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TEMI
DEMOCRAZIA
E RELIGIONE,
Ezio Mauro
la Repubblica 25-10-2007
"Finiamola".
Con questo invito che ricorda un ordine il Cardinal Segretario di Stato della
Santa Sede, Tarcisio Bertone ha preso ieri pubblicamente posizione contro
l'inchiesta di Repubblica sul costo della Chiesa per i contribuenti italiani,
firmata da Curzio Maltese. "Finiamola con questa storia dei finanziamenti
alla Chiesa - ha detto testualmente il cardinal Bertone - : l'apertura alla fede
in Dio porta solo frutti a favore della società". Per poi aggiungere:
"C'è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di
questo genere. L'ora di religione è sacrosanta".
Non ci intendiamo di santità, dunque non rispondiamo su questo punto. Ma non
possiamo non notare come il tono usato da Sua Eminenza sia perentorio e inusuale
in qualsiasi democrazia: più adatto a un Sillabo.
L'attacco vaticano riguarda un'inchiesta giornalistica che analizza i costi a
carico dei cittadini italiani per
la Chiesa
cattolica, dalle esenzioni fiscali all'otto per mille, al finanziamento alle
scuole private, all'ora di religione: altre puntate seguiranno, finché il piano
di lavoro non sia compiuto.
Finiamola? E perché? Chi lo decide? In nome di quale potestà? Forse
la Santa Sede
ritiene di poter bloccare il libero lavoro di un giornale a suo piacimento?
Pensa di poter decidere se un'inchiesta dev'essere pubblicata "ogni
settimana" o con una diversa cadenza? E' convinta che basti chiedere la
chiusura anticipata di un'indagine giornalistica per evitare che si discuta di
"questa storia"? Infine, e soprattutto: non esiste più l'imprimatur,
dunque persino in Italia, se un giornale crede di "tirar fuori iniziative
di questo genere" può farlo. Salvo incorrere in errori che saremo ben
lieti di correggere, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono
arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavoro d'inchiesta è stato
confutato.
La confutazione, a quanto pare, anche se è incredibile dirlo, riguarda la
legittimità stessa di affrontare questi temi. Come se esistesse, lo abbiamo già
detto, un'inedita servitù giornalistica dell'Italia verso
la Santa Sede
, non prevista per le altre istituzioni italiane e straniere, ma tipica soltanto
di Paesi non democratici. In più, Sua Eminenza è il Capo del governo di uno
Stato straniero che chiede di "finirla" con il libero lavoro
d'indagine (naturalmente opinabile, ma libero) di un giornale italiano. Dovrebbe
sapere che in Occidente non usa. Mai.
Stupisce questa reazione quando si parla non dei fondamenti della fede, ma di
soldi. E tuttavia se
la Chiesa
- com'è giusto - vuole far parte a pieno titolo del discorso pubblico in una
società democratica e trasparente, non può poi sottrarsi in nome di qualche
sacra riserva agli obblighi che quel discorso pubblico comporta: per tutti i
soggetti, anche quelli votati al bene comune. Anche questo è un aspetto della
sfida perenne, e contemporanea, tra democrazia e religione.