USA, MISSIONARI PEDOFILI TRA GLI ESCHIMESI. I GESUITI PAGHERANNO I DANNI,
Mario Calabresi
la Repubblica - 20-11-2007
La somma, 50 milioni di dollari, è la più alta mai pattuita da un ordine religioso. L'avvocato delle vittime: "I preti problematici venivano confinati in Alaska"
NEW
YORK - La Compagnia di Gesù pagherà 50 milioni di dollari per risarcire 110
eschimesi che subirono abusi sessuali da religiosi gesuiti quando erano bambini
o adolescenti, tra il 1961 e il 1987.
Gli scandali nella Chiesa americana continuano a rivelare nuove e inaspettate
storie, cominciati nel 2002 a Boston, sembravano dover finire con il grande
accordo di quest'estate tra la diocesi di Los Angeles e 508 persone che erano
state molestate o stuprate negli ultimi settant'anni.
Ma ora dall'Alaska arriva la notizia che per tre decenni in 15 minuscoli
villaggi, tra i più isolati e remoti al mondo, abitati dagli Yupik, che insieme
agli Inuit formano il popolo eschimese, si sono ripetute violenze e abusi da
parte di una decina di preti e da tre missionari della Compagnia fondata da
Ignazio di Loyola.
Da quattro anni erano cominciate le denunce, ma prima del processo si è
arrivati ad un'offerta di risarcimento che eviterà il dibattito in tribunale.
Secondo l'avvocato degli eschimesi, Ken Roosa, si tratta di una cifra record per
un ordine religioso, grazie all'accordo extragiudiziale ogni vittima riceverà
oltre mezzo milione di dollari, in cambio nessuno dei gesuiti verrà incriminato
e non è richiesta alcuna ammissione di colpevolezza.
La Compagnia di Gesù, attraverso il padre provinciale dell'Oregon, John Whitney,
responsabile per l'Alaska, ha mostrato fastidio per la pubblicità data
all'accordo, ha definito l'annuncio prematuro e ha negato che i gesuiti abbiano
inviato per anni "in esilio" in Alaska sacerdoti di cui conoscevano le
tendenze sessuali, come invece sostengono alcune delle vittime. Lo stato nel
nord-ovest del continente americano viene invece definito dai gesuiti come
"una delle terre di missione più difficile" e per questo la Compagnia
sostiene di inviarvi i missionari più coraggiosi e preparati.
A St. Michael, un'isoletta lunga 15 chilometri che si trova nel Norton Sound, la
baia del mare di Bering scoperta dal capitano James Cook nel 1778, il diacono
Joseph Lundowski abusò di quasi tutti i bambini di Stebbins e St. Michael, i
due minuscoli villaggi abitati da 150 famiglie.
Accusato da 34 persone, che nelle testimonianze raccontano delle violenze
avvenute in una minuscola chiesa, dopo il catechismo, durante i bui pomeriggi
dell'inverno dell'Alaska, Lundowsky era un gigante con la testa pelata e gli
occhi blu, lavorava come diacono per la diocesi anche se i gesuiti hanno negato
alcun legame con il loro ordine e ufficialmente non sapevano chi fosse. Lasciò
l'isola nel 1975 e ora si è scoperto che è morto una decina di anni fa a
Chicago alla Pacific Garden Mission, un ricovero religioso con mensa e
dormitorio. La maggior parte dei sacerdoti accusati sono ormai morti e le
vittime, scelte nel tempo tra chi aveva tra i cinque e i quindici anni, oggi
hanno tra i trenta e i sessant'anni.
In questa causa, come nel caso di Los Angeles, i gesuiti pagano per un mancato
controllo e per aver tenuto nascosto per anni lo scandalo, nel 2004 si erano poi
aggiunte accuse di aver bruciato e distrutto documenti che dimostravano il
comportamento dei religiosi. Tra i sacerdoti sotto accusa il reverendo James
Poole, fondatore della radio cattolica del Nord dell'Alaska, che oggi vive in
una casa di riposo. Secondo l'accusa i gesuiti sapevano fin dal 1960 che teneva
"comportamenti sessuali inappropriati" ma anche quando lo richiamarono
a Portland lasciarono che continuasse ad insegnare ai bambini.
L'avvocato delle vittime, da Anchorage dove ha lo studio, racconta che nessuno
aveva mai avuto il coraggio di denunciare finché non arrivò notizia dello
scandalo che aveva investito la diocesi di Boston, allora a poco a poco emersero
storie di disperazione, alcolismo e suicidi. "In alcuni villaggi eschimesi
- sostiene Roosa - è difficile trovare un adulto che non sia stato sessualmente
abusato. Ma nessuno ha ammesso che i preti problematici venivano confinati in
Alaska. Ora per i nostri clienti questo accordo significa che le loro storie di
abusi, sempre negate, sono finalmente riconosciute".