Consulta
Torinese per
Il giorno 10
maggio 2005 si è costituita a Torino la “Consulta Torinese per
Nella società contemporanea, anche a Torino, sempre
più multiculturale e multireligiosa, la laicità delle Istituzioni costituisce
il più sicuro punto di riferimento per evitare l’inasprimento di fenomeni di
fondamentalismo ed integralismo religioso, di ogni matrice, pericolosamente
disgregative del patto di civile convivenza fra tutti i cittadini, uguali e
portatori degli stessi diritti e doveri di fronte alle Istituzioni, a
prescindere dalle proprie connotazioni religiose, etiche, razziali,
linguistiche, etniche, politiche, di sesso, di orientamento sessuale, od altro.
Possiamo iniziare col dire che, nel nostro Paese,
sono stati mesi densi di avvenimenti e discussioni inerenti la cultura laica e
la laicità delle istituzioni, che costituiscono i due filoni di “missione”
della nostra associazione.
Non passa giorno senza che l’intuizione che ha
portato alla nascita della Consulta si dimostri fondata, ovvero che le tematiche
della laicità costituiscono il vero terreno di confronto per il governo delle
società contemporanee.
Peraltro tale affermazione è ampiamente suffragata
dalla continua e per alcuni aspetti sorprendente messe di richieste di adesioni
che giungono alla nostra Consulta: sono ormai quasi 60 le associazioni che hanno
aderito alla nostra iniziativa.
Sono associazioni diversissime fra loro, per natura,
fini, estrazione culturale ed ambiti di azione, tutte però accomunate dal mutuo
far parte e dal mutuo “sentirsi parte” di quel grande crogiuolo di pensiero,
di quello straordinario ed inestimabile giacimento culturale costituito dalla
“cultura laica”: associazioni laiche e laiciste tradizionali, istituti e
fondazioni culturali, associazioni politico-culturali, associazioni del
movimento delle donne, associazioni del movimento gay, lesbico, bisessuale e
transgender, associazioni dei diritti umani, enti di promozione sociale,
sindacati, associazioni professionali, associazioni delle minoranze religiose,
associazioni ambientaliste.
Quello della Consulta Torinese costituisce un caso
unico ed inedito, fino ad ora, nel nostro Paese, cui si sta guardando da molte
parti con grande interesse e curiosità: lo testimoniano le richieste di
adesione provenienti da istituzioni culturali laiche extra-torinesi e la
attenzione con cui alla nostra esperienza le
altre “Consulte laiche” (da quella di Roma a quella di Palermo) che si sono
costituite come “organismi degli enti locali”, piuttosto che, come nel
nostro caso, come espressione autonoma e libera dell’associazionismo culturale
locale: ciò ci porta ad affermare che il nostro è un vero esperimento di
laboratorio culturale di assoluta originalità e valenza nazionale.
Mi preme qui ricordare le iniziative organizzate in
questo breve lasso di tempo dalla Consulta.
Il dibattito sulla fecondazione assistita, del 6
giugno, con la partecipazione dei Proff. Alberto Piazza e Maurizio Mori; la
presentazione del libro di Giulio Giorello “Di nessuna chiesa. La libertà del
laico.”, con la presenza dell’Autore, svoltasi il 19 luglio; il convegno di
studio “Gli infiniti mondi di Giordano Bruno”, organizzato in collaborazione
con gli Assessorati alla Cultura ed all’Istruzione della Regione Piemonte, con
la partecipazione dei Proff. Maria Mantello, Giulio Giorello, Nuccio Ordine e
Pasquale Giustiniani, tenutosi il 28 ottobre; il convegno su “Cultura laica e
laicità delle istituzioni: cascami dell’800 o risorse per la società
multiculturale?”, del 20 novembre scorso, organizzato in collaborazione con
l’Unione Culturale “Franco Antonicelli” e
Per il 2006 posso anticipare alcune delle iniziative
in programma: il dibattito pubblico su “Laicità e sessualità: tra libertà
individuali e leggi dello Stato”, che si svolgerà il 4 marzo 2006,
nell’ambito delle iniziative culturali del TorinoPride 2006, con la
partecipazione di Nicola Tranfaglia, Antonio Caputo, Gianni Vattimo, Chiara
Saraceno, Maurilio Orbecchi, Franco Mascherpa, Maurizio Mori;
Confidiamo, con
il modesto apporto delle nostre iniziative, di contribuire ad arricchire e
vivacizzare il dibattito politico e culturale della nostra città.
Tullio
Monti
Coordinatore – www.torinolaica.it
Carta
dei principi
A.
