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CAPPELLANI SENZA STELLETTE. PAX CHRISTI CHIEDE DI SMILITARIZZARE LE DIOCESI MILITARI


ADISTA n. 49 del 1.7.2006

33463. ROMA-ADISTA. Sì ai sacerdoti nelle caserme, ma senza stellette, inseriti in una diocesi ordinaria e in servizio presso una parrocchia. È la proposta di don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi, in una lettera pubblicata su "Famiglia Cristiana" dello scorso 11 giugno, in risposta alla lunga intervista che l'ordinario militare mons. Angelo Bagnasco aveva rilasciato qualche settimana prima (il 21 maggio) allo stesso periodico dei paolini.
"I militari sono parte della società, una parte sempre più consapevole del proprio ruolo in ordine alla sicurezza, alla prevenzione e alla costruzione della pace", aveva detto mons. Bagnasco il quale, oltre ad essere arcivescovo ordinario militare d'Italia (la diocesi "militare" è nata nel 1986 per volontà di Giovanni Paolo II che, con la costituzione apostolica Spirituali militum curae, ha elevato al rango di diocesi tutti gli ordinariati militari del mondo), è anche generale di corpo d'armata, in virtù del fatto che tutti i sacerdoti, quando assumono l'incarico di cappellani militari, acquisiscono automaticamente i gradi che li fanno diventare militari a tutti gli effetti; e l'arcivescovo ordinario, il massimo grado della gerarchia ecclesiastica diocesana, si appunta sulla talare la greca e le tre stellette di generale di corpo d'armata. "Lo so che la cosiddetta ‘militarità' può fare problema e sembrare fuori posto per un prete – aveva spiegato mons. Bagnasco a Famiglia Cristiana –. Ma c'è una ragione. Il senso di appartenenza alle Forze armate è altissimo. È un mondo con regole precise. Il sacerdote, per essere pienamente accolto, ne deve far parte fino in fondo, convinto che il rispetto delle persone e dell'ambiente passa anche attraverso la loro totale condivisione".
Invece, replica don Corazzina, "perché non scegliere anche per i cappellani nell'esercito un ruolo di presenza sul modello della Polizia di Stato o degli Istituti penitenziari, dove i cappellani non sono inquadrati nella struttura? Insomma, un ministero di accompagnamento spirituale ma libero dalle stellette, libero anche dal lauto stipendio e dai privilegi dovuti al fatto che si è parte della gerarchia militare. Un ordinario militare ‘generale' forse è un po' troppo! Perché allora non tornare ad essere preti come gli altri, inseriti in una diocesi come le altre? Perché non affidare la cura pastorale dei militari alla parrocchia nel cui territorio sorge la caserma?". Senza questo passaggio - aggiunge - il rischio è che "anche il Vangelo venga ‘arruolato' (embedded) come si è detto per i giornalisti". "Arruolato per vedere e giustificare la storia dalla parte dei forti, non delle vittime, soprattutto civili. Arruolato per giustificare e benedire violenza e morte. Arruolato in una visione dell'umanità che divide amici da nemici, invece di costruire comunione, dialogo, incontro". (luca kocci)