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SCHEDA n° 1 - IL VATICANO E LE SUE FINANZE

SCHEDA n° 2 – I FINANZIAMENTI DELLO STATO ITALIANO ALLA CHIESA CATTOLICA


SCHEDA n° 1 - IL VATICANO E LE SUE FINANZE

a cura di G. Loffredo – Dip. Naz. Scuola Prc

 Da: www.italialaica.it - 11/2006

La Città del Vaticano si estende su 44 ettari di terreno. Ha 911 residenti di cui 532 cittadini, il cui reddito pro-capite ammonta a 407.095 euro. Non produce beni e i suoi servizi sono per lo più gratuiti. La sua economia (con i suoi profitti) si basa sugli investimenti, mobili e immobili, sul patrimonio esistente, le rendite e sulle rimesse delle diocesi sparse nel mondo; sono 4.649 riunite in 110 Conferenze Episcopali. Il bilancio di tutto questo è tenuto dall'Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica) e la Prefettura per gli Affari economici, guidata dal cardinale Sergio Sebastiani, lo controlla. A quest'ultima è anche demandato il compito di controllare i bilanci dello Ior ( l'Istituto per le opere religiose ), la banca Vaticana. Ogni diocesi inoltre gestisce un patrimonio a sé, fatto di immobili, titoli ed offerte dei fedeli. La Città del Vaticano è composta da tre parti (a volte considerate personalità giuridiche altre no): lo Stato, la Santa Sede e la Curia. Il primo è l'entità territoriale, la seconda è il vertice della Chiesa e la Curia è la struttura organizzativa. Tutte le istituzioni vaticane spesso rivendicano l'extraterritorialità e la non rispondenza alle leggi degli altri Stati-Nazione.

 

L'APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica)

 

L'Apsa è in pratica la Banca Centrale della Città del Vaticano. Essa svolge funzioni di tesoreria e gestisce gli stipendi dello Stato. Fra i suoi compiti c'è anche quello di coniare moneta. Nel 1998 infatti, l'Ue ha autorizzato l'Apsa ad emettere 670 mila euro l'anno. Con la possibilità di emetterne altri 201mila in occasione di Concili ecumenici, Anni Santi o in occasione di un'apertura della Sede vacante. Secondo quanto riportato dai dati ufficiali della Prefettura per gli Affari Economici, per il 2002 il Vaticano e la Santa Sede sarebbero in deficit. di 29,5 milioni di euro. Nel bilancio però non figurano strutture come le università pontificie, gli ospedali cattolici (Bambini Gesù di Roma, ad esempio), i santuari (Loreto, Pompei). Ma soprattutto non figura l'obolo. Una pratica che ha portato nel solo 2002 un gettito nelle casse della Città del Vaticano di 52,8 milioni di euro.

   

LO IOR (Istituto per le Opere Religiose)

 

E' la banca della Città del Vaticano. Dopo le vicende legate al banco Ambrosiano, al crac e al cardinale Marcinkus, nel 1990 papa Giovanni Paolo II lo ha riformato. Ora la responsabilità è stata affidata a persone laiche ma di credenze cattoliche; lo presiede, infatti, Angelo Caloia, professore dell'università Cattolica di Milano, ex presidente del Medio Credito Lombardo e attualmente a capo di due società di Banca Intesa. Lo Ior ha sede unica in Vaticano. Non ha filiali in nessun altro luogo. Non ha accesso diretto ai circuiti finanziari internazionali. Non aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Il riferimento è la segreteria di Stato vaticana di monsignor Angelo Sodano. Oggi lo Ior amministra un patrimonio di circa 5 miliardi di euro. Ai suoi clienti (dipendenti del Vaticano, membri della Santa Sede, ordini religiosi, benefattori) garantisce un tasso annuo del 12%. Poco si sa sulle attività della banca; dove investa, a chi dia crediti. Nel 2002 il dipartimento del Tesoro americano ha segnalato che il Vaticano ha 289 milioni di dollari in titoli Usa. L'advisor inglese Guthrie Group ha reso nota una joint venture tra Ior e partner americani per un valore di 273,6 milioni di euro. Ultimamente le isole Cayman, il noto paradiso fiscale internazionale, sono passate dal controllo della diocesi giamaicana, guidata dal cardinale Adam Joseph Maida, membro del collegio di vigilanza dello Ior, a quello diretto del Vaticano.

   

MA……QUANTO CI COSTA IL VATICANO?

 

Città del vaticano è il più piccolo stato del mondo ma anche il più rispettato. Si tratta di una monarchia assoluta elettiva.

 

Grazie al carisma del Papa, all'organizzazione piramidale e non democratica ed all'esercizio delle attività di apostolato e di beneficenza, la Santa Sede amministra i suoi beni e le sue società in tutto il mondo. I suoi beni immobili (beni ecclesiastici) situati in altri stati godono in numerose nazioni, tra le quali l'Italia, di regimi privilegiati ed in alcuni casi di extraterritorialità che consentono l'esonero da imposizione di tasse. Per questi regimi speciali, che valgono anche in temi di commerci, di contratti e di donazioni nonché per l'opacità della sua finanza, Città del Vaticano, pur con le debite differenze, è stato spesso paragonata alle " giurisdizioni off shore" (paradisi artificiali).

 

In Italia in particolare si intrecciano proprietà immobiliari, attività bancarie, imprese industriali, finanziamenti diretti e indiretti a carico del bilancio dello Stato Italiano e di Enti Pubblici. Ciò crea una posizione di quasi monopolio del vasto mondo dell'assistenza, una presenza costante in tutte le iniziative a favore dei giovani, della gestione di cliniche. di enti ospedalieri. Con il condizionamento operato dalla chiesa sul parlamento nella produzione legislativa, necessaria a creare una indispensabile cornice istituzionale e strutturale e sopratutto un confacente regime di privilegio tributario.

 

Attraverso i Patti Lateranensi del 1929 e successivi accordi, che hanno regolato i rapporti tra Stato Italiano e Chiesa, poi con la nascita della Repubblica e dei governi democristiani, lentamente l'Italia divenne la sede temporale del potere ecclesiastico, penetrato per delega nei governi, negli enti pubblici, nelle leggi, nella costituzione materiale. Per mantenere indenne il potere temporale della Chiesa, il Sacro Soglio e le sue propaggini diocesane, non scomunicarono mai le malversazioni e la pubblica corruttela che avveniva sotto gli occhi di tutti fino a diventare sistema di governo e sottogoverno.

 

Eugenio Scalfaro da La Repubblica: "Non è mistero per nessuno ed anzi storicamente accertato che l'episcopato fu cieco e sordo di fronte al sistema della pubblica corruttela del quale era perfettamente consapevole e spesso direttamente beneficiario. Come accadde, tanto per ricordare un macroscopico esempio, in occasione del vero e proprio "sacco di Roma" che durò dagli anni cinquanta a tutti i settanta nel corso dei quali, appalti, piani regolatori, aree verdi o di destinazione estensiva furono manipolati per favorire Ordini religiosi, grandi famiglie papaline, dignitari della Santa Sede, società immobiliari e palazzinari, dentro una rete di compiacenza di marca vaticana che spolparono la città come si spolpano le ossa di un pollo" .

 

Cosi il vaticano ha potuto conservare e moltiplicare in Italia immense ricchezze. Gli innumerevoli immobili situati in tutto il territorio italiano e sopratutto a Roma, sono anch'essi favoriti da un regime fiscale che ha del ridicolo.

 

Le chiese sono semivuote ma le casse sono piene. Un fiume inesauribile di denaro affluisce in Vaticano dall'Italia e da tutte le nazioni e comunità dove vi sia una maggioranza cattolica: offerte, donazioni, eredità, quote di imposte.