Costituiscono
conquiste irrinunciabili della civiltà umana, nelle sue più alte espressioni:
la cultura della tolleranza, la cultura del rispetto dell’autonomia, della
libertà e della responsabilità individuali, la cultura della razionalità e
della distinzione fra pubblico e privato.
B.
La dimensione e l’istituzione pubbliche implicano il riconoscimento di
uno spazio comune che garantisca libertà e diritti per ciascuno e per tutti,
entro il quale gli individui ed i gruppi sociali trovino possibilità di libere
relazioni, senza interferenze reciproche lesive.
La dimensione privata riguarda l’ambito di espressione degli individui
e delle loro libere associazioni, comprese quelle religiose.
C. Le
diverse comunità di individui, liberamente costituite e garantite, entro i
limiti costituzionali, possono rivestire ruolo pubblico, ma non devono assumere
funzioni prevaricatrici sul patto di civile convivenza, garantito dalla legge,
secondo il quale i diritti dell’individuo devono trovare adeguata tutela e
protezione anche nell’ambito e nei confronti delle stesse comunità di
appartenenza, siano esse familiari, etniche, linguistiche, religiose,
ideologiche, o di qualsiasi altro tipo.
D.
La progressiva secolarizzazione culturale ed il
processo di separazione fra religione e morale, fra religione e politica, fra
trono ed altare, fra Stato e Chiese, fra reato e peccato, fra leggi umane e
leggi divine, a partire dall’Umanesimo, dal Rinascimento, dalla Riforma
Protestante, dall’Illuminismo, hanno dato vita ai moderni concetti di laicità,
di libertà di coscienza e di religione, di democrazia, di liberalismo, di
libertarismo, di socialismo, di
costituzionalismo, di garantismo nella distinta o congiunta declinazione dei
principi di eguaglianza e libertà.
E.
La
laicità non è un sistema di valori rigido, né una ideologia, in opposizione
ad altri sistemi di valori o ideologie, bensì libero confronto fra idee e
valori; essa è al tempo stesso un valore ed un metodo capace di delimitare uno
spazio pubblico, neutro e comune a tutti i cittadini di ogni credo religioso o
morale, che accoglie in sé, su un piano di uguaglianza, il libero estrinsecarsi
di qualsiasi professione di fede e di qualsivoglia concezione del mondo,
assicurando la libera, civile e pacifica convivenza a tutti i cittadini,
siano essi credenti, atei, agnostici, razionalisti, scettici,
indifferenti od altro. L’atteggiamento laico implica che i soggetti pubblici
rinuncino concordemente ad applicare alla sfera collettiva, pubblica e politica
i propri principi e verità religiosi ed i propri valori etici assoluti e non
negoziabili, potenzialmente confliggenti con verità religiose e valori etici
assoluti altrui, quando dovessero limitare le altrui libertà di espressione o
di azione, ed a volerli imporre a tutti i cittadini in forza di legge. La laicità,
antitesi del dogmatismo e sempre rispettosa dei diritti umani, afferma la libera
ricerca delle molteplici verità relative, attraverso l’esame critico e la
discussione.
F.
Lo
Stato laico costituisce l’opposto dello Stato confessionale (o dello
Stato etico), cioè dello Stato che assume come propria una determinata
religione (o ideologia) e ne privilegia i fedeli rispetto ai seguaci di altre
religioni (o ideologie). Lo Stato laico si fonda su una concezione non sacrale
del potere politico, come attività autonoma rispetto alle confessioni
religiose; le quali tuttavia, collocate fra loro su uno stesso piano di uguale
libertà, possono esercitare la loro
attività. Lo Stato laico non professa pertanto una ideologia antireligiosa,
irreligiosa o atea: semplicemente esso non ne professa alcuna. In quanto
garantisce a tutte le confessioni ed a tutti i cittadini libertà di religione e
di culto, senza istituire nei loro confronti né un sistema di privilegi, né un
sistema di controlli, lo Stato laico non tutela soltanto l’autonomia del
potere civile dal potere religioso, ma egualmente l’autonomia delle
organizzazioni religiose rispetto al
potere temporale, che non può imporre ai cittadini alcuna professione di
ortodossia confessionale (la ‘religione di Stato’).
La laicità dello Stato tutela anche tutte le confessioni religiose, che
trovano nello Stato laico, e solo in esso, le garanzie certe per l’esercizio
della libertà religiosa; essa risulta pertanto incompatibile con l’esistenza
del Concordato fra lo Stato Italiano e