Mauro W. Giannini
Mons. Bagnasco e la destinazione dell'8 per mille
http://www.osservatoriosullalegalità.org/26 maggio 2007
Il presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco, a conclusione dell'ultima assemblea dei vescovi italiani ha detto che rispetto all'anno precedente la Chiesa ha ricevuto come otto per mille 61 milioni e 336 mila euro in più. Il presule ha osservato fra l'altro che ciò è segno che il buon senso comune sa discernere il bene e il vero al di là di conflittualità e polemiche che per lo più si realizzano a livello mediatico.
Bagnasco non ha però specificato quale sia stato il gettito totale dell'8 per mille rispetto all'anno precedente e se questo sia cresciuto e in che proporzione. Senza questo dato, infatti, non è possibile capire se c'è stato effettivamente un aumento delle donazioni alla Chiesa, in termini percentuali. Inoltre va considerato che buona parte dei fondi erogati dallo Stato al Vaticano per l'8 per mille non sono stati espressamente destinati dai cittadini, ma sono parte della quota relativa alle denunce dei redditi in cui non viene espressa alcuna preferenza, (oltre il 60% del totale).
Tale rilevante quota viene infatti ripartita in base alle percentuali espresse dagli altri cittadini, quindi la Chiesa cattolica italiana (e così le altre confessioni che attingono all'8 per mille) ricevono fondi anche da chi non avrebbe voluto donare e non ha espresso un preferenza credendo che i soldi sarebbero rimasti allo Stato. Peraltro la CEI assegna i fondi alla diverse voci, suddivise tra "esigenze di culto e pastorale" (edilizia di culto e i fondi per la catechesi e per i tribunali ecclesiastici), "sostentamento clero" e "interventi caritativi" (spese per le diocesi e nel Terzo mondo che, si dice, siano ammontate per il passato a meno del 20% delle somme ricevute).
Quindi anche il cittadino che non avrebbe mai voluto finanziare un culto contribuisce senza saperlo a mantenere i luoghi di culto e gli apparati ecclesiastici. Inoltre, fanno notare i promotori di una scelta consapevole da parte dei cittadini, un terzo dei fondi destinati allo Stato sono utilizzati per i beni culturali della Chiesa, mentre nel solo 2003 la Chiesa cattolica ha speso 8 milioni di euro per pubblicità, mentre lo Stato non ha investito nulla nella pubblicizzazione delle sue finalità, (beni culturali, calamità naturali, rifugiati, fame nel mondo).
Anche per chiedere di chiarire questi aspetti, il 10 maggio è stata annunciata la presentazione di una interpellanza sia alla Camera sia al Senato, per iniziativa dei deputati Turci e Grillini e del senatore D'Amico, sul ruolo del Governo nell'attuazione della disciplina dell'otto per mille, nonché di una lettera aperta sullo stesso argomento al Ministro dell'Economia Padoa Schioppa da parte del Coordinamento nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni. Al ministro è stato chiesto appunto di provvedere a spiegare ai cittadini i meccanismi di ripartizione dell'8 per mille.
Nell'interpellanza parlamentare si ricorda che il numero dei contribuenti che effettuano la scelta è basso, circa il 40%, "e ciò trasforma un meccanismo di destinazione volontaria dell’otto per mille in un meccanismo di fatto coattivo, che prescinde dall’effettiva volontà di destinazione dei contribuenti" e "a ciò va aggiunto che la quota di risorse destinate allo Stato dai contribuenti è particolarmente bassa, attorno al 10% delle scelte totali effettuate".
Si chiede perciò al Ministro dell’Economia "se il Governo abbia intenzione di promuovere una campagna informativa sul funzionamento dell’istituto dell’otto per mille, che renda noto ai contribuenti il meccanismo di destinazione delle somme, anche in mancanza di scelte da loro espresse, in modo tale da renderli effettivamente edotti di tale destinazione". Maggiore consapevolezza dei contribuenti deriverebbe poi da un chiarimento sulle intenzioni del governo sulla destinazione effettiva delle somme destinate allo Stato.
Nella sua lettera aperta al ministro, anche il Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni sottolinea che non è "accettabile che un istituto basato sulla scelta del contribuente si trasformi in un prelievo coatto per il 60% dei cittadini. Gli ultimi dati elaborati disponibili indicano che l’otto per mille dell’Irpef sui redditi del 2000 ammontava ad € 897.077.447. Di questi il 39,62%, ovvero 355.422.085 euro è stato destinato in base alle scelte espresse dai contribuenti, mentre il 60,38%, ovvero 541.655.362 euro è stato destinato senza nessuna scelta dei contribuenti".
"I maggiori beneficiari - evidenzia la lettera - sono stati la Chiesa Cattolica, a cui sono stati assegnati un totale di 782.700.073 euro, di cui 310.105.769 euro per destinazione voluta dai contribuenti (35,24% sul totale dei contribuenti, 89,16% delle scelte effettuate) e 472.594.304 euro senza scelta dei contribuenti, e lo Stato a cui è andato il 10,28 % dell’otto per mille dell’anno 2000, ovvero 100.181.895 euro (€ 36.537.390 per destinazione espressa ed € 63.644.505 senza destinazione espressa). Agli altri beneficiari complessivamente sono stati destinati 15.565.963 euro".
Da questi dati, sottolinea fra l'altro la lettera, "emerge con forza l’esigenza di far conoscere ai contribuenti italiani il meccanismo di funzionamento dell’otto per mille. È necessario che i contribuenti sappiano che il prelievo dell’otto per mille avviene in ogni caso e che tali somme possono essere destinate a prescindere dalla loro volontà. È necessario che il Ministero dell’Economia si faccia promotore di una campagna di informazione che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere coscientemente, come la legge vuole, la destinazione di questa parte del proprio reddito".