VITA, MORTE E MIRACOLI DI MONS. MARCINKUS, SERVO DI DIO E AMICO DI MAMMONA
33270. ROMA-ADISTA. Il nome di mons. Paul Casimir Marcinkus,
morto ad 84 anni nella città di Sun City (in Arizona, dove da alcuni anni
risiedeva e curava la parrocchia di San Clemente), resta indissolubilmente
legato alla vicenda del crack del Banco Ambrosiano ed alla oscura morte del suo
presidente, Roberto Calvi.
Nato a Cicero, nei sobborghi di Chicago, il 15 gennaio 1922, Marcinkus studiò
teologia a Roma divenendo sacerdote nel 1947. Negli anni ‘50 lavorò nella
sezione inglese della Segreteria di Stato vaticana. Lì Marcinkus conobbe
Giovanni Battista Montini, che nel 1963 divenne Papa col nome di Paolo VI. Sotto
il pontificato di Montini la carriera di Marcinkus, sponsorizzata anche dal
segretario del papa, mons. Macchi, decollò. Soprannominato "Il
Gorilla" per il suo aspetto imponente e le maniere spicce, ebbe l'incarico
di organizzare il servizio di guardia del corpo al papa. Nel 1969 venne nominato
vescovo e presidente dello Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, fondata da
Pio XII nel 1942.
Come capo della Banca Vaticana, e di una banca che non pubblica un bilancio
annuale e non dà informazioni sui propri investimenti, Marcinkus fece accordi
anche con Michele Sindona, uomo d'affari siciliano con agganci nel mondo della
mafia, presidente della Banca Privata, che in quegli anni comprò o fondò
moltissimi tra istituti di credito e società finanziarie, spesso creati in
paradisi fiscali grazie alle prerogative derivanti dalla extraterritorialità
dello Ior.
Ma nel 1974, con l'accusa di bancarotta mossagli dal governo americano, Sindona
cade in disgrazia. Arrestato a New York nel 1976 ed estradato in Italia nel
‘79, viene condannato per vari reati e poi, nel 1986, anche per l'omicidio di
Giorgio Ambrosoli, liquidatore di una delle sue banche. Morì nel supercarcere
di Voghera, avvelenato da un caffè al cianuro nel 1986.
Alla morte di Paolo VI (6 agosto 1978), divenne papa, col nome di Giovanni Paolo
I, per soli 33 giorni, Albino Luciani, deceduto, in circostanze mai del tutto
chiarite (non fu fatta l'autopsia sul corpo), nella notte tra il 28 e il 29
settembre 1978. Il collegio dei cardinali respinse tutte le richieste di
procedere ad una autopsia, ma voci interne sussurrarono che l'autopsia non fu
concessa... perché era stata già eseguita. In un suo libro del 1984, "In
nome di Dio. La morte di papa Luciani", il giornalista inglese David Yallop
ipotizza che Luciani fosse stato vittima di una congiura "di palazzo".
Secondo Yallop, l'intenzione di operare un ricambio immediato ai vertici delle
finanze vaticane (a partire da Marcinkus), e di allontanare gli ecclesiastici in
odore di massoneria non sarebbe estranea alla morte del papa che, fu detto,
venne trovato morto con in mano il libro «l'imitazione di Cristo»; si disse
poi che si trattava in realtà di fogli di appunti, di un discorso da tenere ai
gesuiti ed infine qualcuno ipotizzò che tra le sue mani vi fosse l'elenco delle
nomine che intendeva rendere pubbliche il giorno dopo (anche su chi ritrovò
effettivamente il corpo del papa vi sono diverse versioni, così come sull'ora
reale della morte).
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II la posizione di Marcinkus divenne
ancora più forte.
Essendo lo Ior una banca che non doveva rendere conto a nessuno se non al papa,
in quegli anni la Banca Vaticana gestisce e raccoglie capitali enormi, spesso di
incerta provenienza. Soldi che vengono utilizzati per finanziare gruppi e
movimenti di opposizione ai regimi comunisti, in particolare Solidarnosc in
Polonia.
Attraverso Sindona, era entrato in rapporto con Marcinkus anche Roberto Calvi,
che da semplice impiegato diventa nel 1975 presidente del Banco Ambrosiano,
strettamente legata allo Ior. Calvi arriva a costituire - grazie ai rapporti con
il mondo malavitoso, i servizi segreti e la loggia massonica segreta P2 - con
Marcinkus, Gelli (capo della loggia P2) e il finanziere Umberto Ortolani, una
sorta di comitato d'affari che opera attraverso banche e consociate estere,
spostando capitali, manovrando fondi neri o provenienti da operazioni o fonti
illecite, ma anche esportando valuta aggirando le norme bancarie. Tra le
operazioni più eclatanti del gruppo, la scalata, nel ‘76, dell'editoriale
Rcs-Corriere della Sera.
Dopo la scoperta, nel 1982, della lista degli affiliati alla P2, Calvi viene
arrestato per reati valutari e condannato in primo grado. In attesa del processo
di appello, viene messo in libertà provvisoria e torna ai vertici del Banco
Ambrosiano. Cerca, insieme al faccendiere Flavio Carboni, l'aiuto dello Ior.
Ottiene da Marcinkus alcune lettere di patronage, ma non riesce ad arginare la
crisi. Viene trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri
sul Tamigi.
Secondo i calcoli fatti dall'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (la
cui denuncia sulle collusioni tra Ior e finanza deviata gli costarono un lungo
"purgatorio" politico), il Vaticano fu coinvolto nello scandalo per
una somma di 1500 miliardi di lire. Rimborsò anni dopo solo una parte della
cifre con cui Calvi si era indebitato.
In una lettera del 5 giugno 1982 pubblicata nel libro di Ferruccio Pinotti
Poteri forti (Bur, 2005), Calvi scriveva a Giovanni Paolo II: "Santità,
sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe
commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le
malefatte di Sindona...; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi
autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti
Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest...; sono stato io
in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità
bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi
di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e
abbandonato...".
Nel febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato
Bricchetti, emette un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e
Pellegrino de Strobel, i vertici dello Ior, individuando gravi responsabilità
della Banca Vaticana nel crack del Banco Ambrosiano, ma la Cassazione non
convalida il provvedimento, a causa dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, che
recita: "gli enti centrali della Chiesa sono esenti da ogni ingerenza da
parte dello Stato italiano".
Nel 1990 Giovanni Paolo II promulga i nuovi statuti dello Ior. Tra le figure di
garanzia, quella di un prelato che garantisca l'eticità degli investimenti
dello Ior. Carica che ricoprirà mons. Donato De Bonis, già braccio destro di
Marcinkus.
Mons. Marcinkus si ritira in una parrocchia dell'Illinois e poi presso la
diocesi di Phoenix, dove è morto