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MA IL VERO PROBLEMA È LA NOSTRA LEGGE

Umberto Veronesi

la Repubblica 15-9-2007

 

Niente di nuovo nelle dichiarazioni della Congregazione per la dottrina della fede sulla nutrizione artificiale, che non fanno che ribadire le posizioni storiche della Chiesa su questo tema. Le parole di oggi non spostano la situazione di chi si ritrova in coma vegetativo permanente e dei suoi familiari, perché non è solo la Chiesa a vietare l´interruzione di trattamenti che tengono artificialmente in vita una persona, ma lo Stato italiano. La posizione su cui riflettere e discutere non è dunque quella del Papa, ma, semmai, quella della nostra legge.

Perché di questo stiamo parlando: se è giusto o no, se è legale o no prolungare con la nutrizione e idratazione artificiale la vita biologica di un corpo umano che ha perso per sempre il suo legame con la coscienza, trovandosi in situazione di coma irreversibile. Infatti Beppe Englaro, padre di Eluana, da anni non fa che peregrinare da una Corte di Giustizia all´altra, nella speranza di poter porre fine alla straziante esistenza artificiale di sua figlia, che è in coma vegetativo permanente da 15 anni, senza essere accusato di omicidio.

In realtà esiste la dichiarazione di una Commissione di esperti che, come ministro della Sanità, avevo insediato nel 2000. La Commissione, formata da medici, medici legali, esperti di bioetica e anche giuristi, come Amedeo Santosuosso, era giunta alla conclusione che poiché per somministrare la nutrizione e idratazione artificiale bisogna somministrare anche dei farmaci, di fatto stiamo parlando di trattamenti medici che, come tali, possono essere sospesi in base a una valutazione di utilità per il paziente considerato nella sua globalità. Subito si levarono le voci di chi sosteneva che in ogni caso bisogna fornire al malato il sostentamento minimo per proseguire l´esistenza biologica. E su questo si può discutere, ma il dibattito non c´è mai stato: il Parlamento non ha preso una posizione e continua a non decidere e i giudici, per lo più, fanno finta di niente, o quasi.

Ora entro settembre il caso Englaro verrà discusso in Cassazione e vedremo se qualcosa succede. In attesa di un cambiamento culturale nei confronti della vita artificiale io mi sono battuto per uno strumento che potrebbe prevenire i casi alla Englaro. È il testamento biologico, che è appunto l´espressione delle volontà della persona riguardo ai trattamenti che vorrebbe o non vorrebbe ricevere (in primis quelli che tengono artificialmente in vita) in caso di sopravvenuta incapacità di intendere e volere. Se la giovanissima Eluana avesse messo per iscritto la sua determinazione assoluta a non vivere una vita artificiale, invece che confidarlo al padre e agli amici, oggi Beppe Englaro non sarebbe nella drammatica situazione di non poter esaudire il desiderio di sua figlia circa la sua stessa vita.

Il testamento biologico sarebbe in verità già valido nel nostro Paese, in base alla nostra Costituzione (articolo 32) e alla Convenzione di Oviedo; ma certo una legge che "stabilizzi" le volontà del cittadino e le renda vincolanti, sarebbe auspicabile e necessaria. Resta da sperare che il Parlamento non affossi anche questa proposta.