo e laico e nel
1850 proibì agli ebrei di Roma di testimoniare contro i cristiani nei processi
penali e civili; di possedere beni immobili; di accedere alla scuola pubblica e
all'università (eccetto la facoltà di medicina).
Temo che lo stesso regresso avverrà nel pontificato di Ratzinger. Nel suo
ultimo sermone come cardinale, prima dell'inizio del Conclave, egli si è
lanciato come candidato facendo capire chiaramente cosa pensa: ha accusato la
cultura occidentale di relativismo, condannato il marxismo, il liberalismo,
l'ateismo, l'agnosticismo e il sincretismo, come chi insiste nel non accettare
il pluralismo culturale e religioso, la diversità delle culture e ancora sogna
una Chiesa istituzionalmente sovrana tra popoli e governi, imponendo a tutti i
suoi valori e le sue norme di comportamento. E' il ritorno della Cristianità
del periodo medioevale, quando la chiesa imperava.
Prima di condannare le espressioni legittime della cultura moderna, Ratzinger
dovrebbe chiedersi come mai la chiesa ha fallito nell'evangelizzazione
dell'Europa, i cui templi sembrano più pieni di turisti che di fedeli. Perché
non è stata la Chiesa, ma il marxismo, il primo a difendere le vittime della
Rivoluzione indistriale? L'ateismo e l'agnosticismo non saranno allora frutti di
una mancanza di testimonianza evangelica? E come è possibile che nessuno in
Vaticano sia capace di parlare di sincretismo quando, nello stesso Vaticano, si
mescolano etichette dell'Impero romano e della nobiltà europea? «Sommo
pontefice» è un titolo pagano, usato dagli imperatori romani.
Non so se il nuovo papa abbia qualche sensibilità sociale. Nei suoi discorsi e
nei suoi scritti non ricorrono la figura del povero o la tragedia della povertà.
Ma piaccia a Dio che egli mantenga l'abitudine di meditare nelle parole e negli
atti seguendo quello che è il paradigma per eccellenza della fede cristiana:
Gesù di Nazareth, che preferì amare piuttosto che condannare, prese le difese
della donna adultera, non pronunciò un sermone moralista alla samaritana che
viveva con il sesto uomo, curò la donna fenicia o il servo del centurione
romano senzsa esigere che professassero la sua fede, si identificò con i più
poveri (affamati, migranti, malati e oppressi), non fu indifferente alle masse
affamate e insinuò che governare non è comandare ma servire.
Lascia un filo di speranza il fatto che Ratzinger abbia adottato il nome di
Benedetto XVI. In generale, ciò segnala l'interesse del nuovo pontefice nel dar
seguito all'opera del suo predecessore con lo stesso nome. Benedetto XV, papa
tra il 1914 e il 1922, era un uomo aperto. Pose fine alle persecuzioni contro i
«modernisti», valorizzò l'ecumenismo, promosse il dialogo tra cattolici e
anglicani, si mostrò interessato alle chiese orientali e, soprattutto, combattè
il colonialismo e e si battè per la fine della Prima guerra mondiale.
Dio faccia sì che il nuovo papa scenda dal piedistallo dell'accademismo
teologico e si faccia pastore, abbracciando il titolo papale più evangelico e
squisito - «servo dei servi di dio».
il manifesto del 21.4.2005