L'"ORACOLO" DEL PAPA: SULLA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI LA CHIESA NON TORNA INDIETRO
ADISTA n° 63 del 16.9.200633536. CASTELGANDOLFO-ADISTA. Previsione errata
quella del card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità
dei Cristiani: all'indomani del Sinodo dei vescovi, nell'ottobre 2005, Kasper
aveva detto di ritenere probabile l'ipotesi che il papa tornasse ad affrontare
il problema dell'ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati: "Non
posso immaginare - aveva detto - che la discussione sia chiusa: è una realtà
che esiste e su cui occorre riflettere per trovare una risposta". Di più:
"rappresentano un cocente problema pastorale". "Io - aveva
spiegato il cardinale - sono stato vescovo per dieci anni e ogni vescovo in
qualsiasi Paese dell'Occidente sa che si tratta di un grave problema".
Ma l'auspicio di Kasper, e dei tanti vescovi e sacerdoti che quotidianamente si
trovano a dover rifiutare (o concedere clandestinamente) l'eucarestia a tanti
divorziati di sincera fede e vita cristiana, è rimasta inascoltato. Papa
Ratzinger non ha nessuna intenzione di rivedere questo controverso punto del
magistero e della disciplina della Chiesa. Lo ha ribadito con chiarezza il 31
agosto scorso, a Castelgandolfo, nel corso di un incontro con il clero della
diocesi di Albano, durante il quale il papa ha risposto "a braccio" ad
alcune domande che provenivano dall'uditorio. Rivolgendosi a preti diocesani, il
papa, toccando diversi aspetti inerenti al ministero e alla pastorale
presbiterale, ha inteso fornire ai sacerdoti un vademecum sul modo più idoneo
di esercitare il loro ministero.
Chi rompe paga…
"Non ho la pretesa di essere quasi un ‘oracolo', che potrebbe rispondere
in modo sufficiente a tutte le questioni", aveva premesso il papa
all'inizio del colloquio. Ma poi Benedetto XVI ha dato risposte e indicazioni a
tutto campo, parlando del modo di celebrare la messa, di recitare il breviario,
di amministrare i sacramenti, di avvicinare i "lontani", di essere
fedeli all'impegno di castità, di mostrare agli sposi la bellezza del
matrimonio ribadendo una visione assolutamente tradizionale del magistero e del
ministero presbiterale.
Se la stampa e le televisioni si sono soffermate soprattutto
sull'interpretazione data da Benedetto XVI di s. Francesco come di un
"playboy" convertito, particolarmente significative sono state le
parole del papa sul tema dei divorziati risposati: "Il matrimonio - ha
detto il pontefice - si presenta come una grande occasione missionaria",
perché continuano a sposarsi in chiesa "anche molti che non la frequentano
tanto. È un'occasione per portare questi giovani a confrontarsi con la realtà
che è il matrimonio cristiano, il matrimonio sacramentale. Mi sembra anche una
grande responsabilità. Lo vediamo nei processi di nullità e lo vediamo
soprattutto nel grande problema dei divorziati risposati, che vogliono
accostarsi alla comunione e non capiscono perché non è possibile.
Probabilmente non hanno capito, nel momento del ‘sì' davanti al Signore, che
cosa è questo ‘sì'. È un allearsi con il ‘sì' di Cristo con noi".
… e i cocci sono suoi
Del resto, ha detto il papa in un altro passaggio del suo discorso, "la
profondità e la bellezza" del matrimonio stanno nella sua "definitività.
Solo così esso può far maturare l'amore in tutta la sua bellezza". Se un
rapporto finisce, insomma, la colpa risiede sicuramente negli sposi, e nel loro
cammino di fede: "Anche nella crisi, nel sopportare il momento in cui
sembra che non se ne può più, realmente si aprono nuove porte e una nuova
bellezza dell'amore. Una bellezza fatta solo di armonia non è una vera
bellezza". "Gli sposi devono imparare insieme ad andare avanti, anche
per amore dei bambini, e così conoscersi di nuovo, amarsi di nuovo, in un amore
molto più profondo, molto più vero. Così, in un cammino lungo, con le sue
sofferenze, realmente matura l'amore". È importante, come dice san Paolo
nella Lettera agli Efesini, che "le nozze di Dio con l'umanità tramite
l'incarnazione del Signore si realizzino nella croce, nella quale nasce la nuova
umanità, la Chiesa. Il matrimonio cristiano nasce proprio in queste nozze
divine. È, come dice san Paolo, la concretizzazione sacramentale di quanto
succede in questo grande mistero. Così dobbiamo sempre di nuovo imparare questo
legame tra croce e risurrezione, tra croce e bellezza della redenzione, e
inserirci in questo sacramento".