DUE CHIESE, DUE MISURE
di Juan G. Bedoya
QUESTA INTERVISTA, RACCOLTA DA JUAN G. BEDOYA, È STATA PUBBLICATA SUL
QUOTIDIANO SPAGNOLO “EL PAÍS” (19/03/2006).
TITOLO ORIGINALE: EL SEXO ES UNA PISCINA EN LA QUE LA IGLESIA CATÓLICA
NO HACE PIE”
ADISTA n° 28 - 8.4.2006
IL TEOLOGO GESUITA SPAGNOLO JUAN MASIÁ PARLA DEI PIÙ
SPINOSI TEMI DI BIOETICA DOPO LA PERDITA DELLA CATTEDRA UNIVERSITARIA.
Il sesso occupa un piccolo spazio nelle teorie biogenetiche del professor Juan
Masiá. In realtà, il sesso è stata una questione priva di importanza tra i
primi cristiani. Ma è stato il sesso – le sue tesi sul preservativo – che
è costato la cattedra di Bioetica alla Pontificia Università di Comillas a
questo gesuita di 65 anni che in questi giorni, dopo essere stato punito dalla
gerarchia, passa di conferenza in conferenza, richiesto da editori e
giornalisti. È appena stato in Giappone, invitato dal cardinale di Tokio,
Seiichi Shirayanagi, per inaugurare un simposio sulla bioetica. “Come vede, un
cardinale mi dà una pedata e un altro mi invita come relatore”, commenta con
sorniona indifferenza riferendosi al presidente della romana Commissione per la
Famiglia, il card. Alfonso López Trujillo, e al cardinale di Madrid, Antonio
María Rouco.
Domanda: Che c’è di nuovo in Tertulias de Bioética rispetto ai suoi
precedenti libri?
Risposta: È un riassunto di tutte le cose che ho pubblicato, il meno denso dei
miei libri.
D: Perché allora la censura, e tanto scompiglio?
R: La cosa peggiore è che tutto è stato fatto senza la debita procedura. Non
mi hanno presentato alcuna motivazione per iscritto.
D: E se ci fosse stata?
R: Se ci fosse stata mi sarei sentito legato. Ma non c’è.
D: Avrà alcuni indizi del perché la puniscono.
R: Dicono che il libro e alcuni miei articoli hanno causato malessere alla
Conferenza episcopale. Non esiste neppure una nota scritta; tutto a voce, a
quanto pare.
D: Roma si è pronunciata?
R: Da Roma niente. Nessun castigo, nessuna lettera. Con tutta la cattiva fama di
Ratzinger quando era responsabile della Congregazione per la Dottrina della
Fede, lì le cose funzionano meglio. Mi hanno indagato tre volte a Roma per
denunce dal Giappone, e non mi hanno mai detto nulla. Ratzinger, di fronte alle
denunce, ha chiesto alla diocesi, ha studiato e le sue risposte sono state
sempre ragionevoli, con la procedura dovuta.
D: Qui il suo libro è uscito con il nullaosta ecclesiastico della diocesi di
Santander, dove si trova la casa editrice Sal Terrae. Dove nasce il problema?
R: Immagino che il rigetto sia scaturito dalla serie di conferenze e articoli.
Il libro è uscito in ottobre [dell’anno passato] con i necessari permessi, e
alcuni mi hanno detto “Succederà qualcosa”. Effettivamente, in ottobre,
Romero Pose [vescovo ausiliare di Rouco e responsabile della Commissione
Dottrinale in Spagna, ndt] ha detto al rettore della Pontificia Università di
Comillas che la questione del libro di Masiá “o la sistemate voi o la
sistemiamo noi”. Questa frase è nota, l’hanno ascoltata altri, io no. Ma
nessuno mi ha detto niente, però lo si è detto alla casa editrice, per la
questione del nullaosta ecclesiastico e per il divieto di ripubblicare il libro.
D: Che però sarà ripubblicato.
R: La casa editrice Trotta, dopo la conferma che Sal Terrae non lo avrebbe
ripubblicato, mi ha contattato e ha deciso di pubblicarlo. Esce ora, in questi
giorni.
D: I vescovi non hanno detto nulla per iscritto contro di lei, ma la Compagnia
di Gesù sì.
R: Per iscritto, c’è solo una lettera in cui mi si toglie la cattedra, e solo
perché l’ho chiesta io, per proteggere il rettore; una lettera consensuale,
in cui non mi si poteva dire che perdevo la cattedra di Bioetica per le
pressioni di Rouco, né altro. Semplicemente, mi si dice che scade il mio
mandato e che alla fine del corso non mi verrà rinnovato. La lettera termina
dicendo: “Questa decisione non è estranea alle tue prese di posizione in
materia di bioetica”.
D: Che posizioni?
R: La bioetica è amplissima, abbraccia un periodo che va dall’inizio della
vita fino al suo termine. La vera ragione? Non si può affermare che mi
puniscono per aver detto sì ai preservativi. Non per questa ragione, no; vi
sono molti teologi, molto noti e persino ultraconservatori, che sostengono la
stessa cosa.
D: Avrà fatto qualche congettura riguardo al rigetto episcopale.
R: Vi sono due ragioni di fondo. Primo, né Rouco né Romero Pose, né Martínez
Camino [portavoce dei vescovi] né Cañizares [neocardinale di Toledo] tollerano
il pluralismo. Non accettano il fatto di dissentire nella Chiesa essendo Chiesa.
D: In base a ciò, la teologia non è una scienza.