 

Soltanto una piccola parte di tali ricchezze finisce in progetti umanitari. Il resto va alla catechesi nelle parrocchie, all'edilizia di culto, al sostegno del clero ( circa 40.000 in Italia), ma anche alle banche amiche; da qui la liquidità si ricicla e si moltiplica in investimenti, in titoli, in immobili, in businnes disinvolti, in azioni di industrie etc...

 

Non per niente spesso il Vaticano, sempre per quanto concerne lo Stato Italiano, è rimasto implicato in vicende strane mai completamente chiarite, come il caso Calvi, il banchiere di Dio impiccato sotto un ponte di Londra, la vicenda del Banco Ambrosiano e dell'assassino di Marco Ambrosoli , il sinistro ruolo dello Ior attraverso il misterioso Marcinkus ed altri faccendieri di alto bordo tra i quali Michele Sindona.

 

Consulente finanziario del Vaticano e della mafia italo-americana, il finanziere siciliano Sindona negli anni 60 brucia le tappe e diviene un protagonista del mercato finanziario americano. Sospettato negli Usa di essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti e legato ad ambienti mafiosi, in Italia può continuare a gestire i suoi sporchi affari grazie ai rapporti con la democrazia cristiana ed alle credenziali che gli derivano dal suo legame personale con Paolo VI.

 

Quest'ultimo lo incarica di eludere la legislazione fiscale sottraendo alla tassazione l'ingente patrimonio azionario vaticano (che esulava dai privilegi fissati dal Concordato). Sindona non tradisce le aspettative del Pontefice trasferendo gli investimenti nel mercato esentasse degli eurodollari tramite un rete di banche off-shore domiciliate nei paradisi fiscali. Non si sa se la chiesa abbia beneficiato del condono sul rientro di capitali dall'estero ideato da Tremonti.

 

Il Vaticano probabilmente ebbe rapporti anche con la banda della Magliana. A questo riguardo assai strana e curiosa appare la vicenda di Enrico De Pedis, appunto boss della famigerata banda. Dopo una vita costellata da una serie di gravi reati quali associazione per delinquere, traffico di stupefacenti, rapine a mano armata, omicidi, il due febbraio 1990 nella romana via del Pellegrino viene ucciso da bande rivali. Il 9 luglio 1997 un'interrogazione parlamentare del leghista Borghezio invita il Ministro degli Interni ad accertare i motivi per i quali il noto gangster Enrico De Pedis riposi nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare, un privilegio che secondo il diritto canonico spetta soltanto al Sommo Pontefice, ai cardinali ed ai vescovi.

 

Si accerta che il nulla osta per la sepoltura era stato richiesto al Vaticano da monsignor Pier Vergari, rettore della Basilica, cioè lo stesso prelato che ai funerali aveva impartito l'estrema benedizione al boss di testaccio. Secondo il quotidiano l'Unità questo enigma imbarazzante ha una soluzione politica-religiosa, ma di fatto rimangono solo ipotesi mai approfondite.

 

In particolare per quanto riguarda l'omicidio Pecorelli del 1979, la procura di Perugia ha ipotizzato l'esistenza di contatti organici tra la banda della Magliana, cosa nostra e ambienti politici romani che facevano capo a Giulio Andreotti e Claudio Vitalone (poi usciti indenni dai processi a loro carico). Comunque Pecorelli, secondo testimonianze di un pentito, sarebbe stato ucciso da un commando composto da sicari della banda della Magliana e cosa nostra.

 

 

L'IMBROGLIO DELL'OTTO PER MILLE

 

Il finanziamento dello Stato Italiano alla Chiesa Cattolica, deciso con la revisione concordataria del 1984 fu sottoscritto da Craxi per acquisire benemerenze presso il Vaticano. E con l'imbroglio dell'otto per mille nella formulazione italiana, tale finanziamento non può che essere definito una colossale truffa. Infatti la percentuale dei contribuenti italiani che firmano in calce alla denuncia dei redditi l'otto per mille a favore della Chiesa cattolica è di circa il 45% che poi in sede di liquidazione dell'importo calcolato diventa come d'incanto il 90%.

 

 

OPERE DI BENE, MA NON SOLO

 

Il piatto vale ben oltre un miliardo di euro. La partita si gioca a sette, ogni anno, quando arriva il momento di presentare la dichiarazione dei redditi, quando gli italiani decidono a chi destinare l'otto per mille del loro imponibile: alla Chiesa cattolica? Alle altre cinque confessioni di minoranza ammesse alla spartizione? O allo Stato? Un dubbio che non tocca la stragrande maggioranza degli italiani, che hanno inequivocabilmente deciso di premiare la Santa Sede. Ma che si ripropone quando si fanno i conti finali, per vedere come e dove sono stati spesi i soldi dei contribuenti.

 

I numeri parlano chiaro e dicono che la Chiesa cattolica non ha rivali. Nel 2004 per la prima volta ha superato il miliardo di euro di incasso è ha stabilito il record di preferenze: 87,17 per cento delle scelte contro l'86,58 del 2002 (anno nel quale lo Stato ha ottenuto l'11,04 per cento dei consensi e gli altri le briciole rimanenti). «I cittadini - dice Paolo Moscarino, direttore dell'ufficio promozione sostegno economico della Conferenza episcopale italiana - hanno capito che non si tratta solo di una firma ma della partecipazione consapevole alla missione della Chiesa».

 

La Cei ha illustrato qualche tempo fa l'utilizzo della sua quota di otto per mille, a tredici anni dall'introduzione. Analizzando le cifre si scopre così che gli introiti, dal 1990 al 2003, si sono praticamente quintuplicati. Ma la distribuzione nei tre compiti istituzionalmente fissati dalla legge non si è mossa in modo omogeneo.

 

È cresciuta notevolmente la voce «esigenze di culto e pastorale», che va dalla catechesi nelle parrocchie all'edilizia di culto: il fondo è passato da 38 a oltre 420 milioni di euro. Più modesto l'aumento delle somme spese per gli interventi caritativi (da 27 a 185 milioni di euro) e di quelle usate per il sostentamento del clero: (da 145 a 330 milioni di euro). «Sì, solo il 18 per cento del totale finisce direttamente in progetti umanitari», spiega ancora Moscarino. «Attenti però a non fare semplificazioni: la carità cammina sulle gambe degli uomini, che la Chiesa deve formare e sostenere, anche economicamente».

 

Ma è il meccanismo di attribuzione a far discutere. Soprattutto per quel che riguarda l'otto per mille di chi hanno scelto di non scegliere, lasciando in bianco la casella della dichiarazione dei redditi. Si tratta della maggioranza delle persone che pagano le tasse. In cifre: 22 milioni su 36 milioni di contribuenti del '99 (che hanno determinato la spartizione dell'anno scorso). Ebbene, il loro otto per mille è stato diviso tra tutti i pretendenti in proporzione delle preferenze ottenute.

 

In altre parole: l'87 per cento dell'otto per mille di chi non ha preso alcuna decisione è andato comunque alla Chiesa cattolica, il dieci allo Stato. E così via. «Il sistema non ci piace», affermò in un’intervista Ignazio Barbuscia, tesoriere dell'unione delle chiese avventiste del settimo giorno. «Avevamo proposto che quei soldi andassero allo Stato, ma evidentemente hanno prevalso altre logiche».

 

Già, lo Stato. Anche sulla gestione del suo otto per mille non mancano le polemiche.

