L'OFFENSIVA DELLA CHIESA,
Paolo Flores d'Arcais
la Repubblica - 5-4-2007
La modernità che conosciamo, la modernità
occidentale che porta alla democrazia, si fonda sull'idea di autonomia
dell'uomo. Autos nomos, l'uomo che è legge (nomos) a se stesso (autos). L'uomo
è dunque sovrano, stabilisce la propria legge, anziché riceverla dall'Alto e
dall'Altro, da un Dio trascendente. L'uomo è libero proprio perché non è più
costretto ad obbedire a norme che gli vengono imposte dall'esterno (eteros nomos,
eteronomia), ma in realtà dai poteri terreni che quella volontà divina
pretendono di incarnare (Papi e/o Re). La premessa della modernità è
l'autonomia, la sua promessa è la sovranità dell'autogoverno.
Il lungo papato di Karol Wojtyla ha costituito una ininterrotta denuncia e
critica di questa modernità (modernità incompiuta, si badi: le democrazie
realmente esistenti sono ben lungi dal realizzare la sovranità dei cittadini).
Il Papa polacco ha denunciato l'illuminismo come l'alambicco che ha prodotto —
proprio a partire dalla pretesa dell'autonomia dell'uomo — il nichilismo
morale e di conseguenza i totalitarismi del XX secolo e i loro omicidi di massa.
Voltaire all' origine dei Lager e del Gulag, insomma!
Tanto Wojtyla quanto il suo successore hanno fatto dunque propria la celebre
frase di Dostoevskij: "Se Dio non esiste, tutto è permesso". Joseph
Ratzinger, che di Papa Wojtyla è stato del resto il principale ideologo, sta
solo radicalizzando l'anatema di Giovanni Paolo II contro la modernità, e lo
sta inquadrando in una vera strategia culturale e politica. In una efficace
crociata oscurantista, che ha oggi nuove possibilità di successo (almeno
parziale) grazie anche al clima di fondamentalismo cristiano che sta
accompagnando negli Usa la presidenza Bush.
La chiave di volta di questa strategia è l'idea che — di fronte alla crisi di
valori che sta portando il mondo globalizzato al tracollo, attraverso conflitti
incontrollabili e sfiducia delle democrazie in se stesse — "solo un Dio
ci può salvare". Il vero scontro di civiltà vede dunque da una parte le
religioni nel loro insieme, e dall'altra l'inevitabile deriva nichilista di ogni
società che voglia fare ameno di Dio (e di una "legge naturale" che
coincide però puntualmente con la legge di Dio).
Il discorso di Ratisbona, che ha spinto più di un governo islamico a scatenare
contro il Papa il fanatismo delle folle, era in realtà un invito ai monoteismi
(Islam compreso, e anzi Islam più che mai) a fare fronte comune contro la vera
minaccia che incombe sulla civiltà: l'ateismo e l'indifferenza, e insomma un
laicismo che pretende di escludere Dio dalla sfera pubblica e dalla elaborazione
delle leggi. Ratzinger ovviamente non mette tutte le religioni monoteiste sullo
stesso piano: alla religione cristiana nella sua versione "cattolica
apostolica romana" riserva il primato che gli verrebbe dalla capacità, che
solo il cattolicesimo realizza in modo compiuto, di essere una religione non
solo della fede ma anche del logos. Una religione, cioè, capace non solo di
assumere la rivelazione divina ma anche di inverare in sé la ragione umana e la
sua tradizione, da Socrate in avanti. Una religione del vero illuminismo, della
ragione "rettamente intesa .
Ma se la dottrina della Chiesa di Roma e del suo Sommo Pontefice costituiscono
una Verità che non è solo di fede ma anche di ragione, ne consegue la pretesa
che parlamenti e governi non promulghino leggi in conflitto con tale dottrina,
poiché sarebbero leggi in violazione della "natura umana", di quell'animale
razionale che è e deve essere l'uomo. E contro natura, come sappiamo, sono
secondo la Chiesa cattolica l'aborto, la contraccezione (compreso il
preservativo), il divorzio, la ricerca scientifica con cellule staminali,
l'omosessualità, e ovviamente l'eutanasia (cioè la decisione di un malato
terminale, sottoposto a sofferenze inenarrabili, che la sua tortura non venga
prolungata).
In tutti questi ambiti, che con il progresso scientifico vanno allargandosi,
Ratzinger continua a ripetere che un parlamento e un governo, che approvassero
leggi "contro natura", diventerebbero ipso facto illegittimi, anche se
eletti con tutti i crismi della democrazia costituzionale. E' la stessa
posizione che Wojtyla aveva già affermato di fronte al parlamento polacco (il
primo eletto democraticamente dopo mezzo secolo!), arrivando a definire l'aborto
"il genocidio dei nostri giorni". Pronunciate nel contesto polacco,
parole del genere stabiliscono una raccapricciante equazione tra olocausto e
aborto, tra una donna che abortisce e una Ss che getta un bambino ebreo in un
forno crematorio.
Queste cose venivano — ahimè — perdonate a Wojtyla (anche dal mondo laico)
per via del suo "pacifismo". Joseph Ratzinger ha invece avviato una
fase nuova: è convinto che la crisi delle democrazie offra alla Chiesa maggiori
e insperati spazi di influenza, sia presso la classe politica sia presso i
cittadini. La strategia è esplicita anche nei tempi e nei luoghi: l'Italia è
considerata l'anello debole, dove sperimentare inizialmente questa vera e
propria "riconquista", per passare poi alla Spagna, senza perdere le
speranze per una futura azione in Germania. La Francia, allo stato attuale,
sembra ancora troppo radicata nella sua laicità repubblicana, perché una
crociata culturale e politica oscurantista sia ipotizzatile.
Il cuore di questa strategia, cioè il fronte comune delle religioni contro
l'illuminismo dell'uomo autonomo, è destinata all'insuccesso. Ogni religione
pretende di essere "più vera" delle altre, il conflitto seguito al
discorso di Ratisbona non resterà l'unico.
Ma i danni che questa nuova santa alleanza cattolico-islamica (e di parti
crescenti dell'ebraismo, oltre che dei protestantesimi di nord e sud America)
sta producendo nella sua pars destruens contro la democrazia sono già ingenti.
In Italia il 70% dei cittadini si è dichiarato a favore dell'eutanasia, ma la
Chiesa è riuscita a bloccare perfino una legge incredibilmente moderata sulle
coppie di fatto. E per il 12 maggio è prevista una gigantesca manifestazione
clericale di massa benedetta dalla conferenza episcopale italiana. E come da
copione, anche quella spagnola annuncia una nuova fase offensiva. Mentre il
mondo laico, per disattenzione o per opportunismo, tace (e l'attacco contro la
scienza darwiniana intanto dilaga, dalla Casa Bianca alla cattedrale di Vienna).