R: Chiaro, è teologicamente insostenibile dire una cosa così, citando Pio XII,
Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II. Ma il dissenso non lo accettano. Se
non ci fosse Comillas sarebbero contenti. L’altro punto è politico, più
difficile da formulare. È chiaro che una parte dei vescovi è schierata contro
il governo e sta con l’opposizione. Questo è chiaramente visibile. Quello che
io sostengo va contro questa linea.
D: L’accusano di essere a favore del Psoe?
R: Ultimamente abbiamo discusso un giorno intero il caso dell’ospedale Severo
Ochoa de Leganés [accuse di sedazione illegale per malati terminali]. Mi hanno
detto: “Non andare”, e io ho replicato: “vado, perché bisogna essere
presenti in un dibattito terribile come questo”. Non sono né del Psoe né del
Pp e parlerò in tutta libertà, sono eticamente obbligato. Si stanno
criminalizzando imprudentemente alcuni professionisti. Già è stata emessa una
prima sentenza sul tema, ma il male è fatto. Dopo il dibattito, la gente è
rimasta contenta.
D: È nelle questioni di bioetica che più si nota l’esistenza di due Chiese,
una progressista e l’altra conservatrice. Per esempio, sui temi relativi alla
contraccezione.
R: Sì, due chiese, due teologie e, quel che è peggio, due biologie. È il tema
che più pone problemi. Sull’inizio della vita c’è una posizione molto
statica e un’altra molto dinamica. Una che dice: qui, in un ovulo fecondato,
è già contenuto tutto, se si tocca è aborto. Qui non c’è problema di etica
né di teologia. Ci sono due biologie distinte e due filosofie. Parlano dei geni
come si parlava anticamente degli omuncoli, quando si diceva che in una goccia
di sperma c’era un omuncolo e basta soffiare ed ecco che esce. Stanno parlando
dei geni allo stesso modo. Rispetto le persone, ma le idee si discutono. Diceva
giorni fa un vescovo che manipolare gli embrioni che non sono stati impiantati
è un bioadulterio e un incesto genetico. Queste idee mi fanno vergognare
proprio perché sono anche io Chiesa.
D: Se stesse fuori dalla Chiesa, che direbbe?
R: Se stessi fuori… Ma sto dentro, e queste idiozie non devono essere prese in
considerazione, non posso tacere di fronte a certe assurdità: bioadulterio,
incesto genetico, o parlare, come fa Camino [Juan Antonio Martínez Camino,
portavoce episcopale e gesuita come Masiá] di bebè-medicamento o di massacro
di un fratellino per salvarne un altro. Che espressioni! Non posso trovarmi
d’accordo, questa non è teologia.
D: Le piace il progetto di legge di fecondazione assistita che promuove questo
governo?
R: Vi sono dettagli che bisogna delineare, discutere e perfezionare ancora.
Eticamente non c’è da porre tanti ostacoli; bisogna porre condizioni, questo
sì. In Giappone, associazioni di disabili, che lì sono molto forti, ci
esprimevano la preoccupazione che - per quanto in teoria tutto è possibile,
considerata la discriminazione contro di essi - si diffonda la mentalità che
una persona così non debba nascere. Questa riflessione mi dà da pensare. Non
dico che ci debbano essere divieti, però c’è da pensarci molto bene.
D: Un caso concreto: María (nome inventato) ha una bambina di sette anni con
anemia di Fanconi. Le hanno detto che, perché non muoia, a sua figlia deve
essere trapiantato il midollo spinale di un figlio previamente selezionato. María
è incinta a 41 anni. Cosa dice la bioetica?
R: C’è una parte della Chiesa che si oppone. Io non mi opporrei. Direi che
bisogna farlo responsabilmente. Parlare di bebè-medicamento è presumere che
questi genitori non provano alcun affetto per il figlio che nascerà, o che sarà
un mero strumento. Sicuro che lo riceveranno con tutto l’amore. E che la sua
sorella maggiore lo ringrazierà per tutta la vita. E che il bambino, quando
crescerà, sarà molto contento di essere stato utile a mantenere in vita sua
sorella.
D: E gli embrioni scartati?
R: Che gli embrioni non impiantati non sono persone è un punto che non è
accettato nel mio libro. Dicono che sono persone eccome. È una mentalità
statica: cose semplici, immobili e isolate. L’altra teoria è Zubiri: la
struttura dinamica della realtà. Non cose semplici, ma complesse; non isolate,
ma in relazione; non immobili, ma in movimento. Così vi sono due teologie e due
filosofie.
D: María pensa che non lascerà morire sua figlia per una discussione
teologica.
R: È vero. Evangelicamente, la prima cosa è la compassione. Parlare di bebè-medicamento
o del fatto che si sono uccisi tre fratellini… Questo è un linguaggio brutale
e retorico, che pregiudica una serena discussione sulla questione.
D: Perché la Chiesa romana è, si dice, avanzata nel sociale e tanto
immobilista nella morale sessuale?
R: È vero. E in bioetica è più avanzata rispetto alla fine della vita che al
principio. Perché? Perché alla fine della vita non c’è sesso. Nel momento
in cui entra in gioco la sessualità, la Chiesa perde la pazienza. Il sesso è
una piscina in cui la Chiesa non mette piede.
D: Perché? Al principio del cristianesimo non fu così.
R: Non sono scemi. La questione del preservativo è una cosa ridicola, non è
questo il problema, né quello degli altri anticoncezionali. Ma sanno che dopo
la corda viene l’asino. Che riformare questo li obbligherebbe, per coerenza, a
rivedere tutta la morale sessuale. E di fronte a questo entrano in un autentico
panico.