 

Nel 2001 i tre quarti dei cento milioni di euro di sua competenza sono stati distolti, con un semplice decreto legge, dagli scopi prefissati. E sono stati impiegati per finanziare la missione in Albania (con i risvolti militari che ne conseguono). Nello stesso anno, appena 500 euro sono andati a progetti per combattere la fame nel mondo. La denuncia arrivò dai consumatori dell'Aduc, che contro l'attuale sistema dell'otto per mille hanno lanciato una campagna che va avanti da anni. «Non solo lo Stato costringe i cittadini a finanziare le religioni altrui. Ma si rende protagonista di una vera beffa», asserì in un commento il presidente Vincenzo Dovuto. «Se si va a vedere infatti il dettaglio delle spese dello Stato si scopre che, per esempio, nel 2002 un terzo dei cento milioni di euro che i cittadini hanno dato allo Stato sono serviti per ristrutturare beni culturali di proprietà, guarda caso, della Chiesa cattolica».

 

 

COME PUÒ AVVENIRE QUESTO GIOCO DI PRESTIGIO ?

 

Il nuovo sistema di finanziamento è regolato da una legge di attuazione della revisione concordataria, e cioè dalla legge 222 del 20.05.1985.

 

L'entità dell'otto per mille dell'IRPEF (cioè del reddito denunciato come tassabile d'imposta) è attualmente di circa un miliardo di euro (2000 miliardi di lire) ma per un effetto dell'inflazione(e nei periodi di boom economico anche dell'aumento del reddito imponibile) è ovvio che la percentuale attribuibile alla Chiesa cattolica continuerà a lievitare. E continua a lievitare anche grazie a martellanti spot pubblicitari che invadono le televisioni alla vigilia di ogni pagamento di tasse.

 

Analizzandole cifre si scopre cosi che gli introiti, dal 1990 al 2003, si sono praticamente quintuplicati. Questo versamento effettuato da tutti i contribuenti può essere suddiviso mediante una scelta espressa fra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre piccole cinque confessioni religiose che hanno accettato di partecipare alla spartizione (i testimoni di Geova i più pericolosi concorrenti del Vaticano, sono da dieci anni in attesa di essere inseriti, ma inutilmente).

 

Il meccanismo perverso che favorisce la Chiesa Cattolica è il seguente: la quota dell'otto per mille di quei contribuenti (circa 22 milioni su 36 milioni) che, intendendo sottrarsi a tale invito, non firmano nessuna preferenza , loro malgrado sono quasi totalmente aggiunti alla quota riservata alla Chiesa cattolica. Ciò in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l'ostacolo dei non credenti e mantenere il più alto possibile l'introito per la Chiesa Cattolica. Il comma 3 dell'art. 21 della legge citata infatti prevede che in caso di scelta non espressa dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse. Quale che sia, cioè, la percentuale delle scelte espresse, anche la quota su cui non è stata effettuata nessuna scelta viene distribuita alla Chiesa Cattolica o allo Stato, in percentuale alle scelte in loro favore. A questa ulteriore spartizione le altre confessioni dignitosamente non hanno accettato di partecipare.

 

Insomma su cento cittadini 90 non si esprimono (per disinteresse) e solo 8 firmano per la Chiesa cattolica, l'80% della quota irpef stabilita andrà alla Chiesa cattolica. Ma anche le somme accumulate per nella scelta a favore dello Stato (circa il 10%) sono convogliate per lo più ad opere assistenziali, in Italia quasi interamente in mano alla Chiesa cattolica. Questo meccanismo non rispetta in alcun modo la volontà di chi , non scegliendo o scegliendo lo Stato, ha ritenuto di sottrarsi all'obbligo di partecipare a questo tipo di referendum. Peraltro il sistema viola il diritto alla privacy, il che si aggrava ulteriormente da quando la legge consente ai lavoratori dipendenti di affidare al datore di lavoro la compilazione della denuncia dei redditi, con possibili rischi di rappresaglie sul posto di lavoro.

 

 

L'OBOLO ESENTASSE

 

C'è da dire che oltre l'8 per mille, affluisce nelle casse vaticane fino a mille euro (due milioni di vecchie lire) detraibile dalla denuncia dei redditi. L'art. 46 della legge di attuazione concordataria che prevede questa forma di erogazione, chiamata "obolo" è un contributo personale e facoltativo ma grava comunque sotto forma di minori introiti sulle esangui pubbliche finanze italiane. Occorre aggiungere che mentre gli esperti finanziari avevano previsto che da queste offerte scaturisse il più rilevante finanziamento della Chiesa, cosi non è stato. Il loro gettito è stato di circa 25 milioni di euro l'anno ed è attualmente in diminuzione. Il che dimostra in maniera clamorosa che il finanziamento complessivo dello Stato Vaticano non può essere chiamato in nessun modo "autofinanziamento" come vorrebbe qualche cardinale (il cardinale Ruini in testa).

 

 

I LIQUAMI DEL VATICANO

 

Tra i privilegiati che possono dissetarsi senza spendere un centesimo addossandone l'onere ai comuni cittadini è da segnalare la Città del Vaticano che in base all'art. 6 del concordato ha diritto a ricevere tutta l'acqua di cui ha bisogno (circa cinque milioni di metri cubi l'anno) senza versare un centesimo all'Acea. Ma la faccenda comincia a complicarsi quando la più recente normativa italiana include nella tariffa (la bolletta dell'acqua) anche il canone per le fognature e la depurazione. prima del 70 gli scarichi finivano direttamente sul Tevere. Successivamente si e invece cominciato e riversare gli scarichi ed i liquami in vasche e depuratori che hanno un costo per chi li gestisce e non rientrano nelle previsioni concordatarie.

 

Per il rispetto della santa Sede, l'Acea non aveva osato sollevare la questione, sino a che, nel 1999, quando la municipalizzata venne privatizzata ed entrò in borsa, il credito di alcuni miliardi di lire divenne difficile da nascondere facendoli pagare ai cittadini della capitale. Peraltro vi erano mugugni dei piccoli azionisti i quali reclamavano affinché il buco di bilancio fosse risanato da qualcuno, o dalla Santa Sede o dallo Stato Italiano. IL delicato dossier passò immediatamente al vaglio del Ministero degli Esteri, trattandosi di rapporti tra Stati.

 

La più imbarazzante vertenza che abbia mai diviso le due sponde del Tevere, da un lato la municipalizzata Acea che chiedeva 50 miliardi di vecchie lire quali arretrati di 20 anni di scarichi abusivi, dall'altra parte i prelati rappresentanti del Vaticano offesi per essere stati trattati come morosi qualsiasi e soprattutto per un fatto di liquami, è finita nel migliore dei modi. Nella finanziaria per il 2004 è comparsa una voce relativa ai 25 milioni di euro da versare all'Acea per i liquami arretrati e 4 milioni di euro a partire dal 2005. Naturalmente il costo dei liquami del Vaticano si è riversato sui cittadini Romani.

 

 

UNA COSA È SICURA: LE FINANZE DI DIO SONO DAVVERO INFINITE

 

L’ultima volta che se ne parlò fu alla fine degli anni Ottanta, quando si chiuse il caso del Banco Ambrosiano. Per uscire dal crac lo Ior, allora guidato da monsignor Paul Marcinkus, pagò 250 milioni di dollari ai liquidatori della ex banca di Roberto Calvi (meno di un quarto dei 1.159 milioni che, secondo il ministro del Tesoro dell’epoca, Beniamino Andreatta, doveva alle consociate estere dell’azienda di credito milanese). Da quegli anni nell’Istituto per le opere religiose molte cose sono cambiate, altre sono rimaste identiche. Giovanni Paolo II lo ha riformato nel 1990, affidandone la responsabilità a «laici cattolici competenti» e riservando ai prelati una funzione di vigilanza. Dal 1989 alla guida dell’istituto siede Angelo Caloia, professore dell’università Cattolica di Milano, ex presidente del Mediocredito Lombardo e oggi a capo di due società di Banca Intesa, una delle quali costituita in Lussemburgo. Identico rispetto a 20 anni fa, invece, è il riserbo che circonda le attività della banca vaticana. Lo Ior ha una sola sede, naturalmente dentro le mura della Città Stato. Non ha altri sportelli e dispone di un unico bancomat. All’estero, Italia compresa, non ha un ufficio, una rappresentanza, un punto d'appoggio fisico. E non ha neppure accesso diretto ai circuiti finanziari internazionali. Per operare in Europa si avvale di due grandi banche, una tedesca e una italiana. Si fa il nome di Banca Intesa, della quale lo Ior possiede il 3,37% insieme con la Banca Lombarda e la Mittel (il cosiddetto Gruppo bresciano dei soci), e di Deutsche Bank; ma nessuno lo conferma con certezza. E non aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Una banca strana, regolata dalla consegna del silenzio in nome del segreto di Stato.

