CAPPELLANI SENZA STELLETTE. PAX CHRISTI CHIEDE DI SMILITARIZZARE LE DIOCESI MILITARI
33463. ROMA-ADISTA. Sì ai sacerdoti nelle caserme, ma senza
stellette, inseriti in una diocesi ordinaria e in servizio presso una
parrocchia. È la proposta di don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax
Christi, in una lettera pubblicata su "Famiglia Cristiana" dello
scorso 11 giugno, in risposta alla lunga intervista che l'ordinario militare
mons. Angelo Bagnasco aveva rilasciato qualche settimana prima (il 21 maggio)
allo stesso periodico dei paolini.
"I militari sono parte della società, una parte sempre più consapevole
del proprio ruolo in ordine alla sicurezza, alla prevenzione e alla costruzione
della pace", aveva detto mons. Bagnasco il quale, oltre ad essere
arcivescovo ordinario militare d'Italia (la diocesi "militare" è nata
nel 1986 per volontà di Giovanni Paolo II che, con la costituzione apostolica
Spirituali militum curae, ha elevato al rango di diocesi tutti gli ordinariati
militari del mondo), è anche generale di corpo d'armata, in virtù del fatto
che tutti i sacerdoti, quando assumono l'incarico di cappellani militari,
acquisiscono automaticamente i gradi che li fanno diventare militari a tutti gli
effetti; e l'arcivescovo ordinario, il massimo grado della gerarchia
ecclesiastica diocesana, si appunta sulla talare la greca e le tre stellette di
generale di corpo d'armata. "Lo so che la cosiddetta ‘militarità' può
fare problema e sembrare fuori posto per un prete – aveva spiegato mons.
Bagnasco a Famiglia Cristiana –. Ma c'è una ragione. Il senso di appartenenza
alle Forze armate è altissimo. È un mondo con regole precise. Il sacerdote,
per essere pienamente accolto, ne deve far parte fino in fondo, convinto che il
rispetto delle persone e dell'ambiente passa anche attraverso la loro totale
condivisione".
Invece, replica don Corazzina, "perché non scegliere anche per i
cappellani nell'esercito un ruolo di presenza sul modello della Polizia di Stato
o degli Istituti penitenziari, dove i cappellani non sono inquadrati nella
struttura? Insomma, un ministero di accompagnamento spirituale ma libero dalle
stellette, libero anche dal lauto stipendio e dai privilegi dovuti al fatto che
si è parte della gerarchia militare. Un ordinario militare ‘generale' forse
è un po' troppo! Perché allora non tornare ad essere preti come gli altri,
inseriti in una diocesi come le altre? Perché non affidare la cura pastorale
dei militari alla parrocchia nel cui territorio sorge la caserma?". Senza
questo passaggio - aggiunge - il rischio è che "anche il Vangelo venga
‘arruolato' (embedded) come si è detto per i giornalisti".
"Arruolato per vedere e giustificare la storia dalla parte dei forti, non
delle vittime, soprattutto civili. Arruolato per giustificare e benedire
violenza e morte. Arruolato in una visione dell'umanità che divide amici da
nemici, invece di costruire comunione, dialogo, incontro". (luca kocci)