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Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni: un inizio incoraggiante

Il giorno 10 maggio 2005 si è costituita a Torino la “Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni”, che ha riunito inizialmente 21 Associazioni e Istituzioni culturali laiche.

La Consulta costituisce un nuovo soggetto culturale unitario delle forze laiche di Torino, città dalle antiche radici laiche e tutt’ora ricca di Associazioni che si richiamano alla cultura laica, nelle sue diverse sfaccettature, comprese quelle religiose che si riconoscono nella laicità e nella “neutralità” delle Istituzioni Pubbliche.

La Consulta pertanto, da un lato, costituisce una sorta di lobby culturale laica, che si rivolge a tutta la città per trasmettere e comunicare i propri principi e le proprie iniziative culturali; dall’altro intende porsi come interlocutore laico delle Istituzioni Pubbliche locali (Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte ed altre Istituzioni), confrontandosi in maniera dialettica con esse, ai fini di garantire il rispetto della laicità istituzionale.

Nella società contemporanea, anche a Torino, sempre più multiculturale e multireligiosa, la laicità delle Istituzioni costituisce il più sicuro punto di riferimento per evitare l’inasprimento di fenomeni di fondamentalismo ed integralismo religioso, di ogni matrice, pericolosamente disgregative del patto di civile convivenza fra tutti i cittadini, uguali e portatori degli stessi diritti e doveri di fronte alle Istituzioni, a prescindere dalle proprie connotazioni religiose, etiche, razziali, linguistiche, etniche, politiche, di sesso, di orientamento sessuale, od altro.

La Consulta intende rivolgersi inotre a tutte quelle Associazioni che ne possono condividere i principi e gli obiettivi, al fine di costruire un percorso comune di collaborazione. A distanza di otto mesi dalla costituzione della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, si può tentare una prima valutazione sulle attività svolte.

Possiamo iniziare col dire che, nel nostro Paese, sono stati mesi densi di avvenimenti e discussioni inerenti la cultura laica e la laicità delle istituzioni, che costituiscono i due filoni di “missione” della nostra associazione.

Non passa giorno senza che l’intuizione che ha portato alla nascita della Consulta si dimostri fondata, ovvero che le tematiche della laicità costituiscono il vero terreno di confronto per il governo delle società contemporanee.

Peraltro tale affermazione è ampiamente suffragata dalla continua e per alcuni aspetti sorprendente messe di richieste di adesioni che giungono alla nostra Consulta: sono ormai quasi 60 le associazioni che hanno aderito alla nostra iniziativa.

Sono associazioni diversissime fra loro, per natura, fini, estrazione culturale ed ambiti di azione, tutte però accomunate dal mutuo far parte e dal mutuo “sentirsi parte” di quel grande crogiuolo di pensiero, di quello straordinario ed inestimabile giacimento culturale costituito dalla “cultura laica”: associazioni laiche e laiciste tradizionali, istituti e fondazioni culturali, associazioni politico-culturali, associazioni del movimento delle donne, associazioni del movimento gay, lesbico, bisessuale e transgender, associazioni dei diritti umani, enti di promozione sociale, sindacati, associazioni professionali, associazioni delle minoranze religiose, associazioni ambientaliste.

Quello della Consulta Torinese costituisce un caso unico ed inedito, fino ad ora, nel nostro Paese, cui si sta guardando da molte parti con grande interesse e curiosità: lo testimoniano le richieste di adesione provenienti da istituzioni culturali laiche extra-torinesi e la attenzione con cui alla nostra esperienza  le altre “Consulte laiche” (da quella di Roma a quella di Palermo) che si sono costituite come “organismi degli enti locali”, piuttosto che, come nel nostro caso, come espressione autonoma e libera dell’associazionismo culturale locale: ciò ci porta ad affermare che il nostro è un vero esperimento di laboratorio culturale di assoluta originalità e valenza nazionale.

Mi preme qui ricordare le iniziative organizzate in questo breve lasso di tempo dalla Consulta.

Il dibattito sulla fecondazione assistita, del 6 giugno, con la partecipazione dei Proff. Alberto Piazza e Maurizio Mori; la presentazione del libro di Giulio Giorello “Di nessuna chiesa. La libertà del laico.”, con la presenza dell’Autore, svoltasi il 19 luglio; il convegno di studio “Gli infiniti mondi di Giordano Bruno”, organizzato in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura ed all’Istruzione della Regione Piemonte, con la partecipazione dei Proff. Maria Mantello, Giulio Giorello, Nuccio Ordine e Pasquale Giustiniani, tenutosi il 28 ottobre; il convegno su “Cultura laica e laicità delle istituzioni: cascami dell’800 o risorse per la società multiculturale?”, del 20 novembre scorso, organizzato in collaborazione con l’Unione Culturale “Franco Antonicelli” e la FNISM di Torino, con la partecipazione della Presidente della Giunta Regionale del Piemonte Mercedes Bresso e di alcuni dei massimi protagonisti del dibattito culturale nel nostro Paese (Giulio Giorello, Carlo Ottino, Gian Enrico Rusconi, Enzo Bianchi, Khaled Fouad Allam, Franco Giampiccoli, Franco Segre). Dei convegni su Giordano Bruno e sulla Cultura laica verranno pubblicati gli atti, all’inizio del 2006, in un numero monografico speciale di “Laicità Notizie”, con la preziosa collaborazione del Comitato Torinese per la Laicità della Scuola.