 

 

TUTTO SOTTO IL CONTROLLO DELLA SEGRETERIA

 

Il riferimento è la Segreteria di Stato del cardinale Angelo Sodano. È stato lo stesso Caloia a spiegare l’essenza dello Ior in un documento inedito che Economy pubblica in esclusiva. In una dichiarazione scritta per la corte distrettuale della California e presentata attraverso Franzo Grande Stevens, da 15 anni avvocato dello Ior e membro nel consiglio di amministrazione di Ifil, la finanziaria che controlla Fiat, il presidente della banca vaticana ha rivelato che «i depositanti sono i dipendenti del Vaticano, i membri della Santa Sede, gli ordini religiosi e le persone che depositano denaro destinato, almeno in parte, a opere di beneficenza». Almeno in parte.

 

Caloia ha affermato che «nel mio ufficio è la norma fare riferimento al cardinale Angelo Sodano». E ha aggiunto: «Il segretario di Stato ha un notevole controllo sulla progettazione e l’esecuzione di tutte le nostre attività, compresi i budget e le operazioni».

 

Una lunga e illuminante dichiarazione, che termina sottolineando la peculiarità dell’Istituto: l’immunità che deriva dall’essere una banca di Stato, non sottomessa ad alcuna legislazione, né nazionale né internazionale. «Niente in questa dichiarazione» ha infatti ribadito Caloia, concludendo la sua testimonianza, «va inteso, né può essere preso come una sottomissione alla giurisdizione di questa Corte, o una rinuncia a qualsiasi diritto di immunità sovrana».

 

 

INTERESSI AL 12% ANNUO

 

Al suo arrivo allo Ior, 13 anni fa, Caloia trovò nei forzieri 5 mila miliardi di lire e titoli soprattutto esteri. Oggi lo Ior amministra un patrimonio stimato di 5 miliardi di euro e funziona come un fondo chiuso, come ha spiegato sempre Caloia. In pratica, ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi clienti garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Anche per depositi di lieve consistenza. Un esempio? La Jcma, un’associazione di medici cattolici giapponesi, nel 1998 ha depositato 35mila dollari presso la banca vaticana. A 4 anni di distanza si è ritrovata sul conto quasi 55mila dollari: il 56% in più. E se i clienti guadagnano il 12% medio annuo, vuol dire che i fondi dell’Istituto rendono ancora di più. Quanto, però, non è dato saperlo.

 

 

CAYMAN SOTTO IL CONTROLLO DEL VATICANO

 

Quindi lo Ior investe bene. Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano, basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298milioni di dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49milioni in bond societari, 36milioni in emissioni delle agenzie governative e 17milioni in titoli governativi) più 1milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture da 273,6milioni di euro tra Ior e partner Usa. Di più è impossibile sapere. Soprattutto sulle società partecipate all’estero dall’istituto presieduto da Caloia.

 

Basta un esempio per capire dove i segreti vengono conservati: le Isole Cayman, il paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello Ior. Le Cayman sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano.

 

 

LE BEGHE DEI CONDOMINI DELLO IOR

 

E in Italia? Anche Oltretevere lo Ior mantiene il senso degli affari. I diritti di voto dei 45milioni di quote di Banca Intesa (per un valore in Borsa di circa 130milioni di euro) sono stati concessi alla Mittel di Giovanni Bazoli in cambio di un dividendo maggiorato rispetto a quello di competenza. E quando la Borsa tira, gli affari si moltiplicano. Un esempio? Nel 1998 non sfuggì a molti l’ottimo investimento (100miliardi di lire) deciso da Caloia nelle azioni della Banca popolare di Brescia: in meno di 12 mesi il capitale si quadruplicò, naturalmente molto prima del crollo del titolo Bipop. Ma il patrimonio dello Ior non è solo mobile. E dell’Istituto si parla anche in relazione alle beghe con gli inquilini di 4 condomini di Roma e Frascati che lo Ior, a cavallo fra il 2002 e il 2003, ha venduto alla società Marine Investimenti Sud, all’epoca di proprietà al 90% della Finnat Fiduciaria di Giampietro Nattino, uno dei laici della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, e oggi in mano alla lussemburghese Longueville. Gli inquilini, però, affermano di sentirsi chiedere il pagamento del canone di locazione ancora dallo Ior. Che nei documenti ufficiali compare anche come Ocrot: Officia pro caritatis religionisque operibus tutandis, con il codice fiscale italiano dell’istituto: 80206390587

 

 

QUELL'ASSEGNO DA 2,5 MILIONI FIRMATO DAI CAVALIERI DI COLOMBO

 

Per il 25esimo anniversario di pontificato, Giovanni Paolo II il 25 ottobre 2003 ha ricevuto un assegno da 2,5milioni di dollari, la rendita di un fondo d’investimento americano da 20milioni di dollari dedicato a lui, il Vicarius Christi Fund. Il denaro è gestito dall’ordine cavalleresco cattolico più grande del mondo: The Knights of Columbus, i Cavalieri di Colombo, che conta su 1,6milioni di membri tra Stati Uniti, Canada, Messico, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Filippine, Bahamas, Guatemala, Guam, Saipan e Isole Vergini. Alla Congregazione per le cause dei santi stanno vagliando la canonizzazione di Michael McGivney, che ha fondato l’ordine 122 anni fa nel gli insegnanti di religione cattolica di qualsiasi tipo di scuola.

 

L’idoneità all’insegnamento della religione cattolica è data dal Vescovo. In precedenza, stante l'attuale normativa che prevede l'obbligatorietà nell'organizzare l'ora di religione da parte dello stato ma la facoltatività di adesione da parte degli studenti, lo Stato assumeva gli insegnanti di religione con contratti annuali, in funzione dell’effettiva esigenza (in poche parole, in base al numero delle classi con studenti che richiedevano l’insegnamento della religione); con la Legge 186 gli insegnanti di religione cattolica diventano dipendenti statali a tutti gli effetti, con stato giuridico, trattamento economico e diritto alla mobilità equivalenti a tutti gli altri insegnanti, in precedenza il trattamento economi

Connecticut. Un omaggio a un’associazione che da anni vanta legami molto stretti con la Santa Sede.

 

Il suo cavaliere supremo, Virgil Dechant, è uno dei 9 consiglieri dello Stato Città del Vaticano e anche vicepresidente dello Ior. Mentre gli utili del Vicarius Christi Fund, nato nel 1981, sono consegnati ogni anno a Giovanni Paolo II nel corso di un’udienza riservata ai cavalieri americani. Con i 2,5milioni di dollari regalati a Karol Wojtyla il 9 ottobre 2003, il totale delle donazioni dell’ordine cavalleresco al vicario di Cristo ha superato i 35milioni di dollari. Nulla, in confronto ai 47miliardi di dollari del fondo assicurativo sulla vita gestito dai Cavalieri di Colombo, al quale Standard & Poor’s assegna da anni il rating più elevato.

