L’otto per mille è un subdolo meccanismo inventato per occultare un vero e proprio finanziamento pubblico alla Chiesa cattolica. Che - con quasi un miliardo di euro all’anno di introiti - ringrazia. Dalle modalità di ripartizione dei fondi agli impieghi che Chiesa e Stato ne fanno, tra le pieghe di questo “pasticcio all’italiana” si celano mille inganni. Per il cittadino, ovviamente.
Per quanto riguarda poi le spese del mantenimento della Chiesa, queste non possono essere messe a carico dello Stato, ma bensì a carico di quella parte del popolo che professa questa o quella fede, vale a dire soltanto a carico della comunità religiosa.
La storia
Nel corso
dell’anno ci sono degli avvenimenti che scandiscono il tempo e accompagnano il
ciclico susseguirsi delle stagioni. A settembre inizia la campagna per la
vaccinazione contro l’influenza, a dicembre siamo informati sulle nuove
tendenze per i regali di Natale, a febbraio è tempo di diventare romantici per
San Valentino, a maggio si tirano fuori dal cassetto i soliti, immutabili
consigli per una tintarella dorata ma sicura.
E puntuali come le diete estive e le nuove tendenze dei bikini arrivano
anche, tra aprile e giugno, le campagne per la destinazione dell’otto per
mille dell’irpef. Quella della Chiesa cattolica soprattutto.
E’ abbastanza diffusa l’idea che l’otto per mille sia un modo che i
contribuenti hanno per destinare una parte delle loro tasse a interventi di
carattere sociale e umanitario, gestititi da vari enti religiosi o dallo Stato.
Ma basta soffermarsi un attimo a rifletterci su, per accorgersi che si
tratta di una sistema quantomeno bizzarro. In fondo l’assistenza sociale, gli
aiuti allo sviluppo dei paesi del Terzo mondo, la tutela dei beni culturali sono
compiti ordinari che lo Stato affronta (o almeno dovrebbe affrontare) con la
gestione delle sue finanze e utilizzando i fondi che gli derivano dalle varie
entrate. E se un cittadino vuole impegnarsi di più finanziando questo o quel
progetto, nessuno gli vieta di farlo con una libera offerta ad una qualsiasi
associazione o ente religioso o laico. Dunque perchè esiste un istituto che
obbliga lo Stato (perchè l’irpef è dello Stato) a sottrarre a se stesso una
parte delle proprie entrate per finanziare enti che i singoli cittadini
potrebbero finanziare autonomamente? La risposta a questa domanda richiede uno
sforzo piccolissimo: basta leggere la legge istitutiva dell’otto per mille e
magari contestualizzarla storicamente. L’otto per mille è stato creato dalla
legge n. 222 del 20 maggio 1985 e su quale fosse la sua finalità non vi può
essere dubbio. La legge ha infatti per titolo: «Disposizioni sugli enti e beni
ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio
nelle diocesi» .Questa legge si è resa necessaria in seguito alla modifica del
Concordato tra
Oggi, però,
come si sa, i destinatari dell’otto per mille non sono solo lo Stato e
Quello dell’otto per mille è un meccanismo subdolo
inventato per ingannare. Il terzo comma del già citato articolo 47 della legge
222/85 recita: «Le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite
sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione
annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti,
la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse» .Tre righe
in grado di stravolgere, se non addirittura capovolgere, le volontà reali dei
contribuenti. Ogni anno la stragrande maggioranza delle scelte espresse va alla
Chiesa cattolica: per i fondi ripartiti nel 2007 - relativi ai redditi 2003,
dichiarati nel 2004 - addirittura 1’89,81 per cento. Ma a fare una scelta
esplicita per la destinazione dell’otto per mille è stato solo il 40 per
cento dei contribuenti. Dunque, a rigore, è il 90 per cento di quel 40 per
cento che vuole destinare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, cioè su 100
contribuenti solo 36 e non 90. E invece alla Chiesa è andato il 90 per cento
circa dell’intero ammontare dell’otto per mille dell’irpef. pro-viamo a
fare un gioco mentale. Immaginiamo che alla prossima dichiarazione dei redditi
un solo contribuente esprima la sua preferenza e la dia alla Chiesa cattolica:
in questo caso, poichè il 100 per cento delle scelte espresse ha indicato
È chiaro
che chi ha scritto la legge sapeva benissimo che la gran parte delle persone non
avrebbe espresso alcuna preferenza e si è inventato un meccanismo che
trasformasse questo silenzio in maggiori guadagni per il principale
destinatario, cioè
