LA "CHIESA DEL SILENZIO" RIPRENDE LA PAROLA. LA PIETRA NELLO STAGNO DEL CARD. MARTINI
ADISTA N°33 - 6.5.2006
33355. ROMA-ADISTA. Dopo l'intervista del card. Godfried
Danneels al quotidiano belga La derniere heure, nella quale l'arcivescovo di
Bruxelles aveva spiegato, tra l'altro, che "se un uomo malato di Aids
obbliga la moglie ad avere relazioni sessuali, lei deve poter imporre il
preservativo, altrimenti si aggiunge un altro peccato, l'omicidio" (v.
Adista n. 21/06), anche il card. Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di
Milano e tra le personalità più insigni del Collegio cardinalizio esce allo
scoperto, affrontando di petto alcune tra le questioni più controverse della
morale cattolica. In una lunga conversazione con il chirurgo di formazione
cattolica Ignazio Marino (appena eletto senatore nelle liste dei Ds), pubblicato
sull'"Espresso" il 21 aprile scorso, Martini, oltre ad ammettere l'uso
del profilattico come "male minore" nella lotta all'Aids, parla della
fecondazione eterologa (tema del referendum su cui Ruini ha indetto la crociata
combattuta dal "Comitato Scienza e Vita") come questione complessa su
cui continuare a interrogarsi, senza "ostentare certezze", apre
all'adozione di embrioni anche da parte di donne single, se questo serve ad
evitare la distruzione di embrioni già fecondati e criocongelati, e apre
qualche spiraglio all'adozione di bambini da parte di single, quando non vi sia
una migliore possibilità. Il cardinale tocca inoltre i temi dell'eutanasia e
dell'aborto. La prima, afferma, "non si può mai approvare", tuttavia
Martini non si sente di condannare "le persone che compiono un simile gesto
su richiesta di una persona ridotta agli estremi e per puro sentimento di
altruismo". Idem per l'aborto: "Ritengo che vada rispettata ogni
persona che, magari dopo molta riflessione e sofferenza, in questi casi estremi
segue la sua coscienza, anche se si decide per qualcosa che io non mi sento di
approvare".
Le parole di Martini hanno suscitato clamore e dibattito, specialmente
all'estero. In Italia, invece, pochi sono stati i commenti, specie in ambito
ecclesiale, alle questioni poste dall'ex arcivescovo.
In questo senso, è stata la gerarchia stessa in primis a mostrare nei confronti
delle affermazioni del cardinale un certo imbarazzo. Sul numero del 21 aprile,
il quotidiano dei vescovi Avvenire dedica alle questioni sollevate da Martini
solo un breve articolo - in taglio alto - a pag. 6, nel quale il quotidiano dei
vescovi omette addirittura di fare riferimento alla questione dei preservativi e
dove, piuttosto che i "sì" e le aperture del cardinale, ad essere
messi in evidenza sono i suoi "no".
Per il resto, sui media cattolici istituzionali, nient'altro: nessun commento o
editoriale; nessun confronto tra la posizione di Martini e quella di altri
ecclesiastici; neppure una aperta confutazione delle sue tesi.
Ancora più drastica la scelta della Radio Vaticana e del Sir, l'agenzia che fa
capo alla Conferenza episcopale italiana, che scelgono di ignorare totalmente
l'intervento del cardinale.
Tanto silenzio nei confronti di uno dei più prestigiosi ed autorevoli
rappresentanti della gerarchia cattolica può a prima vista apparire strano. La
realtà è che in più occasioni le parole di Martini sono state
"purgate" o ignorate dagli organi di informazione controllati dai
vertici ecclesiastici. Un caso (il più eclatante) per tutti: nel 1999,
partecipando al Sinodo Europeo dei Vescovi, il card. Martini parlò
"dell'utilità e quasi della necessità di un confronto collegiale e
autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali emersi in questo
quarantennio". Un invito ad aprire una nuova fase conciliare che fu però
totalmente censurato sia dai media cattolici che dalla Sala Stampa Vaticana, che
non ne diedero neanche notizia (l'intervento di Martini al Sinodo potè essere
letto solo perché pubblicato integralmente su Adista n. 75/99). (valerio
gigante)