 

L’ordine investe nei corporate bond emessi da più di 740 società statunitensi e canadesi e solo nel 2002, piazzando polizze sulla vita e servizi di assistenza domiciliare ai suoi iscritti attraverso 1.400 agenti, ha incassato 4,5 miliardi di dollari (il 3,4% in più rispetto al 2001). Una parte delle entrate, 128,5 milioni di dollari, è stata girata a diocesi, ordini religiosi, seminari, scuole cattoliche e, ovviamente, al Vaticano che nel 2002, tra la rendita del fondo del Papa, gli assegni alle nunziature apostoliche di Usa e Jugoslavia, il contributo alla Santa Sede nella sua missione di osservatore permanente all’Onu e quello per il restauro della basilica di san Pietro, ha ricevuto dai Cavalieri di Colombo 1,98milioni di dollari.

 

 

LE PROPRIETA’ IMMOBILIARI "CONOSCIUTE"

 

Le Proprietà della Santa Sede, come concordato nei Patti Lateranensi del 1929 sono tutte con privilegio di extraterritorialità.

 

Al di fuori della Città del Vaticano:

Basilica di San Giovanni in Laterano;

Palazzo del Laterano

Basilica di Santa Maria Maggiore;

Basilica di San Paolo fuori le mura, incluso il monastero;

Palazzo di San Callisto;

Immobili sul Colle del Gianicolo appartenenti al Sacro Collegio della Propaganda Fide;

Palazzo dei Santi Apostoli affiancato alla Basilica dei Santi Apostoli;

Palazzo contiguo alla Chiesa di San Carlo ai Catinari;

Palazzo del Datari presso il Palazzo del Quirinale;

Palazzo della Cancelleria tra Corso Vittorio Emanuele e Campo de' Fiori;

Palazzo della Propaganda Fide a Piazza di Spagna.

Palazzo del Sant'Uffizio adiacente a Porta Cavalleggeri, accanto a piazza San Pietro;

Palazzo della Congregazione della Chiesa Orientale, già Palazzo dei Convertendi in Piazza Scossacavalli - ora non più in essere, e spostato ad un palazzo vicino;

Palazzo del Vicariato in Via Della Pigna, alla fine di Corso Vittorio Emanuele e vicino a Piazza del Gesù;

Università Gregoriana in Via Del Seminario, vicino alla Chiesa di Sant'Ignazio.

Università Gregoriana alla Pilotta, di fronte a Piazza di Pilotta;

Istituto Biblico in Piazza di Pilotta;

Istituto Archeologico, Istituto Orientale, Collegio Lombardo e Collegio Russo in Piazza Santa Maria Maggiore;

I due Palazzi di Sant'Apollinare tra Piazza Sant'Apollinare e Via della Serola;

La Casa di Riposo per il Clero dei Santi Giovanni e Paolo, compreso il Nympheum di Nerone, sul Colle Celio.

 

Proprietà della Santa Sede al di fuori di Roma:

Palazzo Pontificio e Villa Barberini nella città di Castel Gandolfo (vedi Castel Gandolfo (Palazzo Pontificio)).

Area di Santa Maria di Galeria, che ospita gli impianti della Radio vaticana. Questa superficie, concessa dall'Italia alla Santa Sede negli anni Cinquanta, è molto più estesa del territorio dello Stato (44 ettari).

 

Proprietà cedute alla Santa Sede e non extraterritoriali:

Basilica della Santa Casa a Loreto, in provincia di Ancona;

Basilica di San Francesco ad Assisi, in provincia di Perugia.

Basilica di Sant'Antonio di Padova a Padova.

 

 

Le cifre dell'evasione (illegale o legalizzata)

 

L'Espresso n. 18 del 12 maggio 2005 ha riportato numerose cifre per la famigerata ICI (Imposta comunale sugli immobili) che i Comuni, dopo la famosa sentenza della Cassazione, avevano iniziato a pretendere, inviando la cartella esattoriale agli enti ecclesiastici che esercitavano anche attività commerciale o imprenditoriale.

 

A tal fine abbiamo cercato di calcolare, sulla base di una vecchia inchiesta dell'Europeo e di un comune elenco telefonico, quanti in concreto possano essere gli enti ecclesiastici in Italia, cominciando dalla capitale, Roma. A nostro parere infatti le statistiche ufficiali del Ministero dell'Interno che parlano di circa 32.000 enti. comprendendo soltanto gli enti ecclesiastici riconosciuti dallo Stato, appaiono limitative. Ignorano infatti gli enti e le associazioni religiose non riconosciuti e non dotati di personalità giuridica anche se concretamente operanti sul territorio.

 

A Roma gli enti religiosi che non pagano tasse in base al Concordato ed alle leggi successive sono i seguenti:

ISTITUTI DI SUORE 400 (vedi pag. 2459 dell'attuale elenco telefonico)

PARROCCHIE 300 (vedi pag. 632)

SCUOLE CATTOLICHE 250 (vedi pag. 2325)

CHIESE NON PARR. 200 (vedi pag. 635)

CASE GENERALIZIE 200 (vedi pag. 545)

ISTITUTI RELIGIOSI 90 (vedi pag. 1397)

MISSIONI 50 (pag. 1724)

CASE DI CURA 55 (pag. 563)

COLLEGI 43 (pag. 700)

 

MONASTERI 30 (pag. 1736)

CASE DI RIPOSO 20 (pag. 546)

SEMINARI 20 (pag. 2341)

OSPEDALI 18 (pag. 1852)

CONVENTI 16 (pag. 744)

ORATORI 13 (pag. 1842)

CONFRATERNITE 10 (pag. 744)

CASE DI CURA 10 (pag. 546)

OSPIZI 6

 

TOTALE 1.731 (da arrotondare a 2.000 considerando il sommerso)

 

Da notare che fra i 2000 immobili sono compresi il vastissimo Ospedale Gemelli con annessa Università, nonché l'enorme complesso di Radio Vaticana attualmente sotto processo a causa dei danni elettromagnetici provocati dalle sue antenne di Cesano.

 

Tenendo presente l'incidenza della popolazione di Roma in relazione al totale della popolazione italiana, abbiamo quindi stimato approssimativamente in circa 50.000 il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia, cifra che è puramente indicativa ma che è certamente più vicina alla realtà della cifra data dal Ministero. Da rilevare soprattutto che ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili.

 

Pur essendo arduo calcolare esattamente gli stabili irregolari in base alla sentenza di Cassazione citata, anche perché molti non risultano neanche censiti dal catasto, si è stimata una cifra sicuramente non lontana dalla realtà, di circa 30.000 stabili sparsi in tutta Italia, che hanno eluso illegittimamente l’ICI perché vi si esercitava un'attività commerciale.

 

Ebbene, l’ICI evasa dai 30.000 enti ecclesiastici che esercitavano ed esercitano anche altre attività di tipo commerciale o imprenditoriale risulterebbe di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, cifra media ottenuta moltiplicando gli 80.000 euro (richiesti da qualche Comune dopo la famigerata sentenza della Cassazione) per 130.000 stabili considerati.

 

 

MA NATURALMENTE NON C'È SOLTANTO L'ICI.

 

All'ICI bisognerebbe aggiungere l'ammontare dovuto per tutte le altre imposte evase legalmente, sia statali, che comunali (irpef, iva, imposta comunale incremento di valore aggiunto ecc.) nonché per tutte le altre deduzioni benevolmente concesse ad enti ecclesiastici riconosciuti e non riconosciuti. Considerando soltanto gli ultimi dieci anni, e stimando un’evasione di circa 4.000 euro ad istituto, la somma totale non sarebbe inferiore a 3 miliardi e 600.000 milioni di euro (pari a circa 6.000 miliardi di vecchie lire).