Facciamo un esempio concreto di come
Ripartizione del
gettito derivante dall’otto per mille dell’irpef
(riferito ai redditi del 2003, dichiarati ne12004, e ripartito nel 2007)
Beneficiari dell’otto
per mille
|
Fondi derivanti da
scelte espresse dai contribuenti(v.a)a |
Valori % |
Fondi derivanti da
scelte non espresse ripartiti secondo le % delle sclte espresse |
Totale |
Stato |
31.234.392,72 |
7,74 |
45.208.076,01 (+ 1.109.758,97 e 8.352.396,47 b) |
85.904.624,17 |
Chiesa cattolica |
362.423.877 ,33 |
89,81 |
524.565.543,44 |
991.278.769,09 c |
Assemblee di Dio in
Italia |
766.7,?5, 74 |
0,19 |
0 |
766.735, 74 |
Unione italiana delle
Chiese cristiane avventiste del 7° giorno |
807.090,25 |
0,2 |
1.168.167,34 |
1.975.257,59 |
Chiesa evangelica
valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi) |
5.770.695,30 |
1,43 |
0 |
5.770.695,30 |
Unione delle Comunità
ebraiche italiane |
1.493.116,97 |
0,37 |
2.161.109,58 |
3.654.226,54 |
Chiesa evangelica
luterana in Italia |
1.049.217,33 |
0,26 |
1.518.617,54 |
2.567.834,87 |
Totale |
403.545.125,63 |
100,00 |
584.083.669,35 |
987.628.794,98 |
a
8 I fondi derivanti da scelte espresse rappresentano il 40’86 del totale del
gettito dell’otto per mille
b
Sono i fondi derivanti dalle scelte non espresse a cui hanno rinunciato, in
favore dello Stato, rispettivamente, le As-
semblee
di Dio in Italia e
c
Di cui
104.289.348,32
come conguaglio per il 2004.
Questo significa che se una nuova confessione religiosa stipulasse una intesa con lo Stato nel 2007, inizierebbe a percepire i fondi nel 2011 ( con riferimento alle dichiarazioni dei redditi 2008) .
Altra
cosa che la tabella mette in evidenza è che le Assemblee di Dio in Italia e
Ma cosa
ci fa
Infine c’ è un dato che non viene riportato per nulla nel rendiconto Cei ed è quello relativo alle spese per la promozione. Paolo Mascarino, responsabile del Servizio per la promozione al sostegno economico alla Chiesa (che fa direttamente capo alla Cei) in una recente intervista alla Sir,
un’agenzia di stampa legata alla Conferenza episcopale
italiana, ha dichiarato che le spese per la promozione ammontano a circa 9
milioni di euro l’anno, cioè intorno all’1 per cento del totale dei fondi
raccolti, e sono investiti principalmente nelle campagne televisive su tutte le
reti nazionali (Rai, Mediaset e La 7). Mascarino, direttamente interpellato da
MicroMega, ha confermato anche che, per quel che riguarda sia la produzione che
la messa in onda degli spot sono coinvolte «società esterne che riservano alla
Cei, in virtù della sua natura e finalità, tariffe di assoluto favore», ed è
la ragione per cui non ci ha fornito i dati precisi del costo dei singoli spot.
Stretto riserbo sui costi anche da parte di Sipra, Publitalia e Cairo
Communication, le tre società concessionarie della pubblicità rispettivamente
di Rai, Mediaset e La 7, alle quali ci siamo rivolti nel tentativo di ottenere
cifre precise. È certo comunque che grazie a questo «trattamento di favore»,
I prezzi
dei listini ufficiali non sono per niente attendibili, perchè, di norma vengono
applicati degli sconti che possono anche superare il 50 per cento. Ma, visto che
nessuno ci ha voluto fornire i dati precisi ne gli sconti applicati alla Cei, ci
toccherà fare un po’ di conti con i dati che abbiamo. I costi dei singoli
spot sono estremamente variabili, a seconda dell’orario, del canale e della
trasmissione che «ospita» la promozione. A maggio, per uno spot standard di 30
secondi si andava dai 1.100 euro di Ali News (La 7, ore 6 del mattino) ai 115
mila di Un medico in famiglia (Rai 1, prima serata). Abbiamo escluso gli eventi
speciali, come la finale di Champions League del 23 maggio, in cui i costi degli
spot arrivavano a 143 mila euro. Mascarino ha dichiarato che i loro spot vanno
in onda in tutte le fasce orarie, per cui le loro spese si dovrebbero collocare
nella media. Anche ipotizzando uno sconto del 40-50 per cento, rimaniamo
comunque su cifre nell’ordine delle decine di migliaia di euro a spot, il che
significherebbe spese ben al di sopra dei 9 milioni di euro complessivi che
Trincerarsi dietro il riserbo della «confidenzialità commerciale» non fa che alimentare il sospetto che il trattamento riservato alla Cei sia molto più che di «assoluto favore», e per ragioni che vanno al di là della sua «natura e finalità» , perchè in questo caso non si capirebbe il motivo per il quale un tale «favore» non venga riservato, per esempio, anche alla Chiesa valdese.
