Sono rimasto sbigottito a leggere l'omelia del nuovo papa il giorno
dell'inaugurazione del suo ministero. Con tutta naturalezza, e di passaggio,
parla per due volte di "colui che Dio aveva scelto" come papa già
prima del Conclave, di colui "a cui Dio voleva affidare la missione" e
che i cardinali dovevano cercare di identificare con il loro voto nel
Conclave…
Rimango sbigottito, dicevo, perché questo è un falso presupposto: Dio non ha
scelto Ratzinger. Ratzinger lo hanno scelto i cardinali. Né più, né meno.
Dare per scontato che Dio prima del Conclave già "avesse scelto" una
persona come vescovo di Roma è un pensiero molto pio, ma di sicuro senza
fondamento teologico, molto pericoloso e forse per nulla ingenuo. Ciò merita
una riflessione.
Dare per scontato - come dato ovvio che non avrebbe bisogno di essere affermato
esplicitamente - che i cardinali, con il processo della loro votazione,
finiscano spontaneamente per scoprire la persona "scelta da Dio" mi
sembra una pretesa smisurata, qualcosa come un'"infallibilità
cardinalizia" che va molto al di là dell'infallibilità pontificia del XIX
secolo (questo papa ha dimenticato quello che Ratzinger ha scritto alcuni anni
fa: "non vorrei dire che lo Spirito Santo interviene nell'elezione del
papa, perché chiaramente vi sono molti esempi di pontefici con la cui elezione
non ha avuto niente a che vedere"; v. www.clarin.com/diario/
2005/04/20/elmundo/i-02302.htm).
Parlare così confonde molti cristiani semplici, che non hanno capacità di
discernere criticamente tra i meandri del linguaggio religioso. Parlare così
significa anche spingere molti cristiani e cristiane più critici verso la
cattiva coscienza, facendoli sentire poveri di fede nel trovarsi in disaccordo
con la decisione presa dai cardinali, e ribadita poi dallo stesso papa.
Sono molti e molte, infatti, senza dubbio milioni e milioni, i cattolici e le
cattoliche che non condividono la decisione dei cardinali, né il procedimento
stesso dell'elezione e neppure - per quanto questo a molti già costi di più
scoprirlo - il presupposto che i cardinali non hanno fatto altro che trovare
"colui che Dio aveva già scelto".
Primo: è un antropomorfismo (un immaginare Dio in maniera troppo umana) dire
che Dio "sceglie" qualcuno prima che i cardinali lo scoprano con il
loro voto. Ed è in realtà "pensiero magico" (un Dio in alto che
sceglie uno che guida altri…). Non piegarsi a questo tipo di pensiero non
significa avere meno fede, ma "credere in un altro modo".
Secondo: è un azzardo - un vero abuso - dare per scontato che la scelta dei
cardinali ricada quasi infallibilmente sul presunto eletto da Dio. I cardinali
si sono sbagliati molte volte, perché si possono sbagliare. Affermare
radicalmente il contrario è un'eresia.
Terzo: è più logico, teologico ed evangelico pensare che Dio non vuole che
siano i cardinali a scegliere. Perché l'attuale sistema di elezione per
"conclave" non solo è un anacronismo (mancano meno di 50 anni perché
compia un millennio) ma è anche antievangelico (oggi è evidentemente
antievangelico affidare l'elezione del successore di Pietro a una selezionata élite
sessista - tutti maschi -, clericale - tutti chierici -, gerontocratica -
pesantemente anziani - e cooptata - scelti da colui di cui vanno ad eleggere il
successore -).
Quarto: i cristiani hanno il diritto di dissentire dall'opi-nione dei cardinali,
anche di essere convinti del fatto che hanno sbagliato. In questo senso, la
decisione cardinalizia di polarizzare ancora di più la situazione di confronto
che vive la Chiesa, scegliendo la persona che rappresenta un aggravamento
dell'involuzione e dell'impasse nel dialogo con il mondo moderno, pone in
evidenza, per molti cristiani - e soprattutto per molte cristiane - quanto siano
distanti i cardinali dalla realtà. Rivela anche fino a che punto sotto il
papato di Karol Wojtyla la Chiesa abbia finito per essere sequestrata da
un'ideologia che ha occupato in maniera autoritaria e senza pudore tutti i posti
di direzione.
Il popolo di Dio è prigioniero e impotente, nelle mani di una struttura
autoritaria patologica che l'istituzione cattolica ha dato a se stessa e di cui
non riesce a liberarsi.
Infine: se l'eletto dai cardinali si sente inoltre "eletto da Dio",
nessuno ci potrà liberare dal fondamentalismo, perché, in tutte le religioni,
una base certa di questo è proprio "credere di essere gli eletti da
Dio".
Azzardarsi a pensare tutto questo anche in mezzo alla propaganda contraria dei
mezzi del sistema, rivendicare la propria legittimità teologica in mezzo a un
gregarismo papista, vuole essere un esercizio di fede adulta, e anche un
servizio per "confermare nella fede" quanti sentono di "credere
in un altro modo".
* teologo
ADISTA n° 34 del 7.5.2005