 

 

 

SCHEDA – I FINANZIAMENTI DELLO STATO ITALIANO ALLA CHIESA CATTOLICA

 

a cura di G. Loffredo – Dip. Naz. Scuola Prc

 

 Da: www.italialaica.it - 11/2006

Scuole private cattoliche

 

In Italia la stragrande maggioranza delle scuole private risulta gestita direttamente da ordini o istituti cattolici o si ispira all’educazione cattolica; per molti una legislazione che determina lo stanziamento di fondi pubblici in favore della scuola privata è considerata come un "favore" alla Chiesa cattolica. Le scuole non statali ricevono oggi denaro pubblico sotto forma di: sussidi diretti, per la gestione di scuole dell’infanzia e primarie;

-finanziamenti di progetti finalizzati all’elevazione di qualità ed efficacia delle offerte formative di scuole medie e superiori;

-contributi alle famiglie (i “buoni scuola” per le scuole di ogni ordine e grado).

L'articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana dà il diritto "ad Enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato". Alcuni ritengono che alcune leggi siano in contrasto con questo articolo; va ricordato che la Corte costituzionale non ha mai dichiarato incostituzionale alcun provvedimento

 

 

Sussidi diretti

 

Il DM 261/98 ed il DM 279/99 (Ministro della Pubblica istruzione Giovanni Berlinguer, Democratici di Sinistra), ed il testo unico «concessione di contributi alle scuole secondarie legalmente riconosciute e pareggiate» che li ha convertiti in legge, hanno costituito il presupposto per la regolare concessione di finanziamenti alle scuole private.

 

Il governo D’Alema bis con la legge 62/2000 ha sancito l'entrata a pieno titolo nel sistema di istruzione nazionale delle scuole private, che pertanto devono essere trattate alla pari anche sul piano economico. La legge prevede tra l’altro:

- l'applicazione anche alle scuole paritarie del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro;

- l'istituzione di fatto dei buoni scuola statali (stanziamento di 300 miliardi di vecchie lire a decorrere dal 2001);

- l'aumento di 60 miliardi di lire dello stanziamento per i contributi per il mantenimento di scuole elementari parificate;

- l'aumento di 280 miliardi di lire dello stanziamento per le spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato;

- lo stanziamento di un fondo di 7 miliardi di lire per le scuole che accolgono disabili (per la scuole pubbliche l’accoglimento dei disabili è da sempre obbligatorio).

 

Il governo Berlusconi, Ministro Letizia Moratti, con il DM 27/2005 ha apportato alla Legge 62/2000 le seguenti modifiche:

- non si parla più di “concessione di contributi”, ma di vera e propria “partecipazione alle spese delle scuole secondarie paritarie”;

- è abbassata la soglia di alunni per classe (da 10 a 8) per l’accesso ai contributi;

- vengono innalzati i livelli massimi dei contributi (12.000 euro per una scuola media, 18.000 per una scuola superiore);

- sono più che raddoppiati i finanziamenti per i progetti formativi (da circa 6 milioni di euro ad oltre 13 milioni).

 

Nel 2005 l'ammontare dei contributi alle scuole non statali è stato di circa 527 milioni di euro (si veda la circolare ministeriale 38/2005).

 

Con due successivi Decreti rispettivamente Direttoriale e Dirigenziale, emanati in data 25 settembre 2003 e 19 dicembre 2003, il MIUR rende noto l'elenco delle scuole secondarie di primo e di secondo grado - legalmente riconosciute, pareggiate o paritarie - ammesse per l'esercizio finanziario 2003 al finanziamento di progetti "miranti alla elevazione dei livelli di qualità ed efficacia delle attività formative." Mentre il Decreto direttoriale del 25 settembre individua un primo elenco delle scuole che hanno visto finanziati i propri progetti con le relative somme attribuite, quello successivo dirigenziale, a seguito di una ulteriore integrazione dei fondi disponibili, contiene un elenco di scuole e di finanziamenti aggiuntivi al primo. Pertanto gli importi complessivi stanziati per l'esercizio finanziario 2003 è rappresentato dalla sommatoria dei due totali pari a 7.889.484 euro assegnati a fronte di curo 8.671.198 disponibili (cfr. circolare ministeriale n. 82 del 6 novembre 3003). "La parte del leone" nella acquisizione di questi fondi è svolta nell'ordine dalle scuole di Lombardia, Lazio e Veneto, alle quali il piano di ripartizione dei fondi 2003 assegna le quote più alte. E' noto come la maggior parte di queste scuole sia di gestione cattolica.

 

Nel 2006 a fronte dei tagli apportati dalla legge finanziaria, i finanziamenti diretti alla scuola non statale sono stati incrementati (si vedano la circolare ministeriale 31/2006 ed il piano di riparto a livello regionale delle risorse destinate alle scuole non statali per il 2006). Infatti, dalla comparazione delle somme stanziate dalla precedente c.m. 38/2005 con quelle della c.m. 31/2006 si evidenzia il passaggio dalla somma complessiva revisionale di circa 527,5 milioni a quella di circa 532,3 milioni di euro con un aumento di circa 4,8 milioni di euro, assegnati ai capitoli delle unità previsionali di base “scuole non statali” degli Uffici scolastici regionali, mentre sono rimaste invariate le somme relative ai capitoli 1291 e 1474 delle unità revisionali di base “scuole non statali” dell’Amministrazione centrale.

 

Buoni scuola

 

I buoni scuola vengono istituiti nel 2000 dal Governo di centro-sinistra con la Legge 62/2000 sulla parità scolastica con un piano straordinario di finanziamento, attuato poi dal governo di centro-destra con la Legge 289/2002 che prevede un tetto di 30 milioni di euro per il triennio 2003-2005.

 

La Legge finanziaria 2004 del governo Berlusconi (Ministro Moratti), aumenta il tetto per il 2005 a 50 milioni di euro con accesso indiscriminato ai buoni per tutte le famiglie, senza cioè limite di reddito alcuno. La legge sulla parità, inoltre, non prevede alcuna incompatibilità dei buoni statali con eventuali buoni regionali (previsti poi da Veneto, Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte), per cui di fatto buoni statali e regionali risultano cumulabili.

 

 

Insegnanti di religione

 

La Legge 186/2003 (varata dal governo Berlusconi con l’appoggio della Margherita e dell’Udeur) definisce lo stato giuridico de

co era già equiparato a quello degli insegnanti di ruolo.

 

Il diritto alla mobilità rende possibile per gli insegnanti di religione abilitati all’insegnamento di altre materie, in caso di revoca dell’abilitazione del vescovo o semplicemente per scelta personale, il passaggio ad altra cattedra scavalcando così tutti i precari in graduatoria per quella cattedra.

 

Inoltre, per tutti gli insegnanti di religione cattolica, in quanto ormai dipendenti statali, l'eventuale revoca dell’abilitazione da parte del vescovo, comporta per lo Stato l’obbligo di provvedere al loro impiego alternativo.

   

Università cattoliche

 

La Finanziaria 2004 prevede uno stanziamento di 20 milioni di euro per il 2004 e 30 milioni per il 2005 da destinare all’Università Campus Bio-Medico per la parziale realizzazione di un policlinico universitario, per il potenziamento della ricerca biomedica in Italia: il provvedimento è stato criticato per l'essere un finanziamento di denaro pubblico da parte dello stato "laico" ad un'università privata che si autodefinisce "opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei", che "intende operare in piena fedeltà al Magistero della Chiesa Cattolica, che è garante del valido fondamento del sapere umano, poiché l’autentico progresso scientifico non può mai entrare in opposizione con la Fede, giacché la ragione (che ha la capacità di riconoscere la verità) e la fede hanno origine nello stesso Dio, fonte di ogni verità" , il cui "personale docente e non docente, gli studenti e i frequentatori dell’Università [...] considerano l’aborto procurato e la cosiddetta eutanasia come crimini in base alla legge naturale; [...] ritiene inoltre inaccettabile l’uso della diagnostica prenatale con fini di interruzione della gravidanza ed ogni pratica, ricerca o sperimentazione che implichi la produzione, manipolazione o distruzione di embrioni [...], riconoscono che la procreazione umana dipende da leggi iscritte dal Creatore nell’essere stesso dell’uomo e della donna, ed è sempre degna della più alta considerazione"» Tutti considerano, pertanto, inaccettabili interventi quali la sterilizzazione diretta e la fecondazione artificiale.(dalla Carta delle finalità).