Per il 2006 posso anticipare alcune delle iniziative in programma: il dibattito pubblico su “Laicità e sessualità: tra libertà individuali e leggi dello Stato”, che si svolgerà il 4 marzo 2006, nell’ambito delle iniziative culturali del TorinoPride 2006, con la partecipazione di Nicola Tranfaglia, Antonio Caputo, Gianni Vattimo, Chiara Saraceno, Maurilio Orbecchi, Franco Mascherpa, Maurizio Mori; la Rassegna del Cinema Laico, organizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, che si dipanerà per 3 mesi a partire dal 22 marzo 2006; le presentazioni dei libri di Carlo Augusto Viano “Laici in  ginocchio” e di Marcello Montagnana “Come scrocifiggere lo Stato”; la presentazione del secondo Rapporto sulla Laicità effettuato da Critica Liberale, con la partecipazione di Enzo Marzo.

Confidiamo, con il modesto apporto delle nostre iniziative, di contribuire ad arricchire e vivacizzare il dibattito politico e culturale della nostra città.

Tullio Monti

Coordinatore – www.torinolaica.it

Carta dei principi

 

A.     Costituiscono conquiste irrinunciabili della civiltà umana, nelle sue più alte espressioni: la cultura della tolleranza, la cultura del rispetto dell’autonomia, della libertà e della responsabilità individuali, la cultura della razionalità e della distinzione fra pubblico e privato.

B.     La dimensione e l’istituzione pubbliche implicano il riconoscimento di uno spazio comune che garantisca libertà e diritti per ciascuno e per tutti, entro il quale gli individui ed i gruppi sociali trovino possibilità di libere relazioni, senza interferenze reciproche lesive.

La dimensione privata riguarda l’ambito di espressione degli individui e delle loro libere associazioni, comprese quelle religiose.

 

C.  Le diverse comunità di individui, liberamente costituite e garantite, entro i limiti costituzionali, possono rivestire ruolo pubblico, ma non devono assumere funzioni prevaricatrici sul patto di civile convivenza, garantito dalla legge, secondo il quale i diritti dell’individuo devono trovare adeguata tutela e protezione anche nell’ambito e nei confronti delle stesse comunità di appartenenza, siano esse familiari, etniche, linguistiche, religiose,  ideologiche, o di qualsiasi altro tipo.

 

D.     La progressiva secolarizzazione culturale ed il processo di separazione fra religione e morale, fra religione e politica, fra trono ed altare, fra Stato e Chiese, fra reato e peccato, fra leggi umane e leggi divine, a partire dall’Umanesimo, dal Rinascimento, dalla Riforma Protestante, dall’Illuminismo, hanno dato vita ai moderni concetti di laicità, di libertà di coscienza e di religione, di democrazia, di liberalismo, di libertarismo,  di socialismo, di costituzionalismo, di garantismo nella distinta o congiunta declinazione dei principi di eguaglianza e libertà.

 

E.     La laicità non è un sistema di valori rigido, né una ideologia, in opposizione ad altri sistemi di valori o ideologie, bensì libero confronto fra idee e valori; essa è al tempo stesso un valore ed un metodo capace di delimitare uno spazio pubblico, neutro e comune a tutti i cittadini di ogni credo religioso o morale, che accoglie in sé, su un piano di uguaglianza, il libero estrinsecarsi di qualsiasi professione di fede e di qualsivoglia concezione del mondo, assicurando la libera, civile e pacifica convivenza a tutti i cittadini,  siano essi credenti, atei, agnostici, razionalisti, scettici, indifferenti od altro. L’atteggiamento laico implica che i soggetti pubblici rinuncino concordemente ad applicare alla sfera collettiva, pubblica e politica i propri principi e verità religiosi ed i propri valori etici assoluti e non negoziabili, potenzialmente confliggenti con verità religiose e valori etici assoluti altrui, quando dovessero limitare le altrui libertà di espressione o di azione, ed a volerli imporre a tutti i cittadini in forza di legge. La laicità, antitesi del dogmatismo e sempre rispettosa dei diritti umani, afferma la libera ricerca delle molteplici verità relative, attraverso l’esame critico e la discussione.

 

F.   Lo Stato laico costituisce l’opposto dello Stato confessionale (o dello Stato etico), cioè dello Stato che assume come propria una determinata religione (o ideologia) e ne privilegia i fedeli rispetto ai seguaci di altre religioni (o ideologie). Lo Stato laico si fonda su una concezione non sacrale del potere politico, come attività autonoma rispetto alle confessioni religiose; le quali tuttavia, collocate fra loro su uno stesso piano di uguale libertà,  possono esercitare la loro attività. Lo Stato laico non professa pertanto una ideologia antireligiosa, irreligiosa o atea: semplicemente esso non ne professa alcuna. In quanto garantisce a tutte le confessioni ed a tutti i cittadini libertà di religione e di culto, senza istituire nei loro confronti né un sistema di privilegi, né un sistema di controlli, lo Stato laico non tutela soltanto l’autonomia del potere civile dal potere religioso, ma egualmente l’autonomia delle organizzazioni religiose rispetto  al potere temporale, che non può imporre ai cittadini alcuna professione di ortodossia confessionale (la ‘religione di Stato’).  La laicità dello Stato tutela anche tutte le confessioni religiose, che trovano nello Stato laico, e solo in esso, le garanzie certe per l’esercizio della libertà religiosa; essa risulta pertanto incompatibile con l’esistenza del Concordato fra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica , che privilegia una  confessione religiosa a scapito delle altre e delle diverse concezioni del mondo.