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DON CIOTTI: «CONTRO I DICO SOLO MALAFEDE, ALTRO CHE FAMILY DAY»

Maristella Iervasi

 L’Unità - 8-4-2007

«Parlano senza leggere i documenti. E sui Dico lasciano correre la disinformazione nel Paese». Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e presidente di Libera, ha appena lasciato la chiesa di Buttigliera d’Asti dove ha «concelebrato» la cerimonia funebre per Matteo, il sedicenne che si è tolto la vita perchè tormentato dai pesanti scherzi sui suoi orientamenti sessuali. Davanti agli occhi - racconta al telefono il sacerdote - «ho il dolore immenso che ho visto sui volti dei suoi compagni di scuola». E inevitabilmente la conversazione si concentra sulla parola omosessuale, il provvedimento dei Dico e la contromanifestazione del «Family day» del 12 maggio prossimo a Roma.

Don Ciotti, lei andrà al Family day, alla crociata sulla famiglia?

«È sabato santo, c’è la consegna del silenzio fino alla resurrezione... ».

Certo, ma secondo lei «la parola omosessuale è diventata infamante forse anche a causa della polemica frontale tra Stato e Chiesa sui Dico», come sostiene il professor Bollea?

«Evitiamo semplificazioni e generalizzazioni. Ci sono fragilità soggettive, il contesto sociale di un adolescente... Occorre una riflessione più ampia, fatta di attenzione, rispetto e affetto. E ora più che mai per la famiglia di Matteo e i suoi fratelli».

Ma qual è invece il messaggio sui Dico che è arrivato al Paese dopo il pronunciamento della Cei?

«Sono molto sofferente per questo. Parlano e parlano senza leggere i documenti. Ma come, c’è finalmente un ministero per la Famiglia e proprio ora che c’è questo investimento di governo, che c’è questa forza... che dolore, che amarezza!».

Cosa vuole dire, si spieghi meglio.

«Sui Dico passano dei messaggi che non corrispondono al vero, nello spirito e nei contenuti. Il disegno di legge non è affatto ambiguo, la sacralità del matrimonio non viene intaccata, la famiglia non è messa in discussione».

Eppure?

«Si lascia correre la disinformazione nel paese. I Dico non aprono ai matrimoni gay e alle adozioni gay. Parlano invece di diritti, di attenzione ad altre fatiche, di speranza e dignità. È proprio un non voler capire... ».

Chi è che non vuol capire e non legge i documenti?

«Non si fanno i nomi».

Gli stessi che hanno fatto la «chiamata» ai parroci per la «guerra santa» contro la regolarizzazione delle coppie di fatto?

«Mi fa sorridere questo invito alla piazza: i parroci ci vadano ma i vescovi no. Almeno un atto di coerenza! Se così dev’essere, l’invito sia almeno rivolto a tutti...».

I parroci ci andranno?

«Credo di si, molti ci andranno».

Per promuovere e salvaguardare la famiglia?

«È la non conoscenza dei Dico che è irrispettosa. L’adunata in piazza... E pensare che molti di noi sono stati richiamati all’ordine per aver manifestato in passato al fianco dei lavoratori o per la pace e la giustizia sociale. Siamo stati rimproverati perchè non era opportuno. E il 12 maggio prossimo che accade?».

Il Family day...

«Già. Ma la documentazione e la ricerca della verità è una responsabilità di tutti».


(9-4-2007)