 

La Finanziaria del 2005 prevede un finanziamento di 15 milioni di euro per il Centro San Raffaele del Monte Tabor di don Luigi Verzè.

 

Nel 2004 il governo, tramite il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, istituisce diverse ulteriori università non statali, poi legalmente riconosciute tra cui l’Università europea di Roma dei Legionari di Cristo (contro il parere del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università del Lazio) alla cui inaugurazione, nell'ottobre del 2004, partecipano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ed il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio.

 

L’ex Ministro dell’Istruzione,Letizia Moratti, sempre in contrasto col parere dei rettori, dà anche riconoscimento ufficiale all’Università europea degli studi Franco Ranieri, con sede in una palazzina di Messina di tal signor Franco Ranieri, fondatore e Rettore dell’università in oggetto. La cosa curiosa è che il signor Ranieri – docente di diritto – nel sito del Ministero non compare come docente o altro in alcuna delle università italiane. C’è tuttavia un sito – vuoto -, un consiglio di amministrazione presieduto sempre da F. Ranieri con un direttore amministrativo che si chiama Rocco Ranieri…Un parente?...Dopo i pareri negativi del comitato universitario per la Calabria e del Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario all’improvviso, dopo cinque mesi circa, il Ministero firma il provvedimento che riconosce l’università. Forse perché la prima volta il Comitato Nazionale aveva trascurato un telegramma dell’allora Presidente della regione Calabria Giuseppe Chiaravallotti, ex magistrato, di Forza Italia? Fortuna che il nuovo Ministro Mussi pare abbia revocato il riconoscimento così superficialmente sottoscritto dal passato governo di centro-destra.

 

La legge 293/2003 conferisce riconoscimento legislativo all’Istituto di studi politici San Pio V finanziandolo per 1,5 milioni di euro annui. L’istituto, con sede in Roma, è promotore della creazione della Libera università degli studi San Pio V, sempre in Roma, controllata dalla Congregazione dei Legionari di Cristo, insieme all’Ateneo pontificio Regina Apostolorum. Su Repubblica, qualche tempo fa, comparve un articolo all’interno del quale erano descritti i piani di studio riservati a lavoratori delle amministrazioni pubbliche, cui sarebbero concessi una quantità incredibile di crediti tali da permettere il conseguimento di lauree con pochissimi esami scelti tra i meno impegnativi. Insomma, alla faccia della qualità.

 

 

Assistenza religiosa negli ospedali pubblici

 

Dal 2000 al 2005 numerose regioni italiane (la Sicilia e la Lombardia, governate dal centro-destra; l’Umbria e la Toscana, governate dal centro-sinistra) firmano con i presidenti delle Conferenze Episcopali regionali schemi di intesa per l’assistenza religiosa negli ospedali pubblici. In particolare, quello tra la Regione Lombardia, firmato da Roberto Formigoni, Presidente della Regione, di Forza Italia, e il Cardinal Dionigi Tettamanzi, prevede che in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private sia previsto almeno un “assistente religioso”, due in strutture con più di 300 posti letto, uno ogni 350 in strutture con più di 700 posti letto. Gli assistenti religiosi devono essere assunti dalla struttura ospedaliera ospitante a cui carico è anche la messa a disposizione di: spazi per le funzioni di culto e per l’attività religiosa, alloggi per gli assistenti, uffici, arredi, suppellettili, attrezzature, nonché tutte le spese necessarie al loro mantenimento; spese di illuminazione, e riscaldamento (artt. 1, 2, 4, 10 dell’Intesa).

 

 

Radio e televisione

 

Con la Legge finanziaria del 2005 viene stanziato 1 milione di euro per il potenziamento e l'aggiornamento tecnologico nel settore della radiofonia. I soggetti che possono usufruire del contributo sono quelli indicati al comma 190 della Finanziaria del 2004, cioè: le "emittenti radiofoniche nazionali a carattere comunitario". Le uniche due emittenti che rispondono al requisito sono Radio Padania Libera, la radio della Lega Nord, e Radio Maria.

 

La Sipra, società concessionaria della pubblicità della Rai, ha resa nota la cifra, pari a 9,2 milioni di euro, relativa al costo sostenuto dalla RAI per il mancato introito pubblicitario dovuto alle variazioni di palinsesto in occasione della massiccia copertura televisiva data alla morte di Giovanni Paolo II (con lunghe dirette da piazza San Pietro, spesso a reti unificate) ed alla nomina di Benedetto XVI (con le numerose trasmissioni di "approfondimento").

 

Tralasciamo qui le critiche di merito su come è stato trattato l'evento dal punto di vista qualitativo e di contenuto giornalistico, giudicato troppo agiografico e con scarsa pluralità ed approfondimento.

 

 

Otto per mille

 

La ripartizione della quota dell'otto per mille non direttamente assegnata (per mancata indicazione di preferenza da parte dei contribuenti) avviene proporzionalmente all'ammontare di quanto assegnato invece con esplicita espressione della preferenza. Ciò avvantaggia la Chiesa cattolica rispetto alle altre istituzioni aventi diritto in quanto, appunto, la Chiesa Cattolica è storicamente destinataria della maggior parte delle preferenze.

 

È oggetto di aspre ed annose polemiche l'utilizzo che la Chiesa Cattolica fa dei fondi assegnati, in particolare riguardo la percentuale destinata ad opere caritative: nel 2004, dei 984 milioni di euro assegnati alla Chiesa, solo 195 vengono destinati ad opere caritative: meno del 20%, mentre la quota destinata per le esigenze di culto (catechesi, tribunali ecclesiastici, manutenzione e rinnovo degli immobili, gestione del patrimonio) è del 46,5%; del 33,6% quella per il sostentamento del clero. La Chiesa Cattolica non comunica quale percentuale dei fondi ottenuti sia usata a scopo pubblicitario e gestionale.

 

A ciò si aggiunge la novità introdotta dal governo Berlusconi (DPC pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26/1/2005 [[1]]): una parte cospicua dei fondi assegnati dai cittadini allo Stato è destinata al finanziamento di opere di restauro di beni ed edifici di valore storico ed artistico della Chiesa Cattolica (circa 10 milioni di euro, il 10% dei 100 milioni complessivi di quota statale).

 

 

Alcune voci di spesa :

 

Pontificia Università Gregoriana (Roma), 370.000 euro;

Curia Generalizia Casa di Santa Brigida (Roma), 400.000 euro (utilizzati per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’eremo del SS. Salvatore di Napoli, acquistato con i fondi statali per il Giubileo del 2000);

Seminario vescovile di Fiesole, 200.000 euro;

Venerabile Confraternita Santa Maria della Purità (Gallipoli, Lecce), 300.000 euro;

Opera preservazione della fede (Ventimiglia, Imperia), 420.000 euro;

Opera Pia Casa Regina Coeli (Napoli) 40.000 euro;

Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (organizzazione non governativa aderente alla Compagnia delle Opere, il "braccio economico" di Comunione e liberazione) (Forlì), 203.000 euro (per un progetto alimentare nella Repubblica Democratica del Congo).