I cittadini che intendono lasciare allo Stato tutte le tasse che pagano, otto per mille compreso, sono ingannati due volte. La prima con il meccanismo di distribuzione che abbiamo appena visto. Non ci vuole infatti un sondaggio per capire che la stragrande maggioranza di chi non esprime una preferenza (cioè più della metà dei contribuenti) è arciconvinta che il suo silenzio valga come una preferenza per lo Stato. A nessuno dotato di un minimo di capacità logica - bene ormai introvabile nel nostro paese - verrebbe mai in mente un meccanismo diabolico come quello descritto. Ma ad essere ingannati sono anche coloro che - capito il primo tranello - fanno una scelta esplicita in favore dello Stato. Secondo la legge, infatti, questo ha l’obbligo di utilizzare i fondi che gli derivano dalla ripartizione dell’otto per mille (che per il 2007 ammontano a quasi 86 milioni di euro) esclusivamente «per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali». Sorvoliamo qui sull’arbitrarietà con cui sono stati scelti questi ambiti (perchè la conservazione dei beni culturali e non - parola impronunciabile in Italia - la ricerca scientifica ? Misteri della politica). Il problema è che negli anni lo Stato ha in realtà utilizzato questi fondi sostanzialmente per integrare le sue, già scarse, finanze. Domanda: e se se lo tenesse tutto l’otto per mille piuttosto che finanziare col denaro di tutti alcune confessioni religiose? Ma questi, si sa, sono quesiti da laicisti anticlericali.
Torniamo al punto. Lo Stato inventa un meccanismo per
favorire
accurato dossier sull’ otto per mille realizzato da Annapaola Laldi per l’ Aduc ( www.aduc.it/ dyn/ documenti/ allegati/pulce/ dossierottopermille.html) riporta un dettagliato prospetto di come sono stati impiegati, anno per anno, i fondi a diretta gestione statale. Secondo questa fonte, i fondi dell’otto per mille sono sempre stati utilizzati ( ad eccezione del 2002 e del 2003) anche per scopi che esulano dalla normativa (la legge 222/85,che individua gli ambiti in cui questi fondi devono essere utilizzati, e il decreto del presidente della Repubblica n. 76 del 1998, che definisce più analiticamente i criteri per l’assegnazione). Gli usi più «impropri» sono quelli relativi al finanziamento di missioni militari. Non è storia solo recente. Nel 1999 cento miliardi di lire dell’otto per mille vennero dirottati per l’invio in Albania e in Macedonia di contingenti italiani nell’ambito della missione Nato «per compiti umanitari e di protezione militare, nonchè rifinanziamento del programma di aiuti italiani all’Albania e di assistenza ai profughi» ( decreto legge 21-4-1999, n. 110 convertito in legge il 18-6-1999, n. 186). Nei due anni successivi la somma destinata a missioni internazionali è addirittura aumentata fino ai 150 miliardi circa del 2001. Ma la cosa più scandalosa è avvenuta nel 2004, quando venne inserito nella finanziaria questo passaggio: «L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, relativamente alla quota destinata allo Stato dell’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (irpef) è ridotta di 80 milioni di euro annui a decorrere dal 2004». Avete letto bene: ogni anno la quota di otto per mille destinata allo Stato dovrebbe essere decurtata alla fonte di 80 milioni di euro (che quest’anno rappresenterebbero quasi il 100 per cento dei fondi!) senza nessuna specificazione circa il loro utilizzo. poichè vanno a finire nel grande calderone del bilancio dello Stato, è difficile seguire esattamente il percorso di questi danari. Pare certo -lo ha confessato anche Giuseppe Vegas, vice ministro dell’Economia ai tempi del governo Berlusconi -che in passato una grossa fetta sia stata utilizzata per finan-ziare le missioni militari italiane all’estero, Iraq e Afghanistan in testa. Lo scandalo venne fuori però solo nel novembre 2006 grazie alla denuncia del presidente del Fai, Giulia Maria Crespi. All’epoca il sottosegretario alla presidenza del Consiglio del nuovo governo di centro-sinistra Enrico Letta rassicurò: «Con la prossima finanziaria il fondo dell’otto per mille tornerà ad essere utilizzato per le finalità previste dalla legge» .Peccato che nella finanziaria 2007 la decurtazione c’è, ridotta a 35 milioni per il 2007 ma ripristinata a 80 milioni di euro per il 2008 e il 2009. Insomma, questa faccenda dell’otto per mille è un classico pasticcio all’italiana con il danno e pure la beffa per milioni di contribuenti che non riescono a capire che fine fanno i propri soldi. Tutto questo fa quasi rimpiangere i tempi della vecchia congrua, quando almeno tutto era chiaro: l’Italia era uno Stato dichiaratamente confessionale, quella cattolica era la religione di Stato che pagava direttamente per mantenere preti, vescovi e chiese, tutto alla luce del sole. Oggi non è cambiato molto, solo che la luce è stata oscurata da una spessa coltre di ipocrisia.
( 1) Proprio per la coerenza con cui