 

Nonostante il testo unico delle imposte sui redditi (DPR 917/86) non contempli parrocchie ed altri enti ecclesiastici fra "i soggetti destinatari delle liberalità detraibili", l’Agenzia delle entrate, stabilisce (risoluzione del 5 aprile 2005) che le offerte destinate alle parrocchie da enti non commerciali e da persone fisiche (per la realizzazione di restauri, manutenzioni e opere di protezione di chiese, campanili, dipinti, sculture, arredi sacri, strumenti musicali, e in generale di beni mobili e immobili di interesse storico artistico) possono valere come detrazione di imposta.

 

 

Agevolazioni fiscali

 

Con il decreto legge del 17 agosto 2005 il governo cambia la vecchia normativa (il decreto legislativo 30 dicembre 1992), includendo gli immobili destinati ad attività commerciali tra quelli compresi nel diritto all’esenzione. Secondo alcuni ciò è avvenuto a fronte del rischio da parte degli enti ecclesiastici di dover corrispondere ai comuni gli importi dell'Ici sugli immobili destinati ad attività commerciali non pagati nel quinquennio 2000-2005 (quelli relativi agli anni dal 1993 in poi sono prescritti).

 

Alle polemiche sul provvedimento, la Cei, per bocca del suo ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, risponde con un comunicato stampa in cui denuncia le "gravi e fuorvianti inesattezze" di tali critiche, dato che "l’esenzione da tale imposta è già definita per legge fin dal 1992 e il recente decreto legge non fa che confermarla, esplicitando gli ambiti di applicazione". In realtà, nel decreto del '92 vengono chiaramente elencati gli immobili esenti dall’imposta, quelli destinati esclusivamente allo svolgimento di attività:

assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive;    l’elenco non comprende dunque le attività a fini di lucro, vale a dire l'oggetto delle polemiche.

 

D'altronde, già nel marzo 2004 la Cassazione stabilisce, con due sentenze, che possono avere diritto all’esenzione Ici solo gli immobili religiosi "direttamente utilizzati per lo svolgimento delle attività istituzionali", in quanto equiparabili "a quelli aventi fini di istruzione o di beneficenza", mentre non ne hanno diritto "gli immobili destinati ad altro, cosicché un ente ecclesiastico può svolgere liberamente anche un’attività di carattere commerciale, ma non per questo si modifica la natura dell’attività stessa". In sintesi, ai fini tributari, "le norme applicabili rimangono quelle previste per le attività commerciali".

 

Il decreto, decaduto per mancata conversione in legge nei tempi utili, viene ripreso nel decreto fiscale collegato alla finanziaria, in cui si estende l’esenzione anche alle organizzazioni no-profit e alle Chiese con cui lo Stato ha stretto un’intesa: Tavola valdese, Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle comunità ebraiche in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Chiesa evangelica luterana in Italia

 

Il mancato gettito annuale per i comuni è stimato in 300 milioni di euro. Secondo alcuni pareri, il provvedimento presenta aspetti paradossali dal punto di vista del diritto canonico, dato che modifica di fatto il regime tributario definito dal Concordato, ma in una modalità non prevista dal Concordato stesso, che infatti non può costituzionalmente essere modificato se non tramite accordo tra le parti (Stato italiano e Chiesa Cattolica) oppure con procedimento di revisione costituzionale. Per approfondire, si confrontino l'art. 7 della Costituzione italiana ("...Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale") con l'art. 7 del Concordato ("...le attività diverse da quelle di religione o di culto, svolte dagli enti ecclesiastici, sono soggette, nel rispetto della struttura e della finalità di tali enti, alle leggi dello Stato concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime).

 

La "legge sugli oratori" (L. 203/2003) è presentata alla Camera dei Deputati nel 2001 da Luca Volonté, Rocco Buttiglione ed altri parlamentari dell’Udc; passa il 19 giugno 2003, e grazie all'intervento del Presidente del Senato Marcello Pera, che ne consente l’esame in Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante, ovvero senza passaggio in aula, è approvata nell'agosto dello stesso anno.

 

La legge, definita da uno dei promotori, il senatore Maurizio Eufemi, come "punto qualificante del programma dell’Udc" riceve un consenso da parte di tutte le forze politiche parlamentari, ad esclusione di Comunisti italiani e Rifondazione Comunista.

 

Costruita sul modello di alcune leggi regionali di giunte di centro-destra (Lazio, Lombardia, Abruzzo, Piemonte e Calabria), sancisce il riconoscimento e l'incentivazione da parte dello Stato della funzione educativa e sociale svolta nelle comunità locali grazie alle attività di oratorio o similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici delle Chiese (non solo quella Cattolica) con le quali lo Stato ha stipulato intese. Tale riconoscimento rende possibile la concessione in comodato d'uso alle Chiese dei beni mobili ed immobili di proprietà dello Stato, delle regioni e degli enti locali. Nella regione Lazio la legge è stata mantenuta per preciso volere del Presidente Marrazzo.

 

Il mancato introito da parte dei comuni derivante dall'esenzione dall'ICI sui locali degli oratori, sancito dalla stessa legge 203 e calcolato in 2,5 milioni di euro annui, viene coperto interamente dallo Stato.

 

L’art. 6 dei patti lateranensi rende la fornitura idrica al Vaticano completamente gratuita. Il consumo annuo, in gran parte utilizzato per innaffiare i giardini vaticani, è di circa 5 milioni di m3, corrispondente al fabbisogno di una città di medie dimensioni.

 

I pagamenti al Comune di Roma relativi all'espletamento del servizio di depurazione delle acque (al 1999 ammontavano a 44 miliardi di lire) non sono mai stati effettuati. In seguito alla quotazione in Borsa della Acea, lo Stato Italiano si è accollato l'onere di saldare il debito reclamato dagli azionisti, dietro l'impegno da parte della Santa Sede di fare fronte ai futuri costi del servizio (2 milioni di euro annui). Nel 2004, un emendamento alla legge finanziaria (presentato dal parlamentare di Forza Italia Mario Ferrara) di fatto cancella l'onere a carico della Santa Sede, prevedendo lo stanziamento di 25 milioni di euro per il 2004 e di 4 milioni di euro a decorrere dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di depurazione proprio.

 

Altri fondi

 

Nel febbraio del 2004, il Presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan (Forza Italia), storna 50 milioni di euro dal fondo speciale per il disinquinamento delle acque di Venezia versandoli nelle casse della curia patriarcale (fondi per il Palazzo Patriarcale di P.ta dei Leoncini, per la Basilica della Salute, per il Seminario Patriarcale alla Salute). La proposta era già stata approvata all'unanimità nella riunione a Palazzo Chigi del Comitato per la gestione dei fondi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, presieduto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

 

Siti per approfondimenti

www.uaar.it

Parlamento Italiano, Leggi della XIII legislatura

www.olir.it - Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

www.italialaica, Giornale dei laici italiani

Fisica/Mente, rivista di fisica (didattica, storia, rapporto con la filosofia, problemi della scuola, ambiente, fede e ragione)

Sito del ministero dell'Istruzione (circolari e note)

CEI e SCF, Accordo per la diffusione legale di musica registrata nell’ambito delle attività svolte dalle Parrocchie e dagli Oratori

 

Stanziamenti alla scuola privata nel 2006

Bibliografia: La Chiesa all'incasso, Emilio Carnevali e Cinzia Sciuto, articolo sulla rivista Micromega, n.7/2005, Gruppo Editoriale L'Espresso. Enrico Minnei , Scuola pubblica e scuola privata. Gli oneri per lo Stato, Giappicchelli, Torino, ISBN 88-348-4400-9. Silvio Ferrari, Ivan C. Iban. Diritto e religione in Europa occidentale, Il Mulino, 1997, ISBN 8815057145. Francesco Margiotta Broglio, «In Europa il Vaticano è declassato», Limes, numero 1/2000.